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Finalista della seconda fase al concorso per il recupero di un edificio ex bricchettificio da destinare a uffici e servizi della società banditrice San Giovanni Valdarno / Italy / 2010

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IL PROGETTO ARCHITETTONICO

Premessa
L'intervento di restauro e rifunzionalizzazione dell'ex bricchettificio si situa all'incrocio di più temi tecnici e culturali. Da una parte un chiaro tema di archeologia industriale e quindi di restauro di un'architettura “del lavoro” di grande interesse e significato, anche a scala territoriale. Da un'altra il tema della sostenibilità e del risparmio energetico che solo raramente è stato collegato all'attività di restauro di un edificio di interesse storico. La nostra proposta progettuale vuole coniugare e ricondurre ad unum questi due riferimenti tematici, che in realtà sono molto vicini, essendo il restauro in generale e soprattutto il recupero ed il riuso di edifici dismessi atto autenticamente sostenibile, in quanto forma di risparmio della materia e forte risposta culturale e tecnica alla dispersione dell'identità di un luogo.

Criteri generali
Il restauro prevede e deve prevedere un’utilizzazione compatibile degli spazi che renda comunque leggibile l'impianto storicizzato, prolungandone la vita verso il presente ed il futuro, proponendo il benessere delle persone, l'adeguamento tecnologico e l'impegno per il risparmio energetico, in un quadro di compenetrazione fra antico e nuovo che renda distinguibili e dialoganti la materia esistente ed i segni della contemporaneità.
La proposta definisce alcune linee strategiche precise, che non solo hanno risvolti culturali e metodologici ma anche operativi, ossia:

• attuazione del programma distributivo previsto, rendendo comunque riconoscibili e valorizzando i caratteri specifici dell'edificio; in questa logica sono stati mantenuti in loco i vecchi, bellissimi macchinari, sintesi e rivelazione della storia del bricchettificio, integrandoli con le nuove funzioni previste dal progetto e seguendo il criterio del mantenimento della leggibilità del ciclo produttivo. Viene quindi integrato il tema del restauro e del nuovo uso con quello identitario, conoscitivo e museale;
• le nuove funzioni e destinazioni d'uso hanno sviluppo e sequenze chiare, legate ad una gerarchia spaziale e distributiva che evidenzia il ruolo più o meno pubblico delle stesse, dagli spazi più collettivi a quelli più riservati, lasciando autonomia potenziale d’accesso a quelli estensibili ad una utenza esterna (auditorium, uffici professionali). Allo stesso tempo gli aspetti funzionali e distributivi sono definiti svolgendo, volta per volta e livello per livello, il confronto fra identità e necessità del presente;
• le addizioni architettoniche, distinguibili ed improntate alla contemporaneità, sono portatrici di comfort, assorbendo al loro interno le funzioni che la struttura storica non può recepire e sviluppando in massima parte il tema della sostenibilità.

Il progetto propone sia un restauro attento e rigoroso della struttura e del senso stesso dell'edificio sia interventi, nelle zone caratterizzate da particolare degrado e dissesto, attraverso addizioni contemporanee e con sistemazioni a verde di varia natura, con specie specificatamente scelte e posizionate.
Le opere di restauro necessariamente si riferiscono al consolidamento dei materiali lapidei (le parti in pietra ed in laterizio, le malte, ecc.) con opportuni interventi a carattere specialistico, dalla pulitura al consolidamento, al trattamento degli stessi. Si riferiscono inoltre al delicato restauro delle parti metalliche, particolarmente alla copertura a capriate di interessante fattura e presenza ed ai macchinari, che dopo le opportune verifiche e le integrazioni indispensabili, verranno trattati e protetti. Altri interventi si riferiscono agli orizzontamenti ancora utilizzabili e resi conformi alle norme vigenti, particolarmente per quanto riguarda il rischio sismico, al dato fondale, alle opere di impermeabilizzazione e di bonifica dall'umidità.
In genere gli interventi generali e specialistici di restauro devono essere improntati al rispetto per l'identità di un luogo storicizzato.

L’organizzazione spaziale e funzionale

Gli spazi aperti tra pubblico e privato
La proposta considera il ridisegno dell’area pubblica antistante l’ex bricchettificio: la piazza, che deve essere luogo urbano dai caratteri specifici, legati alla natura del contesto che la circonda, in particolare della fabbrica dismessa. I riferimenti a quest’ultima sono infatti presenti già nella piazza pubblica prevista dal piano, così come l’utilizzazione di materiali sostenibili per le superfici pavimentate, qui accostate a zone verdi piantumate con vegetazione a disegni regolari, come il giardino di ulivi, o disposta a formare i boschetti di querce che filtrano questo spazio e la vicina viabilità. La piazza è dunque anticamera dell’edificio: un percorso obliquo unisce questa con un nuovo spazio a forma quadrata, la piazzetta di ingresso all’ex bricchettificio, creando una direttrice accompagnata dal volume del cilindro essiccatore di grandi dimensioni ed anticipando la comprensione di un ciclo produttivo particolarissimo di un luogo unico.
Il nuovo spazio pubblico, pavimentato in autobloccanti di laterizio, è attraversato dal percorso in seminato stabilizzato con inerti di laterizio; la parte a verde termina con un grande prato che lambisce l’edificio.

