Gucci | Bamboo Encounters | 2050+

Milan / Italy / 2025

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La Maison è lieta di presentare Gucci | Bamboo Encounters, una mostra progettata e curata dallo studio 2050+ e dal suo fondatore, Ippolito Pestellini Laparelli, che celebra la storica presenza del bambù nel design e nell'identità di Gucci. Ambientata nello splendido scenario dei Chiostri di San Simpliciano a Milano, che risalgono al XVI secolo, la mostra ha luogo durante il Fuorisalone 2025 e propone una serie di contributi originali di designer e artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo, a cui è stato chiesto di reimmaginare il bambù in maniera insolita e creativa.


Gucci | Bamboo Encounters trae ispirazione dall'innovativo approccio all'artigianato adottato dalla Maison verso la metà degli anni '40, quando iniziò a utilizzare il bambù per i manici delle borse, e in particolare per la Gucci Bamboo 1947. Nei decenni successivi, il bambù è diventato uno dei codici più riconoscibili della Maison: simbolo significativo più che semplice dettaglio di design. Nel corso della storia di Gucci, il bambù ha seguito un percorso unico, assumendo ruoli e significati diversi e ispirando gli ambiti interconnessi di arte, cultura e design. La mostra si avvale di questa ricca eredità per esplorare la duratura influenza di questo materiale che continua a collegare passato e presente in modi sempre nuovi. 


L’artista cileno-svedese Anton Alvarez rende omaggio alla forma naturale del bambù con la sua scultura, 1802251226. Dima Srouji, architetto, artista e ricercatrice palestinese, propone Hybrid Exhalations – cesti in bambù trovati con aggiunte di vetro soffiato a bocca. Kite Club, un collettivo di design olandese composto da Bertjan Pot, Liesbeth Abbenes, e Maurice Scheltens, presenta Thank you, Bamboo – una serie di aquiloni costruiti con materiali contemporanei e bambù. In Scaffolding, il designer austriaco Laurids Gallée reinterpreta il bambù attraverso i suoi oggetti in resina. Interpretando il tema con pannelli di bambù e seta, l’artista francese Nathalie Du Pasquier presenta PASSAVENTO. Sisan Lee, designer e artista di Seul, integra estetica tradizionale coreana e tecniche contemporanee nelle sue opere in alluminio Engraved. Infine, the back studio, del duo Eugenio Rossi e Yaazd Contractor, che abitano a Torino e Mumbai rispettivamente, illumina il bambù con bamboo assemblage n.1, un’installazione luminosa che riflette tradizione e modernità. 


Gucci | Bamboo Encounters si svolge dall'8 al 13 aprile presso i Chiostri di San Simpliciano a Milano. Oltre alla mostra, dall'8 al 10 aprile Gucci e lo studio 2050+ organizzano una serie di speciali incontri aperti al pubblico che prevedono conversazioni con i designer partecipanti alla mostra, ospiti e creativi. Prenotazioni per visitare la mostra e partecipare agli incontri sul sito  https://bookingtool.globaltech.gucci/


 


ANTON ALVAREZ


L’artista cileno-svedese Anton Alvarez (n. 1980) vive a Stoccolma ed è noto per il suo innovativo approccio alla fabbricazione di mobili e oggetti. Tra innovazione tecnologica e artigianato tradizionale, le forme scultoree di Alvarez chiamano in questione la nostra percezione di peso e gravità, allo stesso tempo appartenenti al nostro mondo e completamente separate da esso. La sua attività è incentrata sulla progettazione di sistemi, la realizzazione di strumenti e processi produttivi di oggetti scultorei e architettura. La tecnologia creata da Alvarez mette in luce il modo in cui un artista può essere nel contempo artigiano e tecnologo, nonché la tensione tra i due ruoli. Alvarez continua gioiosamente a spingersi oltre i confini, creando opere allo stesso tempo tradizionali e anticonvenzionali che si traducono in un ambiente scultoreo unico e sorprendente. 


