Concorso d'idee Serbariu dalla discarica all'ecoparco | piergavino cherchi

Guardare al passato per ritrovare il futuro Carbonia / Italy / 2010

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1 Premessa
Dopo anni di attività economica basata sull’industria mineraria ed una eccessiva antropizzazione del territorio, ci si pone il problema del recupero. Recupero di nuove morfologie testimoni dell’attività dell’uomo dove le scienze dell’architettura e del paesaggio non possono servirsi in maniera totale della geometria euclidea. Più funzionali sono altri significati come “segno e traccia”. Tracce, non tracciati rettilinei appartenenti a vetusti schemi del passato. Se ci si riferisce al concetto di traccia, esso si confronta con la morfologia del luogo e del paesaggio. Il suo passaggio può esser sottolineato da un altro tema quello del liquido che per sua natura fisica segue il tracciato, concetto contemporaneo, ma anche passato giacché il fiume disegna la morfologia della valle.
La miniera di Serbariu rappresenta un ambiente fortemente segnato dall’attività umana, quindi si pone il quesito della creazione di un paesaggio alternativo, ma eco compatibile con il territorio, dove si crea un forte contrasto tra i segni che l’uomo ha lasciato e la natura che tenta di riprendersi gli spazi originali. L’intervento si pone come elemento mediatore tra le due forze: quella umana e quelle naturale, privilegiando quest’ultima.
2 Motivazioni
Guardare al passato per programmare il futuro è un concetto non solo valido per l’architettura, ma anche per la scienza in generale. La città di Carbonia è stata fondata durante l’ultimo conflitto mondiale, ma il suo territorio è antico quanto l’Isola oppure quanto il fossile (Carbonio) contenuto nelle sue viscere. Si è ritenuto rilevante sottolineare l’importanza delle stratificazioni fossili, ma anche della fatica degli uomini per estrarlo. Le architetture disegnate riprendono il tema del fossile attraverso scheletri in acciaio che ricordano la forma di antichi forme viventi, senza la cui morte e successiva sedimentazione non troverebbe esistenza il prezioso combustibile. I medesimi scheletri privilegiano la dimensione longitudinale senza alcuna mediazione con il terreno ricordando, con la loro forma, le gallerie generate dal lavoro umano e quindi favorendo, soprattutto per il museo, il carattere ipogeo del sistema costruttivo.
2.1 Aspetto costruttivo
I sistemi costruttivi possono esser in opera per sottocantieri sottolineante dal modulo delle navate del duomo longitudinale e del laboratorio. Ogni coppia di sostegni in acciaio rappresenta un modulo. Nel laboratorio, il modulo contiene gli spazi degli studi di lavoro e dei relativi servizi. Durante la fase del cantiere una gru può esser montata in posizione mediana rispetto al laboratorio e alla collina servendo più sottocantieri quindi ottimizzando i tempi ed i costi di realizzazione. Lo stesso sistema del modulo utilizzato nei laboratori viene riproposto con maggiore semplicità nelle serre bioma in quanto al loro interno sono vuote. La serra bioma è divisa in due parti per avere una maggior di ecosistemi e quindi renderne funzionale almeno uno quando l’altro è ancora in costruzione. Le due parti saranno divise da una costruzione a servizio delle attività svolte all’interno degli ambienti descritti. I lavori di movimentazione delle terre sono ridotti al minimo, i principali percorsi e le linee d’acqua seguono i percorsi di valle.
