È l'uomo che fa la città | Francesco Aufiero

diario di una quarantena Rome / Italy

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È l’uomo che fa la città


Ogni spazio è costruito per viverci dentro. L’ uomo vive nello spazio della città, ci gira intorno, dentro, lo esplora. Quindi cos’è la città senza l’uomo?


A cosa serve se non c’è nessuno che la vive, la attraversa, la usa, la osserva.


La città vive perché l’uomo vive nella città
che accoglie e facilita le sue azioni, le sue dislocazioni. È congiunzione, motore, anello forte di una catena, quella della comunicazione, dei rapporti sociali. Una catena che ora si è rotta, una sequenza interrotta.


È così che viene meno il suo essere, così che la si vede sottratta da ogni sua funzione.


Sembra un enorme-grandissimo-gigantesco cartonato, una scenografia di un film.
Sembra un teatro senza attori, senza spettatori, un’arena senza tifo e gladiatori.


La Capitale dai sette colli ora ha sette dune.


È l’uomo che non fa più la città


Perché ora è giusto che sia così. Come la nuvola di Fuksas, anche lei non può uscire. È tutto un grande gioco di contenitori e contenuti, una matrioska. Siamo contenuto di un contenitore.


E ci si sente piccoli in un contenitore che sembra troppo grande. E ci si sente grandi in un contenitore che sembra troppo piccolo.


È l’uomo che farà la città


E ognuno tornerà a camminarci dentro e non potrà fare a meno di viverla, attraversarla, usarla, osservarla.Saprà godersi la riconquista dei suoi spazi, rapporti, spostamenti, incontri. Muovendosi lungo quei tragitti che saranno di nuovo legittimi, ripopolando le piazze, bevendo dalle fontane, sentendosi parte della scena, attore e spettatore, aprendo i contenitori e sentendosi giusto nella sua misura.

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    Project details
    • Status Unrealised proposals
    • Type Parks, Public Gardens / Public Squares / Urban Furniture / Neighbourhoods/settlements/residential parcelling / Graphic Design / Advertising / Photography / Web Design
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