L’ex bricchettificio ed i suoi spazi
Gli aspetti funzionali e distributivi della proposta progettuale sono svolti a partire dall'indagine sulle potenzialità dell'ex bricchettificio, sia per quanto riguarda i suoi vani e spazi esistenti (chiaramente perimetrati), sia dai caratteri di quegli spazi che, per loro natura o per i dissesti subiti, consentono e necessitano allo stesso tempo interventi e modifiche di una certa consistenza, pur sempre compatibili con i loro caratteri.
Al piano terra sono stati quindi posti l'area ingresso|reception, l'auditorium (con possibilità di accesso indipendente), un'area relax e catering (collegata alla precedente) e l'area tecnica che occupa un nuovo volume vetrato sottostante la grande copertura metallica con capriate da restaurare. Autonomi e suddivisibili, sono posti a questa quota anche alcuni studi professionali con accesso diretto dalla strada.
Il blocco centrale dell'edificio, già caratterizzato da strutture verticali passanti, diventa il naturale blocco di distribuzione verticale del complesso, con gruppo scala ed ascensore.
Al piano interrato esistente ed in quello nuovo sono previste zone tecniche ed impiantistiche e blocchi di servizi igienici rispettivamente per l'auditorium e per l'area tecnica.
Al piano primo è posta l'area amministrativa, che si sviluppa su due livelli, coerentemente con le caratteristiche del grande vano che la ospita e delle sue aperture. A questo stesso piano si accede al giardino pensile posto superiormente all'area tecnica, sovrastato dalla struttura metallica a capriate coperta con teli leggeri di ETFE.
Al piano secondo si sviluppa il livello alto dell'area amministrativa, con gli uffici separati e l'affaccio sul piano sottostante, e l’area commerciale.
Al piano terzo è proposta, oltre agli archivi e ad un'area museale, la sala del Consiglio di Amministrazione, snodo ed anticipazione della sovrastante area presidenza.
Al piano quarto si sviluppa tutta l’area presidenza, con le funzioni richieste e precisamente individuate.

Le aree e gli spazi specifici

L'area reception, una lobby articolata ed attrezzata
L'ingresso all'ex bricchettificio è previsto da una nuova piazzetta posta sul lato Nord|Est dell'edificio con alcune sedute, un ulivo e sistemazioni a terra improntate ad uno spazio aperto di qualità. Un portale scultoreo in acciaio Cor-Ten segna l'ingresso vero e proprio mentre una doppia lastra in vetro, sulla quale scorre l’acqua, serve anche da schermo per il vicino volume.
Immediatamente all'interno vi sono le postazioni della reception che esercitano funzioni di controllo degli ingressi e di informazione, l’area di attesa con postazioni computer (nel blocco centrale) e le salette per riunioni nel blocco Est del complesso, in posizione comoda ed immediatamente raggiungibile dalla lobby, ma anche sufficientemente defilate e riservate. Quest'area è dotata di spazi di servizio autonomi e dedicati.

L'auditorium e gli spazi collegati
Sempre al piano terra è ubicato l'auditorium che si inserisce nel corpo a pianta “basilicale” che occupa il lato Ovest del complesso. L'ingresso all'area dell’auditorium può avvenire sia dal corpo centrale (snodo distributivo) sia dall'esterno, consentendo così anche l'autonomia del funzionamento dello stesso e di conseguenza anche l'eventuale esternalizzazione temporanea della gestione o dell'uso. L'assenza di copertura a seguito di un crollo ed i caratteri spaziali di questa parte del complesso hanno suggerito la strategia spaziale ed energetica di un’architettura contenuta, ossia di un volume contemporaneo di dimensioni inferiori a quelle dell'architettura esistente che, a sua volta, diventa contenitore storicizzato restaurato e barriera climatica allo stesso tempo. La forma dell’auditorium è determinata dal perimetro della vecchia caldaia che, al suo interno, accoglie la platea e la balconata della galleria. Le pareti lasciate in essere della vecchia caldaia, attraverso gli elementi metallici restaurati, raccontano l’attività del cuore energetico della fabbrica. A ridosso di questa una nuova scala conduce al piano interrato ed alla visita delle camere di combustione, che pure possono ospitare dei vani di servizio.
L'auditorium è quindi un'architettura contemporanea, tecnologicamente avanzata, già predisposta per le sue funzioni: l'oscuramento, la proiezione, le sedute, ecc. Lateralmente rispetto alla sala, ma pur sempre all'interno dello spazio “basilicale”, si ricavano aree di sosta e spazi complementari all'attività congressuale che, con sistemi di chiusure ed aperture automatizzate, diventano “interni|esterni”, spazi di mitigazione climatica e, nelle porzioni superiori, punti e camini di scambio termico. Le dimensioni della sala, i materiali della stessa, la sua conformazione spaziale svolgono il tema del rapporto fa antico e nuovo riproponendo la sagoma “interrotta” dell'esistente con una ricomposizione dell'immagine in chiave contemporanea, funzionalmente ed energeticamente attenta ed innovativa.

