Cantina de Il Bruciato | asv3 - officina di architettura

Donoratico / Italy / 2018

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PREMESSA


 “.....Vicino ci sarà la cantina del vino con le finestre a settentrione; se le avesse da un’altra parte, dove potrebbe venir riscaldata dal sole, il vino di quella cantina, disfatto dal caldo, perderebbe la sua forza....”: così precisava Vitruvio nel libro VI del De Architettura, descrivendo le caratteristiche dell’antica abitazione rurale.


La citazione vitruviana, oltre a ricordarci come la cantina sia parte costitutiva della struttura insediativa rurale tradizionale (una delle figure connotative del bel paesaggio agrario storico italiano) ci fornisce il pretesto per sottolineare come la corretta progettazione di questo tipo di locale, oggi come nel passato, non possa prescindere dalla verifica di specifici parametri ambientali e tecnico-costruttivi, necessari per consentire l’adeguata conservazione di un prodotto delicato come il vino, elemento vivo e pertanto facilmente soggetto nel tempo ad alterazioni o danneggiamenti.


Quando poi la cantina, da spazio architettonico integrato e da locale a carattere prevalentemente monofunzionale destinato alla conservazione e alla maturazione del vino, passa ad assumere anche il ruolo di figura iconica e di opera di rappresentanza, altri criteri ed elementi di valutazione intervengono ad orientare con decisione le scelte progettuali.


Una cantina di vinificazione pone sempre diversi livelli di analisi e studio:


- Il sito, il genius loci, l’integrazione fra territorio agricolo e costruito;


- la funzionalità della produzione, essendo questa fondamentale e baricentrica all’investimento;


- la comunicazione sottesa al progetto e cioè quale cantina per quale vino e la promozione del prodotto e del territorio:


- l'utilizzazione delle migliori tecnologie per la riduzione dei consumi congiunta all'utilizzo di risorse energetiche provenienti da fonti rinnovabili. 


STATO DI FATTO


La prima ed immediata riflessione non può non riguardare il rapporto pregnante con il paesaggio circostante e l'ambito territoriale di riferimento.


Il progetto si colloca in un'area in cui la pianura, con le sue distese di vigneti, si prolunga fino all'Aurelia e quindi alla pineta limitrofa e poi al mare, lascia spazio a un lieve piano inclinato che porta lentamente verso le colline retrostanti. Tutta la zona circostante è ricca di dossi e zone leggermente sopraelevate ad andamento gibboso. Ne è testimonianza la quota sulla quale è stato ubicato l'edificio padronale che è posto a quota mt 18 slm. La cantina esistente ha invece la quota di imposta a mt 15.50 slm mentre i vigneti iniziano a quota mt 11.50 slm per poi scendere lentamente verso il mare.


Utilizzata fino ad ora come area dedicata all’allevamento dei cavalli da corsa, si compone di un capannone esistente, una serie di paddock, una piccola abitazione per il custode ed una cabina enel oltre a spazi esterni privi di costruzioni destinati all’attività di allevamento, tra cui la più importante è un galoppatoio per allenamento.


L'area di progetto si estende dalla vecchia Aurelia (ad una quota di mt 8.00 slm dalla quale si può accedere attraverso un esistente viali alberato da pini marittimi), sino al confine di proprietà limitrofo alla cantina di Donna Olimpia (quota mt 10.00 slm) , mentre a sud un limite naturale è costituito dal Fosso del Bucone che mediante un passaggio a ponte collega l’area di interesse con i vigneti della Tenuta.


Il progetto prevede la manutenzione straordinaria del capannone esistente che andrà ad ospitare il nuovo centro aziendale e la demolizione degli altri manufatti. Dall'altra parte del viale alberato (posizionata a nord rispetto al capannone esistente) è pensata la nuova cantina. 


PROGETTO


Il progetto prevede la realizzazione di una nuova cantina con un impianto distributivo dettato univocamente dal ciclo produttivo. L’orografia del terreno, tratto completamente pianeggiante con dislivello massimo di 2.2 ml su un’estensione di 277 ml quindi non superiore all’uno per mille, non ha permesso di poter usufruire di dislivelli naturali ed il realizzare questa completamente ipogea od anche solamente e parzialmente ipogea per la presenza di falda acquifera molto alta (circa 2.50 dal piano di campagna)


Il layout produttivo è disposto su un unico livello perché più efficace e con meno dispersione di tempi e conseguentemente, con l’aiuto di tecnologia aggiornata, per un ulteriore miglioramento dei vini prodotti.


L'impianto produttivo è composto principalmente in tre momenti: la zona di conferimento uve; l'area dedicata alla vinificazione e allo stoccaggio nei serbatoi in acciaio inox e quella finale composta dalla barricaia, dall’imbottigliamento e dal relativo affinamento in vetro con spazi adibiti al lavaggio barriques, allo stoccaggio del vetro durante i periodi di imbottigliamento e da un deposito di tutta l’attrezzatura mobile per la vendemmia, quale carri vendemmia, cassette e bins.


