Riqualificazione aree Dalmasso tra via Cavour e via Beltrame di Bagnacavallo | ARKSA Ingegneria

Macomer / Italy / 2019

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L'area Dalmasso è una zona di periferia industriale (prevalentemente dismessa) situata a Nord del territorio comunale di Macomer. E' parte di un isolato delimitato da Corso Umberto verso Sud, Via Beltrame di Bagnacavallo a Ovest e Via Cavour a Nord e ad Est. L'Area Dalmasso, collocata al limite tra la periferia industriale e i quartieri residenziali del Centro Storico per la sua posizione strategica mostra una spiccata vocazione alla riconversione a fini residenziali e costituisce un importante punto di avvio per la riconversione di tutta l'area industriale dismessa. Il comparto Dalmasso ha una superficie fondiaria di 3.892,98 mq e una superficie coperta pari a 1674,08 mq, con indice di copertura pari al 43%.


L'intervento ha previsto la realizzazione di n.21 unità abitative per una superficie complessiva netta dell'abitato di 1300 mq divisi in abitazioni quadrilocali, trilocali, bilocali ed un monolocale.


Tutto il comparto è diviso in 8 corpi di fabbrica; ogni fabbricato presentava delle caratteristiche peculiari date dalla differenza di tecnologie costruttive e tipologia architettonica. Il lungo periodo di inutilizzo e l'incuria hanno determinato numerosi problemi sia sotto il profilo materico che strutturale; sono infatti evidenti i segni di un avanzato stato di degrado con presenza di dissesti statici e di parziale collasso dei rivestimenti. L'intero intervento ha seguito pedissequamente le indicazioni fornite dalla Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Sassari.


L’oggetto dell'intervento costituiva il primo vero intervento sistematico di riqualificazione in una porzione di città dove insistono i fabbricati industriali che hanno fatto la storia economica di Macomer e che rappresentano le vestigia della prima industrializzazione della Sardegna, con le attività legate alla conservazione e trasformazione del latte (caseifici, burrifici, cremerie).


L’impianto delle industrie casearie a Macomer trascina, nel bene e nel male, l’intera economia della Sardegna coinvolgendo in maniera totale l’intero settore agropastorale (tra il 1900 ed il 1924 - come ricorda lo storico Giangiacomo Ortu - l’esportazione dei formaggi sardi cresce senza soste, da 25 a 100 mila quintali, e gli allevatori passano da 850 mila ad oltre 2 milioni e 200 mila capi. Protagonista di questa ‘rivoluzione’ nella economia rurale è stato certamente Vincenzo Albano, fondatore ed animatore di una tra le più importanti industrie casearie, con sede a Macomer, operanti nell’isola in quegli anni. Nel 1911 la Ditta Albano diventa il più forte esportatore isolano di formaggi mentre nascono altre ditte casearie anche durante e dopo la fase bellica del 1915-18, sono i Carnevali, i F.lli Centa, i F.lli Carta, i Locatelli, i Salmon, i Di Trani, i Dalmasso, questi ultimi erano stati scrivani della Ditta Vincenzo Albano. Nel 1931, la popolazione insediata a Macomer è ormai pari a 5.125 abitanti, con un aumento di ben 1.200 unità nel giro di soli dieci anni, dovuto anche alla capacità di attrazione di manodopera dai paesi limitrofi, attirati dalla sempre più crescente industrializzazione del centro del Marghine. Nel 1936 su una popolazione attiva di 2.045 unità ben 1.055 erano addetti all’industria, al commercio e ai trasporti, cioè il 51,1%, mentre solo 686, il 33,5% all’agricoltura e pastorizia.


Questa dimensione numerica qualifica Macomer, di fatto, come capitale della realtà industriale della Sardegna. Negli anni 1937 e 1938, altri edifici industriali si affiancano a quelli ormai esistenti. Lungo la Via Cavour nasce il caseificio di Lucrezio Dalmasso, al quale si affianca un altro caseificio della Polenghi Laziale. Mentre i caseifici diventavano sempre più importanti, rendendo Macomer il centro di eccellenza per la produzione dei formaggi, negli anni ’40 si sviluppa e raggiunge la massima espansione l’industria di trasformazione della lana. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, nello stabilimento lavorano circa 300 persone.


Alla fine del 1951 gli abitanti di Macomer sono pari a 7.235 unità, su una popolazione attiva di 2.416 unità 2.030 erano assorbite dall’industria, commercio e trasporti, vale a dire il 74%, solo il 16% era addetto all’agricoltura. Nel 1956 la Lanerossi, proprietaria dell’ALAS al 100%, a causa di scelte industriali che privilegiano gli stabilimenti del nord Italia, mette in vendita l’intero pacchetto azionario dell’azienda lanaria e l’ipotesi che lo stabilimento si avvii ad essere chiuso e che centinaia di posti di lavoro vengano persi, diventa subito una triste realtà iniziando così il lento declino delle attività industriali della Sardegna Centrale. Pur a fronte di questo declino alla fine del 1962 su una popolazione attiva di 2880 unità, gli addetti all’industria e ai trasporti erano il 78,5%, quelli addetti al commercio il 7% solo il 9% all’agricoltura, confermando ancora la vocazione industriale del centro del Marghine. Nel 1966 nasce il Consorzio Industriale di Macomer, il cui comprensorio viene realizzato nella piana di Tossilo e nella piana di Bonu Trau, il primo creato per la grande Industria, il secondo destinato all’artigianato. Negli anni ’70 si registra lo spostamento delle principali attività e le prime riconversioni verso altri usi degli edifici ubicati nel nucleo industriale storico. All’inizio degli anni ’90, l’intero comparto industriale realizzato all’inizio del novecento, cessò di esistere, lasciando una significativa testimonianza materiale rappresentata dal patrimonio immobiliare dismesso che nel giro di un decennio evidenzia un degrado avanzato che accomuna l’intero quartiere.


Raccontare per sommi capi questa avvincente storia, che nel bene e nel male percorre l’intero XX secolo dichiara la scelta del gruppo di progettazione di porre al primo posto la conservazione della memoria storica di Macomer e di una parte rilevante dell’intera Sardegna nell’ambito dei temi che il progetto affronta. È infatti presente la consapevolezza che nella memoria storica delle vicende passate risiede il futuro delle comunità ed appare quindi ineludibile l’esigenza di conservare questa testimonianza con la stessa attenzione che si pone nella conservazione dei beni archeologici e storici.

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    Project details
    • Year 2019
    • Work started in 2009
    • Work finished in 2019
    • Client Comune di Macomer
    • Status Completed works
    • Type Adaptive reuse of industrial sites / Social Housing / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of façades / Structural Consolidation / Recovery of industrial buildings / Building Recovery and Renewal
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