L'area relax e catering
Al piano terra è ubicata un'area adibita a spazio per pranzi di lavoro, collegata all'area auditorium per un facile servizio catering durante particolari eventi. Tale ambiente si trova nella zona Sud posta a ridosso della collina sia per rendere possibili i collegamenti e le complementarietà accennate sia per poter allestire uno spazio esterno stagionale, fra questo lato e la collina stessa, con pavimentazione in legno da esterni, particolarmente gradevole e protetto, paesaggisticamente molto pregevole ed impreziosito dalla presenza della bellissima ciminiera.

L'area tecnica, un nuovo volume vetrato ed inerbito
L'area tecnica richiesta dal bando è ubicata in un nuovo volume posto al di sotto della grande copertura metallica a capriate, da restaurare e mantenere quale essa è stata, ossia una copertura autonoma di un'area e non copertura di un edificio. Il volume dell'area tecnica è quindi volume a sua volta autonomo, architettura autenticamente contemporanea che intende coniugare la ricerca sullo spazio lavorativo, sul benessere e sulla lettura dell'identità di un luogo.
Le postazioni separate, le sale per riunioni, le postazioni di lavoro in open space, che ben si presta all'uso ed all'idea stessa di spazio tecnico, si vengono a trovare così in un ambiente unico (ancorché internamente suddiviso) sufficientemente grande e potenzialmente gradevolissimo.
Il prisma di vetro è ricoperto in buona parte dal verde rampicante della vite canadese e della clematis su due lati esterni. La struttura vegetale sarà composta con la messa a dimora di diverse varietà di rampicanti disposte secondo criteri di esposizione, velocità di crescita, effetti cromatici, in modo tale da garantire, con intensità diverse, la copertura vegetale in tutti i momenti dell’anno, al fine di regolare l’ingresso favorevole o sfavorevole dei valori termici esterni. Sul lato che divide il nuovo volume dall’area auditorium, una vasca d'acqua molto allungata, propone scenari visivi e sonori di particolare intensità.
L'impronta del nuovo volume non coincide con quello della struttura esistente per permettere alla sistemazione a verde circostante di “invadere” tale struttura fino a raggiungere il perimetro dell’area tecnica.
Il “vuoto botanico” all’interno di questa, chiuso da una vetrata elissoidale quale ulteriore elemento di gradevolezza e benessere psichico, ospita specie arboree (bambù) che si sviluppano fino al sovrastante giardino pensile. Una scala a chiocciola collega quest’ultimo con gli spazi di servizio, bagni e spogliatoi posti al piano interrato.

Il giardino pensile
Il volume destinato ad area tecnica occupa solo in parte, in altezza, lo spazio sottostante la grande struttura a capriate metalliche. La copertura di questo volume ospita una “stanza a cielo aperto”: un giardino pensile, un’area relax utilizzabile da tutti coloro che hanno accesso al complesso. La composizione di questo spazio minimalista è caratterizzata da una forte presenza del verde che circonda il tavolato in legno con tappezzanti che richiedono una bassa manutenzione e che modellano l’orizzontalità della superficie con colline e rocce: un lontano richiamo alla filosofia zen. Sistemazioni a verde, spazi di sosta e riposo, aree coperte per attività ginniche ne fanno un avanzatissimo luogo di benessere, complementare all'attività lavorativa, capace di caratterizzare questo complesso e chi vi opera con una forte e chiaramente visibile attenzione alle più nuove concezioni dei luoghi di lavoro.

La struttura di copertura in muratura e metallo
La struttura in pilastri di mattoni e la sovrastante copertura metallica con capriate saranno restaurati secondo i principi e le tecniche specifiche del restauro degli elementi in laterizio e delle strutture metalliche. Si propone la parziale eliminazione delle parti in muratura poste nella porzione Est della struttura in questione, chiaramente realizzate successivamente alla redazione originaria e che costituiscono la negazione del ruolo di copertura del tutto autonoma in quanto formate da pareti e strutture murarie evidentemente addossate ed incongrue. E’ invece mantenuta la facciata posta sul lato Est, comunque caratterizzata architettonicamente in continuità con i fronti attigui e che diventa il nuovo lato di ingresso del complesso.
Al restauro strutturale e materico della copertura corrisponde il suo nuovo uso: un grande brise-soleil attrezzato e ad assetto variabile. Si prevede infatti la copertura della struttura metallica con teli di ETFE (Etilene TetraFluoroEtilene), una plastica trasparente più leggera e resistente del vetro, più isolante e più economica nel montaggio (su supporto di alluminio) a riparare dalle intemperie il sottostante giardino pensile.

