Nuovo polo scolastico sportivo nel Comune di San Pietro Viminario

San Pietro Viminario / Italy / 2009

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1.PREMESSA La fondazione dei nuclei abitati ha da sempre visto l’insediarsi delle funzioni pubbliche attorno alle quali sviluppare, con logiche differenti a seconda dell’epoca di strutturazione della “città”, le zone residenziali; di fatto, l’abitudine e l’assuefazione a vivere in comunità nelle quali la presenza dei luoghi e degli edifici di carattere pubblico è palesata dalla loro centralità storica nell’assetto urbano, potrebbe rappresentare, in estrema sintesi, il vero grande ostacolo da superare per chi intende proporre una soluzione progettuale al concorso. L’edificio scolastico è di per sé paradigma assiomatico dell’Istituzione a servizio della Società, nodo connettore di ogni famiglia con lo Stato, primo stadio del confronto, a tutti i livelli, ancor più che il palazzo municipale stesso: la maggior parte delle scuole nel nostro Paese si trova radicata nel tessuto del territorio al quale appartiene, spesso fulcro dei centri urbani e quasi mai nelle desolate periferie oggetto del susseguirsi dell’espansione territoriale. Dover pensare ad un polo scolastico di nuova fondazione, al di fuori del centro abitato nonché al servizio di più comuni, porta con sé irrimediabilmente questi dubbi, per quanto ormai l’esperienza percorsa da molte amministrazioni comunali dimostra come le esigenze di ingrandire ed apportare migliorie alle strutture esistenti sfoci sempre più nella scelta di delocalizzare tali strutture, aggregandole appunto in centri polivalenti nei quali sia possibile attuare economie di scala, sia realizzative che – in futuro – di gestione e mantenimento in funzione. L’adiacenza dell’area scelta dagli amministratori lambisce un polo sportivo attrezzato a nord, funzionante e ben radicato, mentre a sud viene indicata dallo strumento urbanistico un’area da preservare dal costruito per una futura realizzazione di un parco: considerate queste premesse, va da sé che per il nostro team l’idea di suggerire un sistema ideale di 3 parchi contigui è stata pressoché spontanea, sebbene non di immediata soluzione tecnica. Se si abbandona la visione “romantica” in cui la scuola dev’essere dirimpetto ad una piazza del paese, se si accetta la sfida di unire funzioni che apparentemente poco hanno da spartire, se non ci si dimentica di trovare al sistema nuovi agganci fondativi che non derivano – evidentemente – da elementi di storicità, se si pensa sempre ad un masterplan edificabile per stralci successivi e che l’organismo possa, seppure ancora incompleto, funzionare perfettamente, se ci si pone come obiettivo un uso del territorio consapevole e sostenibile, nella schema ideativo rappresentato dal progetto per un “Sistema di 3 parchi” si propone una soluzione percorribile al raggiungimento di tali scopi.

2.I PILASTRI DELL’INTERO PROGETTO Da un rapido sguardo sulla planimetria non ancora segnata dal progetto è di immediata evidenza la ragione del gesto che tenta di creare un asse di collegamento nord-sud, un percorso che unisce, ancora prima di sapere coma sarà strutturata l’area, la propaggine terminale di San Pietro Viminario con l’area di progetto stessa: un segno che parte da un parco attrezzato adiacente alle abitazioni periferiche del paese e prosegue verso sud, lambisce nel contempo l’abitato e il centro sportivo per sfociare direttamente nell’area di progetto senza dover usufruire dell’arteria stradale di via Marconi. L’area esistente del polo sportivo e il campo a sud sono in tal modo profondamente connesse mediante un ponte ideale tra San Pietro Viminario e la frazione di Vanzo: come evidenziato dall’inserimento nell’ortofoto digitale al 5.000 e dal planivolumetrico al 2.000 (nel quale, per pura suggestione d’insieme, ci si è presi la libertà di indicare un’idea di prosecuzione del parco oltre l’area oggetto dell’intervento), il sistema si configura come cerniera di collegamento tra due realtà attualmente profondamente separate. Tale solco creato nel terreno mira ad essere un nuovo cardo sul quale strutturare l’intera organizzazione del sistema con le sue molteplici funzioni, un percorso che non è mai esistito ma che si pone come assoluto per chi lo percorre, senza ambiguità di sorta. La richiesta di realizzare un polo di edifici nel quale ognuno di essi possa svolgere autonomamente le proprie funzioni, ci suggerisce una chiara posizione per quanto riguarda una possibile promiscuità nell’uso degli spazi comuni: scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria sono completamente autonome se non vincolate dalla condivisione del medesimo percorso per accedervi, il solco di fondazione sopra argomentato, e dall’utilizzo, in orari diversificati, della palestra. Per questo