Ricostruzione del Palazzo Corona | ANTONIO STEFANO MIGLIONICO

edificio distrutto dal sisma del 23 novembre 1980 Teora / Italy / 2010

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L’immobile, sensibilmente danneggiato dal terremoto del 23/11/1980, fu successivamente demolito; il Piano di Recupero ne prescrisse comunque la ricostruzione nel rispetto delle caratteristiche tipologiche ed ambientali originarie imponendo la ricostituzione della facciata principale mediante il ricollocamento nel sito di tutti gli elementi architettonici (portali, cornici, tipologia e partitura delle aperture) preesistenti.

Cenni storici
L’edificio denominato “Palazzo Corona” sito in Piazza XX Settembre rappresenta senza dubbio il manufatto più rappresentativo del Centro Storico di Teora sia per la sua ubicazione (costituisce la cortina edilizia principale fronteggiante la piazza) che per le sue caratteristiche storiche ed architettoniche.
L’impianto originario risale, infetti, al XVII secolo e venne edificato dal Principe Mirelli il quale cedette i suoi possedimenti di Teora, compreso il Castello, e Morra de Sanctis alla nobile famiglia Corona, giunta in Irpinia dal Veneto per insediare e consolidare, le proprie attività di natura commerciale.
Con il consolidamento della posizione economica i Corona crearono un vero e proprio latifondo; di conseguenza ampliarono, estendendolo, il palazzo che raggiunse una superficie di ingombro pressoché tripla rispetto al manufatto oggi interessato al recupero edilizio.
Nel XVIII secolo l’edificio, a seguito dei terremoti del 1722, 1727 e 1731, subì notevoli danni; i lavori di ripristino diedero all’edificio l’impronta architettonica che è giunta fino ai nostri giorni. Vennero realizzati, infatti tutti gli elementi lapidei della facciata ed in particolare il portale dell’ingresso principale, costituito da una doppia fila di colonne su piedistalli lapidei, con capitelli lavorati e mensole a sostegno del balcone centrale del piano nobile.
Gli ultimi ampliamenti vennero eseguiti tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo con la realizzazione del secondo piano arretrato di circa m 1,50 rispetto al fronte principale sulla piazza, ed un passaggio sopraelevato che attraversava l’adiacente vicolo Forno collegando la parte di rappresentanza dell’edificio a quella distaccata dei servizi e delle stalle. I lavori eseguiti infine fra gli anni sessanta e l’80 interessarono soltanto l’assetto interno delle unità immobiliari, voluti dagli ultimi proprietari ed interrotti dal terremoto.
All’interno dell’edificio, oltre allo scalone principale e due cortili interni vi era anche una cappella gentilizia consacrata i cui paramenti, statue ed addobbi sacri andarono perduti a seguito del sisma del novembre del 1980 tranne un Cristo ligneo risalente alla fine del ‘600.
Il terremoto del 1980 causò danni irreparabili al secondo livello che crollò, lasciando in piedi (salvo degli sfondamenti delle coperture) tutte le parti più caratteristiche dell’edificio.
I successivi interventi di attuazione del Piano di Recupero determinarono la demolizione dell’edificio che, in ogni caso, andava ricostruito in sito conservando tutte le caratteristiche architettoniche del fronte principale e recuperando, ricollocandoli in opera, tutti gli elementi lapidei preesistenti che erano stati preventivamente rimossi e conservati.
Una parte dell’edificio che si sviluppava sul lato sinistro del Vicolo Forno, lo stesso arco di ingresso al vicolo sovrastato da ambienti del palazzo e la passerella coperta interna che congiungeva le due ali del palazzo vennero comunque esclusi dalla ricostruzione “in sito” a favore della realizzazione di un edificio di nuovo impianto denominato “B12”.
Per questo motivo il sig. Antonio Annibali Corona, allora proprietario in vita, chiese ed ottenne la possibilità di trasferire le superfici interessate allo smembramento nell’area di sedime della parte che, al contrario poteva essere ricostruita sul vecchio impianto, rinunciando tanto ad unità immobiliari in detto edificio quanto all’assegnazione di un lotto in area PEEP per la ricostruzione fuori sito delle cennate superfici.

