4 piazze + due - 3° classificato concorso 'Dalla stazione al lago'

Mantova / Italy / 2010

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Elementi per una nuova grammatica dello spazio urbano. Contesto-funzionalità-funzoni-materiali

Lo spazio pubblico ha una caratteristica unica: è continuo.
Si sussegue, insegue, si divide si unisce.
Il tema del concorso affrontato ha in nuce questa essenza e lo scopo del progetto proposto è quello di esplicitare questo carisma intrinseco nelle quattro piazze oggetto di intervento, inserite in un ambito di rilevante qualità urbana e architettonica, che ne costituiscono il contesto.
Il leit motiv della proposta progettuale, che sostiene il concetto della continuità, è una linea rossa che si articola, anima e caratterizza l’intero progetto.

Le quattro piazze (piazzetta di vicolo Stabili, piazza D’Arco, piazza Filippini, Piazza San Giovanni), che la proposta progettuale somma ad altre due piazze (Piazza San Francesco e Cortile di San Francesco), sono infatti articolate sull’asse del percorso che conduce dalla stazione al Lago di Mezzo, verso il centro storico della città, passando per la zona universitaria. Sono piazze e spazi differenti tra loro e con usi diversi: porta urbana, di riposo, religioso, istituzionale, urbano, ricreativo, che viaggiano dalla città consolidata e densa alla città naturale del lungo lago, i percorsi urbani “procedono” e si dinamizzano, le piazze “stanno” e si riposano, fanno sostare (cfr. tavola1).

Per definire lo spazio pubblico si propongono poche e semplici regole che permettono di rileggere lo spazio pubblico con una nuova grammatica urbana.
I nuovi componenti sono: linea, “folies”, piano.

La linea struttura l’intero itinerario progettuale e conduce verso i luoghi eccellenti della città; le folies sono un’anomalia della linea che diventa “altro” in corrispondenza delle piazze, o di eventi che richiedono un attenzione particolare, inserendo nel contesto urbano elementi rialzati, sparti traffico, attraversamenti, sedute, fontane, rampe, aiuole, spazi di gioco; il piano è l’elemento fondate delle piazze, concepite tutte come piattaforme unitarie che, a seconda della funzione succedono materiali minerali a materia vegetale.
Questi tre nuovi elementi della grammatica urbana applicati a tutto l’ambito di progetto con “intensità” di intervento differenti conferiscono riconoscibilità ed identità agli spazi, che mantengono comunque ruoli diversi. La ripetitività degli elementi, l’utilizzo di dati materiali in corrispondenza di specifiche funzioni sono gli strumenti per riconoscere e riconoscersi in luogo, che fatto proprio potrà nuovamente avere un ruolo primario nella funzioni aggregative della città.

L’utilizzo di tre semplici regole/elementi dà anche la possibilità di proporre vari registri di intervento progettuale, con priorità e condizioni diverse: dalla riprogettazione completa di uno spazio nella sua integrità, come si propone per le piazze (vicolo Stabili, Piazza d’Arco, piazza S. Giovanni, piazza Filippini), all’inserimento di uno o più elementi nel contesto esistente, senza alterarne superfici, dimensioni, come si propone per il sedime stradale di alcuni percorsi, nei quali basta l’inserto di una porzione di asfalto colorato (linea), o di una folie per conferire senso di appartenenza all’identità del luogo attraverso il progetto.

L’idea della linea, simbolo e luogo della continuità, nasce dall’esigenza di dotare Mantova di una facilità di accessibilità e mobilità pedonale, anche per i numerosissimi visitatori che approdano alla città dei Gonzaga dalla stazione dei treni, che pur trovandosi a pochi minuti dal monumentale e ricco centro storico, non supporta l’orientamento di turisti e viaggiatori.
La linea rossa che parte dal fronte della stazione si propone come segno riconoscibile per gli itinerari urbani all’interno della città.

