Piano di Recupero ex impianto industriale con l'ing. Roberto Lasi | cristian gaetani

Empoli / Italy

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Le prime ipotesi progettuali sono state sviluppate con la ferma convinzione di poter riutilizzare una parte degli organismi edilizi ivi presenti affinché con la suggestione proveniente da questi reperti di archeologia industriale gli stessi potessero ancora adempiere ad un compito, non certo quello per il quale furono costruiti.


E quanto attraverso il recupero delle parti più significative del complesso adattandole a destinazioni di utilizzo compatibili con certe strutture con l’integrazione di nuove parti che pur con un linguaggio contemporaneo riescano non solo a dialogare con il “vecchio” ma creino  un insieme in grado di suggestionare, stupire e farsi ammirare.


Quanto porta con se significativi elementi di salvaguardia di un pezzo della memoria storica di Empoli riscoprendone il fascino ed il valore e lo integra con un pezzo di contemporaneità.


Tuttavia alla luce delle prescrizioni derivanti dalla Relazione di Caratterizzazione del sito, enormemente inquinato dalle lavorazioni che ivi avvenivano, non solo sarà necessario intervenire con l’esportazione, per una significativa profondità, di tutto il terreno, ma si dovrà provvedere alla demolizione di tutti i manufatti in quanto il materiale da costruzione (laterizi, legno, calce ecc…)  appare completamente impregnata  delle sostanze altamente tossiche che qui si producevano.


Per cui è stato obbligatorio, pur con la consapevolezza del particolare valore che storicamente rivestono i manufatti ancora ivi esistenti,  impostare il riutilizzo/ recupero dell’area in un modo completamente diverso e cioè attraverso  una riorganizzazione urbanistico – architettonica del sito come si trattasse di un’area completamente “vergine”. Purtuttavia per la realizzazione dei nuovi fabbricati è stata posta la massima attenzione al “ripristino” di forme, volumi, suggestioni di alcune delle strutture esistenti al fine di non cancellare completamente la memoria del luogo. Il risultato finale dovrebbe risultare sicuramente interessante in quanto il nuovo costruito, formalmente collegabile con i vecchi manufatti potrà facilmente riportare alla memoria il vecchio opificio, un pezzo della più recente  storia di Empoli finalmente in grado di essere utilizzato ed usufruito da tutta la comunità.


 


CONTENUTI DEL PROGETTO


Come già detto in atra parte il presente progetto  tratta della completa riorganizzazione urbanistico – architettonico dell’area  originariamente occupata dalla fabbrica di prodotti chimici Montevivo.


IL  nuovo Regolamento Urbanistico adottato , a fronte di un preciso impegno volto a recuperare uno dei principali luoghi di degrado della città allargando in qualche maniera il centro cittadino ed inserendovi un segno di riqualificazione ed un nuovo significativo stimolo di sviluppo, prevede un comparto urbanistico limitato solo all’area occupata del vecchio opificio, e la previsione dell’allargamento del sottopasso ferroviario,  ritenendo questa un’opera di interesse pubblico non più improcastinabile per una città quale Empoli e nel contempo fondamentale per il recupero e lo sviluppo dell’area in questione e per un più congruo collegamento tra il centro cittadino e l’abitato di Ponzano.


 


 


 


IL PROGETTO


Alla luce delle premesse suesposte e dopo innumerevoli ipotesi che hanno affrontato  varie e diverse possibilità per un migliore riutilizzo dell’area dell’ex Montevivo si è  addivenuti ad una sistemazione che partendo dall’allargamento del sottopasso ferroviario di via del Pratignone e, conseguentemente della stessa via,  definisce una rotatoria in prossimità del limitare dell’area di proprietà in funzione non solo dell’accesso al nuovo quartiere ed agli spazi conseguenti destinati alla sosta degli autoveicoli ma anche a collegamento con l’esistente viabilità in previsione di un suo possibile riordino. Guardando il nuovo complesso edilizio da via del Pratignone, la disposizione dei volumi degli edifici definisce una distribuzione  di vuoti e pieni che invita il visitatore ad entrare e lo guida  in un percorso che partendo dalla succitata rotonda permette di raggiungere qualsiasi punto dell’area. Nello stesso tempo fa intravedere un complesso sistema di strutture che ambisce a configurarsi come un pezzo di città con proprie funzioni residenziali, commerciali, direzionale e/o di piccolo artigianato che garantiscono   la presenza quasi continua di persone. Inoltre dalle principali aree di sosta, collocate sempre in posizione periferica rispetto al costruito, è possibile muoversi liberamente  attraverso percorsi protetti che, in alcuni casi, diventano anche di esclusivo appannaggio del pedone.


