La Macchina scenica_LA SCENOGRAFIA TRA TECNOLOGIA E PROGETTO. | Giovanni Miranda

STUDIO DELLE STRUTTURE SCENICHE Naples / Italy / 1998

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Dalla Relazione di Progetto:
L’ apertura dei recinti disciplinari, l’individuazio¬ne della finalità umana di ogni sapere, comporta, a mio parere, l’assunzione di un principio di «generalità» nell’uso delle specifiche categorie disciplinari, la ricostituzione della classi¬ca dialettica tra «particolarità» e «generalità». Ogni disciplina, in quanto «mezzo», è certamente «particolare», specialistica, settoriale, traccia indubbiamente un mondo a sé, ma contiene, allo stesso tempo, quanto meno nella propria fina¬lità, una «generalità» che la ricollega agli altri campi del sapere. Tale «generalità» non è un’astratta coscienza del fatto che l’uomo costituisca l’unico fine di ogni sapere, è piuttosto la concreta estensione di ogni specifica categoria disciplinare. Agnes Heller sottolinea che ogni categoria è riconducibile, in ultimo, a quelle fondamentali di «tempo» e di «spazio». Rife¬rendosi alle categorie a priori kantiane (quantità, qualità, rela¬zione e modalità), Heller sostiene che «gli esseri umani pos¬sono concepir il tempo e lo spazio senza la quantità, la qua¬lità, la relazione e la modalità (...), ma non possono concepire alcuna categoria al di fuori del tempo e dello spazio. Perfi¬no l’assurdo ha una dimensione temporale e spaziale perché noi siamo tempo e spazio». Ogni evento o fenomeno, dunque, ogni azione o cosa è misurabile, classificabile, comprensibile attraverso le categorie di tempo e spazio: non c’è nulla che possa essere compreso in mancanza di queste due categorie.
L’estensione delle proprie specifiche categorie disciplina¬ri verso quelle «generali» e «necessarie» di tempo e spazio traccia, a mio parere, la strada verso il riconoscimento della finalità umana. In questa prospettiva metodo¬logica, la sviante gerarchia tra discipline principali, seconda¬rie o speciali perde ogni significato, così come la manichea separazione tra arte e scienza, in quanto sinonimi del mondo del superfluo e dell’inessenziale e di quello dell’utilità e della necessità, cessa di avere un senso, ha ragione Francastel, ad esempio, quando fa notare che bisognerebbe «dimostrare a tutti che le opere d’arte costituiscono fatti positivi di civiltà, allo stesso titolo delle istituzioni politiche o sociali, e che la funzione figurativa è una categoria del pensiero, al pari di altre, completa e in grado anche di elaborare in maniera diretta a partire dalla realtà percepita opere che posseggono una lo¬ro realtà e un loro senso, una loro logica e una loro struttura, e non hanno bisogno di trasporsi o di mettersi in relazione a sistemi verbali». In definitiva, secondo lo studioso, «le opere d’arte che non sono né strettamente utilitarie, né puramente gratuite, si inseriscono nella categoria degli oggetti di ci¬viltà».
Il paradosso dell’arte, vista come «bene prezioso» eppure inessenziale, è acutamente sottolineato da Garroni: «C’è qualcosa di strano in ciò che chiamiamo arte e‘ poesia».
Arch. Giovanni Miranda

STUDIO DELLE STRUTTURE SCENICHE-LA SCENOGRAFIA TRA TECNOLOGIA E PROGETTO.

L’ apertura dei recinti disciplinari, l’individuazio¬ne della finalità umana di ogni sapere, comporta, a mio pare¬re, l’assunzione di un principio di «generalità» nell’uso delle specifiche categorie disciplinari, la ricostituzione della classi¬ca dialettica tra «particolarità» e «generalità». Ogni discipli¬na, in quanto «mezzo», è certamente «particolare», speciali¬stica, settoriale, traccia indubbiamente un mondo a sé, ma contiene, allo stesso tempo, quanto meno nella propria fina¬lità, una «generalità» che la ricollega agli altri campi del sape¬re. Tale «generalità» non è un’astratta coscienza del fatto che l’uomo costituisca l’unico fine di ogni sapere, è piuttosto la concreta estensione di ogni specifica categoria disciplinare. Agnes Heller sottolinea che ogni categoria è riconducibile, in ultimo, a quelle fondamentali di «tempo» e di «spazio». Rife¬rendosi alle categorie a priori kantiane (quantità, qualità, rela¬zione e modalità), Heller sostiene che «gli esseri umani pos¬sono concepire il tempo e lo spazio senza la quantità, la qua¬lità, la relazione e la modalità (...), ma non possono concepi¬re alcuna categoria al di fuori del tempo e dello spazio. Perfi¬no l’assurdo ha una dimensione temporale e spaziale perché noi siamo tempo e spazio». Ogni evento o fenomeno, dun¬que, ogni azione o cosa è misurabile, classificabile, compren¬sibile attraverso le categorie di tempo e spazio: non c’è nulla che possa essere compreso in mancanza di queste due catego¬rie.
L’estensione delle proprie specifiche categorie disciplina¬ri verso quelle «generali» e «necessarie» di tempo e spazio traccia, a mio parere, la strada verso il riconoscimento della finalità umana. In questa prospettiva metodo¬logica, la sviante gerarchia tra discipline principali, seconda¬rie o speciali perde ogni significato, così come la manichea separazione tra arte e scienza, in quanto sinonimi del mondo del superfluo e dell’inessenziale e di quello dell’utilità e della necessità, cessa di avere un senso, ha ragione Francastel, ad esempio, quando fa notare che bisognerebbe «dimostrare a tutti che le opere d’arte costituiscono fatti positivi di civiltà, allo stesso titolo delle istituzioni politiche o sociali, e che la funzione figurativa è una categoria del pensiero, al pari di al¬tre, completa e in grado anche di elaborare in maniera diretta a partire dalla realtà percepita opere che posseggono una lo¬ro realtà e un loro senso, una loro logica e una loro struttura, e non hanno bisogno di trasporsi o di mettersi in relazione a sistemi verbali». In definitiva, secondo lo studioso, «le opere d’arte che non sono né strettamente utilitarie, né puramente gratuite, si inseriscono nella categoria degli oggetti di ci¬viltà».
Il paradosso dell’arte, vista come «bene prezioso» eppure i¬nessenziale, è acutamente sottolineato da Garroni: «C’è qual¬cosa di strano in ciò che chiamiamo arte e ‘poesia».

Arch. Giovanni Miranda



















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    • Year 1998
    • Status Competition works
    • Type Theatres
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