L’elemento della linea rossa è il nesso tra gli spazi pubblici delle piazze che si configurano ognuna con un ruolo ben preciso, in base alle funzioni che insistono su ogni luogo. Si prevedono interventi migliorativi del contesto e delle facciate degli edifici, miglioramenti dei sedimi stradali, attraverso la sagomatura degli stessi. Questi interventi sono proposti al fine di enfatizzare lo spazio pedonale e la sua percezione, a scapito della percorrenza carrabile, che pur rimanendo garantita, non appare più come la presenza più rilevante, sostituita dalla riconquista dello spazio da parte della persona, cittadino, visitatore, turista viaggiatore, studente, bambino al quale viene garantita, attraverso gli elementi del progetto (pavimentazioni, arredo, vegetazione), la possibilità di camminare in sicurezza, camminare verso una direzione indicata, fermarsi, sedersi, scegliere l’ombra o il sole, giocare, leggere, bagnarsi con l’acqua, contemplare le bellezze che la città offre. Inoltre il riconquistato spazio ad suo del pedone offre anche maggiori possibilità a negozi, bar ristornati di uscire dalla spazio privato verso quello pubblico, innescando fondamentali processi per la rivitalizzazione dei luoghi attraverso l’uso di utenze alle diverse ore della giornata.
Negozi, uffici, bar, per le attività giornaliere, biblioteche e musei, per quelle culturali, teatri, cinema, ristoranti, per la vita serale, residenza, costituiscono la multifunzionalità di cui un centro urbano non può e non deve in alcun modo privarsi se vuole garantire qualità, vita e sicurezza diurna e notturna.
È la presenza delle persone che rende un luogo vivo e sicuro.
È la presenza di funzioni appropriate che rende uno luogo ricettivo e appetibile.

Le regole della grammatica dello spazio urbano si articolano e arricchiscono anche grazie all’uso di materiali diversi, che accompagnano i fruitori nell’interpretazione delle funzioni dei luoghi e degli elementi.

La linea rossa costituisce una eccezione, dal momento che a caratterizzarla non è tanto il materiale, quando più il colore rosso, che può essere realizzato o attraverso la colorazione dell’asfalto, per interventi semplici, o attraverso l’utilizzo di cemento colorato e inserti di pietra di tonalità rosse per interventi che prevedono la sostituzione della pavimentazione esistente.

La pietra, di tonalità chiare, come quella proveniente dalle vicine cave veronesi, tradizionalmente utilizzata a Mantova, è il materiale utilizzato per gli spazi più rappresentativi che fronteggiano edifici monumentali e di rilevanza architettonica.
Il legno è il materiale per i luoghi della sosta, del riposo e del gioco.
La vegetazione assume un ruolo di qualità urbana in tutti gli spazi.
I materiali sono utilizzati anche contestualmente per graduali passaggi o per spazi che offrono più funzioni.
Anche l’aspetto compositivo, strettamente connesso agli elementi della grammatica, tende alla semplicità attraverso l’utilizzo di sole due matrici che si sovrappongono: la sinuosità organica della linea rossa e delle folies e la regolarità formale e geometrica dei piani che costituiscono le piazze.


Dalla stazione al lago: “quattro piazze più due”

La linea rossa accoglie e accompagna, quasi su un tappeto rosso appunto, chi, uscendo dalla stazione, deve proseguire a piedi verso il lago, piazza Virgiliana o verso piazza Sordello.
L’interveto in questo caso, nella zona antistante la stazione e in corrispondenza delle fermate degli autobus, è di tipo “soft” e si approccia all’esistente con discrezione proponendo interventi poco invasivi, poco onerosi, rapidi e semplici dal punto di vista della fattibilità (cfr. tavola 1).
La linea rossa prosegue su via Solferino e San Martino con un analogo intervento leggero, che non prevede alterazioni di materiali, concretizzandosi in uno segno a terra, che acquisisce uno spessore per la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali.
All’altezza di vicolo Stabili si incontra una prima folie caratterizzata dall’enfatizzazione dell’attraversamento pedonale e dell’illuminazione che anche nelle ore serali consente di percepire la possibilità di deviazione sul percorso principale, per addentrarsi in un piccolo gioiello urbano di Mantova.

Lo spazio (cfr. tavola 3) verso il quale ci conduce lo stretto vicolo, con la piccola fontana tradizionale, è raccolto, poco visibile ed unico. Un giardino segreto, che alla stregua di quello della celebre Isabella nel palazzo Ducale, propone una diversa, ma ugualmente inestimabile rarità: l’unico punto di contatto diretto tra il suolo urbano, il Rio e le su sponde, l’unico accesso diretto all’acqua, che viene mantenuto ed enfatizzato con l’inserimento di una passerella che aggetta oltre la sponda, lasciata alla naturalità della vegetazione.
Lo spazio intimo e privato ospita l’accesso di alcune residenze, per le quali è riservato uno spazio di parcheggio coperto da un pergolato leggero ornato di glicine, che nella stagione primaverile, colma il piccolo e protetto “Giardino Segreto” del profumo dei suoi fiori. La connessione con il livello stradale della via Pitentino è garantito da una scala il cui sbocco è protetto da una muro vegetale che accentua la circoscrizione della spazio, proteggendolo dalla vista del traffico veicolare.

La relazione con il contesto è inoltre enfatizzata dal dialogo che si instaura tra il nuovo piccolo pontile aggettante e il terminale del percorso all’interno del monastero di San Francesco, che come ulteriore piccolo pontile a quota maggiore, consente una visuale privilegiata della piccola piazza, lasciando una virtuale traccia di sé anche nel Rio, attraverso una scultura che richiama l’idea del movimento dell’acqua congiuntamente al leit motiv del colore rosso.