Possibilità di intervento
I proprietari prenotarono regolarmente i contributi previsti dalle leggi sulla ricostruzione predisponendo altresì il relativo progetto nel rispetto delle prescrizioni urbanistiche dettate dal Piano di Recupero; il sig. Antonio Annibali Corona in particolare, fin dal 1985, manifestò la disponibilità ad affrontare e risolvere con l’Amministrazione comunale sia il problema del recupero dell’immobile che quello legato alla possibilità di reinsediare gli abitanti il centro storico anche con prospettive diverse dal mantenimento della proprietà su tutta l’area di sedime originaria; come detto in precedenza, l’istanza rivolta all’Amministrazione Comunale, nel ridimensionare i propri diritti di superficie, dava la possibilità ad altri cittadini di occupare l’area del comparto B12; consapevoli che l’investimento economico richiesto era proibitivo e che nello stesso tempo non si poteva privare il Centro storico della profonda valenza architettonica ed urbanistica del fabbricato rispetto al nucleo centrale del paese ed alla memoria storica dell’abitato, i proprietari rinunciarono al beneficio derivante dalla maggior superficie ottenibile, nel ricostruire un nuovo edificio a struttura intelaiata, dalla riduzione dei notevoli spessori murari, trasferendo le aree insistenti nel nuovo comparto all’interno della sagoma del nuovo edificio da ricostruire sfruttando, così, al meglio i benefici di legge.
La volontà dell’Amministrazione Comunale di finanziare la ricostruzione dell’immobile ha consentito l’avvio della concreta iniziativa tesa al pieno recupero dell’intero tessuto edilizio ed appare senz’altro congruente con la necessità di rivitalizzare il Centro Storico e conseguire gli obiettivi fissati dal Piano che si racchiudevano fondamentalmente nelle “...tre direzioni indicate: 1) Restauro degli edifici solo parzialmente danneggiati (come i gruppi di piccole abitazioni allineati in basso sotto l’abside della vecchia Chiesa Madre); 2) la ricostruzione “com’era/dov’era” di alcuni comparti edilizi interessanti per l’individuazione degli spazi urbani più rappresentativi del vecchio centro (come la Piazza Castello, il lato a monte del Corso..); 3) riproposizione dei principali elementi costitutivi e d’individuazione del Centro Antico: edifici pubblici e residenza, cui si aggiungono i nuovi edifici per l’assistenza (asilo nido, casa per gli anziani, ecc.)...”.
Lo stato di attuazione degli interventi di Piano risulta oggi pressoché ultimato; il Corso è stato riedificato, le relative urbanizzazioni sono in via di ultimazione e la stessa Piazza XX Settembre è stata ripristinata e quasi interamente completata. L’avvio dei lavori di recupero de Palazzo Corona costituirà senza dubbio l’occasione per riavviare quell’intreccio di relazioni sociali e culturali che da sempre hanno contraddistinto Teora come il “salotto” dell’Irpinia.

