The Deserted City | FELICE CAVUOTO

Allestimento mostra di Fausto Melotti: ricostruzione di uno spazio teatrale enigmatico con percorsi che ricordano il 'Grande Cretto' di Alberto Burri New York / United States / 2018

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"The Deserted City", una mostra dedicata allo scultore, pittore e poeta italiano del dopoguerra Fausto Melotti. Curata da Edoardo Gnemmi, Direttore della Fondazione Fausto Melotti, e getta nuova luce sul connubio tra maestria scultorea e sensibilità poetica di Melotti attraverso un'esposizione unica design espositivo che trae ispirazione dai paesaggi metafisici dei dipinti di Giorgio de Chirico e dall'opera magnum di Alberto Burri, "Grande Cretto". Creando un ambiente che aleggia tra il terreno e l'ultraterreno, "The Deserted City" colloca il lavoro di Melotti nel contesto dei suoi colleghi titani artistici italiani ed evidenzia la loro convinzione condivisa che l'arte possa facilitare un ritorno alla vita. In tutta la galleria, grandi plinti scolpiscono percorsi che ricordano il "cretto" (crepa) del tentacolare "Grande Cretto" di Alberto Burri, un immenso paesaggio di cemento concettualizzato da Burri nel 1981 come memoriale della città siciliana di Gibellina, che fu decimata da un terremoto della fine degli anni ’60. Mentre gli spettatori si muovono attraverso i percorsi tortuosi, la mostra assume la forma di un enigmatico spazio teatrale, esaltando il potere narrativo delle sculture di Melotti e accendendo l'immaginazione dello spettatore. Al centro dell'installazione c'è "I Sette Savi" di Melotti (1960), composto da sette imponenti manichini in puro gesso bianco, congelati in un silenzioso scambio filosofico. Questo senso di sospensione temporale ricorda le figure spettrali e i paesaggi onirici dei dipinti di de Chirico, che cercava di "dipingere una realtà che trascendesse il sensibile". Trasfigurando la routine e il conosciuto in enigma, il lavoro di de Chirico distorce intenzionalmente paesaggi altrimenti familiari in ambientazioni oniriche che lo scrittore italiano, e amico intimo di Melotti, Italo Calvino descrisse come "una città della mente".Il paesaggio di "The Deserted City" si sviluppa attorno a questi Sette Saggi, e le opere più iconiche di Melotti dagli anni Quaranta fino alla metà degli anni Ottanta - tra cui le sue ceramiche, i fantastici Teatrini (Piccoli Teatri) e le agili sculture in ottone - sono installate in cima ai grandi- plinti, che evocano il dinamismo esperienziale di una città ridotta alla sua essenza astratta. Il suo disegno del 1955 'La città deserta', da cui prende il titolo la mostra, è un raro autoritratto di Melotti e raffigura l'artista come una figura solitaria che attraversa un paesaggio desolato e bruciato, mentre 'Il Canal Grande (1963) richiama l'architettura caratteristica di Venezia in terracotta dipinta e ottone. "Le torri della città invisibile" di Melotti (1976 (1980)) è una costruzione monumentale, delicatamente lavorata in ottone, ed è stata centrale nella descrizione di Italo Calvino della sua "città sottile"; Calvino credeva che le sculture di Melotti fossero l'epitome di ciò che dovrebbero essere le metropoli utopistiche: "città su palafitte, città a ragnatela". La scultura è emblematica di molte delle opere successive di Melotti degli anni '70 e '80, caratterizzate da forme geometriche altrettanto ritmiche che esprimono una sensibilità risoluta e distintamente umanista. "The Deserted City" comprende anche più di quaranta ceramiche di Melotti, da lui create in risposta al dolore, al trauma e alla disperazione che affollavano i suoi pensieri all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti aerei distrussero lo studio dell'artista a Milano e alterarono profondamente la sua visione artistica, provocando una rottura letterale e simbolica nella sua ricerca idealizzata dell'astrazione. Di conseguenza, la sua attenzione si spostò sull'artigianato e sulla produzione della ceramica e della terracotta. Rese in smalti policromi, queste opere illustrano l'urgente e necessario ritorno dell'artista alla figurazione. Lavorando su scala intima, Melotti utilizzò anche argilla e terracotta per creare i suoi Teatrini in stile diorama, un'importante serie di mondi metafisici racchiusi all'interno di strutture rettangolari e pieni di raggruppamenti fantastici di oggetti e figure. Inquadrando un singolo momento o molteplici messe in scena, i Teatrini di Melotti offrono vivaci narrazioni spontanee, da piccoli gesti poetici a possibilità allegoriche assurde. Un primo esempio di questo corpus di lavori, "Teatrino (Piccolo teatro)" (1950 circa) dimostra la sua schematizzazione geometrica della figura. Ancorando la sua pratica del dopoguerra negli anni Quaranta e Cinquanta, altri Teatrini, come "Meditazione domestica" (1959), esprimono quadri mistici e poetici che ricordano gli assemblaggi scatolati di ispirazione surrealista dell'artista americano Joseph Cornell. Un vero eclettico, Melotti era uno studente appassionato di letteratura, filosofia, matematica e musica. Mentre gli spettatori si muovono dentro e intorno alla tentacolare installazione di "The Deserted City", queste varie attività intellettuali si manifestano attraverso fili narrativi che convergono e si evolvono,

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    "The Deserted City", una mostra dedicata allo scultore, pittore e poeta italiano del dopoguerra Fausto Melotti. Curata da Edoardo Gnemmi, Direttore della Fondazione Fausto Melotti, e getta nuova luce sul connubio tra maestria scultorea e sensibilità poetica di Melotti attraverso un'esposizione unica design espositivo che trae ispirazione dai paesaggi metafisici dei dipinti di Giorgio de Chirico e dall'opera magnum di Alberto Burri, "Grande Cretto". Creando un ambiente che aleggia tra il...

    Project details
    • Year 2018
    • Work started in 2018
    • Work finished in 2018
    • Client Hauser & Wirth
    • Status Temporary works
    • Type Art Galleries / Exhibitions /Installations
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