La zona di conferimento uve si compone di un area coperta integrata perfettamente nel sistema costruttivo del corpo principale posta ad una quota maggiore dal piano del piazzale di progetto di 1.70 ml e di una tettoia quale prosecuzione logica di quella di pertinenza della cantina stessa.


Una rampa di percorrenza, ampia e spaziosa in modo da garantire ai mezzi manovre in sicurezza e tranquillità, raggiunge la quota di progetto così da rendere possibile il conferimento delle uve per le prime operazioni di pigiatura e diraspatura e soprattutto l’accesso comodo alle tramogge.


Nel piazzale di pertinenza della cantina posto a quota +0.00, quota alla quale verranno appoggiate le tramogge, verranno ubicate quattro presse, due a servizio per la produzione dei vini bianchi e due a servizio per la produzione dei vini rossi.


La rampa ed il piazzale dove accedono i trattori con l’uva non è collocata centralmente rispetto alla corte di alloggio delle presse in quanto lateralmente è stata lasciato un percorso di accesso ai mezzi che dovranno portare via i residui solidi della vendemmia (raspi e vinacce).


La vinificazione, divisa per tipologie di vino, è distributivamente composta ad C attorno allo spazio aperto ma coperto della zona presse. Al centro della C è stata individuata una piccola superficie contenente i servizi igienici, piccoli depositi ed un locale per le manutenzioni dell’attrezzatura minuta. Due scale poste ai lati di questi locali consentono il raggiungimento dei vani dedicati al personale di cantina posti al primo piano.


All’ultimo livello (secondo piano) i locali laboratorio analisi e la degustazione tecnica sono serviti dalle stesse scale che servono gli spogliatoi ed e servizi igienici e sono collegati con passerelle ai serbatoi di stoccaggio posti alle spalle di questi.


Gran parte del vino prodotto necessita di una elevazione in legno per un periodo di 10/12 mesi e questo tempo lo passerà nella grande barricaia e, per situazioni particolari in una piccola barricaia per la fermentazione malolattica.


L'area dedicata alla barricaia e all’affinamento in vetro, divisa in due aree per necessità di temperature interne diverse, è disposta centralmente ed è collegata con l'area d'imbottigliamento e deposito vetro e lavaggio barriques a nord e con i locali tecnici ed il vano ricovero attrezzatura di vendemmia, casse, ceste e bins a sud. La temperatura di esercizio della barricaia dovrebbe essere di 14° con una umidità dell’ottantacinque per cento. Per poter traguardare questo obiettivo l’edificio di progetto è stato pensato come organismo passivo che non diffonde il calore grazie alle caratteristiche fisiche dei materiali utilizzati e con attenzione particolare all’orientamento: i locali imbottigliamento e deposito vetro e lavaggio barriques sono un cuscinetto contro i venti freddi da nord nel periodo invernale, i vani tecnici ed il deposito attrezzatura per la vendemmia sono cuscinetto contro l’insolazione dei muri perimetrali delle due barricaie. Il solo lato ovest risulterebbe essere senza cuscinetto di protezione ma la scelta formale e tecnologica utilizzata e pensata, parete di protezione dall’insolazione in alluminio forato e verniciato posta ad una distanza minima di un metro e massima due metri non avendo spessore, se non quello dell’alluminio e cioè 1,5 mm, non ha alcuna possibilità di far migrare il calore dalla facciata alla struttura formante la barricaia realizzata con tecnologie tradizionali.


È evidente che tali ambienti, con le poche aperture e la massiccia coibentazione in copertura e nelle murature perimetrali con l’eliminazione dei ponti termici, riescano a raggiungere gli obbiettivi richiestoci dalla Committenza e  cioè il minor consumo possibile di risorse energetiche.


L’esigenza di costruire fuori terra, per i motivi precedentemente elencati, rende necessario attuare una serie di misure che consentano l’ottenimento dei requisiti climatici all’interno dell’edificio con il minor uso di risorse energetiche possibile. Da qui la scelta di realizzare pareti fortemente coibentate e di una “corazza” esterna a protezione con grandissima capacità di assorbire calore e dissiparlo nell’ambiente filtrando la luce soprattutto nella facciata esposta a sud.


Lo schema distributivo, nato dalla volontà di creare un ciclo produttivo di massima efficienza, in pianta è molto chiaro e leggibile e viene ad essere scandito da un sistema costruttivo con un passo di 5 m a campata che trova in facciata una forte articolazione.


Il progetto, riprendendo le tematiche industriali di riproducibilità degli elementi, è pensato come un oggetto modulare lungo l'asse longitudinale con ritmo a-b-a-b.