Proseguendo nel percorso dalla stazione al lago, dopo l’attraversamento del Rio, la linea rossa prende la forma di una seconda folie, una porta di accesso al sistema di spazi urbani che senza soluzione di continuità interessano piazza San Francesco, la Chiesa e l’antico convento, piazza D’Arco con l’università e Palazzo d’Arco, piazza San Giovanni (cfr. tavola 2).
L’ambito di intervento comprende una successione di spazi diversi e diverse funzioni da valorizzare con un progetto che ne conserva le peculiarità e riconduce all’immagine unitaria di questa porzione di città.
Nell’area è ancora leggibile l’organizzazione del convento e dei suoi chiostri, la trama dell’antico convento si interseca con quella della forma urbana rilevandone il diverso orientamento.
Dall’integrazione delle diverse direttrici nasce l’orditura del progetto: ogni segno del nuovo intervento segue nel disegno della pavimentazione l’andamento della maglia ortogonale, definendo nuove visioni che donano continuità e regolarità all’attuale disordine.
La maglia ortogonale e la linea rossa sono il comune denominatore tra spazi differenti e tra loro frammentari, raccolgono e relazionano gli edifici monumentali tramite il percorso simbolico della connessione ideale tra i luoghi della cultura.
Il trattamento uniforme delle superfici di pavimentazione, la pedonalizzazione delle piazze, la limitazione della presenza di arredo urbano, la valorizzazione delle potenzialità intrinseche delle architetture, sono scelte progettuali che enfatizzano il valore del vuoto sul pieno, esprimendo il desiderio di raccontare i segni e i significati che si sono stratificati nel tempo.
La folie di Piazza San Francesco circoscrive uno spazio “protetto” dal traffico carrabile, si propone di deviare il traffico nella logica di privilegiare un uso pedonale dello spazio e restituisce alla chiesa il suo sagrato.
L’area del lato orientale della chiesa viene ridisegnata definendo un nuovo spazio urbano, scenografico e ludico allo stesso tempo, con l’introduzione di una fonte realizzata con vasche rivestite in pietra, ortogonali all’accesso secondario dell’edificio religioso. La piccola cascata d’acqua con il suo mormorio rappresenta la soglia tra piazza e giardino, all’ombra degli alberi piccoli spazi garantiscono la possibilità di ritrovo e contemplazione.
Oltre il giardino si incontra il cortile del convento, un chiostro urbano che accoglie nei suoi spazi gli studenti dell’università ma non solo. Un luogo per rilassarsi, sedersi, studiare, un luogo per incontrarsi.
La trasformazione di quello che oggi è un parcheggio in un chiostro semipubblico si sostanzia nell’inserimento di sottili strisce di legno dove sono collocate tavoli e sedute. Queste sono disposte in modo che ognuno possa scegliere tra sole e ombra, tra le visuali sul giardino o quelle sullo scenario storico del convento.
La modularità della maglia ortogonale è percepibile anche nel chiostro e negli elementi di legno, basati sul modulo base del listone con una larghezza di 10 cm.

Oltre il complesso del convento la linea rossa guida il percorso nella Piazza d’Arco e il complesso universitario i cui chiostri interni, nelle ore di apertura dell’università possono a tutti gli effetti giocare un ruolo nel sistema degli spazi urbani semipubblici.
In Piazza D’Arco il progetto offre spazi preferenziali per la sosta attraverso l’inserimento di pochi ma significativi segni con funzione di elementi di caratterizzazione, quali sedute, luci, verde, chiaramente riconoscibili ma di minimo ingombro visivo. Piazza d’Arco è connotata come ampio spazio di rappresentanza, affascinante e suggestivo grazie alle visuali che si aprono sul palazzo settecentesco da cui prende il nome.
È proprio qui che si incontra la terza folie, un segno che interrompe la regolarità della pavimentazione e punteggia il contesto di zampilli d’acqua a terra.
L’idea progettuale della piazza porta alla luce la sua nascosta condizione di lieve e continuo piano inclinato: vi sono collocate vasche che sottolineano questo dislivello in cui trovano collocazione diverse specie di vegetazione erbacea. Differenti piani e colori, piccoli elementi di paesaggio, vivaci e allegri, smorzano i toni di austerità che Palazzo d’Arco conferisce alla piazza.
Pochi gli alberi ad alto fusto collocati in questo contesto, lasciati a sottolineare il perimetro dello spazio urbano e a mitigare le facciate degli edifici di minore qualità architettonica.

