Risanamento conservativo e adeguamento funzionale del complesso religioso Madonna della Neve

Quindici / Italy / 2003

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.Il Santuario della Madonna della Neve: note storico – artistiche
Sulla collina di Casa Piana, nel territorio comunale di Quindici, la famiglia Tortora di Bosagro, proprietaria di quasi tutta la collina fino alla zona di S. Romano a monte del sito collinare in menzione, nel 1847, fece erigere un Santuario.
La sua posizione panoramica, in stretta connessione visiva con i casali di Beato e Bosagro, anzi in posizione dominante rispetto ad essi, fu scelta con oculata avvedutezza. La chiesa fu dedicata alla Madonna della Neve.
Il culto di questa effige ha origini molto antiche: narra una leggenda che al Papa Liborio apparve, miracolosamente tracciata sulla neve, caduta in piena estate a Roma, sul colle Esquilino, la pianta della Basilica Maggiore che egli intendeva far edificare. Era la notte del 5 agosto di un anno compreso tra il 352 e il 366 (periodo del suo pontificato) ed in seguito venne istituita la festività della Madonna ad Nives.
In Campania, ed in particolare nella diocesi di Nola, vi sono numerose chiese e santuari dedicati a tale sacra icona: fra i più importanti ed antichi v’è quello dell’Annunziata in cui si venera la Madonna della Neve protettrice e patrona di Torre Annunziata. La sua effige fu ritrovata da alcune paranze di pescatori che, presso lo scoglio di Rovigliano, portarono in superficie una cassa metallica impigliatasi nelle reti. Issata faticosamente a bordo di una delle imbarcazioni ed aperta nella speranza di trovarvi un tesoro disperso, apparve invece l’icona in creta dipinta di una Madonna con bambino. I pescatori, allestita una processione di barche, la portarono nella chiesa di cui prima dove fu sistemata in una cappella. Era il 5 agosto del 1453 e la Madonna pescata fu detta “della Neve”. Risale a quel periodo la nascita della confraternita a cui si deve la diffusione di tale culto in tutta la diocesi di Nola.
Nel Vallo di Lauro le prime tracce di tale culto si riscontrano a Quindici dove già nel 1580, nella chiesa di S. Andrea Apostolo, vi era un altare laterale dedicato al culto della Madonna della Neve.
Dagli atti parrocchiali inoltre si apprende che nel 1802, molto prima della costruzione del Santuario, nel casale di Bosagro era attiva la confraternita della Madonna della Neve la cui festa aveva luogo la prima domenica di agosto. Dal 1850, dopo la realizzazione del complesso, i quindicesi aggiunsero al loro repertorio religioso anche il pellegrinaggio al Santuario, raggiungibile grazie alla strada fatta – nel frattempo – costruire dai Borboni, che da Beato s’inerpicava sulla collina sino a raggiungere Casa Piano.
Come si rileva dalla Cronistoria I. Fusco p. 23, alcuni pellegrinaggi erano addirittura obbligatori, invero prescritti dallo Statuto della confraternita di S. Maria della Grazie, art. 16, a testimonianza della devozione alla Madonna.
Al pari dei pellegrinaggi del 25 giugno al santuario di Montevergine, del 15 agosto a S. Maria della Foce a Sarno, dell’8 maggio al Santuario di Pompei, della terza domenica dopo Pasqua a S. Maria a Parete in Liveri, a del lunedì di Pentecoste a Moschiano presso il santuario della Carità, anche quello del 5 agosto a Casa Piana fu inserito tra quelli obbligatori per la suddetta confraternita.
Numerosi erano i fedeli che si recavano sulla collina per venerare la Madonna e che organizzavano la raccolta di fondi per la realizzazione della festa.
Nel “Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli” del 1797, il Giustiniani, descrivendo Beato e Bosagro quali casali dello Stato di Lauro in Terra di Lavoro, nota che in cima al “Monte Albano è un’antica cappella di S. Romano tra i beni dei Monforti”. Tali beni, tra cui il palazzo Monforti in Lauro (oggi villa Biondi), furono acquistati – nel 1811 – dai Tortora di Bosagro, ereditati poi dai Biondi, ramo femminile della famiglia Tortora, e successivamente donati alle Suore della Carità di Lauro, eredi testamentarie.
In un primo periodo si riteneva che la cappella indicata dal Giustiniani – anche alla luce della ricostruzione relativa ai passaggi di mano testé riportata – potesse costituire il nucleo più antico del Santuario, indagini documentali attestano che le due entità, la cappella di S. Romano e il santuario della Madonna della Neve, sono in realtà due entità distinte (cfr. Domenico Amelia – “Una chiesa scomparsa dai nostri monti: il Santuario di S. Romano” ne “L’ora del Vallo” aprile 2001).
Il complesso religioso si costituisce di vari ambienti disposti su quattro livelli con annessa chiesa, costituente, quest’ultima, il nucleo centrale del complesso. All’interno della stessa sono custodite numerose tombe di famiglia. Esse evidenziano, laddove vi fosse tale necessità, la volontà di creare un luogo di culto e villeggiatura per i vivi e di degna sepoltura per i defunti.
Nella parte centrale della chiesa si possono ammirare quattro monumentali tombe marmoree decorate con lo stemma dei Tortora e le insegne dei personaggi in esse sepolti. Tra essi Mons. Leopoldo (1815 – 1878) e Luciano (1820 – 1887) Tortora, entrambi Protonotari apostolici aulici, Prelati domestici di Sua santità, Cappellani di camera della Maestà delle Due Sicilie, Sindaci apostolici dei padri Alcatarini, Cavalieri gerosolimitani, Costantiniani del Santo Sepolcro dell’Ordine di merito civile di Ferdinando I.
Sul presbiterio si può ammirare la tomba marmorea di Nicola Tortora (1775 – 1855) fondatore del Santuario. Lungo la scalinata che porta in sagrestia sono collocate le tombe di Nicola (1847 – 1891) e Federico (1853 – 1883) Tortora.
Altre sepolture di fattura più semplici si notano all’ingresso della chiesa.
Circa venticinque anni addietro dei ladri, rimasti ignoti, rubarono la bella statua della Madonna sostituita poi con una copia in cartapesta.
Oggi sono le Suore della Carità, proprietarie del santuario, a provvedere alle esigenze del complesso, numerose, onerose e richiedenti un dispendio non indifferente di risorse.