2.2 Aspetto bioclimatico
Rispetto a quanto proposto dal Master Plan, fornito dall’organizzazione del concorso, nel proposta di intervento sono state apportate delle modifiche funzionali relativamente all’orientamento del laboratorio. Il prospetto principale di quest’ultimo è stato orientato in direzione sud per avere il massimo in termini di illuminazione e riscaldamento durante il periodo invernale, evitando con le opportune schermature naturali (essenze rampicanti dei tipi, hedera e lonicera) e artificiali l’eccessivo riscaldamento estivo. Il lato nord dello stesso edificio è parzialmente interrato per sfruttare l’accumulo termico del terreno durante la stagione invernale tramite appositi condotti geotermici. Tali condotti vengono sfruttati anche nel corso della stagione estiva congiuntamente a delle aperture superiori, per allontanare l’aria calda l(”effetto camino”). La presenza dello specchio d’acqua non riveste solamente un carattere estetico, ma anche bioclimatico, in quanto congiuntamente alle correnti ascensionali estive contribuisce ad incanalare l’aria fresca all’interno dell’edificio per poi risalire verso i piani superiori. Per i lastricati saranno privilegiati materiali naturali, oppure il naturale profilo del terreno evitando ogni superficie artificiale che provochi il surriscaldamento dell’ambiente, tipo c.l.s. o bitume. Saranno scelte piante appartenenti all’ecosistema mediterraneo, bisognose di minime manutenzioni e quindi di modeste quantità d’acqua (ad es. lavanda, mirto, rosmarino, corbezzolo, ed altre). Sarà evitato ogni trattamento delle superfici assimilabile al prato inglese od altro non identificabili con l’identità del luogo.
3 Scelte compositive
La forma del laboratorio e della serra contenenti i biomi si adattano alla morfologia del luogo con movimenti sinuosi, cercando un dialogo con il contesto pur senza dominarlo .
Le architetture simulano un movimento di un organismo vivente, del quale rimane solo lo scheletro diventato sostegno e contenitore dell’attività umana. Per sottolineare la forma sinuosa sia del laboratori sia delle serre biomil l’esterno viene risolto adottando dei setti murari volutamente estesi per evidenziare le diverse geometrie delle architetture. Il muro è un elemento indispensabile nel paesaggio sardo in questo contesto viene reinterpretato, rinunciando all’elemento lapideo per un cromatismo omogeneo che consenta di evidenziare le diverse texture disegnate dalla natura, rappresentanti i diversi tipi di formazioni di flora caratterizzanti il clima mediterraneo. Le linee scelte sono sinuose ma anche aspre ed acute per ricordare la durezza del lavoro in miniera, energia generatrice dell’attuale morfologia. Si è evitato di riprendere vecchi schemi con la prospettiva scontata, per studiare un percorso percettivo dando conforto anche alle persone con difficoltà motorie visive e uditive, per questo motivo lo stesso percorso è segnato dal muro elemento di riparo e sicurezza.
4 Relazioni con la morfologia
4.1 Laboratorio e sistemazioni esterne
L’intervento si inserisce nella morfologia attuale senza alterarla anche se è stato creata dall’attività umana. L’intervento di “levare”la terra è ridotta al minimo. L’architettura del progetto si inserisce nel paesaggio col medesimo linguaggio dei rilievi senza cercare di dominarlo, ma dialogando attraverso il concetto di “traccia nel territorio” , La traccia può essere occupata dall’attività dell’uomo, attraverso la costruzione del laboratorio, oppure dalla natura tramite il suo fluido più prezioso, l’acqua, originando il lago (ontogenesi di un luogo).
4.2 Percorso giardino delle miniere
L’aspetto morfologico è stato rispettato , in quanto per costruire tale opera sono previste solo sistemazioni superficiali del terreno. La strada–percorso è stata ricavata seguendo il tracciato più lungo ma con minima pendenza per facilitare l’accesso e la fruibilità da parte di uomini e mezzi. Il percorso è anche un museo-aperto, infatti nelle pendici della collina sono rappresentati esempi di tecniche di ingegneria naturalistica intervallati da affioramenti rocciosi e piante, capaci tramite le radice di assorbire i residui dei metalli. Nel lato opposto alle pendici il percorso è segnato da setti murari con pergolati in metallo, ideali sistemi per il riparo del visitatore, ma anche teche lapidee dove riepilogare le caratteristiche degli habitat rappresentati nel giardino.
