Arcispedale Santa Maria Nuova, Reggio Emilia | Enea Manfredini

(opera di “importante carattere artistico”, L. 633/41, DM Beni Culturali del 11.09.2007) Reggio Emilia / Italy / 1955

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Bibliografia:
1956 - Criteri per l’istituzione di reparti post-operatori, Minerva Medica, Torino, p. 10
1981 - “Parametro”, n. 97, giugno, pp. 31-32;
1989 - Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 124-131;
1991 - S. Zanichelli, Itinerari reggiani di architettura moderna, Alinea, Firenze, p. 125;
2008 - Opera contenuta nella selezione ristretta IBC di opere di valore storico architettonico in Architettura in Emilia-Romagna nel secondo novecento, Clueb, Bologna, 2005;
2011 - A.Zamboni, C.Gandolfi, L' Architettura del Novecento a Reggio Emilia, Mondadori, Milano, pp. 94, 109, 210-213;
2020 - R. Gargiani, Razionalismo emozionale per l'identità democratica nazionale 1945-1966, Skira, Milano, pp. 255-256.



Dopo alcuni anni di incertezza sull’utilizzo delle strutture dell’Ospedale Gallinari, rimaste incompiute a seguito della morte del donatore, nel 1955 l’amministrazione dell’ospedale, naturale erede dell’opera, incarica Manfredini di procedere alla riprogettazione nel rispetto, laddove possibile, delle strutture in calcestruzzo già eseguite e della normativa vigente.


E’ conservato lo schema distributivo del primo progetto e vengono evidenziati i tre livelli fondamentali di percorsi che caratterizzeranno l’ospedale nei suoi sviluppi e ampliamenti futuri.
Il livello “zero” (piano terreno) è destinato all’instradamento ammalati, il livello “uno” (piano primo) ai visitatori, il livello “-1” (piano interrato) alla movimentazione dei materiali.
L’architetto Eugenio Salvarani è stato direttore dei lavori dalla ripresa del cantiere alla conclusione.
Confrontare oggi il primo progetto del ’45 con il secondo, di un decennio successivo, significa rendersi conto di quanto abissale dovette essere il solco che andava operandosi tra la tradizione della ricerca architettonica del razionalismo maturo e l’impatto con la realtà delle procedure e degli appalti. La soluzione finale cui Manfredini è guidato dopo inenarrabili vicende, era destinata ad aprire un capitolo nuovo nella storia dell’architettura emiliana di quegli anni e a saldarsi, almeno nei risultati formali e nei significati architettonici, con l’altra opera gemella, quel Seminario di Reggio che sta a cavallo tra ciò che Gregotti definisce l’età del “razionalismo maturo” e la stagione del neorealismo architettonico.
(da Giuliano Gresleri, Il mestiere di Enea Manfredini e il problema dell’architettura italiana, “Parametro”, n. 97, giugno 1981, p.18)

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    Bibliografia:1956 - Criteri per l’istituzione di reparti post-operatori, Minerva Medica, Torino, p. 101981 - “Parametro”, n. 97, giugno, pp. 31-32;1989 - Enea Manfredini, Architetture 1939-1989, cat. mostra, Electa, Milano, pp. 124-131;1991 - S. Zanichelli, Itinerari reggiani di architettura moderna, Alinea, Firenze, p. 125;2008 - Opera contenuta nella selezione ristretta IBC di opere di valore storico architettonico in Architettura in Emilia-Romagna nel secondo novecento,...

    Project details
    • Year 1955
    • Main structure Reinforced concrete
    • Status Completed works
    • Type Hospitals, private clinics
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