"Memoria composta... o della città (in)visibile" | Massimo Berzetta Architetto

L’architettura progettuale muove dalla priorità emotiva e intellettuale di ripensare il luogo-piazza come luogo-concreto, nella doppia sfumatura che l’espressione qui assume: da un lato, di concretezza umana e civica - per la relazione, l'incontro, l'identità singolare e collettiva - e dall'altro lato, di concretezza materica e architettonica - per la forma, la luce, il simbolo.

L'impianto si articola in spazi proporzionati su misure classiche, innestate su una composizione in tutto contemporanea, rafforzata dal riesame delle compagini monumentali romane e medievali esistenti, arrivando a definire moduli in sezione aurea, riletti e variati come in una partitura musicale, a partire da unità semplici (piede, pertica), che scandiscono la grammatica spaziale costituendo le due unità-tema di spazio architettonico e paesaggio.

Gli elementi di valenza artistico-simbolica (evidenze monumentali, blocco fontana-scultura, galleria del verde) si confrontano in una triade di rimandi prospettici. La fontana si fa memoria ultracentenaria del sigillo di piazza, segno di qualificazione del lavoro manuale dell'uomo, completato dalla presenza del gruppo scultoreo, nuovo tema allegorico che dialoga, rivisitandola, con la tradizione culturale europea (mitologia greco-romana, figuratività umanistico-rinascimentale, cinematica d'avanguardia).

Alla base geometrica d'impianto, orlata dal sistema delle sedute in legno (realizzate su disegno) a ricordare il ruolo di siepi di confine e il tema giocoso del labirinto, si sovrappone la concezione poetica del giardino.

La qualificazione simbolica si arricchisce di suggestioni, ereditate dalla tradizione numerologica antica, dalla cultura di tacuina sanitatis medievali ed erbarii rinascimentali, dalla codificazione di araldica civica e letteratura artistica (Giotto e Gentile da Fabriano) facendo tesoro d’interpretazioni allegoriche storiche: arti liberali (trivio e quadrivio), virtù, giorni della settimana, stagioni e mesi dell'anno.

Interpretazione matura, in chiave contemporanea, del “giardino cortese” all'italiana, cioè di un luogo in cui la natura naturans è integrata e asservita, in senso positivo, al controllo dell'arte umana pure nei modi della gestione del paesaggio, in cui nessun elemento ha casualità ma si fa strumento di pensiero e disegno, in rispettosa adesione allo spirito del luogo, citando modelli che in ambito urbano s’incontrano in diverse forme di espressione, dall'orto dei semplici delle strutture conventuali, ai giardini segreti delle grandi residenze private, fino ai più complessi impianti delle ville extraurbane, tutti ordinati nella tradizione della più sapiente ars topiaria.