Ricerca tra moderno e tradizione. | piergavino cherchi

La colonia penale di Porto Conte Alghero / Italy / 2008

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Gli episodi del passato son sempre interessanti da studiare, alcune soluzioni riproposte con la tecnica contemporanea, possono darci le idee per il presente.

Gli anni 30 del Novecento sono per altro quelli del terzo passaggio della politica
governativa fascista in merito a territorio e insediamenti abitativi: dopo le nuove città di bonifica e le trasformazioni urbane dei centri storici è la volta delle città di categoria dal carattere più o meno produttive. Sono il segno di una politica di reazione alla declinante fase economica mondiale, ricaduta anche entro il territorio nazionale, cui Mussolini ribatte appellandosi in varie forme alle pratiche autarchiche.
Abbandonando ogni poetica razionalista, all’inizio favorita dal nuovo regime, in questi progetti non prevale la logica modernista di dare vita a un nuovo mondo, semmai la linea di riferimento segue politicamente e culturalmente la continuità con la romanità del fare, dell’impero e delle sue città di confine. Una sottile linea di confine vede confrontarsi in maniera fragile modernità e storia, ideologia e simbolismo del nuovo potere, economia e culturale materiale, e mette ancora in evidenza il filo rosso che segna l’identità dell’architettura moderna italiana del Novecento che vede un confronto ma anche scontro tra modernità, storia e tradizione uno dei suoi caratteri fondanti, un bagaglio di esperienze che va dal ruralismo funzionalista di Giuseppe Pagano al monumentalismo urbano di Marcello Piacentini.
L’Architettura delle città di fondazione comincia a prendere in considerazione involontariamente il neorealismo, di una stagione in cui si cercò di risolvere la pericolosa distanza tra la gente comune e la cultura del moderno, guardando in maniera nuova alla tradizione, in una serie di laboratori costruttivi e progettuali in cui si sperimentò un modo di essere moderni confrontandosi con le tecniche e le materie delle costruzione tradizionale, in questo dibattito culturale si inserisce la figura di Arturo Miraglia già autore del piano di Fertilia dove si incontrano il lessico Neo-Futurista italiano, con il Neo-plasticismo, il nome dato al razionalismo proveniente dai Paesi Bassi, testimonianza di questa combinazione di idee è la scuola elementare (fig.1 ), unico edificio realizzato del piano, la seguente trattazione analizza un secondo intervento, di Miraglia: non lontano da Fertilia, nel 1939 si costruisce la colonia penale agricola di Porto Conte-Tramariglio, nel contesto della bonifica per riprendere il discorso iniziale, che alla politica abitativa del regime, segue la fase produttiva.
In un periodo storico caratterizzato dalle leggi autarchiche, il progettista rinuncia a ogni acrobazia costruttiva, per un recupero formale, sia in pianta che negli alzati, della tradizione storica italiana, la città comunale e rinascimentale, il continuo ricorso ad una composizione simmetrica, soprattutto in quella che definiremo “architettura civile”; l’edificio centrale con i due bracci, la chiesa e l’ospedale, mentre per le residenze, in particolare sia il villino per impiegati scapoli , che il villino del direttore, Miraglia considera un linguaggio architettonico con elementi provenienti dall’esperienza moderna, finestre ad angolo, finestre ad oblò e l’assimmetricità per i due degli edifici citati, ed infine la volontà del ricorso alla copertura piana, volontà! perché in realtà è formata da robuste capriate nascoste da alti attici, dimostrando come nel progettista sia radicato “il modernismo”, da nascondere un elemento legato alla tradizione come il tetto a falde sostenuto dalla relativa carpenteria. Miraglia nel dibattito architettonico si pone in una posizione di confine, come già visto nel piano di Fertilia, in questo aspetto tendo a paragonarlo ad Angiolo Mazzoni, personalità oggi considerata come una delle più significative nell’architettura italiana tra le due guerre, dopo un lungo periodo in cui era prevalso quello che Carlo Chiarini ha definito: un atteggiamento di voluta dimenticanza (…) dovuto soprattutto a motivazioni politiche-ideologiche che oggi nello studio dell’architettura moderna in Italia non hanno più ragione di esistere, la sua formazione eclettica lo porta a considerare esperienze che vanno da Mackintosh a Berlage sino alla secessione viennese completandosi con studi di esempi appartenenti all’area culturale germanica; dalle sue realizzazioni risulta evidente come egli abbia seguito con attenzione movimenti quali il costrutivismo russo l’espressionismo di Mendelsohn, la scuola di Amsterdam, come progettista all’interno del Ministero delle comunicazioni realizzò numerose opere tra cui ricordiamo la stazione Santa Maria Novella a Firenze gli uffici delle Poste e Telecomunicazioni di Gorizia, Varese e Sabaudia questo ultimo edificio protetto dalla locale amministrazione come testimonianza importante dell’architettura moderna italiana.
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    Project details
    • Year 2008
    • Work started in 2007
    • Work finished in 2008
    • Status Completed works
    • Type Landscape/territorial planning / Office Buildings / Graphic Design
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