Il blocco distributivo centrale
La parte centrale del complesso appare la più idonea per ubicare tutto il sistema distributivo verticale dello stesso. In questa parte dell’edificio è inserito il nuovo ascensore vetrato nello spazio ora impegnato dall’elevatore a tazze. Le scale di collegamento dei diversi piani sono collocate nella stessa posizione di quelle attuali, opportunamente calcolate secondo le norme ed i criteri vigenti e realizzate a struttura metallica con parapetti vetrati. Con il consolidamento dei solai a voltine ed il restauro dei macchinari selezionati si vuole restituire lo scenario più autentico e rendere comprensibile il ciclo produttivo della fabbrica antica. Allo stesso tempo, sia nell’organizzazione verticale sia in quella orizzontale, sarà spazio di raccordo funzionale e gradevole.
Al terzo piano questo spazio distributivo contiene una piccola area con teche che raccontano la storia della fabbrica. La posizione di quest'area espositiva non è casuale e si colloca fra l'area del Consiglio di Amministrazione, della quale costituisce una hall colta e particolare e la terrazza con il camminamento esterno che conduce verso la collina. Una delle finestre di questo livello è l’unica che, storicamente modificata, si differenzia dalla scansione perfettamente regolare che modula le aperture dell’intero manufatto: tale anomalia è sottolineata dotando l’apertura di un bow-window completamente vetrato in aggetto sulla facciata.
La terrazza, arredata opportunamente e corredata di piante e pergolato diventa spazio sosta gradevole e complementare all'area espositiva nonché punto di collegamento con il paesaggio.
Il percorso conoscitivo culmina con la salita nel camino posto nel vicino volume grazie alla realizzazione di una scaletta panoramica.

L'area amministrativa, un doppio volume da architettura industriale
Al primo piano del blocco Est del complesso è ubicata l'area amministrativa, con la sua unitarietà e riconoscibilità, con le sue postazioni, i suoi uffici, la saletta e gli spazi di servizio. Anche in questo caso la progettazione ha voluto seguire i dati identitari di questo ambiente, caratterizzato da una notevole altezza e da grandi aperture tagliate da ballatoi e doppi volumi.
La nostra proposta prevede di riorganizzare tali doppi volumi realizzando un'area inferiore più “aperta” ed un'area superiore con uffici separati, con un grande vuoto centrale e solai arretrati rispetto alle aperture, in modo da essere meno visibili dall'esterno ma fedeli, internamente, al modello originario. In questi spazi prosegue il tema espositivo e museale, grazie soprattutto alla presenza forte di un cilindro essiccatore, affiancato da una scala di nuova realizzazione.
Anche quest'area gode della presenza di un piccolo giardino pensile delle specie aromatiche realizzato in corrispondenza della copertura del corpo basso posto ad Est (le cui coperture sono crollate) con beneficio dell'ambiente lavorativo e secondo i principi della sostenibilità.

L'area commerciale
Al secondo piano è posta l'area commerciale, con le sue postazioni, uffici, salette riunioni, servizi autonomi, archivio, dotata di un suo ambiente chiaramente identificabile e riportato alla stessa quota del sistema distributivo centrale.

La sala del Consiglio di Amministrazione
Al terzo piano è posta la grande sala consiliare, definita da grandi pareti vetrate traslucide, una delle quali inclinata. La scelta del vetro è suggerita dalla necessità di captare la luce dal piano superiore poiché si è deciso di non aprire le finte finestre di questo vano in quanto solo connotate da scorniciature in pietra poste intorno ad una muratura continua.

L'area presidenza
Il quarto piano è interamente occupato dall'area presidenza, secondo una gerarchia spaziale e funzionale che vede le parti più “pubbliche” di quest'area, quali la segreteria e la sala riunione, più prossime al blocco scale|ascensore e l’ufficio della presidenza con saletta in posizione più defilata e controllabile. Alle vedute esterne, paesaggisticamente molto pregevoli, si associa una spazialità interna estesa e affacciata sugli spazi sottostanti.


GLI INTERVENTI STRUTTURALI

Gli interventi strutturali sono raggruppabili in tre macro-tipologie di approccio, distinte in relazione all’ambito di intervento ed alla qualità delle strutture esistenti: recupero e consolidamento, sostituzione, addizione ed inserimento. Le prime due tipologie afferiscono ad interventi localizzati nei corpi di fabbrica esistenti per renderli idonei ad ospitare le nuove funzioni ipotizzate, mentre la terza, riguarda la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica adiacenti al corpo principale da recuperare.

Il recupero delle strutture esistenti
La rifunzionalizzazione strutturale dei corpi di fabbrica esistenti passa in primo luogo dall’analisi dell’impostazione strutturale dei manufatti stessi e dalla comprensione delle caratteristiche tecniche, costruttive e di dettaglio, delle soluzioni tecnologiche adottate e dei materiali utilizzati.
L’edificio si presenta in muratura portante di grande spessore, con solai di interpiano con travetti in acciaio e voltine in laterizio e coperture leggere su strutture metalliche. L’aspetto più particolare della struttura esistente risiede, a nostro parere, nello strettissimo legame che unisce i macchinari e le strutture portanti, in una mutua interazione nella quale ciascun elemento è esattamente progettato, per posizione e dimensioni, in rapporto alla sua specifica funzione nell’ambito di una visione unitaria di “edificio macchina”.
Sinteticamente si possono distinguere quattro elementi strutturali che, complessivamente, definiscono la struttura portante dell’edificio:

• murature perimetrali e di spina di spessore molto consistente (80|100 cm) con funzione portante sia nei confronti dei carichi verticali sia di quelli sismici;
• telai con travi in acciaio e pilastri in muratura placcata con piatti in acciaio in posizione intermedia fra la muratura perimetrale e quella di spina, con funzione portante nei confronti dei carichi verticali dei solai di piano;
• impalcati realizzati con solai a voltine in laterizio su travetti in acciaio disposti a passo variabile in funzione della geometria del fabbricato e delle esigenze di integrazione dei macchinari gravanti sui solai stessi;
• coperture realizzate con capriate in acciaio e soprastante lamiera ondulata.

