Fondo Andrea Camilleri | simone di benedetto

La semantica del progetto architettonico Rome / Italy / 2021

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Premessa 


Il Fondo, pensato dallo stesso Camilleri, nasce con l’obiettivo di tutelare la sua eredità culturale, proponendosi come spazio identitario e qualificato per la conoscenza della sua opera di scrittore, autore teatrale e radiofonico, regista, intellettuale e figura pubblica. 


L’archivio, curato dall’archivista Patrizia Severi, è stato dichiarato di interesse culturare dal Ministero della Cultura nel 2021. 


In questa prospettiva, la condivisione e la fruibilità del patrimonio costituito dalle sue carte e dal percorso umano e intellettuale che le ha prodotte in un processo di sedimentazione che attraversa molta parte del Novecento e ne incrocia vicende, esperienze e protagonisti, si declina in un’azione rivolta agli studiosi e alla collettività, in una concezione del lavoro culturale e artistico come bene comune.


Il progetto architettonico del Fondo Andrea Camilleri è il risultato di un suggestivo processo ideativo svolto dallo studio SDB architettura dell’architetto Simone Di Benedetto insieme ad Andrea Camilleri nel corso del 2018. 


Una gestazione progettuale lunga un anno durante la quale il racconto del progetto insieme allo scrittore è divenuto veicolo per la costruzione di una narrazione incentrata sui temi compositivi, morfologici e il loro intreccio. 


Con Camilleri e la sua famiglia sono state condivise le scelte di carattere estetico, cromatico, tecnico e funzionale financo sono stati affrontati gli aspetti materici e grafici inerenti lo spazio e gli oggetti all’interno dell’archivio. 


Un processo sinergico, a più voci, svolto sia attraverso la presentazione di tavole di progetto contenenti disegni, concept, schemi e dettagli esecutivi sia attraverso l’uso di plastici e maquette delle singole falegnamerie; campionature delle pavimentazioni, progettate e customizzate per le sale interne al Fondo.


Prototipi in scala 1:1 delle scaffalature progettate per contenere i faldoni documentali, modelli di dettaglio delle partiture della biblioteca, che lo scrittore ha avuto modo di toccare e interpretare con le sue mani negli incastri e nelle giunture e negli intarsi, così da poterne intendere i profili, gli smussi, le sezioni, gli spessori e le rugosità, le concavità e le convessità.


Questo complesso iter progettuale è confluito poi nella fase di realizzazione delle opere di cantiere durata circa due anni. 


 


Identità del luogo e aspetti morfologici 


Prima ancora di raccontare la genesi concettuale e le azioni progettuali a monte del processo compositivo è opportuna una premessa sull’individuazione del luogo fisico che ospita oggi il Fondo Andrea Camilleri. Dopo diversi sopralluoghi la scelta è ricaduta su un locale bar dismesso dagli anni Novanta, localizzato al piano terra di un palazzo Incis del 1934 in via Filippo Corridoni 21, nel cuore del quartiere Della Vittoria a Roma. 


In origine il volume accoglieva l’androne di accesso al fabbricato, un invaso spaziale stretto e lungo, dimensionalmente contenuto ma dal grande potenziale percettivo. 


Collocare nel quartiere di adozione dello scrittore il suo archivio personale è stato dettato dall’intento dello stesso Camilleri e della sua famiglia di realizzare un ambiente intimo, accogliente, che fosse vicino alla sua abitazione e ai luoghi a lui cari, quelli percorsi e vissuti per oltre 50 anni: viale Carso, via Asiago e la Rai, piazza Bainsizza, via Oslavia, con la speranza che potesse nel tempo divenire luogo identitario e riconoscibile per i cittadini e per i residenti. 


Lo spazio preesistente si presentava come una sequenza di ambienti molto angusti e bui per una superficie totale di circa 55 mq calpestabili a cui si accedeva da due cortili posti ai lati di circa 25 mq in totale. 


Lo spazio interno si proiettava dal fronte strada verso un cortile interno e demolendo il setto che interrompeva questa visuale si è potuta recuperare tale connessione consentendo finalmente alla luce di rientrare ad abitare lo spazio. 


L’andamento longitudinale dello spazio associato a un’altezza che arrivava ai 5 m, recuperata demolendo le massicce controsoffittature del magazzino del bar, hanno immediatamente suggerito l’idea di un progetto che potesse lavorare su queste caratteristiche così complesse rendendole dei punti di forza per il progetto. 


Lavorare con elementi smontabili e flessibili che letteralmente si arrampicassero sulle pareti guadagnando un nuovo spazio a tutta altezza che consentisse di sfruttare anche le porzioni poste più in alto delle pareti altrimenti irragiungibili.


La prima azione progettuale è stata quella di rileggere in una chiave filologica gli aspetti morfologici, semiotici, del fabbricato Incis. 


Le forme geometriche che ne descrivono i prospetti, le linee delle concavità e degli aggetti che l’edificio restituisce nella facciata esterna sul fronte strada di via Corridoni. 