motivo si decide di comporre tre volumi distinti, uno per ogni nucleo scolastico, e di disporli secondo due assi tra loro non perpendicolari, l’asse di fondazione, appunto, e l’asse eliotermico che garantisce prestazioni energetiche ottimali. Prima ancora di disporre i volumi delle scuole, per via della vicinanza al polo sportivo esistente, si colloca la palestra nel punto più a nord dell’area di intervento: si completa e si arricchisce in tal modo l’offerta che il polo stesso è attualmente in grado di fornire, soprattutto in orario serale quando le attività scolastiche saranno cessate e la palestra potrà essere un vero e proprio palazzetto dello sport fruibile dai giovani e dalle associazioni sportive in genere. Non avendo notizie precise riguardo la priorità di realizzazione dell’una o dell’altra scuola (ed ipotizzando non illimitate le disponibilità a finanziare un progetto di tale caratura in un’unica soluzione) la duttilità del masterplan deve essere garantita per qualsiasi evenienza di combinazione temporale degli interventi: i volumi scuola, come si evince dalle planimetrie di progetto, si snodano ordinatamente ma senza presupporre forzatamente dei rimandi planimetrici di continuità; ovviamente l’equilibrio totale si raggiunge al completamento dell’intero comparto ma è interessante notare come non esistono dei punti di equilibrio o di privilegio che possano sbilanciare la composizione ancorché in via di completamento. La successione di pieni e vuoti suggerisce spazi di pertinenza dilatati e ristretti a seconda delle necessità e degli edifici che vi si affacciano direttamente: ma in realtà, eseguire tutti e tre gli edifici scolastici oppure uno per volta in ordine sparso non comporta nessun disagio organizzativo, funzionale e di percezione di incompletezza progettuale generale. Il volume della mensa, per lo stesso motivo, si trova all’estremità nord, a fianco della palestra, proprio per concentrare spazi di uso comune nella stessa zona e spazi di pertinenza specifici (le scuole) in un’altra zona. I tagli planimetrici orizzontali che generano i volumi delle scuole, seguono con la stessa inclinazione la definizione degli spazi di pertinenza esterna di ogni nucleo scolastico: ogni scuola infatti dispone di un cortile proprio per le attività all’aperto, siano esse ludico scolastiche o ricreative, in modo da garantire che differenti fasce d’età possano restare adeguatamente distanziate al fine di una gestione degli spazi della socialità e della relazione rispettosa e sensibile per tutti gli alunni. In particolar modo il cortile verde di pertinenza della scuola dell’infanzia risulta essere quello meglio separato dal contatto con gli altri alunni: tale giardino, infatti, non ha punti di contatto con i giardini delle altre scuole essendo lambito a nord dallo spazio di pertinenza della mensa e a sud dal parcheggio. Mediante il solco tracciato nel centro dell’area, che a conti fatti, altro non è che un grande viale pedonale, come fosse una zona a traffico limitato che si dipana tra un fronte e l’altro di una cortina di edifici del centro di una città, si possono raggiungere a distanza di qualche decina di metri sia la mensa che la palestra, accompagnate a lato da un percorso coperto vetrato che garantisce il riparo in caso di maltempo nel frangente dello spostamento; l’alternativa di un percorso ipogeo è infatti stata scartata per evitare costi eccessivi, scavi e volumi interrati superflui in una zona in cui la falda è abbastanza alta e, non da ultimo, per garantire l’esecuzione dei nuclei scolastici per step indipendenti l’uno dall’altro. L’accesso al polo scolastico è inoltre diversificato in base alla categoria di utenza: perfettamente raggiungibile a piedi o in bicicletta mediante i percorsi ciclo-pedonali per gli studenti di San Pietro Viminario (alcuni tratti di tale percorso sono già indicati dallo strumento urbanistico vigente); i genitori che accompagnano i figli in automobile dispongono di tre parcheggi distribuiti in modo sufficientemente equo nell’area di progetto (due di questi sono ricavati in una indicativa ristrutturazione degli spazi e dei percorsi del centro sportivo esistente per garantire l’accesso agli sportivi direttamente da nord anche nelle ore serali senza dover accedere da sud e quindi attraversare tutta l’area); su via Volta (e quindi dall’accesso a traffico limitato) è prevista anche una piazzola di sosta per autobus e scuolabus che garantirebbe lo sbarco degli scolari direttamente nella zona pedonale protetta. Per quanto riguarda l’accesso degli operatori del servizio catering per il funzionamento della mensa, è previsto un accesso specifico e per i soli addetti direttamente da via Volta nello spazio di pertinenza del retro della mensa stessa (retro sul quale insistono gli spazi di stoccaggio delle pietanze).