‘1802251226’


Così come nei sistemi basati sul calcolo in architettura, dove ogni elemento poggia su un altro elemento e sostiene il peso della nostra storia, il bambù cresce vigorosamente e rapidamente fino a raggiungere altezze considerevoli, retto dalle sue strutture interne e dai suoi elementi leganti, innalzandosi dall'acqua verso il cielo. Questi stessi elementi portanti costituiscono il fondamento dell'arte di Alvarez, dove la struttura diventa visibile e il visibile sorregge la struttura, in un gioco di equilibri tra crollo e stabilità. Nella scultura tradizionale, il materiale svolge spesso un ruolo subordinato, uno strumento al servizio del raggiungimento della forma finale. Invece, nelle sculture di Alvarez la forma è subordinata al materiale: è il materiale che determina la forma finale della scultura. Come una forza della natura, le condizioni imposte dal materiale influenzano la forma. Le forme organiche proprie della natura hanno guidato a lungo la nostra sensibilità estetica - le strutture della crescita, il movimento dell'acqua, le increspature delle onde - tutti elementi che modellano la nostra percezione del mondo intorno a noi. L’opera è un omaggio all'essenza del bambù e all'acqua, forza motrice di tutta la natura, al suo potere ascensionale e al suo profondo significato per l'umanità. Entrambi sfidano le circostanze, spingendosi oltre, verso l'alto superando ostacoli, portando stabilità e vita - stabili ma fugaci, controllati ma indomiti, affidabili ma selvaggi.



DIMA SROUJI


Dima Srouji (n. 1990), architetto, artista e ricercatrice palestinese, vive a Londra, e si occupa di pratiche psico-spaziali. Nelle sue opere, che privilegiano gli oggetti, Srouji racconta delle storie. Utilizza vetro, testi, archivi, carte geografiche, calchi in gesso e film, interpretando ciascun elemento come un oggetto capace di evocare e accompagnare emozioni, che aiuta a navigare l'eredità culturale nei luoghi di conflitto. Srouji ha esposto alla Biennale d'Arte di Venezia, alla Biennale d'Arte di Sharja [EAU], alla Biennale di Lagos, alla Triennale di Architettura di Sharja, alla Biennale d'Arte Islamica [Jeddah], alla Biennale di Design di Doha, al Victoria & Albert Museum [Londra], alla Ford Foundation [di New York], al Tai Kwun Museum [Hong Kong], all'Institut du Monde Arabe [Parigi] e altrove. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dello Stedelijk Museum [Amsterdam], del V&A Museum, dell’Institut du Monde Arabe, del Corning Museum [New York], del Thyssen-Bornemisza Art Contemporary [Vienna], dell’Art Jameel [Jeddah], della Sharjah Art Foundation [EAU] e del MIT. Srouji si è laureata all'Università di Yale e ora dirige l’atelier Underground Palestine del MA City Design del Royal College of Art. Srouji è stata inoltre Jameel Fellow al V&A (2022-2023). 


‘Hybrid Exhalations’


Una serie di oggetti in bambù trovati, intrecciati con elementi in vetro soffiato a bocca. Il progetto celebra il bambù, trasformandolo e unendolo al vetro, materiale leggero e gioioso. Mentre il bambù suggerisce il processo lento e meditativo della tessitura, evocando la pazienza artigianale, il vetro risponde a uno spirito molto più agile e intuitivo. Soffiati a bocca in Palestina dalla famiglia Twam, maestri artigiani a Jaba', tra Gerusalemme e Ramallah, i pezzi in vetro sono stati pensati apposta per i cesti in bambù. Tuttavia, il procedimento ha richiesto che i soffiatori creassero i pezzi in vetro senza vedere i cesti, in previsione di ciò che Srouji avrebbe trovato. L’artista ha infatti raccolto gli oggetti in bambù per settimane, alla ricerca di cesti originali realizzati da sconosciuti maestri artigiani in tutto il mondo. La collezione celebra questi anonimi artigiani. L'unione dei due elementi, quando il vetro è arrivato a Londra dalla Palestina, è stato un momento molto bello. L'opera mette insieme due tradizioni, combinando modalità spazio-temporali, lentezza e velocità, fragilità e complessità. Creando un ibrido, le aggiunte di vetro e il bambù intrecciato si incontrano dando vita a un'intuitiva armonia.