Sotto la piazza trova collocazione un parcheggio interrato, in modo da garantire la possibilità di parcheggio pur liberando dal traffico e dalle auto gli spazi urbani.
Le rampe di accesso al parcheggio interrato, sia quelle pedonali che quelle carrabili, sono coperte, decisione che permette un migliore utilizzo e riduce considerevolmente l’entrata di acqua piovana.
Per il conteso in cui si collocano le rampe sono disegnate come elementi architettonici, con profili di acciaio inossidabile e vetro. I montanti di acciaio di muovono come i fotogrammi di una pellicola fotografica attraverso piccoli spostamenti rotatori attorno ad un asse virtuale, in sequenza di un metro di distanza.
La permanente visuale sull’esterno attraverso il vetro contribuisce ad un migliore inserimento dell’elemento tridimensionale e dinamico nel contesto.

Il passaggio da piazza D’arco a Piazza san Giovanni si pone attenzione al ruolo degli spazi antistai le attività commerciali in modo da ampliare la zona pedonale per consentire il posizionamento di tavolini esterni ai bar e sedute.
È sempre la linea rossa attraverso una folie semicircolare che diventa rampa seduta ed aiuola che accompagna in piazza san Giovanni dove è collocata la rampa veicolare di risalita dai parcheggi interrati, che consentono l’eliminazione del parcheggio a raso anche per questo spazio.
La piazza non riveste un ruolo di rappresentanza, a differenza delle adiacenti, ma si pone a servizio della residenza. Offre uno spazio protetto per i residenti caratterizzato dalla presenza del verde con sedute inserite in un sistema modulare di controfacciata per la riqualificazione della parte bassa dell’edifico multipiano a logge, composto di doghe in legno orizzontali cadenzate dalla presenza dell’illuminazione verticale.
L’adiacente spazio è posto ad una quota sopraelevata di circa cinquanta centimetri, facilmente superabile grazie alla presenza della rampe poste ai lati corti della piazza e del gradone sul lato lungo. La pavimentazione in doghe di legno e la presenza di alcuni alberi ad alto fusto, che consentano un’alternanza di sole ed ombra, costruiscono uno spazio che invita alla sosta ed al gioco.
Questa piazza è anche il luogo del bivio dell’itinerario urbano, che si biforca per raggiungere verso nord o il Lago di Mezzo, attraversando piazza Virgiliana, e verso est il centro storico con le belle piazze e gli edifici storici che hanno reso Mantova patrimonio dell’Unesco.
Si giunge quindi in piazza Filippini (cfr. tavola 3)che annuncia l’ingresso a piazza Virgiliana e al lago, ma allo stesso tempo si trova incuneata all’interno di un denso tessuto urbano del centro. L’edifico storico che ne caratterizza il fronte sud, attualmente in parte dismesso e fatiscente, assume un ruolo fondamentale per la proposta progettuale della piazza.
La nuova configurazione funzionale prevede l’inserimento di una emeroteca al piano terra aperta al pubblico e di una residenza per studenti universitari.
Il legame tra lo spazio interno dell’edificio e lo spazio della piazza è gestito al piano terra da una pensilina su snelli pilastri di acciaio che proietta l’edifico verso il centro della piazza, fornendo allo stesso tempo protezione all’accesso dell’emeroteca e individuando una piazza coperta, nella quale l’arredo è costituito da una grande parallelepipedo in legno affiancato da sedute, che a guisa di un lungo tavolo offre uno spazio comodo per la lettura all’aperto.
La piazza, sopraelevata rispetto agli adiacenti vicoli, si configura come un piccolo giardino per la residenza universitaria, dotato di una serie di vasche che ospitano differenti specie di essenze aromatiche che, nelle diverse stagioni offrono colorazioni variegate.
Anche in questo caso l’ombra è garantita da un breve filare di piccoli Prunus, che in primavera offrono l’esplosione della fioritura rosa. La piazza in pietra e legno, per la commistione tra carattere privato e pubblico, presenta anche inserti di tappeto erboso che anticipano i par-terre di piazza Virgiliana. In questa piazza prevalentemente frequentata da giovani e ragazzi per le funzioni che vi insistono, la folie prende le giocose forme di una rampa di skateboard che si apre sulla splendida prospettiva della rigogliosa vegetazione della piazza che conduce al lago.
Da qui la linea rossa riprende la quota della pavimentazione stradale e conduce fino al lago di mezzo attraversando il parco e le mura del lungo lago.

Linea rossa, folies, piani, pietra, legno, vegetazione, sono gli elementi che messi a sistema e diversamente combinati scrivono un nuovo testo per questo ambito urbano che riacquista una sua identità di spazio pubblico, fluido, continuo e di qualità.
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    Project details
    • Year 2010
    • Client Comune di Mantova
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / Urban Furniture
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