Progetto esecutivo inerente i “Lavori di restauro, ristrutturazione e manutenzione della chiesa di | Giuseppe Meli

Sulla data di erezione della chiesa si fa fede alle descrizioni di Vito Amico nel “Dizionario Topografico della Sicilia”, che recita testualmente:
“La famiglia di S. Domenico, il cui decentissimo convento e la chiesa del pari elegante si osservano a greco, si stabilì nel 1547 nella contrada saracena e prende oggi non lievi incrementi, poiché per una più ampia piazza ultimamente distesa dinanzi l’ingresso del tempio, più insigne divenne il prospetto dell’edificio da ostro”.
Quindi si può dedurre che la chiesa e il suo monastero, furono eretti nella seconda metà del cinquecento, all’estremità occidentale dell’antico quartiere saraceno.
Rinnovata nel settecento, come d’altronde tutte le altre chiese di Regalbuto, presenta all’interno, la stessa tipologia delle chiese di “San Giovanni” e del “Collegio di Maria”.
Le moderne scialbature e ridipitture eseguite in occasione della sua erezione a parrocchia le hanno fatto perdere l’antica eleganza ma, soprattutto, per quanto concerne lo spazio interno della chiesa, ha portato alla perdita di affreschi e stucchi esistenti a suo tempo, e alla rimozione e conseguente sparizione delle pregevoli tele settecentesce poste sulle pareti e sugli altari minori, sostituite da statue, realizzate in serie, raffiguranti l’effigie di santi.
Resta alla chiesa un decoroso sepolcro marmoreo, parzialmente smontato.
Lo scempio fu completato con la rimozione dell’altare maggiore, che allo stato attuale è collocato in una stanza dell’oratorio, deturpando l’armonia architettonica dell’abside.
Il prospetto del contiguo convento, che segue la facciata della chiesa, è stato parzialmente alterato nei primi anni del novecento, allorché divenne sede dell’Arma dei Carabinieri.
Difatti una parte del convento, sia al piano terra che al piano nobile, è attualmente occupata dagli ambienti dell’Arma dei Carabinieri, affreschi e stucchi esistenti a suo tempo.
La facciata principale della chiesa e la sua torre campanaria, è stata anch’essa alterata con una sovrapposizione di intonaco posticcio, lasciando, però inalterato il portale d’ingresso e i suoi cantonali.
Nello stesso periodo è stato modificato il timpano della chiesa, difatti la linea curva di chiusura verticale del prospetto non si armonizza con l’architettura della facciata.
Allo stesso modo, il prospetto su via S. Domenico ha subito variazioni sostanziali, infatti, abbassando la livelletta della strada, il piano di calpestio della chiesa si ritrova ad una quota più elevata e tutto ciò risulta evidente dall’inutilizzo del portale laterale presente in tale prospetto che, allo stato attuale, è murato e si trova ad una quota di circa cm. 100 più alta rispetto il livello della strada .
Nel 1963 circa, la testimonianza dell’arciprete in pensione Mons. Perniconi (1948-1975), riferisce dell’esecuzione di lavori di rifacimento della copertura a seguito d’infiltrazioni d’acqua. Conseguenza di tali lavori è la modifica dell’altezza della chiesa che viene aumentata per circa m. 1.70, sovrapponendo alle pareti perimetrali una visibile muratura in mattoni di tufo gialli e un cordolo di coronamento in c.a.
Originale per la sua imponenza è il portale, scandito verticalmente dalla presenza, in entrambi i lati, di tre colonne di stile ionico.