Ruanda Chapel | Giorgio Cassia

Canopy Rukomo / Rwanda / 2019

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Pensare ad un luogo deputato all’incontro di una comunità, uno spazio pubblico che inviti al ritorno alla spiritualità e alla riconciliazione con la propria identità, richiede un’indagine tesa verso la ricerca di quali caratteristiche deve avere questo spazio e soprattutto quale “dispositivo” edilizio soddisfa queste istanze.


La necessità di ritrovarsi insieme in un luogo di pace a condividere, attraverso l’unione di una comunità, la pace e la serenità di un popolo martoriato da guerre intestine è l’obiettivo posto dal tema della chiesa a Rukomo.


Il progetto ha come fondamento l’uso di un linguaggio semplice e distintivo attraverso il quale l’architettura venga percepita ospitale e non severa. Tale presupposto diviene strumento di ricerca per un equilibrio tra l’architettura e il contesto ambientale e culturale di Rukomo. La semplicità, ma soprattutto la sobrietà del linguaggio architettonico, costituisce il “luogo” di convergenza della comunità che si riconosce in un’architettura archetipica costruita con gli elementi del territorio ed una tecnologia compatibile con le abilità della comunità stessa. La casa “spirituale” della comunità non può prescindere dalla storia, la cultura e l’identità della collettività di Rukomo.


L’idea di partenza prevede un forte richiamo alle forme della natura che caratterizzano il luogo nel quale dovrà stare il progetto. Ne scaturisce un sistema di elementi tettonici, che si integra nella collina, appartenendovi come una stratigrafia nella dinamica morfologica della stessa. L’edificio della cappella “cresce” dall’altipiano, trovandone la giacitura, con i suoi elementi costituenti: basamento, aula e copertura, paralleli alla linea del paesaggio. Simbolicamente i tre elementi appartengono e definiscono i principi di insediamento in un luogo attraverso cui l’uomo afferma la propria presenza. Il basamento (l’appartenenza al suolo), l’aula, circoscritta da un diaframma costituito da muro e pilastri, definisce il recinto (i limiti del rifugio dove l’uomo troverà protezione) ed infine la copertura definirà il riparo di tutta la comunità.


La chiesa è un edificio nel quale le categorie pubblico e privato sono rimesse in discussione a favore di un uso funzionale ai bisogni della comunità: la cappella può essere fruita come luogo sacro e spazio laico e quindi l’alternanza di funzioni religiose ad azioni pedagogiche per i giovani e attività di incontro per dibattere sulle questioni legate alla vita della comunità.


La chiesa trova la sua ragione d’essere in un sistema composto da un basamento, un vuoto ed una copertura. Il basamento è concepito come uno “strato” del paesaggio, opportunamente modificato per accogliere la comunità, rastremato in elevazione verso l’aula. La base, cinta da rampe, facilita l’ingresso nell’aula. L’aula circoscritta da pilastri e muri in un diaframma trasparente contiene il luogo della spiritualità, volutamente aperto e penetrabile da tutta la comunità. La copertura anch’essa concepita come una stratificazione geologica ripara la comunità dalle avversità climatiche si raccorda formalmente e strutturalmente all’unico elemento verticale, il campanile, che funge da landmark e richiamo per la comunità.


La chiesa così concepita diviene il laboratorio per la sperimentazione nell’uso di materiali diversi, elementi appartenenti al territorio costruiti (montati) con una tecnologia compatibile con le abilità locali. Si è scelto di usare una tavolozza essenziale di materiali naturali e non ma che invecchiando acquistano una patina speciale creando un’armonia complessiva in dialogo con il paesaggio e le costruzioni di Rukomo.


Il basamento in cemento, i setti portanti in cemento e mattoni in terra cruda e la copertura in acciaio con degli inserti in legno come i pilastri.        


L’aula è stata concepita aperta e permeabile su tutti i lati, ad eccezione della parte absidale, in modo da invogliare l’ingresso della comunità nel luogo del raccoglimento non unicamente religioso ma anche laico. Lo spazio antistante posto sul prospetto a sud funge da luogo di incontro all’aperto e l’edificio della cappella diviene una quinta prospettica dalla quale fuoriesce un altare per dare messa o messaggi alla comunità.


La copertura è volutamente aggettante per enfatizzare la condizione di riparo per la comunità stessa.


Si è voluto usare un linguaggio espressivo semplice con caratteristiche materiche “povere” che si ibridano instaurando un rapporto dialettico con il paesaggio circostante. La cappella deve essere percepita come un luogo di confluenza di interessi, desideri e bisogni, non unicamente legati allo spirituale, motivo per cui vi è l’assenza di decori ed apparati iconografici limitandosi ad inserire, nella zona absidale, solamente una croce. In questo luogo di convergenza non ha importanza sia percepibile cosa faccia la comunità ma deve essere chiaro come la stessa comunità ne abbia fortemente bisogno per poter condividere aneliti e speranze.


 


“Così è la cappella…. Un luogo per chi non vi entra mai, per chi vuole starvi vicino senza entrare, per chi vi entra.”


L.I. KAHN

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    Project details
    • Year 2019
    • Work started in 2019
    • Main structure Wood
    • Client YAC- Young Architects Competitions
    • Status Competition works
    • Type Churches / Monuments
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