La  disposizione planimetrica dei nuovi volumi edilizi cerca di rispondere prima di tutto ad una esigenza di ordine e rigore. Così i tre edifici prossimi alla linea ferroviaria Firenze – Pisa/Livorno,  caratterizzati da sei piano fuori terra, si pongono quasi come una cortina edilizia a rappresentare  il limitare del costruito.  L’edificio centrale ospita al piano terra dei locali commerciali, mentre per tutti e tre gli edifici a torre, ai piani superiori , è prevista una destinazione residenziale  . Prossimo alla rotonda ed alla serie di parcheggi a raso prospicienti la stessa via del Pratignone e  variamente intercalati  da spazi a verde ed alberature, è collocato un edificio a destinazione esclusivamente commerciale che si caratterizza, in qualche maniera, per una piccola torre parzialmente vetrata  a destinazione direzionale che ne definisce parte del fronte Nord. Al di là della via di penetrazione interna lato Nord,si trova un edificio a carattere esclusivamente residenziale con tipologia in linea di edilizia residenziale pubblica,mentre a l latu Sud  su un lotto di terreno isolato dal resto dei fabbricati si trova un edificio di  sei piani a destinazione direzionale.


Come già detto i locali commerciale e direzionale  usufruiscono di un parcheggio a raso mentre tutti quanti gli altri immobili hanno a loro disposizione, oltre a limitati spazi in superficie,  parcheggi ai piani interrati  e, in coerenza con le  diverse funzioni usufruiscono di una specifica viabilità che cerca di interferire il meno possibile  con le realtà pedonali dell’area.


E’ prevista la realizzazione di un’area  a verde attrezzato in fregio al torrente Orme  ed alla linea ferroviaria Firenze – Pisa/Livorno la quale risulta marcata, rispetto a tutta l’area d’intervento, da una specie di “quinta” in cotto e metallo che definisce un piacevole camminamento segnato da piante rampicanti. Elemento, questo ultimo, non solo atto ad impedire l’avvicinamento e/o l’accesso alla suddetta linea  ferroviaria ma di protezione acustica per i nuovi fabbricati.


L’altro elemento significativo dell’intervento, oltre al rigore nella disposizione planimetrica delle nuove costruzioni, è sicuramente rappresentato dalle volumetrie e dalle finiture delle stesse improntate sull’uso esclusivo di paramenti murari in mattoni a faccia vista, dall’uso di modanature in  rilievo come elementi segna piano, dalle  tamponature, in certi  vani di servizio con  elementi di cotto posti a graticcio, dalle coperture piane con balaustre semipiene in laterizio. E ciò  non è altro che un segno di profondo riconoscimento alle forme, oramai storicizzate, del vecchio opificio. Forme  che emergono anche con maggiore forza nel locale commerciale che risulta impostato sullo schema costruttivo del preesistente edificio destinato a deposito di prodotti.


Comunque pur  in presenza di un articolato, complesso, e per certi versi, intensivo  piano di riutilizzo di un’area industriale dismessa, con tutto ciò che ne consegue in termini di bonifica dei luoghi, quanto ipotizzato non può che risultare significativo per l’evidente volontà di operare  al fine di restituire  alla città  un pezzo della stessa, ad oggi avulso da qualsiasi contatto come si trattasse di un essere contagioso, quindi un pezzo della sua memoria storica sia per  gli evidenti  riferimenti architettonico – formali ai preesistenti manufatti sia per l’emozione che potrà scaturire dal riappropriarsi di un luogo  che dopo essere stato un emblema dello sviluppo industriale e del progresso di Empoli era divenuto solo un luogo di degrado e desolazione oltre che di latente criticità igienico – sanitaria per l’abitato circostante.

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