LA CASA DEGLI OLIVI: NUOVI ORIZZONTI BIO A SAN CASCIANO, IN VAL DI PESA / THE HOUSE OF OLIVE TREES: | Maurizio Moraldi

"......Il 29 Aprile  del 1741 Diacinto di Antonino Ganucci acquistava dal Magistrato Supremo , per la somma di 12.000 scudi, la Villa di Caserotta  insieme ad altri beni  appartenuti a Bernardo Strozzi. La villa testimonia tuttora dell'eleganza e della grandiosità che le famiglie fiorentine nei secoli XV e XVI  e seguenti profusero  in queste lussuose dimore  che rappresentano per noi il segno di una grande civiltà e di un profondo amore per il bello."                                                                   Tra i cosiddetti "altri beni "  figurava sicuramente, in tutto o in parte, il "nostro" Borghetto:  toponimo che identificava il complesso edilizio rurale, sviluppatosi nel tempo con integrazioni successive al nucleo originario, a servizio dell'attività agricola della vicina Villa padronale di Caserotta.  Al centro di tutto il nuovo intervento, la coltivazione biologica della pianta arborea toscana  per eccellenza, l'olivo: che a distanza di  tre secoli, continua così la sua nobile funzione a servizio della produzione agricola e del paesaggio agrario circostante. L'inserimento  di un impianto di fitodepurazione  con l'integrata raccolta dell'acqua depurata per la coltivazione orticola accompagnato da un attento inserimento di materiali a basso impatto ambientale,  sono l'impronta  paradigmatica di una realizzazione che ambisce a porsi nell'alveo di un rinnovamento  parsimonioso - al limite dell'autocostruzione - dell'edilizia rurale toscana.  In effetti il nuovo orizzonte di un rinnovato  "restauro" contemporaneo risiede proprio, non solo  nelle buone pratiche,  ma si spinge - fino alle componenti di arredo - in  una sorta  di  "estetica del riuso" , dove  affiora con forza anche la componente didattica - rivolta agli ospiti /visitatori- - che esalta una rinuncia definitiva allo spreco. 

"......On 29 April 1741 Diacinto di Antonino Ganucci bought from the Supreme Magistrate, for the sum of 12,000 scudi, the Villa di Caserotta together with other properties that belonged to Bernardo Strozzi. The villa still bears witness to the elegance and grandeur that the Florentine families in the fifteenth and sixteenth centuries and following lavished on these luxurious homes that represent for us the sign of a great civilization and a deep love for beauty."

Among the so-called "other assets" there was certainly, in whole or in part, "our" Borghetto: a toponym that identified the rural building complex, which developed over time with subsequent additions to the original nucleus, serving the agricultural activity of the nearby manor house of Caserotta. At the center of the whole new intervention, the organic cultivation of the Tuscan tree par excellence, the olive tree: which, after three centuries, thus continues its noble function at the service of agricultural production and the surrounding agricultural landscape. The insertion of a phytodepuration plant with the integrated collection of purified water for horticultural cultivation accompanied by a careful insertion of materials with low environmental impact, are the paradigmatic imprint of a realization that aims to place itself in the wake of a thrifty renovation - bordering on self-construction - of Tuscan rural building. In fact, the new horizon of a renewed contemporary "restoration" lies not only in good practices, but goes - up to the furnishing components - in a sort of "aesthetics of reuse", where the didactic component also emerges strongly - addressed to guests/visitors- - which exalts a definitive renunciation of waste.