4.3 Museo
La forma della collina dove inserire il museo delle miniere si presenta alla sua quota massima pianeggiante e scontata, senza elementi di sorpresa, conseguenza dell’attività umana. Per alterare la situazione si è creata una forma curva che “esce dal terreno” sollevandosi verso l’alto senza abbandonare la terra, “materia” importante negli anni passati, per il lavoro e lo sviluppo economico e sociale del territorio di Carbonia, quindi non abbandona la terra, la memoria storica . Il tentativo è quello di creare un’architettura sospesa tra la terra e il cielo, quindi tridimensionale in grado di coinvolgere nel suo movimento il sito attraverso terrazzamenti e sentieri intervallati da “recinti” di essenze vegetali, integrandosi in maniera totale con il giardino delle miniere. Il tentativo è anche quello di superare il rapporto terra architettura eliminando ogni elemento di mediazione tipico del passato per dare al visitatore la sensazione che la struttura sia poggiata sul sedime invece che solidale alla robuste strutture di fondazione.
5 L’ architettura
5.1 Laboratorio
L’architettura riprende la forma dello scheletro, assimilabile ad un organismo preistorico dove i singoli elementi, “le costole” sono i sostegni degli elementi che delimitano il volume interno. Le altezze dei sostegni in acciaio non sono costanti ma variano per simulare il movimento, sottolineando ancora una volta l’aspetto organico dell’architettura. Lo scheletro contiene i moduli dei laboratori dove oltre gli studi di lavoro sono presenti i servizi igienici e mensa. I rilevati in terra al primo livello sembrano dare l’impressione di un manufatto poggiato sul terreno, invece lo scheletro è sostenuto do una sistema di travi e pilastri, in acciaio. La ricerca del legame con la terra è una costante nella proposta di progetto. Un altro elemento che identifica l’architettura sono le schermature solari di colore rosso intenso, la decisione di scegliere tale cromatismo è dovuta alla necessita di creare un dialogo di contrasto con la natura circostante, inoltre lo sviluppo orizzontale della stessa schermatura attribuisce all’architettura stessa un carattere continuo e omogeneo, importante per la riconoscibilità del manufatto. Analizzando l’aspetto funzionale dell’edificio, si è considerato un piano terra con uno spazio dedicato ad esposizioni temporanee, separato dall’esterno da una parete in vetro, nel medesimo livello si trova una cavea in continuium con una parte esterna sistemata a gradoni,. La soluzione parzialmente ipogea permette di regolare e gestire in maniera più razionale l’illuminazione naturale. Al primo livello si trova il modulo funzionale comprensivo di ambiente di lavoro e relativi servizi rispettosi della legge 13 (abbattimento delle barriere architettoniche), la scelta di dimensionamento per moduli permette di facilitare la fase esecutiva delle opere. Al secondo livello si trovano i locali direzionali con l’archivio e la biblioteca con i relativi servizi, gli ambienti citati in alcuni casi sono intervallati da terrazze panoramiche, con il piano di calpestio risolto con il metodo del tetto-giardino, un sistema costruttivo legato a scelte di sostenibilità energetica. Anche i collegamenti verticali sono stati risolti con il metodo del modulo, formato da una scala a chiocciola e una piastra elevatrice, una simile permette di superare il dislivello di circa 1m tra il piano terra e il piano della cavea.
5.2 I biomi
La geometria della serra-bioma definisce con il laboratori lo spazio, delle architetture dedicate al tema del “fossile”, quanto mai attuale in questo sito, dove il lago rappresenta una traccia “antica” ideale luogo di riposo dell’acqua. Anche l’architettura del bioma riprende la forma dello scheletro di un essere preistorico. Il variare della sezione trasversale associato al profilo curvilineo della dimensione longitudine, materializza una figura dal movimento plastico. Il disegno cerca di approfondire il linguaggio contemporaneo in rapporto all’ambiente mediterraneo, seguendo teorie e linee provenienti dai maestri della penisola iberica. Lungo la direzione longitudinale il bioma è diviso in due tronchi da un edificio disegnato sempre seguendo un ‘architettura dal lessico contemporaneo ma orientato verso linee più razionali dove predominano forti agetti e passerelle che avvicinano il volume ad una dimensione orizzontale, ricordando in qualche aspetto il razionalismo italiano degli anni 30.
5.3 Il museo delle miniere
Si è cercato di stabilire un profondo rapporto tra la storia delle miniere di Serbariu e il progetto. Il visitatore all’interno del museo deve percepire il vero significato della miniera e sopratutto del lavoro svolto all’’interno delle gallerie.