Il livello di conservazione delle strutture portanti, ad esclusione delle coperture, risulta piuttosto buono, tale da permettere di ipotizzare un intervento di consolidamento molto poco invasivo. Infatti tutte le murature portanti sono realizzate a regola d’arte, con elementi in pietra e liste regolari in mattoni e non presentano quadri fessurativi rilevanti, ad eccezione, delle porzioni nelle quali il crollo delle coperture ha prodotto una modificazione del comportamento scatolare tale da produrre importanti lesioni nei paramenti murari; alcune verifiche preliminari hanno permesso di stabilire che l’edificio, nel suo insieme, non necessita di interventi di consolidamento murario per incrementare la sua capacità resistente nei confronti dei carichi sia verticali sia orizzontali. Evidentemente nelle fasi successive di sviluppo del progetto dovranno essere acquisiti ulteriori dati relativamente alle caratteristiche meccaniche della muratura esistente ed al livello di ammorsamento delle pareti tra di loro ortogonali, ma è attualmente ipotizzabile che non sia necessario un intervento strutturale teso ad incrementare sensibilmente la capacità resistente delle murature.
Concetti analoghi valgono per gli impalcati con solai a voltine e travetti in laterizio e per i telai centrali in acciaio.
Nel corso dei sopralluoghi effettuati è stato possibile rilevare le dimensioni geometriche dei profilati, tutti appartenenti alla serie NP, e di classificarli di conseguenza; a seguito di tale classificazione sono state condotte alcune verifiche statiche preliminari, con le ipotesi dei nuovi carichi di esercizio conseguenti al cambiamento di destinazione d’uso, che hanno evidenziato tassi di lavoro e deformazioni piuttosto bassi, tali da far ritenere altamente probabile il loro riutilizzo. Fermo restando che dovranno comunque essere eseguite approfondite analisi per determinare il livello di corrosione dei vari profilati, oltre che la classe di acciaio utilizzata, quanto ad oggi rilevabile ha portato ad ipotizzare un intervento sugli impalcati di totale recupero delle strutture esistenti, prevedendo unicamente la realizzazione di un sistema di controventatura con piatti metallici all’estradosso dei solai per realizzare un piano rigido e limitare il possibile collasso delle voltine a seguito di dilatazioni termiche, alcune integrazioni nei nodi trave-solaio e la realizzazione di puntuali nuovi collegamenti fra le travi in acciaio e la muratura portante.
Tale approccio trova peraltro piena corrispondenza nelle indicazioni fornite dalla nuova normativa vigente in ambito strutturale (D.M. 14.01.2008 e direttiva P.C.M. 12.10.2007), in particolare nell’esigenza di preservare le strutture esistenti attraverso interventi poco invasivi e comunque reversibili, anche in relazione all’alto livello qualitativo, sia globale che di dettaglio, delle strutture esistenti.
Dove il progetto architettonico prevede la necessità di realizzare nuovi solai si è intervenuti con lo spirito di inserirsi armonicamente all’interno di una struttura già così ben concepita: i nuovi impalcati interni al fabbricato saranno quindi realizzati con travetti in acciaio, direttamente collegabili alle strutture esistenti, e soprastante impalcato collaborante in legno.
Per quanto riguarda la copertura dei corpi di fabbrica centrali, invece, è risultata necessaria la sostituzione delle capriate esistenti, che non si sono rivelate in grado di portare i nuovi carichi previsti dal progetto, con nuove strutture reticolari in acciaio (capriate e travi). Anche in questo caso l’impalcato superiore è previsto con un doppio strato incrociato di legno.

