IL META-PROGETTO DEL MUSEO DEGLI ANGELI | CLAUDIA BONOLLO

come pensare alla sede degli Angeli in Castiglia TUREGANO (Segovia) / Spain / 1999

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IL META-PROGETTO DEL MUSEO DEGLI ANGELI

L’edificio di partenza, era una vecchia fabbrica di farina, composto da un corpo centrale, da una torre e da due corpi laterali: la “casa madre” (che avevamo trasformato in sede amministrativa del museo) e un edificio trapezoidale, anch’esso sede espositiva.

PAVIMENTI: Tutti i pavimenti del Museo, sia interni che esterni, nascevano da mappe immaginarie che lo orientavano secondo l’asse est (luogo dell’aurora, della cognitio matutina) ovest (luogo del tramonto della visione purpurea). Il P.T era dedicato alla figura dell’arabesco, il P.P. all’Annunciazione (dove avevamo previsto una stanza dei desideri), l’ultimo piano alla Visione (era anche il piano del Mirador, che stabiliva un contatto visivo privilegiato con il castello del luogo).
Il disegno, composto da flessibili di alluminio, suddivideva il piano in tante porzioni dalle forme astratte: alcune colorate, altre trasparenti, altre dei vuoti che dovevano ospitare sculture fra i solai) e mettono in comunicazioni i vari livelli.
I materiali: cemento bianco e nero, scarti di fornace della vetreria di San Ildefonso della Granja, resina cristallo e frammenti di pietre del luogo.
LA TORRE NELLA TORRE (non realizzata): la torre avrebbe dovuto ospitare al suo interno una struttura formata da elementi morbidi (tubi trasparenti) e da elementi rigidi di legno o di metallo che formavano piani (con alcuni piccoli ateliers per artisti), pannelli e passerelle. Questo organismo doveva comunicare con il museo sia internamente attraverso finestre e osservatori (piccole lenti fissate alla parete) sia esternamente con elementi che rompessero la facciata. Da nessun punto di vista era possibile una visione totale, e ogni scorcio, ogni segno, alludeva a qualcosa e dialogava con qualcos’altro. All’immaginazione, il compito di ritrovare la parte nascosta, il ritmo o la sequenza, le altre possibilità dello spazio.
La parte finale della torre era stata pensata come una scultura luminosa (fibre ottiche). La torre si sarebbe convertita così nel faro degli angeli, visibile anche da molto lontano.

ALBERO DELLA VITA (non realizzato): Nell’edificio accanto al corpo centrale, avevamo realizzato un recinto quadrato formato da quattro pilastri in cui avevamo previsto un pavimento trasparente, che mettesse in comunicazione tutti i livelli (dal seminterrato all’ultimo piano). A cavallo di tutti i piani di resina c’era l’albero della vita. Data la natura del luogo, destinato a installazioni o a eventi significativi del museo, avevamo optato per un organismo soggetto a differenti metamorfosi. I pannelli o gli elementi che lo componevano, potevano ruotare o piegarsi, contrarsi o espandersi fino a tutto il piano, dando luogo a differenti configurazioni spaziali e a conseguenti, molteplici utilizzi.

IL GIARDINO DEGLI ANGELI (non realizzato): Illustra alcune delle possibilità spaziali di una mappa. È un bassorilievo in cui vi sono rampe, elementi rigidi su cui sedersi, fori nella pavimentazione per la piantumazione e per le essenze, una fontana, una serie di percorsi olfattivi con le piante, una piccola collezione di alcuni esemplari di botanica sacra, un bar all’aperto con i tavolini, un edificio dalle grandi ali con un vestibolo e i bagni, uno spazio aperto per i concerti, l’abitacolo della biglietteria. Accanto a questo parco è previsto anche un altro spazio più raccolto e segreto, l’hortus conclusus, il giardino sacro.

Il Giardino degli Angeli e il Giardino Sacro sono stati pensati in collaborazione con la botanica Alessandra Zuin e con Marta Alessandri, fondatrice e ispiratrice insieme con Paolo Belloni di Pomona. L’Associazione Botanica Pomona si occupa di far conoscere e salvare specie di frutta e piante antiche destinate all’estinzione.


Cesare Battelli e Claudia Bonollo,
2002

QUANDO CI CHIAMAVAMO EINANDER

Einander è una parola tedesca che significa “l’un l’altro, vicendevolmente”. Ma Einander era anche un gruppo interdisciplinare che cercava un approccio innovativo alle questioni della progettazione utilizzando linguaggi misti.
È nato in una notte di agosto del 1996 a Mira sulla Riviera del Brenta. I suoi esponenti erano Cesare Battelli architetto e Claudia Bonollo artista e architetto. Dopo aver vissuto per un po’ fra la l’Italia e la Spagna, scelgono Madrid, dove aprono uno studio.
Il gruppo Einander ha ristrutturato e disegnato gli arredi degli uffici della casa di produzione cinematografica Continental a La Coruña, realizzando anche alcuni affreschi.
Nel 1998, Einander ha disegnato lo stand di Astro per Euroluce a Milano, e si è occupato del progetto (architettonico e culturale) del Museo e del giardino degli Angeli a Turegano in Spagna, dove viene realizzato un pavimento di 1500 mq, con vetri impastati con cemento e pigmenti colorati, dove ogni piano è dedicato a un tema diverso.
Il progetto è stato pubblicato nel catalogo della Primo premio Nazionale di Architettura Trevi Flash Art Museum, esposto in varie collettive e presentato a Roma, nella sala Paolina di Castel Sant’Angelo, in occasione della manifestazione “Gli Angeli su Roma”.
Nel 1999, la ricerca sul colore svolta da Claudia Bonollo confluisce in un corso e in alcuni seminari monotematici alla Scuola Internazionale di Segovia (S.E.K.).

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    Project details
    • Year 1999
    • Work started in 1999
    • Work finished in 1999
    • Client LUCIA BOSÉ
    • Status Unrealised proposals
    • Type Museums / Associations/Foundations / Pavilions / Art Galleries / Exhibitions /Installations
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