5.3.1 Esterno
L’architettura proposta si pone come elemento di dialogo tra cielo e terra, la forma resta volutamente sospesa per legare i due elementi naturali citati. La terra rappresenta il rapporto con il passato del sito, il lavoro dell’uomo, quindi la memoria storico, questo aspetto è rafforzato dalle sale ipogee dove si percepisce l’aspetto materico del terreno. L’architettura protesa verso cielo, invece rappresenta il tentativo del luogo di farsi conoscere al mondo come centro di eccellenza per lo studio e sviluppo di teorie legate all’ecologia e al recupero di siti industriali abbandonati , un recupero non solo paesaggistico ma anche economico e sociale. La forma architettonica del museo riprende l’orientamento delle curve di livello della morfologia esistente, due bracci dal profilo leggermente curvo avanzano rispetto ad un nucleo centrale simulando una geometria rotatoria . I due bracci formano al centro della figura una corte centrale dalla forma triangolare, dove trovano posto le vasche delle piante acquatiche e il terreno dove mettere a dimora le essenze provenienti da altri habitat del bacino mediterraneo simili al contesto di Serbariu. Nei bracci prevale la dimensione longitudinale rispetto a quello trasversale ricordando le gallerie delle miniere sia nella geometria sia nei colori,
5.3.2 Interno
Il filo di collegamento tra esterno e interno sono le aperture, queste all’esterno simulano la giacitura delle sedimentazioni degli strati di terreno, mentre all’interno regolano l’illuminazione naturale fondamentale sia per l’aspetto estetico che energetico. Lo spazio interno del museo non rappresenta un contenitore inerte dipinto di bianco, ma delle pareti costruite intorno alla collezione, dove ogni cosa serve per prolungare le emozioni del manufatto esposto, dove tutto è studiato per ripararlo dalla luce pur catturando il raggio di sole indispensabile per la vibrazione e spiritualità.
5.3.2.1 Sale superiori
La ricerca del design interno ha riguardato il rapporto della luce con i materiali considerati (legno di tonalità scura per il contro-soffitto e pietra lucidata per i pavimenti). La luce proveniente dalle aperture è schermata da una parete in vetro in modo da raggiungere il manufatto gradatamente, permettendo di percepirlo in tutte le sue linee, pavimenti e soffitti devono assorbire la luce senza restarne travolti dall’intensità. La parete in vetro è distante dalla chiusura esterna 30-35cm, costituendo un efficace strumento di regolazione bioclimatica, durante la stagione calda, l’intercapedine viene collegata ad appositi condotti geotermici dove passa l’aria fresca proveniente dal sottosuolo, mentre in inverno nei medesimi condotti passa l’aria calda proveniente sia dal sottosuolo (nella stagione invernale la temperature del terreno si mantiene più alta dell’ambiente esterno), sia dall’impianto di riscaldamento a pavimento alimentato da collettori modulari. La copertura piana è risolta con la tecnica del tetto giardino, sorretto da una struttura statica di travi in acciaio rifinita da un contro-soffitto in legno, completando i sistemi sostenibili del manufatto descritto. Dall’area di ricevimento-biglietteria in poi, il pavimento delle sale, assume una leggera pendenza verso l’alto, tale scelta contrasta con la teoria delle aperture orientate verso il basso creando un effetto surreale al visitatore. I bracci delle due sale terminano in direzione meridionale con una vetrata aperta sul paesaggio.
5.3.2.2 Sala ipogea
Durante la stesura delle prime linee progettuali abbiamo avvertito è“sentito” l’esigenza di creare uno sala “ipogea”, spazio indispensabile per un dialogo tra architettura e terreno. Si è lavorato su due assiomi di progetto. Il primo; all’interno della sala il visitatore ha la possibilità di vedere anche la parte sotterranea del giardino delle miniere, attraverso pareti trasparenti e appositi punti luce, radici bulbi e terra rappresentano l’altra dimensione del mondo vegetale rispetto a fiori e foglie, inoltre introducono gli elementi per risolvere il secondo assioma. Terra, radici e piante separate dallo spazio interno da una parete in vetro rappresentano il fondale ideale per visitare collezioni di opere o immagini legate alla miniera, completa il ricordo delle antiche gallerie il contro-soffitto in legno simile alle impalcature disposte nel passato per riparare i minatori durante il lavoro. Lo studio del pavimento è stato indirizzato verso soluzioni più attuali costituite da elementi lapidei di tonalità grigio-azzurra traslucidi, per far risaltare la calda matericità della terra al di là delle pareti in vetro.