KITE CLUB


Kite Club (2020) è un account Instagram creato dagli olandesi Bertjan Pot (n. 1975), designer di oggetti e tessuti, Liesbeth Abbenes (n. 1970) e Maurice Scheltens (n. 1972), fotografi di nature morte. Su @_Kite_Club_ i tre condividono la loro passione per gli aquiloni monofilo, realizzati in materiali tessili, che spesso includono bacchette e code svolazzanti. Fabbricare aquiloni è un’attività artigianale con una ricca tradizione in tutto il mondo, ben conosciuta dai tre amici, che tuttavia amano arricchire i loro modelli con aggiunte contemporanee e innovative. Quello che apprezzano di più degli aquiloni è la possibilità di dar vita a un'idea e di sospenderla dal punto più alto immaginabile, non solo in una galleria, bensì sullo sfondo azzurro del cielo, perché tutti la vedano. Per loro, far volare gli aquiloni è un'esibizione, un rituale, un momento di socializzazione, e sono sempre pronti a condividere la loro esperienza e ad aiutare altri creativi a costruire e far volare i loro aquiloni.


‘Thank you, Bamboo’


"Senza di te, l'aquilonismo non sarebbe quello che è oggi. La tua solidità, flessibilità e leggerezza sono state indispensabili allo sviluppo degli aquiloni in tutto il mondo. Certo, abbiamo fatto progressi: oggi utilizziamo asticelle e tubi in carbonio e fibra di vetro per i telai che un tempo erano meticolosamente intagliati nel bambù. La carta è stata sostituita da materiali sintetici quali plastica e nylon ripstop, studiati per resistere ai venti più forti e alla pioggia. Ma nessuna di queste innovazioni sarebbe stata possibile se all'inizio gli aquiloni non fossero stati realizzati con il bambù”. Kite Club


Questo contributo è un omaggio al bambù, e unisce materiali contemporanei, quali il nylon ripstop, la plastica e il nastro adesivo, e bambù. Celebra la gioia di costruire e far volare gli aquiloni, unendo il classico e il contemporaneo. Mentre gli aquiloni in nylon ripstop fungono da tele per esprimere idee sul bambù, gli aquiloni realizzati con nastro e plastica dimostrano che chiunque può costruire un aquilone utilizzando materiali di uso quotidiano.


Gli aquiloni hanno bisogno di vento per volare, ma molti di noi ricordano l'esperienza di correre con un aquilone in una giornata senza vento. Nel cortile dei Chiostri di San Simpliciano, che ospita la mostra, è poco probabile che ci sia molto vento. Per ovviare a questa difficoltà, è stata inventata una macchina per far volare gli aquiloni: lunghi pali di bambù rotanti genereranno il flusso d'aria necessario per sollevare gli aquiloni in aria.


 


LAURIDS GALLÉE


Il designer austriaco Laurids Gallée (n. 1988) vive a Rotterdam, dove crea oggetti unici e distintivi che privilegiano i materiali e l'espressione artistica rispetto alla funzionalità convenzionale. Al centro del suo processo creativo vi è un ché di ludico, che gli consente di manipolare i materiali in forme e modalità insolite. Questo approccio rivela l'intrinseca profondità artistica di ogni opera, suscitando un senso di meraviglia. Esposto alle pratiche creative fin da bambino, Gallée ha studiato brevemente antropologia prima di laurearsi alla Design Academy Eindhoven nel 2015. In seguito, ha acquisito diverse tecniche di fabbricazione, nella produzione artigianale di oggetti d'arte e di design. Nel 2017, ha aperto il suo studio a Rotterdam. Le sue opere esplorano elementi tradizionali e folcloristici, reimmaginandoli nel contesto della materialità moderna, utilizzando anche i moderni processi produttivi e creando una fusione contemporanea. 


