ritorno al settecento innovato | Gaetano Taramazzo
le relazioni sincere Cervo / Italy
RITORNO al SETTECENTO INNOVATO
Ilgrande Palazzo nel Borgo Marina a Cervo, da tempo era abbandonato all’incuria.
Tuttavia i traumi più evidenti non erano imputabili ai suoi quasi tre secoli di vita: l’avvicendarsi di inadeguate frequentazioni, le scelte puntualmente riduttive e inefficienti, l’incapacità di interpretare contenuti pertinenti, erano soltanto alcune concause che avevano determinato la frattura tra i presupposti che originarono nel settecento il tessuto connettivo sociale a cui l’Edificio era appartenuto e l’impietoso progressivo decadimento provocato al medesimo.
Nel 2015, per la prima volta, occasionalmente ho visitato gli interni dell’ultimo piano del Fabbricato di Via Marconi. Lo spettacolo è stato a dir poco desolante: - gli strati sovrapposti di sudiciume; - le finestre divelte, con le ampie vedute incarcerate da reti metalliche; - le incrostazioni alle pareti a cornice di cataste di mobili di famiglia dimenticati; - gli impianti interrotti e affastellati nel singolare assetto degli ambienti, restituivano la palpabile impressione di alcune scene di un celebre film di Alejandro Amenábar.
Qui però, il più piccolo barlume di civiltà non dava più alcun segno di vita. Sebbene l’esposizione alla luce dell’Edificio fosse particolarmente favorita, nel suo organismo interiore ogni angolo era chiuso e buio.
Nonostante in quei giorni il fragore della mareggiata aggredisse intensamente il limite inferiore del Borgo, all’interno della Casa, la risacca sembrava attutirsi nella polverosa foschia di un recente passato rievocato ed enfatizzato in modo del tutto immaginario.
Il presente, stava rendendo il conto di una visionaria ostinazione, abituata a leggere la realtà con occhi picareschi, dove il Palazzo era divenuto di fatto una vittima inerme.
Ero stato chiamato per ricercare una forma di restauro ed un possibile riutilizzo degli ambienti. La dignità dell’Edificio invocava l’immediata liberazione dalla sua solitudine patologica, per esser ricondotta ad intessere nuovi rapporti - aperti e intelligenti - all’altezza di un innovato potenziale ruolo, coerente con le valenze autoctone.
Omero descrisse questa sorta di riscatto per Itaca: i Proci e la loro condizione di ospiti parassiti, autodeterminarono inesorabilmente il noto tragico epilogo.
Sin da subito apparve chiaro che i rimedi all’insana mediocrità che aveva declinato sistematicamente tali disastrosi risultati, non potevano risiedere nel tempo recente: una possibile ed efficace terapia, andava ricercata molto molto indietro.
Si percepì quasi un sussulto dell’Edificio, al momento del subentro della Proprietà Cortona nel 2016: l’acquisizione dell’ultimo e più alto livello della Residenza, dopo anni di sgarbate trascuratezze, si connotava come un ricongiungimento tra reciproche affinità elettive.
Enrico e Federico Cortona, però, dovettero rimanere fermi ancora per qualche tempo, mettendosi in ascolto. La sospensione, specie nei mesi invernali - lontano dai frastuoni dell’estate - diede voce al sottile respiro del Borgo Marina, suggerendo i termini dell’approccio per la riabilitazione compositiva del Luogo, secondo due principi chiave: - sottrarre la parti aggiunte, quali superfetazioni senza valore architettonico ed incoerenti con il profilo della composizione originaria del Fabbricato; - rimuovere le recenti modifiche, attuate in contrasto agli aspetti filologici caratterizzanti e alle valenze dell’organismo architettonico.
L’intervento di riqualificazione, inquadrabile sostanzialmente nell’ambito di una attenta ripulitura delle precedenti tracce contaminanti, ha in sintesi riguardato:
1- l’asportazione delle incompatibili pavimentazioni sovrapposte; 2- l’eliminazione di impianti fatiscenti e il riconsolidamento delle pareti murarie interessate dagli stessi; 3- la ripulitura degli intonaci delle pareti con la riproposizione dei valori cromatici indagati sotto la pelle degli involucri interni dei singoli ambienti; 4- il restauro della successione degli affreschi dei soffitti 5- l’integrazione del corpo di fabbrica tardo ottocentesco, giustapposto a levante a quello originario: tale volumetria, costituita da un raffinato locale a volta a botte alto e stretto, ha consentito di plasmare una sorta di cannochiale otticoilluminato a tutta altezza dalle due finestre tra loro opposte; 6- il rapporto spaziale di ogni singolo ambiente: le ampie dimensioni delle bucature verso la luce ed il mare e le nuove zone di servizio, si connotano verticalmente ed orizzontalmente, non come elementi di separazione, ma punti di legatura e di ricomposizione funzionale ed estetica dell'intero impianto distributivo originario, divenendo nodi peculiari, aperti alla percezione del paesaggio naturale e dell'insediamento storico circostante;
La parte elevata del Palazzo oggi ha finalmente potuto riaprire ogni porta, essendo ossigenata da un vento nuovo: alle finestre arriva appieno il movimento del mare, la luce si è riappropriata di ogni minuscolo spazio interno. Lo sparuto numero di miopi replicanti del recente passato, come a Itaca, ha perso la prospettiva dell'intera scena, disorientato dall'ubriacatura dalla propria albagia.
L’omaggio che l’Emergenza architettonica attendeva, si è potuto compiere nella sua porzione di maggiore eccellenza: un tributo conferito da Committenti / Attori sensibili, in grado di sovvertire un declino ottuso, senza i quali il medesimo sarebbe stato inarrestabile oppure, ancor peggio, svenduto alla solita deturpante speculazione.
Ancora una volta chi è venuto da fuori (o forse chi era già dentro), ha osservato maggiori profondità, ha saputo dosare l’innovazione e soppesare ogni aspetto della tradizione.
“gli altri” dopo molto molto tempo, hanno riacceso la vita di una minuscola tessera dell’antico abitato di Cervo, semplicemente ricercando una compatibile forma di convivenza, semplicemente affermando che la realtà non è volgare possesso delle cose, ma sincerità nelle relazioni, semplicemente facendovi ritorno …
18 agosto 2021
RITORNO al SETTECENTO INNOVATO Ilgrande Palazzo nel Borgo Marina a Cervo, da tempo era abbandonato all’incuria. Tuttavia i traumi più evidenti non erano imputabili ai suoi quasi tre secoli di vita: l’avvicendarsi di inadeguate frequentazioni, le scelte puntualmente riduttive e inefficienti, l’incapacità di interpretare contenuti pertinenti, erano soltanto alcune concause che avevano determinato la...
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