6 Il paesaggio
L’intervento mira nel mantenere alcuni aspetti della discarica e della miniera, pur ri-progettando il paesaggio, attraverso l’introduzione di aree di verde “ragionato” lontani da vecchi schemi classici beaux arts dominati dalla simmetria. L’estetica proposta si base sul significato di contrasto, di colori, di materiali e forme, attraverso l’utilizzo anche di specie vegetali inedite per l’arte del giardinaggio in Italia come le piante graminacee, essenze comuni nelle praterie della Sardegna nell’interno come nella costa, inoltre non possiedono la voracità idrica del “prato inglese “ e del bouganville consentendo un risparmio di costi di manutenzione e del prezioso liquido.
6.1 Ecosistemi della Sardegna
L’aspetto paesaggistico non può essere separato dal concetto di ecosistema, una delle materie fondanti per il nuovo eco-centro di Serbariu. Nelle aree esterne al laboratorio e al museo delle miniere sono proposti vari tipi di habitat. Gli ecosistemi originari dell’isola come la foresta d’alto fusto e la foresta delle sclerofille sempreverdi, ma anche quelli originati dal disturbo umano come i vari tipi di macchia bassa e gariga. Infine i siti dove l’abbandono dell’ attività industriale soprattutto di tipo estrattivo, crea le condizioni per la colonizzazione del terreno da parte di piante pioniere e la formazione nel medesimo di pozze d’acqua stagnante tra i residui delle antiche lavorazione, si creano le condizioni per la formazione di un nuovo habitat, da verificare per le potenzialità espressive ma anche nocive.
6.2 L’area esterna al laboratorio. ( La memoria storica)
L’anfiteatro naturale sito di fronte al laboratori racconta le vicende del bosco in Sardegna attraverso le formazione mesofile e termofile anche se in alcuni casi maestose, rappresentano fasi transitorie dovute al disturbo umano. Mentre nella parte più bassa, nei pressi del piccolo lago è situato il bosco formato dalle essenze arboree da frutto e formazioni idrofile, un accostamento presente nei frutteti di parecchi paese del territorio. Completa la composizione nella parte inferiore della grande cavea naturale la prateria delle graminacee ornamentali, separata dal bosco mesofilo da un muro dipinto con tonalità calde. Il dislivelli della cavea sono evidenziati da piccoli muri in pietrame ancora un richiamo ad un elemento tipico del paesaggio sardo e da percorsi pedonali o ciclabili da eseguirsi in materiale sostenibile, legno o terre stabilizzate. Nelle pendici del grande anfiteatro naturale sono sistemati gli impianti di fitodepurazione collegati sia al bioma che al laboratorio, le acque depurate possono essere riutilizzate nelle varie attività dell’eco-centro, con un risparmio idrico non indifferente, infatti l’acqua biologicamente pulita passa attraverso un’ulteriore vasca a flusso superficiale (free-water) raccolta nel lago oppure in altri depositi, viene pompata tramite, pompa fotovoltaica nelle cassete di scarico dei bagni. Si propone un nuovo “luogo” con riferimenti importanti al paesaggio storico pre-industriale del Sulcis-Inglesiente, in sostituzione di un non “luogo”, basato su una strategia di ricucitura di entità morfologiche diverse, dove il fattore tempo per la sua rilevanza, all’interno di un progetto del paesaggio costituisce un indispensabile strumento di lavoro. Diversi tempi si sedimentano con l’alternanza delle stagioni, attraverso la differente luce solare, determinando colori dalle infinite sfumature su di un fogliame sempreverde o stagionale. Il sito trasformato in luogo diventa anche occasione per lezioni all’aperto alle nuove generazioni su materie legate al rispetto della natura.