‘Scaffolding’


Durante un viaggio recente Gallée ha notato le notevoli qualità del bambù nell’utilizzo pratico, e ne ha tratto ispirazione per questo progetto, in particolare il suo utilizzo nelle impalcature e in semplici strutture di sostegno costruite tramite la ripetizione. Il bambù è resistente ai carichi, ma elegante allo stesso tempo. Gallée ha voluto catturarne la dualità in queste opere, riproducendo solide linee parallele, che poggiano e si sovrappongono l'una all'altra. La resina funge sia da cornice che dà spazio, catturando il bambù in pieno movimento, come sospeso nel tempo. Dettagli levigati consentono alla luce di riflettersi, dando forma alle strutture, mentre lo spazio in negativo le ammorbidisce. Questa interazione crea un senso di immersione e riemersione, che ha ispirato la scelta del blu profondo, un colore che sottolinea la staticità, la tranquilla profondità e i gesti delicati propri del materiale. Quest'opera si relaziona inoltre con la funzione, o con la sua evocazione. Le opere esistono in uno stato intermedio, che invita all'interpretazione piuttosto che dettarne l'utilizzo. Come per ogni progetto uscito dello studio di Gallée, la curiosità e l'interesse per l'esplorazione e la materialità ne sono all’origine.



NATHALIE DU PASQUIER


Nathalie Du Pasquier (n. 1957) è un'artista francese, nata a Bordeaux. Nel 1979 si trasferisce a Milano, dove inizia a lavorare come designer nel settore tessile. Tra i fondatori del Gruppo Memphis, lascia il design nel 1987 per dedicarsi alla pittura. Le sue opere hanno per tema gli oggetti e i paesaggi di oggetti, che gradualmente si sono evoluti in elaborate costruzioni composte da elementi astratti, diventando i temi centrali dei suoi dipinti più recenti. Du Pasquier espone regolarmente le sue opere in Italia e all'estero.


‘PASSAVENTO’


Ispirandosi ai mobili tradizionali dei Paesi asiatici, Nathalie Du Pasquier reimmagina il bambù con un paravento pieghevole. Per questo progetto, l’artista ha concepito un pannello autoportante di 80 x 180 cm, con due supporti fissati in basi abbastanza leggere. Diversi pannelli, delle stesse dimensioni ma diversi nel design, possono essere assemblati, formando una parete divisoria che richiama un tradizionale paravento pieghevole, ma senza oscurare completamente ciò che si trova al di là. I pannelli sono leggeri e facili da spostare, e l'installazione ne prevede quattro in totale. Ciò che affascina Du Pasquier nel bambù, materiale con il quale non aveva mai lavorato prima, è la sua forma naturale: non viene scolpito ma semplicemente tagliato alla lunghezza desiderata, e i tronchetti tubolari diventano parte di un gioco di costruzioni. I moduli vengono assemblati in una maniera che sembra del tutto naturale, sempre in posizione verticale. Du Pasquier ha voluto aggiungere delle tendine su due dei pannelli, sulle quali verranno stampate immagini ingrandite di steli di bambù - molto più grandi di quelli utilizzati per i pannelli. Le stampe saranno su seta, raso per la precisione, per un contrasto intenzionale tra l'elemento grezzo, quasi ‘selvaggio’, della lavorazione artigianale dei pannelli e la natura delicata e preziosa della seta − elemento importante della visione dell’artista per il progetto.


Recentemente, Du Pasquier ha sperimentato disegnando linee rette e si è resa conto che le costruzioni in bambù da lei immaginate funzionano, in un certo senso, come disegni che lasciano passare il vento.


  


SISAN LEE


Sisan Lee (n. 1995) è un designer e artista coreano che vive a Seul, specializzato in architettura d'interni, mobili e sculture. Lee sono attratte dalla bellezza unica della natura, in contrasto con la produzione industriale in serie. Le sue opere esplorano l'intersezione tra natura e artificio, alla ricerca di un equilibrio tra primitività e modernità. Lee raccoglie pietre, legno e oggetti di metallo trovati in ambienti naturali e urbani, preservandone la purezza e integrandoli nelle sue creazioni. Le sue opere, che mettono in risalto la purezza dei materiali, si distinguono dagli oggetti industriali convenzionali, riflettendo un profondo rispetto per le materie prime e le loro caratteristiche intrinseche.