La realizzazione dei nuovi corpi di fabbrica
Nell’ambito del progetto architettonico è prevista la realizzazione di due nuovi manufatti: un corpo esterno all’edificio principale, al di sotto della tettoia esterna, per ospitare l’area tecnica, ed un volume interno alla ex centrale termica (ma totalmente indipendente dalle strutture esistenti) per la realizzazione dell’auditorium. In entrambi i casi le due nuove strutture si impostano su di un piano interrato destinato ad ospitare i locali tecnici o di servizio, realizzato con pareti e fondazioni in cemento armato, e coperto con solaio tipo predalles per garantire efficacemente i necessari requisiti di resistenza al fuoco.
Per quanto riguarda il volume dell’area tecnica la struttura ipotizzata è con pilastri in acciaio e copertura con soletta piena in calcestruzzo. La posizione dei pilastri è stata studiata per integrarsi con la suddivisione spaziale interna, ma anche per minimizzarne il numero in modo da garantire la massima flessibilità nell’organizzazione degli spazi interni. L’adozione di una soletta piena in copertura, con comportamento a piastra, ha permesso di ridurre il numero dei pilastri e di inglobare la corte ellittica centrale senza necessità di strutture particolari di supporto, liberando così la vetrata di chiusura dalla presenza di strutture verticali dedicate.
Il nuovo auditorium, viceversa, presenta una struttura particolare totalmente integrata nella visione architettonica d’insieme: una serie di portali in acciaio, con copertura a falde, che ripristinano l’originaria geometria della copertura oggi crollata e sui quali vanno a poggiarsi le travi di sostegno della galleria, progettate con sezione tale da integrarsi perfettamente all’interno del pacchetto di finitura. Elemento particolare dell’intervento è rappresentato dal mantenimento di una porzione di muratura della caldaia dismessa del bricchettificio: anche in questo caso si tratta di una muratura di forte spessore e in buono stato di conservazione, perfettamente integrabile a livello strutturale con i nuovi elementi portanti.


LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

I principi della sostenibilità ambientale abbracciano un arco molto ampio delle scienze applicate all’edilizia. È importante sottolineare come la sostenibilità non sia solo efficienza energetica, per di più da riscaldamento invernale, come talvolta viene erroneamente ritenuto. Il nostro paese è un paese mediterraneo e non può derivare le sue regole costruttive solamente da modi ed approcci mutuati da paesi che, seppur più avanzati in materia di sostenibilità, comunque appartenenti ad un sistema ambientale fondamentalmente diverso.
La sostenibilità non si esaurisce con le questioni inerenti l’involucro edilizio (ivi comprese le possibilità della sua integrazione con sistemi attivi e passivi di captazione energetica) ma comprende anche, ad esempio:

• aspetti di integrazione con il contesto naturale ed antropizzato;
• aspetti che si focalizzano sul comfort indoor (termo-igrometrico, radiativo, da inquinamento indoor, ecc.);
• aspetti che si rivolgono all’efficienza delle soluzioni costruttive anche strutturali (si pensi ad esempio alla flessibilità modulare di una struttura che si adatta a diverse possibili esigenze che in futuro potrebbero verificarsi);
• aspetti di efficiente e razionale “uso e ri-uso” delle risorse (disponibilità di forza motrice da vento, acqua, geotermia e biogas) ed attenzione massima posta ai rifiuti immessi in ambiente durante l’intero ciclo di vita;
• aspetti di minimizzazione dei costi energetici per la gestione (caso dell’efficienza energetica per HVAC ed illuminazione), per la manutenzione (attenzione, ad esempio, alle scelte sui materiali di finitura esterna più opportuni per quel sito) e per la sicurezza nell’uso (scelta di sistemi e soluzioni che minimizzino i rischi per manutenzione, pulizia e sostituzioni periodiche).

Le suddette dichiarazioni d’intenti vanno poi contestualizzate e concretizzate. E’ fondamentale cioè stabilire con chiarezza il periodo e l’ampiezza del contesto di interesse. A nostro avviso esso deve essere necessariamente l’intero arco di vita dell’edificio, nell’ottica LCA (Life Cycle Assessment), talora definito “cradle to grave” (dalla culla alla tomba). Pertanto, ad esempio, anche la scelta dei materiali deve essere effettuata in questa ottica, che risulta essere l’unica capace di garantire di per sé un basso impatto ambientale dell’edificio (dalla produzione dei materiali, al cantiere, all’esercizio, al suo smaltimento ed al suo parziale riciclaggio).
La procedura LCA, seppure affetta da inevitabili difetti di interpretazione, è l’unica capace di fornire una valutazione quantitativa della prestazione eco-sostenibile del sistema edificio|ambiente. Inoltre, trattandosi di una metodologia quantitativa si mantiene scevra da possibili personalismi o mode che troppo spesso si presentano sotto l’egida della sostenibilità edilizia.
In definitiva, l’atto progettuale, che per sua stessa natura nella sua proiezione futura deve essere razionale e concreto, può trovare nelle valutazioni quantitative del livello di eco-sostenibilità (tipo LCA) una verifica che ne confermi la sua natura concreta e dimostrabile.
Nell’ottica del perseguimento di un criterio razionale di approccio alla progettazione eco-sostenibile in edilizia il già citato criterio di valutazione LCA è sicuramente, da un punto vista teorico, lo strumento più accurato.
Purtroppo tutte le procedure LCA, fino ad oggi formulate sulla base delle linee guida della serie ISO 14040-49 (ad esempio: Ecoindicator, EDIP, EDS, ecc.), si contraddistinguono per la scarsa praticità, a fronte di una macchinosa procedura di valutazione analitica delle categorie e delle entità di danno ambientale. Esistono però, basati su simili principi di razionalità e prestazionalità delle LCA, metodi di valutazione cosiddetti “a punteggio” che si basano su una check-list può o meno ampia di valutazioni prestazionali. Ad ogni prestazione della check-list corrisponde una possibilità di punteggio. Obiettivo, ovviamente, è l’ottenimento del miglior punteggio. In Italia si sono diffusi alcuni protocolli, tra i quali sono degni di nota quello ITACA (Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale) e le Linee Guida della Regione Toscana per l’Edilizia Sostenibile, adottate dal soggetto banditore nel presente intervento.
Nella progettazione si è deciso di adottare globalmente il Protocollo ITACA quale strumento guida per la valutazione della sostenibilità delle varie scelte progettuali. In questo senso tutte le valutazioni sono state condotte con lo scopo di massimizzare i punteggi per ciascuna scheda di intervento. È evidente che tale approccio, in una fase di progettazione preliminare, non può che risultare approssimato, ed in questo senso non è stato possibile compilare in via definitiva le schede del Protocollo per arrivare ad un punteggio finale (anche in relazione alla necessità di stabilire alcuni elementi progettuali, sensibili nei confronti del risultato finale, in accordo con la committenza).
Al di là degli interventi di natura impiantistica, in altro paragrafo descritti, tesi a massimizzare lo sfruttamento di energie rinnovabili (solare termico, fotovoltaico e geotermia) ed il rendimento degli impianti stessi, preme sottolineare i due principi ispiratori basilari degli interventi di natura “passiva”:

