PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO | Roberto Bordicchia

VILLAGRANDE STRISAILI / Italy / 1993

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PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO VILLAGRANDE STRISAILI UN PAESE DELL’ALTA OGLIASTRA ANALISI QUALITATIVA DEI CARATTERI E DELLE MODIFICAZIONI MORFOLOGICHE DEL CENTRO STORICO. STRUTTURA E CARATTERI DEL CENTRO URBANO 1.1 PREMESSA Il Centro urbano di Villagrande Strisaili si sviluppa lungo un tortuoso tracciato viario prin-cipale che seguendo l'andamento delle curve di livello guadagna rapidamente di quota por-tandosi dai 650 metri s.l.m. iniziali fino ai 720 metri delle ultime case. La configurazione planimetrica che ne deriva è fortemente condizionata dall'orografia del terreno per cui risulta ad anfiteatro gradonato aperto verso il golfo di Tortolì che diviene un unico ed impareggiabile scenario. L'abitato si concretizza in una costituzione cellulare compatta che esclude qualunque spazio all'infuori delle strade che nei raccordi trasversali si trasformano in rampe di notevole pendenza. Il tracciato viario ormai intasato per il sovrapporsi in esso di molteplici funzioni spesso contrastanti non trova percorsi alternativi contribuendo così ad originare un assetto urbani-stico le cui disfunzioni sono aggravate dalla natura scoscesa del terreno che impedisce in alcune zone localizzazioni alternative Ne deriva una configurazione urbana bloccata in cui le minime possibilità di dilatazio-ne sono praticamente demandate ad un aumento di cubatura del centro storico Anticamente le costruzioni lungo la viabilità esistente si attestavano in genere a monte con spazi e orti lasciati nella parte a valle. Lo stesso abitato era diviso in più nuclei costruiti nelle zone di migliore esposizione e meno scoscese (la leggenda vuole che il nome originario dell'abitato fondato da pastori talanesi fosse Strisaili derivante da "Tres ailes" ossia tre ovili e quindi tre nuclei. L'aggregazione dell'abitato in nuclei distinti del resto era favorita se non obbligata dall'o-rografia del terreno dai corsi d'acqua e dalle scarpate che costituivano dei veri e propri ele-menti di contenimento. Successivamente si è avuta la saturazione degli spazi liberi con conseguente saldatura dei nuclei originari e la realizzazione di schiere a valle che impediscono l'esposizione felice e panoramica delle altre case sia per effetto delle altezze eccessive e sia per l'angu-stia delle strade L'occupazione degli spazi di pertinenza è dovuta certamente alla scarsa sfruttabilità del suolo ma anche all'assenza di prospettive di sviluppo socio-economico. Questo ha da sempre favorito la proprietà fondiaria ed edilizia che diviene l'ele-mento privilegiato d'investimento delle risorse che non possono essere altrimenti investite in altre attività. Pertanto la casa non viene più ampliata in seguito alle mutate esigenze familiari o per le mutate condizioni economiche attraverso un processo graduale ed uniforme che dava alla casa un carattere compiuto. Viceversa viene demolita e ricostruita per soddisfare le esigen-ze attuali e quelle future dei figli. I modelli abitativi che si utilizzano sono quelli di deriva¬zione urbana i materiali e le tecnologie sono esterni alla cultura costruttiva tradizionale. Allo sfrenato sviluppo edilizio consegue un costo altissimo delle aree interne e lo sfruttamento massimo degli orti e cortili intorno all'abitato e alle case una volta spazio di stretta pertinenza della residenza. L'antico centro storico dunque ha perso velocemente l'antica fisionomia: le nuove ca-se sempre più sviluppate in altezza sempre più addossate tra loro sono armai fuori scala. 