Discoteca KOKODÌ | GIANFRANCO GHILARDI

IL CONTESTO: Livigno, in Valtellina a 1816 metri d’altitudine sul livello del mare, è il comune più settentrionale della regione Lombardia e il più popolato fra quelli posti oltre i 1500 m. Conosciuta anche come "il piccolo Tibet", in ragione delle caratteristiche geomorfologiche simili a quelle himalayane, in passato (fino al 1952) per l'intero inverno Livigno rimaneva completamente isolata dal resto del mondo. OGGETTO DELL’INTERVENTO: La ristrutturazione di una discoteca preesistente, in vicinanza delle piste da sci, al piano interrato di un fabbricato a destinazione mista (attività commerciali e alloggi per i turisti) posto all’estremità sud dell’abitato di Livigno, in direzione del passo della Forcola (al confine italo - svizzero). La discoteca (evoluzione della vecchia balera) oggi genericamente definita dalla normativa vigente “locale di pubblico spettacolo”, è parte dell’eterogeneo mondo dei locali d’intrattenimento (lounge bar, disco bar, show restaurant). È in corso una trasformazione del panorama e del mercato dell’entertainment, in sintonia con i nuovi stili di vita e i nuovi linguaggi estetici ma, indipendentemente dalle differenti tipologie, la discoteca è, sostanzialmente, un luogo di ritrovo ove si va per ascoltare musica, ballare, bere, ma, soprattutto, per divertirsi. Parte determinante dello spettacolo è l’ambientazione, necessaria per creare l’atmosfera desiderata. LE SUGGESTIONI: L’ambientazione scenografica della nuova discoteca è ispirata al mare. Tale scelta può apparire fuori luogo rispetto al contesto, ma è stato il primo “desiderio” espresso dal committente e, pertanto, ho fatto del mio meglio per comprenderne le motivazioni e per considerarne i vantaggi. Innanzi tutto, dato che la discoteca, sostanzialmente, è un’attività commerciale (chiusa tra le mura di un fabbricato), non ho visto alcun valido motivo per farmi condizionare da questioni di affinità con quanto posto all’esterno dei muri del locale. Inoltre, date le particolari condizioni climatiche di Livigno, con inverni lunghi e rigidi (temperature fino a -28°) ed estati brevi e fresche, era verosimile che il committente ritenesse conveniente creare un’ambientazione ispirata a climi più miti, e che tale scelta sarebbe stata considerata (anche dai suoi clienti) attraente o, quantomeno, divertente (e così, difatti, è stato). Tutto ciò mi sembrava sufficiente a legittimare il tema marino che avrebbe ispirato l’allestimento scenografico. IL PROGETTO: Baricentro del locale è il banco bar, motore dell’attività e, come tale, appare appena entrati (ricorda un’imbarcazione commerciale in metallo). Percorsi e piste da ballo, si snodano tutt’intorno, in modo tale da creare un movimento rotatorio di persone che, incedendo con il cosiddetto "struscio" (passo lento e dondolante, tipico delle processioni) vanno alla ricerca di amici, cercano nuove conoscenze o, semplicemente, si godono lo spettacolo all’interno dello spettacolo. MATERIALI: Cemento, Ferro, Idropittura, Legno, Resina-Cemento, Tessuto, Vetro. Architetto incaricato: Gianfranco Ghilardi NOTE: Non è di fondamentale importanza ma, sorprendentemente, ho scoperto che Livigno, in realtà, ha un rapporto con la navigazione e il mare. Il torrente Spöl, che scorre lungo la valle di Livigno, è affluente dell'Eno (Inn) che, a sua volta, si immette nel Danubio. Per questa peculiare situazione (di affluente al bacino del Danubio) l'Italia ha il diritto di partecipare alle conferenze internazionali sulla navigazione del Danubio e le imbarcazioni italiane non pagano i diritti di navigazione sino al “Mar Nero compreso”.