• riutilizzare il più possibile i materiali presenti, per minimizzare l’impatto della costruzione su tutto il ciclo produttivo (in questo senso l’intervento di consolidamento strutturale risulta particolarmente orientato all’ottimizzazione della sua sostenibilità);
• effettuare analisi energetiche avanzate per sfruttare appieno le caratteristiche intrinseche dell’edificio, e per ottimizzare puntualmente gli interventi progettuali. Ad esempio sarebbe stato limitativo, oltre che miope, valutare il comportamento dei tamponamenti esterni senza considerarne l’elevata inerzia termica legata ai notevoli spessori ed alla massa; attraverso un’accurata analisi è stato possibile stabilire che le pareti di maggiore spessore possono non essere coibentate (preservando peraltro un tessuto murario di notevole valore estetico), all’interno di una visione complessiva del comportamento energetico del fabbricato.

Nei successivi approfondimenti lo sviluppo del progetto seguirà le indicazioni del Protocollo ITACA (nel suo ultimo aggiornamento) per la massimizzazione dei punteggi di sostenibilità delle varie voci di intervento, in modo da realizzare un complesso edilizio esemplare nell’ambito del recupero e restauro dei manufatti esistenti.


IL PROGETTO IMPIANTISTICO

Impianti di climatizzazione
In considerazione della destinazione d’uso dell’edificio e del contesto in cui è inserito, al fine di garantire soluzioni in linea con le attuali tendenze di sfruttamento di energie rinnovabili, si propone di impiegare un sistema a pompa di calore reversibile abbinato ad un impianto geotermico a bassa entalpia e solare termico.
L’impianto geotermico in oggetto si configura come un sistema di produzione di energia termica da fonte rinnovabile per la quota parte di calore sottratta al terreno, come previsto dalla Direttiva RES 2009|28, presa come riferimento per il presente bilancio.
Questa soluzione è stata individuata a valle delle scelte operate a livello architettonico sull’ottimizzazione dell’involucro edilizio, che hanno portato a minimizzare i fabbisogni energetici per la climatizzazione invernale ed estiva, per offrire un sistema di produzione del calore di tipo “non tradizionale” che sfruttasse l’energia termica del terreno come fonte rinnovabile. In abbinamento a questo sistema è previsto anche un impianto di produzione di energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici di silicio amorfo, integrati nella copertura dei fabbricati, in grado di garantire una sovrapproduzione elettrica positiva, al netto dei consumi da parte delle pompe di calore e del relativo sistema di distribuzione.
Il dimensionamento degli impianti nonché le scelte dei parametri architettonici che hanno una diretta influenza sul comportamento termico dell’edificio (stratigrafie delle pareti, apporti solari degli infissi vetrati, sfasamenti, ecc.) sarà effettuato sulla base di un approccio combinato che utilizza l’analisi energetica tradizionale (metodo stazionario di Pro CasaClima o le norme UNI TS 11300) e metodi dinamici più accurati forniti ad esempio dal software Ecotect. Quest’ultimo, operando su un modello tridimensionale dell’edificio, è infatti in grado di valutarne il comportamento energetico tenendo conto dei parametri di inerzia termica non considerati nei metodi stazionari.
La scelta tecnica impiantistica proposta supplisce alle esigenze di produzione energetica con fonti rinnovabili ad impatto ambientale nullo (in termini di emissioni inquinanti), non avendo alcuna immissione diretta in atmosfera.
Oltre a questi aspetti il sistema proposto consente di ottenere i seguenti vantaggi:

• assenza di vincoli autorizzativi per la realizzazione delle sonde geotermiche, del tipo privo a ciclo chiuso ovvero senza prelievo di acqua dal terreno;
• non costituiscono attività di prevenzione incendi come nel caso di caldaie alimentate a combustibile (sia solido che gassoso) ed inoltre non necessitano di attivare la pratica ISPESL;
• possibilità di funzionare in ciclo reversibile (estivo) per la produzione di acqua refrigerata e realizzare la funzione di natural cooling sfruttando direttamente lo scambio con il terreno per produrre acqua a circa 15|16° C nei periodi stagionali intermedi;
• produzione d’acqua calda sanitaria senza aggravio di consumo sfruttando il calore di desurriscaldamento del ciclo frigorifero sia nel funzionamento a pompa di calore sia come refrigeratore d’acqua;
• assenza di qualsiasi tipo di emissione diretta di fumi di combustione in atmosfera;
• valori di efficienza energetica superiori anche alle caldaie di ultima generazione a condensazione.