Un volume quadrato con gli angoli smussati scava, da cielo a terra, gli invasi spaziali dei due cortili di pertinenza del Fondo. Dalle smussature angolari di questa corte interclusa emergono i corpi aggettanti triangolari dei balconcini ai vari piani. 


La forma pura del quadrato è stata scelta come forma primaria, come “parola” del testo architettonico poi narrativo sotteso a tutto l’impianto compositivo-architettonico.


 


L’intreccio narrativo: architettura come testo 


Interpretando lo spazio come testo, dal punto di vista semantico, l’intreccio lessicale tra forme, materiali e colore è stato il filo conduttore di tutto il progetto degli interni. Come in una sequenza testuale di parole in frasi, il nastro prima concettuale e poi materico della pavimentazione, costruito attraverso il montaggio di graniglie originali del 1923 di provenienza romana e siciliana, diviene strumento evocativo del linguaggio camilleriano. 


La trama della pavimentazione tenta con le sue linee spezzate e intersecanti, con gli intarsi dei singoli pezzi di intessere un dialogo concettuale con il lessico di Camilleri scrittore, di rievocarne in una trasposizione spaziale l‘innovazione narrativa dei suoi scritti letterari. 


La poetica dell’intreccio di tasselli lessicali eterogenei rafforzata attraverso l’accostamento di materiali di provenienza romana - le graniglie a decoro dei quadrati intrecciati - e di provenienza siciliana - le graniglie dalle campiture rosse bordeaux e giallo ocra - è lo strumento semantico capace di trasporre in forme architettoniche la complessità e il multiforme percorso narrativo proprio dello scrittore siciliano; la complessa mescolanza tra dialetto e lessico familiare presente nei testi dello scrittore siciliano. Un abecedario di morfemi che parte dalla forma pura del quadrato e va via via componendosi in un insieme di frasi, di dialoghi materici. 


Gli elementi della narrazione architettonica dagli spazi esterni verso quelli interni si spostano dal piano bidimensionale a quello tridimensionale attraverso l’estensione delle traiettorie orizzontali nelle direttrici e linee di forza verticali degli alzati degli allestimenti realizzati in legno di frassino trattato al naturale, che costituiscono un controcanto linguistico al tema compositivo di fondo. 


Percorrendo lo spazio si può infatti rileggere la continuità dei nastri spezzati bidimensionali e dei campi pieni monocromi a formare un disegno variegato della pavimentazione che si alza nelle sue linee di forza attraverso gli elementi costitutivi delle strutture dell’archivio, delle scale, dei corrimano lignei e delle parti della biblioteca.


Le grane, le textures delle superfici dei singoli tasselli di pietra dalle finiture bocciardate o dai tagli filosega, si mescolano con le cromie puntinate delle graniglie. I vividi rossi e le tonalità dei gialli si fondono in nuovi pattern insieme agli avori del travertino e ai grigi del peperino denunciando le influenze laziali e siciliane dei luoghi di produzione e provenienza.


 


La sala di archivio e la biblioteca 


La biblioteca presenta scaffalature a tutta altezza, suddivise in tre fasce, alcune mobili nella partizione inferiore altre fisse nelle due superiori ed è stata intesa progettualmente come una scenografia dinamica che può modificarsi a seconda dell’evento specifico che il Fondo deve accogliere. 


La biblioteca infatti è dotata di un meccanismo roto/traslante che consente alle quattro coppie di librerie di scorrere traslando, di ruotare e chiudersi a libro sul piano orizzontale; il movimento delle parti rende in questo modo mutevole e mai statico il prospetto interno poiché le configurazioni delle coppie di scaffalature sono molteplici. 


Il tema della scenografia, del movimento delle superfici verticali si può rileggere anche nei contenitori estraibili posti al di sotto delle scale. Questi elementi sono stati progettati per la conservazione dell’apparato documentario dello scrittore e contengono oltre 120 faldoni su vari livelli. I moduli scorrevoli, montati a carrello su ruote sferiche, si possono estrarre singolarmente, dando la possibilità agli archivisti di accedere al contenuto interno senza impedimenti e garantendo allo stesso tempo l’ampiezza dello spazio di movimento. 


L’archivio è pensato inoltre nelle pareti perimetrali come superficie espositiva. Le pareti sono interpretate come quinte fisse, poste sopra le scale per accogliere le esposizioni permanenti del Fondo; ad oggi sulle pareti lignee trova collocazione una selezione delle più significative locandine originali degli spettacoli teatrali di Andrea Camilleri. Sono state esposte anche alcune fotografie che ritraggono lo scrittore siciliano nei vari ambiti lavorativi in cui ha operato, durante ad esempio le regie teatrali, le registrazioni televisive e la sua vita pubblica.


Lo spazio nel suo complesso è pensato anche per accogliere piccoli eventi dalla presentazione di libri, alle lecture, all’interno del programma culturale del Fondo stesso. 


