M.A.MA. - Modulo per l'Affettività e la Maternità

Rome / Italy / 2021

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Il prototipo M.A.MA. - Modulo per l’Affettività e la Maternità prende forma tra i progetti di rammendo urbano condotti da G124, il gruppo di lavoro creato dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano che nel 2019 ha esteso la partecipazione a quattro Università ed altrettante città - Milano, Padova, Siracusa e Roma – con il fine, rimasto invariato, di produrre studi e proposte sulla periferia, “la città che sarà”.



A Roma si è scelto di dare concretezza ad un progetto di rammendo all’interno del carcere, luogo periferico e separato per definizione, dove a dominare è la cultura dell’isolamento, fortemente impattante dall’esterno, duramente percepibile all’interno, a causa della difficoltà dei rapporti interpersonali tra detenuti.


Il progetto interessa la Casa Circondariale Femminile di Rebibbia, nella periferia Nord-Est di Roma, uno dei quattro istituti femminili presenti in tutta Italia. Data la scarsità delle strutture sul territorio, molte detenute scontano la propria pena lontane dall’ambiente di provenienza, convivendo quotidianamente con una duplice colpevolezza, quella dovuta al reato commesso e quella derivante dalla consapevolezza di non poter svolgere un ruolo portante nel nucleo familiare.


Ai fini del mantenimento dei rapporti tra le recluse e gli affetti al di fuori del carcere, interviene il progetto M.A.MA.: un luogo di incontro con le famiglie che non sia quello anonimo e sorvegliato dei colloqui tradizionali, ma uno spazio che ricrei la dimensione domestica, che ricostituisca momentaneamente il nucleo familiare e che permetta alle detenute di mantenere un ruolo all’interno di esso, favorendone la riabilitazione e la reintegrazione.


Il progetto è stato elaborato grazie ad una stretta e fruttuosa relazione con il DAP - Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, il quale ha economicamente sostenuto la realizzazione del prototipo, e alla collaborazione con il responsabile dell’ufficio tecnico Arch. Ettore Barletta.  Nel tempo si sono poi aggiunti sponsors esterni.


Il prototipo è un piccolo edificio di 28 mq che tramite la sua forma iconica, rimanda all’idea tradizionale di casa. Posizionato in un’area verde sufficientemente protetta, è dotato degli ambienti essenziali allo svolgimento delle attività tipiche di una vita domestica quotidiana. Il tetto a falde inclinate protegge una piccola loggia dalla quale si accede ad un unico ambiente interno dove le detenute potranno trascorrere del tempo con i propri familiari, condividendo un pasto e momenti di tranquillità.


Le scelte progettuali dell’ambiente interno, pur rispondendo alle esigenze normative degli edifici carcerari, ricreano un ambiente domestico e accogliente attraverso l’uso del colore, la caratterizzazione delle differenti finiture lignee e studio della luce naturale.


La realizzazione del prototipo è avvenuta tramite un sistema autocostruito incentrato sulla semplificazione delle lavorazioni e sull’eliminazione di elementi strutturali troppo pesanti. La tecnologia costruttiva si compone di una struttura in pannelli lignei prefabbricati, realizzati nella falegnameria interna alla Casa Circondariale – Nuovo Complesso di Viterbo, facilmente trasportabili ed assemblabili.


La produzione del materiale necessario e la realizzazione del prototipo è avvenuta grazie al lavoro svolto dai detenuti di Viterbo e dalle detenute di Rebibbia.


La facilità costruttiva permette tempi di realizzazione rapidi e, soprattutto, il coinvolgimento dei detenuti nella costruzione di un bene a servizio di tutta la comunità carceraria.

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