Biagioni Bistrot | Pelizzari Studio

La piazzetta dell’imbarcadero di Salò, non potrebbe essere più affascinante, così circondata da palazzi di epoca veneziana, così lambita dall’acqua del lago, così abitata da un variegato popolo vacanziero che l’attraversa tra palme, limoni, tavoli di bar e ristoranti.

E qui in un palazzo del XX secolo è stato ristrutturato un bistrot dal mood seventies, per offrire pause dal food modaiolo ma al contempo attento alle scelte sofisticate.

L’intervento è stato totale, dalla rilettura degli spazi, al chirurgico progetto di lighting, passando per un attento food planning.

Tutto all’ interno ci avvolge in un tributo cromatico, dallo stile volto a stupire, che gioca sui contrasti tra superfici lucide e intriganti e accostamenti di colori e materiali.

Sono giochi di lacche nere o pavone, ottoni acidati, velluti dagli insoliti colori, zucca o greige.

Ma la sorpresa effervescente ci è data dal pavimento realizzato a larghi cerchi concentrici, in marmo Botticino e stucco nero, che da all’insieme un carattere davvero imprevedibile e sorprendente.

Il grande banco centrale, dalla base in legno sagomato laccato color pavone, dai particolari in ottone acidato è sovrastato da una struttura sospesa, abitata da un divertente insieme di bottiglie, piante e oggetti, posizionati in maniera non casuale.

Si pranza o si beve tutto intorno, come in una situazione amicale, seduti sui comodi sgabelli imbottiti.

Le pareti, rivestite in juta dai tagli irregolari, spalmata di una particolare palette color fango, creano un unicum dalla personalità decisa, mentre il lighting affidato a Viabizzuno, esalta i contrasti, tra la penombra del locale e le zone destinate ad essere esaltate.

Tavoli in legno e marmo nero, sedie curvate in legno scuro o paglia corrono lungo le pareti, in maniera intima e armonica.

Un divano in velluto color zucca, appoggiato alla parete, attorniato da poltrone anni 70, stupisce per la sua aria family.

La cucina dalle finiture metalliche e pareti personalizzate è a vista, per meglio sottolineare l’accoglienza informale che emerge da tutto lo spazio, ma anche per far emergere il suo potente valore espressivo.