L’allestimento degli invasi interni è pensato in disposizioni scenografiche, fisse e mobili. 


Le falegnamerie con il loro andamento asimmetrico, avvolgente e dinamico e con la loro possibilità di movimento, impacchettamento e traslazione, intendono rievocare il contesto teatrale, gli invasi scenici, spesso trasformabili, delle scenografie teatrali che per tutta la vita Andrea Camilleri ha percorso come regista di numerose messe in scena. 


Il progetto tenta di intavolare un dialogo evocativo con la lingua di Andrea Camilleri, una vera e propria trasposizione in forme architettoniche del linguaggio letterario, che dalla composizione bidimensionale si articola nella dimensione tridimensionale degli alzati. I nastri monocromi, ocra e rossi, dapprima separati si compongono a intreccio nella sala interna e diventano le linee di forza che dal suolo si spingono tese nei tralicci lignei rampanti dei corpi scale e incidono con scavi a sezione triangolale le librerie della biblioteca, le scaffalature dell’archivio, financo le mensole delle librerie. 


Gli spazi esterni: il verde e il rapporto con la città 


Entrando nello Fondo da via Corridoni 21, si viene accolti da due piccoli giardini di pertinenza di 25 mq che abbracciano l’avancorpo di ingresso e diventano delle piccole buffer zone di accesso e di decompressione dal flusso carrabile esterno. Sono interpretabili come soglie progressive da percorrere verso gli ingressi alla sala di accoglienza dell’archivio. 


 


Le sedute e le fioriere progettate su misura accolgono piante ed essenze proprie della macchia mediterranea e seguono il profilo dell’invaso spaziale perimetrandone lo spazio. 


Un ampio cortile di pertinenza del fabbricato residenziale sul lato interno, ricco di vegetazione, ha consentito, una volta demolite le superfetazioni interne, di avere una quinta prospettica completamente aperta verso il fuori. 


Lo sviluppo longitudinale del corpo di fabbrica largo 3,5 metri e lungo 15 metri amplifica la continuità visiva diretta dalla strada al cortile interno; consente uno sconfinamento dello sguardo oltre il giardino e genera dinamiche percettive sempre mutevoli. 


Il continuum spaziale tra interno ed esterno è stato ulteriormente favorito dalla scelta di infissi dalle ampie campiture vetrate, pavimento-soffitto, che garantiscono agli ambienti interni di proiettarsi verso l’esterno e viceversa attraverso la penetrazione in profondità della luce naturale. 


Il cortile interno insieme ai due giardini laterali diventano così estensioni della composizione architettonica e lo spazio vuoto dentro il Fondo diviene estroverso producendo di fatto una dilatazione multidirezionale del campo visivo.


Tra varietà e mutevolezza, l’hortus conclusus, si apre timidamente al passante per accompagnarlo alla lettura. Il Genius loci è il verde del mediterraneo. Olivi, mirti e gelsomini sono chiamati dalla campagna siciliana per essere i custodi silenziosi dell’archivio che risiede all’interno della Fondazione. Le esili foglie del Jasminum officinale L. e del Jasminum nudiflorum Lind L., avvolgono gli ingressi del cortile. 


I lettori sono invitati a sedersi sotto il pergolato disegnato da giallefioriture e a giovare del profumo dei bianchi gelsomini. In cerca di spazi incolti l’ Hedera helix L, e la Mentha L. , si ribellano aipiedi di due sorveglianti - Olea europaea L.. Mentre gli arbusti Buxus sempervirens L. , e Myrtus Communis L., richiamano all’ordine.


In questo luogo il - corso delle cose - è da ricercare tra l’architettura dei fusti e delle foglie dei suoi abitanti.


Immagine coordinata e grafica 


Tutti gli elementi grafici, i segni e il marchio del Fondo Andrea Camilleri sono stati progettati dallo studio SDB architettura in coerenza con le tematiche compositive finora esposte. 


Le scatole-faldoni anche progettate e realizzate a misura che contengono i documenti originali cosi come il marchio del Fondo sono stati progettati graficamente in coerenza con gli stilemi morfologici sottesi all’architettura. 


I testi, i segni e le linee grafiche presentano infatti il medesimo lessico narrativo delle forme architettoniche. 


Costituiscono anche loro quindi quegli aneddoti lessicali che gli invasi spaziali ci suggeriscono, secondo il principio per il quale essendo la grafica una scrittura segnica come anche l’architettura ci possa essere sempre una possibilità di sintesi tra le due discipline in un linguaggio comune che diventa comprensibile a tutti. 


 

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    Project details
    • Year 2021
    • Work started in 2020
    • Work finished in 2021
    • Main structure Masonry
    • Client Andrea Camilleri ed eredi Camilleri
    • Contractor Idears s.r.l.s.
    • Status Completed works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres / Libraries / Associations/Foundations / Interior Design / Custom Furniture / Lighting Design / Graphic Design / Exhibitions /Installations / Book shops / Furniture design / Building Recovery and Renewal
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