3.LINEE GUIDA Il polo scolastico, sebbene come s’è detto realizzabile per stralci successivi di completamento ma perfettamente funzionante in qualsiasi versione di work in progress, deve disegnare e regolare mediante la forza dell’architettura, prima ancora che gli interni, tutto ciò che la circonda e deve rappresentare, a nostro avviso, caratteristiche d’insieme sempre riconoscibili al medesimo filo conduttore: non è pensabile, infatti, prevedere edifici che nulla hanno a che spartire fra loro, anzi l’azione di progetto è volta a differenziarsi secondo eterogenee necessità logistiche ogni qualvolta sia reso indispensabile ma pure incline ad unificare il linguaggio espressivo finale. I tre nuclei scolastici utilizzano analogie espressive piuttosto evidenti: la disposizione planimetrica, sebbene non perfettamente percepibile da quota strada, è il punto focale attorno al quale si struttura l’intero polo scolastico-sportivo ed è quindi di per sé generatore di ordine e di regole che in qualche misura l’utente (o il semplice passante) è comunque in grado di assimilare e riconoscere. Tale segno planimetrico, che si conforma come la spina dorsale di ogni singolo edificio, è inoltre segnato con grande energia con dei setti murari, delle quinte sceniche, che rivolte verso nord si accollano l’intero volume di loro competenza: l’apice della tensione che insiste su queste possenti partizioni murarie si raggiunge, quasi paradossalmente, quando le stesse, in vicinanza del percorso pedonale centrale di collegamento (l’asse principale) si annullano improvvisamente per lasciar proseguire – solo idealmente – il loro tracciato mediante una parete vetrata che infine si annulla sui portali di accesso. Rivolgere questi muri quasi interamente cechi a nord risponde ai requisiti prestazionali climatici ed energetici oltre che essere, appunto, spunto estetico per una chiara definizione degli ambiti di ogni singola scuola: le uniche aperture sono rappresentate da feritoie orizzontali, bassi e larghi tagli che, oltre a garantire il massimo isolamento invernale dal fronte meno esposto all’irraggiamento solare, consentono anche di comunicare senza ambiguità che gli spazi di pertinenza degli edifici sono rivolti a sud, fronte che vede gli ambienti completamente permeabili, struttura di uno spazio senza soluzione di continuità con il verde prospiciente. La semplicità degli elementi strutturali dei volumi scolastici ha imposto una soluzione altrettanto semplice per la gestione di un nodo importantissimo per ognuno di questi edifici: l’atrio della scuola è, per certi aspetti, l’immagine stessa dell’intera scuola, una sintesi di tutto quello che all’interno viene rappresentato quotidianamente nelle relazioni tra docenti e discenti. Sono collocati in parallelo al percorso centrale in posizioni però leggermente sfalsate tra loro, ma per mole e caratteristica di massa visiva, ancora una volta, parlano lo stesso linguaggio: un grande portale, alto più della scuola (che di fatto viene nascosta), sventrato per un quarto della sua dimensione, squarcio nel quale si ottiene l’atrio vero e proprio, l’ingresso, il passaggio possibile dal percorso centrale alla propria scuola, come un rito iniziatorio da ripetere tutte le mattine entrando e tutti i pomeriggi uscendo in direzione opposta, ieratico per la sua determinatezza ma giocoso e scanzonato al tempo stesso per il colore con il quale si manifesta, giallo per la scuola d’infanzia, blu per la scuola primaria e rosso per la scuola secondaria. Una grande “L” appoggiata al suolo, di fatto una struttura intelaiata con una trave reticolare a sbalzo, rivestita da gres porcellanato cristallizzato non smaltato nelle tre versioni cromatiche: dal viale pedonale si ha così uno scorcio inedito, assolutamente anticonformista, un diaframma urbano costruito a tavolino che scandisce con queste masse di colore ambienti simili eppure al tempo stesso diverse; si crea in tal senso un polo scolastico come un network di eventi difformi che però trovano perfetto agio sulla stessa maglia strutturale. Appena al di sopra di questi severi (e al contempo sarcastici) portali, una scritta in bassorilievo a caratteri cubitali ricorda quale preciso ambito scolastico si sta per visitare, ma ancora una volta la scritta (ad esempio “scuola d’infanzia), che è appunto emblema dell’istituzione stessa, non si prende troppo sul serio e si propone senza spazi tra le parole e con la sfilza di caratteri in loop: si lascia ad intendere che la prosecuzione della scritta porta all’interno del luogo nel quale diverrà effettivamente sostanza semantica di ciò che essa rappresenta. Gli edifici delle scuole sono dunque delimitati dal fronte nord mediante un setto poderoso, sul percorso centrale dall’atrio e a sud ricercano costantemente continuità di spazio con l’esterno: l’utilizzo dei brise soleil a tutta altezza come pelle esterna di quest’ultima