6.3 Il giardino roccioso (la sperimentazione)
Rappresenta i temi della sperimentazione e dello studio di specie endemiche vegetali e animali presenti nei siti abbandonati dall’attività estrattiva. Un percorso didattico realizzato con materiali sostenibili, si muove verso la collina, con una pendenza adeguata per qualsiasi utente, il pendio del rilevato è una teca naturale dove si trovano gli elementi del giardino roccioso. Nella prima parte del percorso sono sistemate le aree tematiche, costituite da habitat essenzialmente rocciosi , accanto alle piante con capacità di bio-accumulo di metalli pesanti, tra le quali Alyssum bertolonii, Berkheya coddii, Brassica napus, sono associate ad altre formazioni come le lamiaceae, comprendenti circa 3000 specie la maggior parte, delle quali, preferisce gli ambienti aperti e soleggiati, entrando nella costituzione di macchie e garighe (Phlomis fruticosa, Salvia triloba), pascoli aridi montani (Stachys tymphaea), pascoli aridi termofili (Micromeria graeca), pascoli umidi (Prunella vulgaris), consorzi terofitici effimeri (Sideritis romana). La realizzazione di piccoli specchi d’acqua permette inoltre di vedere le specie igrofile tipiche degli impluvi e dei ristagni d’acqua presenti sui depositi minerari. La parte centrale del percorso sino alla prima curva è dedicata alle tecniche di ingegneria naturalistica e al recupero ambientale, sono descritte le principali essenze in grado con le radici di sostenere i terreni instabili, in seguito la prima parte del percorso termina con un altro settore dedicato alle piante bio-accumulatori di metalli alternate ad essenze aromatiche tipiche delle formazioni di gariga. La seconda parte del percorso riguarda la descrizione e trasformazione dei principali ecosistemi presenti in Sardegna, l’area è divisa in settori tematici ospitanti le diverse fasi del clima mediterraneo . Il visitatore vede attraverso la costruzione di un ragionamento logico-dinamico il passaggio dal bosco d’alto fusto alle varie fasi della macchia mediterranea, non manca in questo settore una vasca d’acqua per ospitare le piante tipiche della fitodepurazione. In una sezione del giardino, situata tra i due bracci del museo, in una sorta di corte aperta sono rappresentate le specie endemiche provenienti da altri territori con clima mediterraneo. Nelle aree tematiche le piante metallo-tolleranti sono alternati ad affioramenti rocciosi e grossolani per evidenziare l’aspetto aspro e desolato delle discariche. I cromatismi cupi delle rocce contrastano con alcune piante di tonalità gialla (come la brassica napus ) creando insoliti paesaggi lontani dal classico concetto di giardino, ma non per questo meno interessante.
6.4 Percorsi
L’analisi del tema ha evidenziato sia l’aspetto funzionale, sia l’inserimento nella composizione del progetto. I percorsi ossia “le strade dell’eco-parco” considerano il medesimo lessico architettonico per motivi di uniformità e riconoscibilità.
6.4.1 Funzionalità
Indispensabile quando gli spazio sono ampi. Due tronchi dall’ingresso principale raggiungono sia il polo museo giardino delle miniere, sia il polo laboratorio-bioma, entrambi con adeguate pendenze per facilitare l’accessibilità anche per gli utenti con difficoltà motorie, uditive e visive, dove necessario come nel percorso che collega il laboratorio con il bioma è presente un elevatore meccanico. Per migliorare l’aspetto sensoriale, le superfici dei lastricati e dei setti murari sono trattate con materiali oltre che naturali anche sensibili al tatto. La presenza dei setti murari solidali al pergolato in elementi in metallo (per accogliere essenze rampicanti), aumenta la percezione di sicurezza degli utenti, inoltre i medesimi costituiscono un solido supporto per cartelli informativi anche linguaggio braille e la planimetria del sito in scala adeguata leggibile tramite il tatto della mano.