1.2 IL CENTRO STORICO Tuttavia nonostante gli ampliamenti e le sostituzioni indiscriminate nonostante la scarsità e nella maggior parte dei casi l'inesistenza di documentazione storica e storiografi-ca la lettura dell'esistente consente ancora di cogliere alcuni aspetti salienti del carattere architet -tonico ed urbano dell'abitato. Soprattutto in quei frammenti di paese storicamente definito che esistono ancora nella trama dei tortuosi percorsi a mezza costa nei ripidi vicoli a gradinate pavimentati in porfido e in granito negli scorci prospettici delle vie sovrastate da mura¬glioni in granito appena sbozzato nei dettagli costruttivi degli infissi degli ultimi architravi lignei e balconate in legno o in ferro battuto. L'organizzazione dell'antico villaggio era strettamente condizionata all'attività pasto-rale dei suoi abitanti. Il sistema aveva al centro la "villa" cinta da una stretta fascia di orti e vigne generalmente coltivate dalle donne il vero capo famiglia immediatamente dopo iniziava il "saltus" ove nei mesi caldi pascolava il bestiame. Alla fine di ottobre il saltus si svuotava ed iniziava la lunga transumanza che portava gli uomini del villaggio a spostarsi dietro il bestiame nei lontani pascoli di Quirra e del Sarrabus. L'antico insediamento era costituito dai rioni separati e legati alla giacitura e all'esposizione in tipi non ripetitivi ma condizionati da fattori ambientali; le aggregazioni delle cellule abitative ugualmente non ripetitive si costituivano casualmente sull'irregolare viabilità di supporto. Questa era costituita da arterie di modesta sezione che si sviluppavano secondo le curve di livello con improvvisi mutamenti di direzione per guadagnare rapidamente quota. La viabilità secondaria ortogonale alla prima era ovviamente ripidissima spesso non carrabile. Ciò del resto non costituiva un problema tenuto conto che la quasi totalità degli abitanti era costituita da pastori che non utilizzava alcun mezzo di locomozione. Le dimore erano costruite su pendio. Se la casa era disposta a monte l'ingresso prin-cipale era nella stanza più bassa generalmente adibita a cucina. Se viceversa la casa era a valle l'ingresso avveniva a livello stradale ed il vano inferiore era adibito a "basciu". Facciate e muri di contenimento in curva con conci irregola¬ri in granito corpi attestan-tesi con spigoli smussati o taglien¬ti rendevano i rioni assai compatti. Le case nascenti talvolta dalla nuda roccia difficilmente eliminabile formavano un tutt'uno con questa nascendo davvero dalla natura. Era nella via che le dimore si proiettavano e di dilatavano con le loro scale rampanti le loro logge e con gli abitanti e gli animali. Se spesso era scarsissima la luce nelle case è pur vero che esse servivano essen-zialmente di riparo per la notte in quanto gli uomini stavano lontano dai pascoli o in campa-gna mentre le donne lavoravano negli orti o sulla soglia o sui gradini delle scale ed i bimbi giocavano nelle strade e nelle anguste piazzet¬te; il tutto si svolgeva con regole aperte alla vita comunitaria allora molto sentita in tutti i villaggi montani. 1.3 SCHEMI DI AGGREGAZIONE Come già detto le costruzioni più antiche sono sorte lungo la viabilità esistente attestate pre-feribilmente sul lato a monte lasciando sul lato a valle gli orti. Nello schema di aggregazione A3 è riportata questa configu¬razione. Ciò comporta una tipologia ben precisa che obbliga ad una casa con sviluppo in altezza e generalmente con la cucina a piano terra. Opposta come concezione è l'aggregazione riportata nello schema A4 dove le case sono disposte sul lato a valle della strada. Ciò comporta una cucina ed un ingresso a livello stradale e una viabilità di servizio generalmente gradinata per accedere alla cantina sul re-tro. Sono tuttavia facilmente riscontrabili schemi di aggregazione alternativi sorti il più del-le volte per sfruttare la migliore esposizione solare. Così si possono spiegare con questo principio le aggregazioni riportate negli schemi A5 e A6. Le aggregazioni riportate negli schemi A1 e A2 sono viceversa spiegabili con la ne-cessità di sfruttare i residui spazi edificabili. In particolare assai comune è l'aggregazione A1 ( unità abitative su scalinata) sorta co-me collegamento trasversale tra le viabilità poste a diverso livello. 