‘Engraved’


Lee ha voluto reinterpretare il bambù, materiale con cui Gucci ha una lunga associazione, in una chiave moderna che integra l'estetica tradizionale coreana. Coreano e attivo nel settore del design nel suo Paese, Lee ha collegato le immagini del bambù con il profondo senso dello spazio che caratterizza i dipinti a inchiostro e acqua, e con la bellezza sobria della porcellana bianca del periodo Joseon. Convinto che l'estetica coreana si realizzi non attraverso 'l'aggiunta', ma attraverso la 'sottrazione', Lee ha scelto di rendere il bambù metaforicamente, utilizzando tecniche di rilievo e intaglio, piuttosto che rappresentandone direttamente la forma. Il pezzo è stato creato con la tecnica di fusione dell’alluminio, che Lee utilizza spesso nelle sue opere. L'alluminio fuso, colato in uno stampo di sabbia, con il passare del tempo sviluppa una superficie grezza dall'aspetto naturale.


I motivi di bambù incisi sulla superficie di alluminio sono stati rifiniti per riflettere la luce, mentre le aree piatte circostanti sono state levigate grossolanamente per ottenere un effetto di contrasto nello stesso materiale. Le immagini del bambù incise sull'ampia superficie non sono solo decorative, ma servono da elemento che accentua la presenza del vuoto, mettendone in risalto la raffinata bellezza scultorea. Questo approccio non si limita a replicare la forma del bambù, ma ne reinterpreta il simbolismo da una prospettiva contemporanea, che armonizza natura e artificio, tradizione e modernità. Grazie a quest'opera, Lee vuole afferma che il bambù - inciso nel metallo nel rispetto del minimalismo coreano – è ben più che un semplice motivo decorativo, fungendo da ponte tra tradizione e modernità.


 


the back studio


the back studio, lanciato nel 2019, è una collaborazione fra due artisti e designer: Eugenio Rossi (n. 1996) e Yaazd Contractor (n. 1996), che vivono rispettivamente a Torino e Mumbai. the back studio fonde fabbricazione industriale e creazioni al neon in vetro soffiato artigianale per produrre oggetti sia scultorei che funzionali. Traendo ispirazione dall'onnipresente architettura, che plasma le nostre interazioni quotidiane, le loro opere esplorano la materialità tattile, ancorché ostinata, delle forme architettoniche. Mettendo in evidenza elementi spesso trascurati o invisibili dei processi architettonici, the back studio mette in discussione le prospettive convenzionali. Le loro creazioni danno vita a un dialogo tra contrasti, in cui l'arte, quasi del tutto dimenticata, della fabbricazione del vetro a catodo freddo incontra il mondo in rapida evoluzione della produzione digitale di massa. Questa unione singolare testimonia sia dell'eredità durevole delle tecniche tradizionali, sia del futuro in continua evoluzione del design.


‘bamboo assemblage n.1’ 


L'opera più recente di the back studio per questa mostra esplora l'intersezione tra bambù e luce, fondendo artigianato tradizionale e innovazione contemporanea. Il bambù, noto per l’elevata resistenza specifica e la sua rapida crescita, funge da struttura portante per l'installazione. I due artisti utilizzano bambù di diametri diversi, mettendone in rilievo la versatilità e bellezza intrinseca. In contrasto con il materiale naturale, la precisione della lavorazione del vetro a catodo freddo impartisce alle opere un carattere vibrante e dinamico, che riflette la tensione tra tradizione e modernità. Il bambù, profondamente radicato nella cultura storica, viene qui abbinato a componenti ad alta tecnologia fabbricati in serie, aprendo un dialogo tra passato e futuro. Tale fusione testimonia del rapporto in continua evoluzione tra sostenibilità e progresso tecnologico, suggerendo un futuro di coesistenza. Colpiti dal primato accordato alla produzione di massa e all'obsolescenza programmata nell'era industriale, the back studio risponde al movimento verso la sostenibilità e le soluzioni durevoli dell'era post-industriale. I due artisti prendono in esame pratiche tradizionali, a bassa tecnologia, che privilegiano l'armonia con la natura e la durabilità dei materiali. Attingendo sia alla saggezza ancestrale, sia alle tecniche moderne, the back studio realizza un dialogo tra il vecchio e il nuovo, verso un ripensamento dei modelli di futuro possibili.