6.4.2 Significato storico e aspetto estetico.
Il percorso è accompagnato dalla presenza di recinti murari, in alcuni casi aperti tramite portali sul bosco, il visitatore può scegliere se continuare ad ammirare gli alberi dal cammino, come dei quadri naturali aperti sul muro, oppure oltrepassare la porta attirato dal fascino ancestrale dell’elemento naturale. E’ chiaro il riferimento alla storia rurale della Sardegna, dove l’importanza del bosco e del limite della proprietà demaniale sono noti fin dagli scritti più antichi, in fase di progetto degli esterni questi significati sono stati ripresi e re-interpretati. Al recinto murario nel percorso che conduce al laboratorio è associata una sottile lama d’acqua, per accompagnare con il caratteristico suono simile ad un ruscello, il visitatore, soprattutto se non vedente.
7 Materiali
La strategia di riferimento è quella di utilizzare soluzioni per componenti mirate a limitare la produzione di rifiuti di costruzione e il consumo di materie prime non rinnovabili.
7.1 Laboratorio
7.1.1 Struttura portante
Si è studiato uno scheletro portante formato da un sistema di elementi (verticali e orizzontali) in acciaio) sui quali si scarica tramite travi a doppio T sempre in acciaio il peso delle chiusure orizzontali.
7.1.2 Chiusure orizzontali
La chiusura orizzontale inferiore (vespaio) è costituita da un massiccio drenaggio di pietrame reperito in loco, la superficie di sedime dopo aver ricavato gli spazi fondali necessari per impostare una serie di piccoli pilastri in grado di sostenere il piano di calpestio è regolarizzata con malta cementizio. I pilastri in conci lapidei alti di circa 40cm sostengono le travi in acciaio sulle quali poggiano: una soletta in c.l.s., i materiali isolanti e la caldana di sabbia con pannelli radianti Le chiusure intermedie sono costituite da solette in c.l.s. sostenute da travi in acciaio. I solai in c.l.s attraverso l’attivazione termica della massa sfruttano la loro capacità di accumulo termico, il calore accumulato riscalda l’ambiente interno in inverno, per far questo bisogna rinunciare al contro-soffitto. La chiusura orizzontale superiore è risolta con la tecnica del tetto-giardino, sistema sostenibile efficiente ed esteticamente gradevole.
7.1.3 Chiusure verticali
Le pareti esterne orientate in direzione sud sono in prevalenza vetrate (vetro-camera), schermati dall’irraggiamento solare da sistemi naturali e artificiali, mentre le pareti orientate in direzione nord sono formate da doppio strato di mattoni pieni in laterizio con al centro l’intercapedine d’aria e il pannello termoisolante in legno, valutando la possibilità di eseguire le giunture a secco.
7.2 Museo delle miniere
7.2.1 Struttura portante
Un sistema di travi e pilastri in acciaio giuntati a secco sostiene solai e pareti del museo.
7.2.2 Chiusure orizzontali
Sopra un robusto drenaggio, un sistema di pilastri in pietra sostiene le travi in acciaio che costituiscono la parte resistente della chiusura orizzontale inferiore, al di sopra della parte statica si posano i pannelli termoisolanti in legno e la caldana in sabbia dove posizionare i pannelli radianti. La chiusura orizzontale intermedia è realizzata con una componente resistente in acciaio, con travetti ripartitori in legno lamellare in grado di sostenere i pannelli termoisolanti in fibra di legno, la caldana in sabbia con tubi radianti e i vari strati di finitura. Mentre la chiusura orizzontale superiore è risolta con la tecnica del tetto-giardino, come per il laboratorio.
7.2.3 Chiusure verticali
Abbiamo previsto lungo il perimetro che delimitano le sale ipogee, pareti trasparenti in vetro-camera, sostenute da pilastri in acciaio a doppio T (le scelte di design interno sono spiegate nel punto 1.8.2.2). La sala superiore è delimitata da una chiusura verticale in legno lamellare e pannelli termoisolanti, sostenuta da pilastri in acciaio con profilo a doppia T, gli stessi cha nella sala ipogea sono da supporto alle
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    Project details
    • Year 2010
    • Status Competition works
    • Type Adaptive reuse of industrial sites / Landscape/territorial planning / Research Centres/Labs
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