facciata (la più esposta all’irraggiamento solare) trova la sua radice più consistente nella possibilità che essi garantiscono per la modulazione della luce filtrante all’interno delle aule. Come si evince dalla sezione rappresentata nella tavola nr.2, l’aggetto della copertura è sufficiente ad allontanare la potenza termica diretta estiva mentre garantisce alla luce invernale di penetrare all’interno degli edifici seppure, mediante la scansione orizzontale dei brise soleil, assicura luce diffusa ed uniforme; nel caso in cui si necessiti l’oscuramento totale dell’interno aula, sono montate all’interno delle aule (sulla scansione modulare del serramento) tendaggi a rullo avvolgibile colorati in tinta con il colore caratterizzante l’atrio d’ingresso ad “L”. Ma la copertura, fondamentalmente piana ma con leggero compluvio in vicinanza del muro a nord, offre anche la possibilità di realizzare un tetto giardino vegetato da specie termofile abbastanza resistenti all’aridità: tale prato arido è strutturato in modo tale che l’approvvigionamento idrico avvenga attraverso processi naturali, i costi di realizzazione sono abbastanza contenuti ed in ogni caso contribuisce in maniera consistente alla regimentazione delle acque ed è soprattutto un efficace strumento di mitigazione e compensazione ambientale. La parte restante del compluvio non supporta la medesima finitura bensì si compone di un elemento altamente tecnologico, performante ed innovativo: trattasi di copertura sinergica semitrasparente con fotovoltaico integrato, tipologia di copertura che protegge l’edificio dal caldo e sfrutta la luce naturale in modo mirato; inoltre, mediante regolazione su angoli di incidenza ottimali come quello proposto, garantisce un alto grado di rendimento solare (energia elettrica). Sulla stessa porzione di copertura, in situazioni in cui non si rende necessario l’illuminamento naturale, trovano collocazione i collettori solari, capaci di trasformare la radiazione solare in calore per la produzione di acqua calda ad uso sanitario. Non da ultimo, la struttura con leggera pendenza verso un punto di raccolta, consente all’acqua piovana di essere incanalata e raccolta in un impianto di recupero ai fini dell’irrigazione dei prati e per lo scarico dei wc. Pensare queste tecnologie spalmate sulle coperture di tutti i volumi in oggetto comporta senza dubbio un forte investimento iniziale ma che, se ben progettato e ad uopo dimensionato, porterà grandi risparmi di gestione e mantenimento in funzione nonché, ovviamente, contribuirà ad un uso strategico ed energicamente altamente performante delle risorse energetiche rinnovabili. La richiesta del bando di prevedere uno spazio per spettacoli all’aperto ci ha suggerito, in prima istanza, di delimitare un’area specifica nella quale poter svolgere all’occorrenza tali manifestazioni. Ma, ad un esame più approfondito, uno spazio di questo genere risulta essere o troppo piccolo o grande divoratore di prezioso territorio che per la maggior parte del tempo resterebbe inutilizzato. Come lo spazio a nord è di completamento per il polo sportivo, l’affaccio a sud è chiaramente identificabile come piazza d’ingresso per tutte le funzioni prettamente scolastiche (non a caso proprio in questa posizione sono convogliati i diversi percorsi di trasporto, pubblico e privato): alla grande piazza, con al centro un maestoso albero esistente, si accosta l’asse pedonale che porta al polo scolastico ed infine a quello sportivo mentre ben delimitata da dissuasori di traffico un parcheggio per auto per gli insegnanti o per i genitori che attendono l’uscita di scuola dei figli. Quest’area sembra predisporsi naturalmente per la realizzazioni di manifestazioni all’aperto: in città si chiudono interi quartieri, strade, si delimitano zone di traffico, in questo caso sarà sufficiente adibire per tempo tutta l’area all’evento in programma inibendo unicamente la sosta ai veicoli nell’area normalmente riservata a questo scopo ottenendo così uno spazio ampio e versatile senza togliere altro territorio prezioso per gli ambiti scolastici.
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    1.PREMESSA La fondazione dei nuclei abitati ha da sempre visto l’insediarsi delle funzioni pubbliche attorno alle quali sviluppare, con logiche differenti a seconda dell’epoca di strutturazione della “città”, le zone residenziali; di fatto, l’abitudine e l’assuefazione a vivere in comunità nelle quali la presenza dei luoghi e degli edifici di carattere pubblico è palesata dalla loro centralità storica nell’assetto urbano, potrebbe rappresentare, in estrema sintesi, il vero grande ostacolo da...

    Project details
    • Year 2009
    • Client Unione Metropolis
    • Status Competition works
    • Type Kindergartens / Schools/Institutes / Sports Centres / Sport halls / Fitness Centres
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