.Relazione architettonica
Il complesso religioso si costituisce – come detto – di vari ambienti disposti su tre piani ad esso si sovrappone parzialmente un sottotetto con copertura a falde, l’altra parte è costituita da una copertura piana con terrazzo calpestabile. L’area di sedime dell’edificio occupa una superficie di circa 270 mq e dispone di spazi esterni latistanti, aventi, in origine, sistemazione ad orto e di un ampia area antistante, orientata a nord, sistemata a verde formale e con una invidiabile posizione panoramica rispetto alla vallata lauretana, alla piana Campana e ai primi rilievi appenninici. Su tale area prospetta la facciata che formalmente rappresenta – secondo gli stilemi dell’epoca di edificazione – il fronte principale dell’edificio. Annessa al complesso v’è la chiesa, costituente, insieme alla torre campanaria, il nucleo centrale del manufatto edilizio. La chiesa occupa una superficie di circa 80 mq, si sviluppa per un’altezza pari a due piani dell’edificio e divide – di fatto – l’edificio, al piano terra ed al primo piano, in due ambiti distinti. Connettivo tra i due ambiti è – al primo livello– una passerella che si sviluppa nella parte inferiore della chiesa. Il complesso poi si raccorda al terzo impalcato. Quest’ultimo risulta infatti più ampio per quanto attiene l’estensione superficiale, sviluppandosi anche sull’area posta in corrispondenza della superficie di sedime della sottostante chiesa. Un articolato sistema di scale – lignee e in muratura – mette in comunicazione i vari livelli.
Il sottotetto, anch’esso collegato ai piani sottostanti mediante una scala in legno, l’unica attualmente esistente, chiude in alto l’edificio. La parte sommitale dell’edificio si presenta in parte sistemata a falde e copertura con tegole laterizie e in parte con sistemazione piana terrazzata. Sul tutto svetta il campanile posto in corrispondenza della facciata principale, in posizione assiale.
La suddivisione dei locali ubicati all’interno dell’edificio è riportata in apposita tabella di dettaglio essa contempla, oltre la suddivisione, anche la superficie che ciascun ambiente occupa e la destinazione di progetto ad essi affidata.