Le campate presentano altezza media di imposta variabile che va da un minimo di 4,87 ml ad un massimo di 7,50 nel rispetto dell’altezza massima di 7.50 e di colmo differente a seconda delle necessità interne, raccordandosi in una linea di costruzione curva comune a tutto il progetto creando un effetto di movimento a shed che rende possibile l'illuminazione naturale nella parti di cantina dove questa è fondamentale per realizzare un ambiente di lavoro confortevole.


In facciata il sistema si traduce in elementi spezzati che ricordano lontanamente delle rocce fratturate che emergono dal terreno pianeggiante. Inoltre vogliono creare, viste le grandi dimensioni dell'intervento, un vero e proprio paesaggio supportato dalla presenza di dune ricche di vegetazione mediterranea, elemento tipico del territorio, che ne riducono e mitigano l'impatto visivo rendendola quasi invisibile alla vista di coloro che percorrono l’Aurelia vecchia, e a coloro che vivono nel complesso Belvedere.


Con questi presupposti il terreno scavato per la costruzione e per realizzare la fitodepurazione e la vasca di laminazione delle acque meteoriche ai fini del rispetto dell’invarianza idraulica verrà completamente utilizzato per la creazione di questi elementi con saldo nullo (tanto tolto e tanto riposizionato).


La dicotomia tra l’elemento fortemente geometrico della cantina e la forma fluida delle dune inerbite che seguono perimetralmente tutto l'edificio, delimitando l’area di pertinenza dei mezzi e degli accessi funzionali alla cantina con ala realizzazione di anse ad identificare pertinenze necessarie quali lo spazio per i contenitori dei rifiuti solidi divisi per tipo, della cabina elettrica, delle unità di produzione del freddo come dei parcheggi dei dipendenti funzionali alla cantina.


 


committente
Società Antinori Agricola srl


progetto e direzione artistica
asv3 – officina di architettura, Cesena
Arch. Fiorenzo Valbonesi


collaboratori


Arch. Francesco Gasperini


Arch. Giovanni Pulelli


Arch. Agnese Valbonesi


progetto strutture, coordinamento della sicurezza, direzione lavori


aei progetti srl, Firenze


Ing. Niccolò De Robertis


Ing. Massimo Toni


collaboratori


Arch. Francesco Antonino


Ing. Daniele Bitossi


Arch. Marta Catillo


Geom. Andrea Cariaggi


Geom. Marco Pratellesi


Ing. Lucio Rizzo


progetto impianti Elettrici e Meccanici


Clanis progetti, Arezzo


Ing. Leonardo Bracciali


progetto impianto Enologico


per. Ind. Francesco Calignano


imprese


A.T.I Berrighi costruzioni srl, CLC Soc. Cop. (opere edili e cementi armati)


OMG srl (carpenteria metallica)


E-wood (copertura in legno e rivestimenti in lamiera)


Bellini Infissi srl (infissi)


Vinella srl (pavimenti industriali)


Impresa Edile Stradale F.lli Massai (pavimenti industriali esterni)


STE Societa Toscana Elettrica S.r.l. (impianto elettrico)


Piero Dalla Torre Impianti (impianto enologico)


Futurges per Knauf (sistemi a secco)


Impresa Antonio Lauria (tinteggiature)


Mati 1909 srl (sistemazione esterne a verde)


fornitori


Tutto Luce srl e Fobert sas (corpi illuminanti)


Intra Lighting e Idealux per gli interni; Ares per gli esterni(corpi illuminanti)


cronologia


gennaio 2015 - luglio 2016  progetto


settembre 2016 - giugno 2018  cantiere


15  giugno 2018  inaugurazione


localizzazione


località Migliarini, Donoratico, Castagneto Carducci (LI)


credit fotografie
Fiorenzo Valbonesi (asv3-officina di architettura); Cornelia Suhan; Pietro Savorelli


 


MATERIALI UTILIZZATI


 - Calcestruzzo


- Legno


- Acciaio


- Lamiera zinco-titanio microforata e non (Rheinzink prePatina) per facciate esterne e copertura


- Infissi in Acciaio


- Vetro


- Sistemi a secco Knauf


- Policarbonato


- Pavimenti industriali in calcestruzzo con finiture differenziate per aree di lavoro

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    PREMESSA  “.....Vicino ci sarà la cantina del vino con le finestre a settentrione; se le avesse da un’altra parte, dove potrebbe venir riscaldata dal sole, il vino di quella cantina, disfatto dal caldo, perderebbe la sua forza....”: così precisava Vitruvio nel libro VI del De Architettura, descrivendo le caratteristiche dell’antica abitazione rurale. La citazione vitruviana, oltre a ricordarci come la cantina sia parte costitutiva della struttura...

    Project details
    • Year 2018
    • Work finished in 2018
    • Client Antinori Agricola
    • Status Completed works
    • Type Wineries and distilleries
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