Recupero di un Tabià | EXiT architetti associati

Premio Architettura Oderzo 2010 (finalista) Selva di Cadore / Italy / 2010

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progettisti: EXiT architetti associati (Francesco Loschi, Giuseppe Pagano, Paolo Panetto)
direzione lavori: arch. Francesco Loschi
progetto strutturale: ing. Alberto Soligo
progetto impianti: ing. Mauro Benozzi
imprese: CNC di Crepaz Raffaele e C., FD falegnameria, Termoidraulica Lorenzini, Thermal Technology, Aldena serramenti, Elettricità W/R, I.C.iT srl, Sevis pietra dolomia, Antico è
fotografie: Teresa Cos


Ci è stato chiesto di progettare il recupero di un tabià da adibire a casa di vacanze a Selva di Cadore per un appassionato della montagna e per la sua famiglia.
Il punto di partenza è stato un rilievo accurato delle parti lignee e degli incastri strutturali. Successivamente l’edificio è stato smontato e rimontato: molte travi e assi del vecchio tabià sono state recuperate e ripulite, altre sono state integrate scegliendo elementi lignei di recupero, in modo da garantire una continuità cromatica e dei materiali.

Dal punto di vista volumetrico sono state eliminate le superfetazioni che negavano il volume originario, mentre altre sono state mantenute e rilette secondo un linguaggio minimale e “necessario”.
La nuova struttura portante in acciaio a vista verniciato di nero, disposto secondo una geometria e una distanza tra le parti adatte alla misura e modularità consolidata dei tabià, collabora con quella originaria in legno, si svela e non viene negata. In alcune parti della costruzione le travi in acciaio vengono rivestite da travi in legno di recupero adeguatamente scavate.

La casa è dotata di un sistema fotovoltaico totalmente integrato nella copertura realizzata in scandole di larice.

Particolare attenzione negli interni è stata posta alla scelta dei materiali: legno di larice e abete, pietra dolomia, acciaio nero e intonaco grezzo bianco. Ogni ambiente domestico si caratterizza per un preciso intreccio di questi quattro materiali fondamentali, freddi o caldi, a costituire un sistema unico, ben bilanciato e perfettamente integrato alla natura di ogni stanza. Il legno utilizzato è il larice per le parti strutturali e l’abete per i tamponamenti.

La logica dei tabià è quella che il legno continui a invecchiare in modo naturale con il trascorrere del tempo dotandosi di una protezione naturale e modificandosi cromaticamente (tonalità grigie per il lato nord e rossicce per gli altri fronti), fino a stabilizzarsi.

Nel progetto di recupero di un edificio come questo il rapporto tra architettura, spazi interni e paesaggio si deve incontrare con l’utilizzo dei materiali, con le lavorazioni e le azioni che il legno subisce. Spazio e materia sono pensati quindi in continuità.
Il legno diventa quindi testimone del passare del tempo e della storia dell’edificio stesso.

L’interesse è di mantenere i segni del tempo: scalfiture, chiodature e incastri particolari, sia dal punto di vista visivo che tattile. I tamponamenti esterni segnano il passare degli anni e il legno muta continuamente a seconda delle stagioni, della luce naturale e dell’umidità.
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