.Analisi dello stato del santuario Madonna della Neve di Casa Piana
Il complesso religioso della Madonna della Neve presenta una situazione di decadimento di varia natura, decadimento sostanzialmente ascrivibile al tipo fisico e biologico, stretta conseguenza di interazioni naturali o indotte. Aggravate sostanzialmente dalla carenza di opere di manutenzione ciclica e dalla presenza di condizioni climatiche alquanto estreme.
Al primo gruppo appartengono le varie forme di decadimento statico che, in vario modo, investono tutti i piani. Le situazioni di maggiore precarietà sono riscontrabili ai piani superiori.
Ai piani inferiori, invece – soprattutto al piano terra – a seguito dell’intervento attuato dal Provveditorato regionale alla Opere Pubbliche alla fine degli anni ottanta, alcuni interventi hanno consentito di tamponare le situazioni di rischio alto. La specifica casistica di tali opere vengono riportate di seguito, esse sono – per grosse linee – catalogabili nel rifacimento di alcune piattabande e di vari solai.
Al secondo tipo sono, senz’altro, riferibili l’umidità, quest’ultima presente nelle molteplici forme a cui è possibile ascrivere tale processo. Tracce di tale processo sono riscontrabili essenzialmente nella parte posteriore e nella parte superiore dell’edificio.
Al piano terra si notano tracce sostanziose di umidità di risalita capillare. Nei piani sommitali le tracce di umidità sono riferibili all’azione di dilavamento provocata dalle acque piovane e aggravata ulteriormente dalle condizioni di estrema precarietà in cui versa la copertura dell’intero complesso. Tali forme di decadimento hanno provocato alterazioni che investono sia i materiali sia la configurazione globale della fabbrica.
Per quanto attiene lo stato di dissesto statico si è proceduto alla formulazione di una serie di tavole sinottiche in cui è riportato il quadro fessurativo del complesso edilizio.
Nello specifico, il riscontro ha portato, nella fase di rilievo, a catalogare vari tipi di fessure nell’apparato murario.
Tra esse sono da evidenziare le seguenti:
1. piano terra
√ stanza adiacente il campanile: lesioni in corrispondenza di due cantonali
2. primo piano
√ stanza adiacente la scala che sale dalla cucina: lesioni diffuse sui quattro cantonali, fessure sui vani determinata dall’assenza di piattabande
√ campanile: parziale sconnessione dei conci calcarei dovuta alla disgregazione della malta.
√ vano lato destro chiesa (comunicante con il campanile): fessure verticali in asse acuite dall’assenza di piattabande
√ vano lato sinistro chiesa: fessure di taglio situate in corrispondenza delle testate delle putrelle poste a rinforzo delle piattabande
√ chiesa: lesioni da schiacciamento in corrispondenza dei profilati metallici
3. secondo piano
√ situazioni di degrado diffuso per tutto il piano. Tale stato è riferibile a degrado, non solo di tipo statico
4. sottotetto
√ stato di dissesto statico diffuso per tutto l’impalcato (stato fessurativo)
√ fuoriuscita di alcune travi dalla sede
√ sconnessione delle coperture laterizie

.Programmazione degli interventi di risanamento
La fase di programmazione degli interventi deve tener presente delle opere poste in essere dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche.
Difatti le fasi di intervento non possono prescindere da quanto realizzato alla fine degli anni ottanta dalla predetta Amministrazione. L’obiettivo è di dare senso compiuto, coordinando, gli interventi attuati con quelli ipotizzati.
Al fine di risanare la fabbrica della Madonna della Neve si rendono necessari interventi di consolidamento che verrano eseguiti nel pieno rispetto della tipologia strutturale originaria.
Tali interventi, suddivisi per fasi, possono essere ricondotti a quanto segue: pulitura e rimozione di elementi deteriorati, consolidamento, restauro strutturale, protezione.
Dette fasi, vengono, nel dettaglio, riportate di seguito:
√ La fase di pulitura e rimozione di elementi deteriorati, che precederà tutte le altre, consiste nella rimozione quanto – determinando azioni dannose o non più efficaci ai fini della protezione dell’edificio – ne aggravano lo stato di degrado (rimozione di vegetazione infestante, rimozione di sostanze organiche, rimozione di canali di gronda, rimozione di elementi di protezione deteriorate, intonaci deteriorati).
√ Il consolidamento è volto al recupero della struttura muraria e nel miglioramento delle connessioni e della coesione dei materiali. In tale fase sono previste – onde connettere i maschi murari tra di loro – riprese con metodo del cuci e scuci, sarciture di malta a base di calce e scagliette in pietra, in tufo o calcare ciò in considerazione dei materiali costituenti il paramento murario, ripristino delle caratteristiche funzionali di detti paramenti mediante la ricostruzione dei leganti con iniezioni a base di calce e pozzolana, sostituzione di solai fatiscenti (per il restauro strutturale si veda la fase successiva) e realizzazione di opportuni cordoli atti a realizzare azione di cerchiatura per l’edificio azione ottimizzata anche mediante la revisione e la messa in tensione delle catene metalliche presenti.
√ Il restauro strutturale interesserà poi soprattutto il recupero dei solai che per condizioni e caratteristiche intrinseche possono essere recuperati.
√ La fase di protezione sarà caratterizzata dal mantenimento della compagine muraria mediante:
- la realizzazione di intonaci idraulici sulle pareti esterne;
- il rifacimento delle impermeabilizzazioni, il rinnovo e la rettifica dei massetti delle pendenze nella parte con copertura piana;
- la sostituzione delle tegole (nella fattispecie coppo napoletano) di copertura nelle parti con tetto a falde, aggiungendo inoltre apposite cuffie di areazione;
- la sostituzione dei pluviali, canali di gronda, infissi e posa in opera di pavimenti che in grossa misura risultano sconnessi o completamente rimossi;
- la ripresa e il rifacimento degli intonaci interni.

