La Cantina di Putea

La “Cantina di Putea” nasce da una costola di “Putea Bruschetteria” per poi imporsi come cuore pulsante dell’attività.

L’eleganza dei nuovi ambienti, attraverso l’uso di materiali naturali, l’”umanizzazione” stilizzata del pannello in ceramica e la presenza dei grandi totem che ritraggono gli anziani, traduce la filosofia del luogo: quella di evolvere senza mai dimenticare di  rendere un tributo alla tradizione.

Lo spazio preesistente e quello nuovo  sono gli organi vitali di un’idea di ristorazione che ha mosso i suoi primi passi come bruschetteria per poi aprirsi verso l’alta cucina.

A questa “esplosione” nel campo della ristorazione, è seguita una vera e propria esplosione architettonica degli spazi, tramite lo scavo di un ambiente di raccordo tra il ristorante esistente e un’antica cantina, posta ad una quota più bassa.

La nuova immagine della Cantina si discosta volutamente dal carattere rustico e caldo del  locale esistente, progettato nel 2013.

L’ambiente, con pareti scarne in pietra a faccia vista sormontate da una volta a botte, è stato rispettato nella sua essenzialità, accentuata dalla creazione di un pavimento in battuto di cemento. 

All’interno di questo contenitore l’unica parete aggiunta e gli arredi si collocano come oggetti preziosi.

L’ambiente allungato, sormontato da una volta caratterizzata dal chiaroscuro delle unghie che si aprono lateralmente, strizza l’occhio ad una grande sala espositiva. La parete di fondo, che delimita i servizi, è il fondale dello spazio: accoglie una grande “cornice” in metallo nero, dove si mimetizzano  lateralmente le porte dei due bagni, mentre al centro fa da protagonista il grande pannello in ceramica del maestro Giancarlo Solimene. Le maioliche, realizzate su supporto artigianale con la tecnica dell’incisione a mano e l’utilizzo di smalti cristallini, evocano volti umani e creano un effetto cangiante che fa vibrare lo spazio della cantina.  

I tavoli, con finitura in color oro anticato, brillano all’interno della sala con i loro ripiani a specchio, che riflettono la volta in pietra e il pannello in ceramica. Le sedute  in velluto hanno una struttura in metallo con finitura analoga a quella dei tavoli.

Unica eccezione è il social table, realizzato affiancando due grandi sezioni di tronco di abete supportate da una struttura in metallo.

L’illuminazione, in un’ottica museale, è affidata ad un doppio binario con faretti rivolti verso i tavoli, la volta e il pannello in ceramica.

La cantina ha un doppio accesso, uno preesistente su strada completamente vetrato, che rivela il fondale del pannello; l’altro, di nuova progettazione, realizzato creando un  tunnel in calcestruzzo sotto il giardino del cortile, che la collega con lo spazio del ristorante originario.

Anche questo ambiente segue la logica delle gallerie espositive: da un lato del passaggio una grande bottigliera fa sfoggio della collezione di vini della cantina, mentre dal lato opposto grandi totem retroilluminati riportano le immagini degli anziani del paese, interpretati come custodi di saggezza e tradizione (inclusa quella culinaria) del luogo.

Le sale preesistenti e la nuova cantina, seppure  abbiano un’immagine volutamente differente, sono accomunate dall’uso di materiali naturali, dalla volontà di trarre da essi l’essenza “sincera” della materia evitando inutili sovrastrutture, e dalla cura certosina del dettaglio architettonico.