Occorre inoltre osservare che sfruttando la pompa di calore in ciclo reversibile, su base annua, si realizza lo scambio di energia con il terreno pressoché neutro: il calore sottratto al terreno nel periodo invernale viene infatti nuovamente ceduto nel funzionamento estivo.

Impianti di climatizzazione interni
La tipologia di impianto che meglio si adatta al sistema proposto (a bassa temperatura) è certamente costituita da pannelli radianti a pavimento, integrati con aria primaria di rinnovo. Nel caso in esame questa tecnologia sarà adottata a servizio degli spazi comuni (corridoi, hall, ecc.) mentre per gli uffici saranno adottati sistemi a bassa inerzia e maggiore flessibilità (ventilconvettori o similari).
L’aria di rinnovo ha lo scopo, oltre che di migliorare le condizioni di igienicità interna, di controllare il grado igrometrico sia in inverno che in estate, consentendo anche il funzionamento dei pannelli a pavimento in regime di raffrescamento senza rischio di formazione di condense superficiali.
L’aria di rinnovo sarà trattata in apposite unità di trattamento dotate di recuperatore aria-aria e distribuita mediante un sistema di canalizzazioni disposte nei controsoffitti.
A servizio dell’auditorium, in considerazione della densità di affollamento, è comunque previsto un impianto dedicato a tutt’aria con possibilità di funzionamento in free-cooling in caso di condizioni esterne favorevoli.

Acqua calda sanitaria
L’acqua calda per usi sanitari potrà essere prodotta, in assenza di caldaie, sfruttando il calore di desurriscaldamento della pompa di calore; in questo senso non sarà necessario prevedere un’ulteriore apparecchiatura di produzione al momento che la pompa di calore sarà mantenuta sempre attiva (anche nelle mezze stagioni) a questo scopo. Nel caso in oggetto è prevista anche un supplemento da parte di pannelli solari termici integrati sulla copertura del fabbricato. Nel particolare si propongono pannelli con finitura esterna in lastra di rame, dotati di un sistema di tubi, anch’essi di rame, in grado di convogliare l’energia termica raccolta attraverso l’interposizione di un fluido termo-vettore a convezione forzata.

Impianti elettrici e speciali
Le principali caratteristiche degli impianti elettrici e speciali possono sintetizzarsi nelle seguenti:

• utilizzo diffuso di componenti ecocompatibili e di energia elettrica proveniente principalmente da fonti rinnovabili;
• adozione di materiali intrinsecamente a basso consumo (lampade, cavi, ecc.) e di sistemi modulabili (impianto luce correlato alle luminanze esterne);
• massima attenzione alla sicurezza delle persone, alla affidabilità, alla facilità di gestione e manutenzione;
• impianti di sicurezza e di comunicazione evoluti e con componenti allo stato solido; in particolare la rete di fonia-dati sarà del tipo Ethernet UTP in categoria 6 con dorsali in fibra ottica.

Viene anche proposta, in quanto ritenuto di notevole effetto ed immagine aziendale, un aerogeneratore disposto all’interno della ciminiera pre-esistente del tipo ad asse verticale; tale impianto, oltre a fornire un discreto contributo di energia prodotta con fonte rinnovabile, può costituire un significativo messaggio per incentivare l’utilizzo di tale forma di autoproduzione ed anche un’efficace immagine dell’Azienda.

Riutilizzo delle acque meteoriche
Un ulteriore aspetto che sta diventando sempre più critico negli ultimi anni è costituito dal sistema di risorse idriche; a questo scopo si prevede il riutilizzo delle acque meteoriche raccolte dalle coperture per gli utilizzi non potabili, quali irrigazione delle aree verdi ed alimentazione delle cassette di risciacquo dei servizi igienici. Le acque meteoriche saranno raccolte in un’apposita cisterna dalla quale saranno inviate, per mezzo di rete di distribuzione dedicata e distinta da quella potabile, alle utenze previste.
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    IL PROGETTO ARCHITETTONICO Premessa L'intervento di restauro e rifunzionalizzazione dell'ex bricchettificio si situa all'incrocio di più temi tecnici e culturali. Da una parte un chiaro tema di archeologia industriale e quindi di restauro di un'architettura “del lavoro” di grande interesse e significato, anche a scala territoriale. Da un'altra il tema della sostenibilità e del risparmio energetico che solo raramente è stato collegato all'attività di restauro di un edificio di interesse...

    Project details
    • Year 2010
    • Client La Castelnuovese Soc. Coop.
    • Status Competition works
    • Type Office Buildings / Business Centers / Corporate Headquarters / Concert Halls
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