1.4 TIPOLOGIE ORIGINARIE Le tipologie primitive sono tutte originate dall'antica casa monocellulare direttamente de-rivata dalla dimora temporanea dei pastori. Essa era costituita da un unico ambiente con la sola apertura della porta. Al centro ave-va il focolare " su fogile ". Secondo V. Mossa " la dimora unicellulare a pianta rettangolare rappresenta in Sarde-gna una forma di adattamento che ha profonde radici nell'angustia della casa e della capanna nuragica. Affermatasi nei monti e negli altipiani molto più tardi rispetto alle pianure meridionali essa lentamente si sviluppa in altezza anziché in estensione come logica conseguenza della natura del suolo e come del resto i nuraghi con le celle sovrapposte suggerivano " Oggi la casa monocellulare non è più rintracciabile se non in qualche residuo rudere in quanto ampliata in seguito alle mutate esigenze familiari e alle mutate esigenze economi-che queste ultime decisamente migliorate con la possibilità di commercializzare il formaggio. Le più antiche tipologie esistenti possono essere divise in due grandi gruppi a seconda che la casa sia costruita a monte o a valle della viabilità. Se costruita a monte l'ingresso principale è nella stanza più bassa dell'abitazione ed è rappresentata dalla "cogina" (tipologia T5) o da "su basciu" ( il magazzino) quando la cucina è costruita a parte staccata o meno dal corpo principale Tipologie T2 e T3). La cucina aveva il suo "fogili" ricavato nella roccia viva generalmente quadrato cm 60 x 60 e lievemente infossato per circa 5 cm; spesso non aveva aperture per talvolta era provvista al di sopra dell'architrave della porta d'ingresso di una lunetta con ro-sta in ferro battuto che dava luce all'interno. Tramite una scala generalmente di legno assai ripida si accedeva a "s'apposentu" e alla "s'omu de lettu". Spesso la stanza da letto era in comunicazione con la soffitta “su pitzu" cui si acce-deva mediante una scala in legno appoggiata superiormente ad una apertura a botola ("sa trappa"). Il tetto era indifferentemente a uno o più spioventi provvisto di canale di gronda con le tegole sporgenti e disposte a "dentelli". A lato dell'ingresso era collocata la catasta di legna da ardere " su muntone de linna ". La seconda tipologia raggruppa le case costruite sul lato a valle della viabilità. La differenza più rilevante era l'accesso a livello stradale e l'ambiente più basso "su basciu" era semplicemente adibito a cantina e magazzino. Spesso la comunicazione di "su basciu" con la strada era risolta tramite una ripida scaletta in granito che serviva anche per lo scarico della legna. ( Tipologia T1 ) Nell'ambito di questi due raggruppamenti erano possibili alcune varianti come quella della tipologia con scala in pietra o in legno che consentiva l'accesso alla "cogina" disposta al piano superiore per consentire un più comodo accesso alla cantina (Tipologia T4). Quando la cucina era a ridosso della roccia era dotata di una specie di ripostiglio sca-vatovi per consentire una buona conservazione delle derrate ( vedi T5 ). Le case erano generalmente costruite in granito appena sbozzato tuttavia specie nelle dimo-re più antiche la pietra non era sempre lasciata a vista spesso la superficie veniva intonacata e pitturata per celare l'imperfezione della muratura. Solo più tardi potendosi utilizzare scalpellini pi esperti l'uso del granito lasciato a vista ve-niva ripreso. Raramente la casa disponeva di un'articolazione di ambiente diversa da quella descritta. Tipologie antiche più complesse sono assai rare e si possono ritrovare solo nelle dimore costruite dalle famiglie più abbienti. Un esempio di una casa antica e complessa è costituito dalla tipologia T4 nella quale si nota una scala centrale che disimpegna numerosi ambienti sufficientemente numerosi. La casa villagrandese generalmente aveva la facciata spoglia da ogni sovrastruttura; quando era dotata di un ballatoio "su corridoriu" questo era protetto da un parapetto in legno semplicemente lavorato (T2). In conclusione si può dire che la casa alto-ogliastrina antica era una casa sviluppatasi in altezza per condizionamenti di carattere topografico e climatico fortemente individuata e che tende ad assumere aspetti sempre più indipendenti da quelli che forse sono da supporre originari scaturiti da un patrimonio comune con le confinanti Barbagie. BIBLIOGRAFIA Terrosu Asole Atlante della Sardegna La Marmora Itinerario dell’Isola di Sardegna Maurice Le Lannou Pastori e contadini di Sardegna Vico Mossa Architettura domestica in Sardegna Osvaldo Baldacci La casa rurale in Sardegna
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    Project details
    • Year 1993
    • Main structure Masonry
    • Client COMUNE DI VILLAGRANDE STRISAILI
    • Status Completed works
    • Type Restoration of old town centres
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