.Adeguamento funzionale dell’edificio
Al fine di garantire una fruibilità futura del complesso di Casa Piana atta, oltretutto, a preservarne lo stato di efficienza – che si auspica poter raggiungere con gli interventi in progetto – si è ipotizzato un adeguamento di alcuni ambiti onde consentire una destinazione dell’edificio quale centro di accoglienza.
Nella fase preliminare, a proposito della destinazione da prevedere per il complesso, e prima di arrivare alla formulazione definitiva, si è tenuto conto di un ventaglio di ipotesi.
Posto come obiettivo quello di ridare vita al monumento senza azioni eccessivamente invasive e tali da violarne l’essenza, la discriminante utilizzata nell’ipotizzare un uso appropriato e nel redigere il tutto è stata quella di dare una destinazione che tenesse conto della compatibilità del complesso con le caratteristiche formali e con la natura originaria dello stesso.
La scelta è caduta sull’uso del complesso come centro di accoglienza e meta di turismo.
Tale destinazione si sposa anche con i propositi dei fondatori che vedevano in Casa Piana un luogo di villeggiatura e di raccoglimento meditativo.
Oltretutto, nell’effettuare tale scelta – come detto in precedenza – non si è tralasciata l’analisi legata alle trasformazioni necessarie onde consentire la predetta destinazione futura. Tale analisi ha contribuito a ridurre al minimo gli interventi di tipo invasivo. L’adeguamento funzionale, in effetti, si risolve nel rendere idoneo l’edificio ai sensi di quanto dettato dalle disposizioni normative in materia di igiene, sicurezza, superamento di barriere architettoniche.

.Programmazione degli interventi di adeguamento funzionale dell’edificio
Le operazioni di adeguamento funzionale come accennato in precedenza sono in larga misura volte a conseguire la rispondenza delle caratteristiche del complesso monumentale alle disposizioni normative nelle materie inerenti edifici destinati ad ospitare persone.
In tal senso gli adeguamenti riguardano essenzialmente:
- l’impiantistica mediante la realizzazione di impianti elettrici a norma, la realizzazione di locali igienici idonei ai bisogni, tra cui uno adatto alle esigenze di portatori di handicap.
- la realizzazione di un sistema di collegamenti verticali tali da consentire l’abbattimento delle barriere architettoniche. Quest’ultimo risultato ottenuto mediante un sistema di rampe per superare i lievi dislivelli, laddove ubicati, e l’inserimento di un ascensore a pistone.
- la sistemazione, in termini di igienicità, dei locali al piano terra da adibire a cucina e al primo piano da adibire a mensa.
Da quanto detto può dedursi che le opere in menzione sono volte ad un’azione di tutela dell’edificio rendendo lo stesso un elemento vivo ed al contempo preservandone l’essenza.
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    .Il Santuario della Madonna della Neve: note storico – artisticheSulla collina di Casa Piana, nel territorio comunale di Quindici, la famiglia Tortora di Bosagro, proprietaria di quasi tutta la collina fino alla zona di S. Romano a monte del sito collinare in menzione, nel 1847, fece erigere un Santuario.La sua posizione panoramica, in stretta connessione visiva con i casali di Beato e Bosagro, anzi in posizione dominante rispetto ad essi, fu scelta con oculata avvedutezza. La chiesa fu...

    Project details
    • Year 2003
    • Client Suore della Carità
    • Status Unrealised proposals
    • Type Churches
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