Oltre.

Da un ristorante per ciechi a un laboratorio esperienziale al buio Borgovalsugana / Italy / 2011

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Nato come progetto di un ristorante per non vedenti, si è poi evoluto quando ho notato che non serve un altro "ghetto". Meglio pensare ad un luogo costruito sulle esperienze dei visitatori, per provare il buio. Il buio non è la condizione reale dei non vedenti, e non simula la cecità. Il buio è una metafora dell’emarginazione e della discriminazione di cui i disabili sono vittime. Essere disabili significa soprattutto essere definiti a partire dai propri limiti e non avere le stesse possibilità che hanno le persone senza disabilità. Il buio rappresenta anche le paure che sono dentro di noi. Nasce quindi un laboratorio per cinque diverse esperienze quotidiane, vissute però al buio. Si potrà sperimentare l’aperitivo al buio, dove assaggiare stuzzichini e bere in compagnia, accompagnati dalla musica dal vivo, per vivere meglio la magia del buio. Scoprendo che conta ciò che si pensa, ciò che si dice e il modo in cui lo si dice. Non nasconde, ma svela. Una cena al buio, non a lume di candela. Una cena dove siamo all’oscuro di tutto, dal menù all’ambiente attraverso il quale ci conduce la guida fino alle persone con le quali ceniamo. Per scoprire mano a mano cosa si va a mangiare, lasciandosi guidare dall’olfatto, dall’acquolina in bocca e dal tatto, stando attenti ai cibi che però scottano. Dove anche versarsi un bicchiere d’acqua diventa un’impresa di cui andare fieri, se non se ne spande nemmeno una goccia. Il tutto sempre accompagnati dalla musica di un pianoforte, che scandisce i momenti della cena o della degustazione, con musiche e canzoni da pianobar. La sala da ballo potrà ospitare prodi ballerini o timidi principianti, perchè tutti siamo uguali e le note di un pianoforte accompagneranno le danze, scivolando dolcemente tra liscio, valzer e musica moderna, magari passando anche per un flamenco. Dove muoversi è l’imperativo e conta non tanto la bravura, quanto la sintonia con la musica e con il partner. Il percorso della mostra invece toccherà tutti i principali luoghi che attraversiamo ogni giorno, mostrandoci attraverso nuovi occhi. Sarà un’esplosione di sensazioni date da suoni, profumi, materiali e gusti nuovi e diversi. Dopo aver incontrato la guida al buio, si entra nella sala dedicata alla natura, con piante, cascata, fiori, animali, erba.. Per poi accedere alla sala dedicata al mare, dove sentire la brezza tra i capelli e i gabbiani strillare sopra la testa mentre si gira in barca sul mare. Si torna a casa, entrando nella stanza successiva, per giocare con le spezie e le erbe aromatiche, cercando di riconoscerle annusandole e toccandole. Alla fine si va a spasso per la città, stando attenti a moto e auto, facendo la spesa al mercato cercando di orientarsi in mezzo agli assordanti rumori. Tutto il laboratorio al buio è gestito da persone non vedenti, le sole ottime guide che ci possono accompagnare durante la nostra esperienza. Ma in questo progetto qual è il ruolo dell'Interior Designer? Nella realtà comune l’Interior Designer è chi interpreta uno spazio dal punto di vista della funzionalità e dell’estetica. Si occupa dei colori, della scelta dei dettagli e dei particolari che non si notano con un primo sguardo. Si occupa anche di tutto quello su cui posa lo sguardo l’occhio. Ma quando lo sguardo manca? Qui il suo lavoro è messo in discussione. Qual è il suo ruolo o la sua sfida? Dove non c’è forma e contatto visivo, dove non si percepiscono i colori o gli aspetti delle cose, la vera sfida è valorizzare la funzionalità e creare attraverso la funzionalità un’emozione, usando la funzione e la forma che non vedo. La sfida di questo progetto è far capire che esiste un altro mondo oltre all’Interior Design della vista, un mondo che si percepisce e si contempla attraverso gli altri sensi. Dove tatto, udito e olfatto diventano i nuovi occhi attraverso i quali esplorare l’ambiente. Quindi non più il colore, ma la forma che si percepisce con il corpo: non deve essere troppo grande altrimenti si trasmette un senso di inferiorità; troppo piccola può diventare fragile o insignificante; appuntita può trasmettere l’errato messaggio di pericolo... Diventa importante non più il colore, ma la sensazione che un materiale da attraverso tatto e udito: il suono che si sente quando ci si cammina sopra; la sensazione che si ha sfiorandolo con la punta delle dita; il calore o il freddo che tramette se è ruvido oppure liscio come l’acciaio...
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    Nato come progetto di un ristorante per non vedenti, si è poi evoluto quando ho notato che non serve un altro "ghetto". Meglio pensare ad un luogo costruito sulle esperienze dei visitatori, per provare il buio. Il buio non è la condizione reale dei non vedenti, e non simula la cecità. Il buio è una metafora dell’emarginazione e della discriminazione di cui i disabili sono vittime. Essere disabili significa soprattutto essere definiti a partire dai propri limiti e non avere le stesse...

    Project details
    • Year 2011
    • Status Research/Thesis
    • Type Bars/Cafés / Restaurants / Interior Design / Custom Furniture / Lighting Design
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