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Tracce d’arte e tracce di memoria al tempio di Venere - Baia (NA) Baiae / Italy / 2010

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Tracce Tracce d’arte, tracce di memoria, tracce come testimonianza, come memoria di ciò che rimane del passato dell’uomo: il reperto archeologico; tracce di ciò che rimane del processo analitico dell’artista: l’opera. La mostra ha come obiettivo quello di proporre una nuova fruibilità dell’arte sottolineando la relazione tra il patrimonio archeologico e l’esperienza di quattro artisti contemporanei, flegrei. Tracce tenta di sviluppare un rapporto sinergico tra passato e presente e, attraverso le opere esposte, dare nuovi significati a un luogo ricco di storia e di memoria: il tempio di Venere a Baia. Il luogo diventa così, non solo una sede espositiva ma, il punto focale per un’indagine tesa a costruire un intreccio tra passato e presente o recuperare quello che in apparenza sembra perduto. Per questo s’impone una lettura sincronica tra: il reperto archeologico, le opere artistiche e le relazioni ed intrecci tra loro. L’universo segreto, autonomo e suggestivo dell’arte entra in relazione con la scena del tempio e del suo rigore geometrico-compositivo. Si tratta di segreti e di rigore che, intrecciandosi e plasmandosi in un unico significato, cercano di annullare le dicotomie tra il percettivo e il concettuale, tra ragione e sentimento. Il segreto come rapporto che l’artista intrattiene con il suo “Io”. Il segreto come qualcosa dotato di valore, ma indicibile, che non può essere detto, ma che attivo nell’opera, si forma e corre lungo il silenzio operativo della creazione artistica. Il rigore come caratteristica dell’architettura del reperto archeologico e ai suoi significati che non sono niente affatto deboli né indicibili. I quattro artisti, pur con linguaggi e approcci diversi, consentono di realizzare un’operazione duplice dove la loro ricerca crea nuovi percorsi visivi e nuove suggestioni sul contesto. Vincenzo Aulitto L’opera di Vincenzo Aulitto si manifesta con il silenzioso appropriarsi dello spazio. Un universo simbolico di racconti, oggetti , brani pittorici, icone, simboli, archetipi, citazioni letterali o che contengono brani di memoria '>http://storica.Resti'> alchemici o pure illusioni ai quali, però, ci si sente legati come se si dovesse celebrare la propria iniziazione ad un nuovo spirito. Si tratta di una dimensione analitica, che conferisce solennità agli oggetti creati. La finalità è quella misurare lo spazio con la mente come sottrazione, non contaminazione, ma come costruzione, non mere icone, ma la possibilità di vedere oltre e accorgersi di essere vicino alle porte del nulla. Specchi in cui si riflettono i nostri labirinti e dove il minotauro si trasforma nell’ incomunicabilità, l’ unica via d’uscita: la sublimazione. Lucia Ausilio L’opera di Lucia Ausilio è capace di allontanare l’attenzione dello spettatore dal tema del quadro per indirizzarla verso l’idea di evocazione, di viaggio interiore. Pura immagine per vedere la vita riflessa o per incontrare un nostro riflesso, ma il riflesso non è reale, è referente dell’opera. Il profondo sentire dell’artista diventa un mezzo magico che, attraverso i rapporti cromatici, restituisce altre immagine fluide con grande tenace e forza espressiva, innescando un ideale conflitto con noi stessi. Ci si sente portati in mondi in cui la realtà, può evolversi, piegarsi e distorcersi per assumere qualsiasi forma perdendoci a capire quale sia quella autentica. Moltitudini di riflessi-rifrazioni, mai oggettivi, ma registrazioni di stati d’animo, che lavorano come sismografi perché non esiste nulla di identico a qualcos’altro. Peppe Bianco L’attività artistica di Peppe Bianco denota un incessante ricerca espressionistica dove il segno è materia. Si tratta della rappresentazione, con esasperazione, di stimoli emotivi della realtà di come viene percepita. La reinterpretazione della propria interiorità avviene attraverso l’uso di materiali materici come il tufo, non solo in riferimento al contesto e ai miti del territorio ma, al fine di imprimere l’impronta della sua ricerca per meglio cogliere i momenti più significativi ed esaltanti L’obbiettivo è quello di purificare gli istinti, per manifestare l’essenza spirituale della vita reale con forme, linee e colori: l’insieme di sentimenti che si agitano dentro ciascuno di noi. Un desiderio di ordine e legittimazione del caos per raggiungere la catarsi attraverso la sua sublimazione non con un atto di astrazione ma di concretizzazione. Peppe Pappa L’opera di Peppe Pappa è il nodo concettuale tra la materia e l’immateriale che diventa rilevatore di estetica: una possibile forma di recupero dell’aura. Un’emanazione di tutto ciò che è vivo, un “corpo sottile”, un alone che s’irradia attorno a noi, la possibilità di un nuovo sguardo su un mondo opaco, oscurato, verso un possibile nuovo attraverso un gioco di trasparenze. La consapevolezza è quella che il declino dell’aura è declino della presenza. L’assunto è che il gioco di trasparenze, della leggerezza, abbia una qualità auratica. L’effimero ha quindi il compito di captare il tempo e di renderlo percettibile nella sua forma, Una sorta di fluttuazione nello spazio, tra le cose, Un ritrarsi che tende ad annullare la distanza stessa, un nuovo paradigma della fluidità. Una sorta di flusso senza memoria, la superficie è amorfica, impassibile e inaccessibile, che invita a sentire con la mente e a pensare con i sensi.
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    Project details
    • Year 2010
    • Status Unrealised proposals
    • Type Exhibitions /Installations
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