 


PROGRAMMA DELLE CONVERSAZIONI APERTE AL PUBBLICO


8 aprile, ore 18:00
Encounters of Imaginaries: Johanna Agerman Ross in conversazione con Nathalie Du Pasquier e Sisan Lee


 


9 April 9, ore 18:00
Encounters of Materials: Felix Burrichter in conversazione con Anton Alvarez & Laurids Gallée


 


10 aprile, ore 18:00
Encounters of Crafts: Elise By Olsen in conversazione con the back studio & Kite Club (Sheltens & Abbenes e Bertjan Pot)


 


10 aprile, ore 18:45
Encounters of Narratives: Alessandro Rabottini in conversazione con Dima Srouji


 


[EN]


The House is pleased to present Gucci | Bamboo Encounters, an exhibition curated and designed by 2050+ and its founder Ippolito Pestellini Laparelli, celebrating the enduring legacy of bamboo in Gucci’s design history and identity. Set against the stunning backdrop of Milan's 16th-century Chiostri di San Simpliciano during Fuorisalone 2025, the exhibition showcases a series of unique contributions by contemporary designers and artists from around the world who were invited to reimagine bamboo in bold and unexpected ways.


Gucci | Bamboo Encounters draws inspiration from the House’s innovative approach to craftsmanship in the mid 1940s when it began to use bamboo for the handles of handbags, notably the Gucci Bamboo 1947. In the following decades, bamboo became one of the House’s most celebrated codes, symbolizing much more than a design detail. Throughout Gucci’s history, the material has traced a unique path, adopting many roles and meanings to inspire the intertwined dimensions of art, culture, and design. The exhibition builds upon this rich heritage, exploring the lasting impact of the material and how it continues to bridge past and present in ever-evolving ways.


Swedish-Chilean artist Anton Alvarez pays tribute to the bamboo’s natural shape with his sculpture, 1802251226. Palestinian architect, artist, and researcher Dima Srouji reveals Hybrid Exhalations, showcasing found bamboo baskets with hand-blown glass additions. Kite Club, a Dutch design collective comprising Bertjan Pot, Liesbeth Abbenes, and Maurice Scheltens present Thank you, Bamboo, a series of kites made from contemporary materials and bamboo. In Scaffolding, Austrian designer Laurids Gallée reinterprets the material through his resin design pieces. Recontextualizing the theme with bamboo panels and silk fabrics, French artist Nathalie Du Pasquier presents PASSAVENTO. Sisan Lee, a Seoul-based designer and artist, incorporates traditional Korean aesthetics and contemporary techniques in his Engraved aluminum creations. Lastly, the back studio, featuring duo Eugenio Rossi and Yaazd Contractor, who are based in Turin and Mumbai, illuminate bamboo through a light installation, reflecting tradition and modernity with bamboo assemblage n.1.


Gucci | Bamboo Encounters runs from April 8-13 at Chiostri di San Simpliciano in Milan. Alongside the exhibition, Gucci and 2050+ will host a series of special talks open to the public, featuring conversations with the exhibition’s designers, industry guests, and creatives from April 8-10. Reservations to attend the exhibition and talks are available to book on https://bookingtool.globaltech.gucci/.


 


 

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    La Maison è lieta di presentare Gucci | Bamboo Encounters, una mostra progettata e curata dallo studio 2050+ e dal suo fondatore, Ippolito Pestellini Laparelli, che celebra la storica presenza del bambù nel design e nell'identità di Gucci. Ambientata nello splendido scenario dei Chiostri di San Simpliciano a Milano, che risalgono al XVI secolo, la mostra ha luogo durante il Fuorisalone 2025 e propone una serie di contributi originali di designer e artisti contemporanei...

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