Descrizione dell’intervento
Come detto in precedenza, il sito di progetto è l’area fronteggiante la Piazza del paese che, oltre a rappresentare il “luogo” centrale è anche l’ambito entro cui si completa la ricostruzione ‘com’era/dov’era’ ed inizia quello in cui la residenza modella nuovi scenari urbani (quartiere Pianistrello) e gli spazi inedificati si riammagliano con le altre emergenze architettoniche poste più a monte attraverso una rimodellata ‘area archeologica’.
Il progetto tiene conto sia dei nuovi allineamenti imposti alla ricostruzione del Corso per migliorare la fruibilità e l’accessibilità dell’intero Centro storico che dell’impronta dell’edificio caratterizzata da uno sfalsamento di quota fra la parte antistante la piazza e quella interna verso l’area archeologica. Vengono rispettate in pieno tutte le indicazioni di Piano ed in particolare si ripropone anche la “memoria visiva” del vecchio Vicolo Forno prevedendo all’angolo del fabbricato, prima della nuova scalinata una nicchia con sovrastante balcone, che ricordi l’originaria immagine dell’ingresso al vicolo.
Viene ridisegnata la nuova facciata principale secondo le partiture della vecchia con la ricollocazione di tutti gli elementi architettonici preesistenti; anzi quest’ultima viene migliorata attraverso la regolarizzazione dei rilievi, delle modanature e dei cornicioni. Il disegno della pianta rispecchia la sagoma edilizia preesistente nella parte anteriore mentre per quella posteriore, libera da vincoli, si è tenuto conto anche delle cortine edilizie già ricostruite, delle incertezze dei confini con altre proprietà non più edificate e della necessità di dare maggiore luminosità agli alloggi da realizzare, mantenendo in ogni caso sostanzialmente simile alla forma preesistente anche questa parte del complesso edilizio.
Il nuovo edificio sarà posto in continuità col terrazzo di proprietà Masini, così com’era originariamente, saldando la cortina edilizia preesistente come previsto dal Piano; nel merito della eventuale contestazione circa il posizionamento del fabbricato, va precisato che i Masini hanno ricostruito già da tempo senza notificare ai confinanti (Corona e Liloia) alcuna apposizione di termini circa il confine delle proprietà dichiarando, altresì, per il tramite del loro progettista, il limite “invalicabile” della loro proprietà proprio sulla linea perimetrale conclusiva del nuovo edificio da essi ricostruito; il tutto indicato dal progettista nei grafici di progetto; a questa iniziativa i proprietari confinanti di Palazzo Corona non si sono opposti (anche perché non interpellati), pertanto appare legittimo sottintendere che il nuovo fabbricato possa essere posto in aderenza al citato terrazzo.
L’impianto tipologico è costituito da due diverse destinazioni: - quella non residenziale, che sfrutta la totalità delle superfici del piano interrato, del piano terra e di quello rialzato retrostante con accessi dalla Piazza alla quota (0,00) e dal vicolo Forno a quota (+1,40) nella stessa zona in cui è ubicato l’ingresso al cortile interno che fa da filtro con la parte residenziale; - quella residenziale che prevede la realizzazione di 4 alloggi posti sui livelli (+ 4,50) e (+8,00) tutti serviti da un unico vano scala, con accesso dal portone principale sulla piazza e dal cortile interno dal Vicolo Forno. Nello specifico si è spostata la posizione dell’originario scalone posto nell’androne principale per consentire il raggiungimento alla quota –1,40 dei posti macchina il cui unico accesso possibile è rappresentato proprio dall’ingresso principale.
Il rispetto delle caratteristiche architettoniche della faacciata ha reso indispensabile la riproposizione delle quote e delle altezze originarie; ciò, se può essere considerato un vantaggio per la parte non residenziale in cui i locali sulla piazza avranno altezza interna di m 4,20, sicuramente comporta una configurazione volumetrica e di superfici delle unità abitative al di fuori degli standard costruttivi previsti fin dalla legge 8/8/1977 n. 513. Le altezze nette degli ambienti abitativi saranno, infatti, superiori a m 2,70 raggiungendo i m 3,20; tali circostanze sono comunque ampiamente superate dall’importanza intrinseca del complesso edilizio.
Il progetto, naturalmente rispetta le normative edilizie proponendo tutte le superfici all’interno della sagoma e della volumetria preesistente. Eventuali leggeri sconfinamenti che si dovessero verificare in relazione ad una più attenta verifica dell’area di sedime residuale (gli edifici circostanti, come già accennato, sono stati ricostruiti senza un picchettamento certo delle proprietà perché tutti i volumi preesistenti furono demoliti quasi contemporaneamente e i successivi interventi atti a realizzare le nuove urbanizzazioni hanno reso necessario l’uso di mezzi meccanici che hanno cancellato quasi tutte le tracce dell’edificato originario) riguarderanno in ogni caso il fronte sul vicolo Forno il cui nuovo percorso si è ridotto ad una rampa aderente al Comparto B12 per una larghezza, all’imbocco, inferiore ai 2 metri; di conseguenza gli spazi residui sul lato destro a salire sono anch’essi di proprietà comunale e quindi sarà possibile attuare dette eventuali compensazioni. Per evitare contenziosi con privati confinanti sul lato destro del Palazzo, ove possibile, si è precauzionalmente arretrata la sagoma.

Dati metrici
La consistenza dimensionale delle diverse destinazioni d’uso previste nel progetto sono le seguenti:
RESIDENZA
Il progetto prevede la realizzazione di 4 alloggi tutti di proprietà Annibali Corona, uno dei quali (unità U3) deriva dal trasferimento delle originarie superfici ubicate nel comparto B12. Per essi vengono richieste tre tipologie di contributo:
o Un contributo in conto capitale ragguagliato al 100% (primo contributo) relativo all’unità U4 posta al secondo piano, nei limiti di mq 110 oltre le snr ed il posto macchina;
o Due contributi in conto capitale ragguagliati al 50% nel limite dei 95 mq relativo alle unità U1 e U2 che saranno ubicate al piano nobile interessando tutto il fronte principale del palazzo e soggette all’obbligo del mantenimento delle caratteristiche tipologiche ed architettoniche, oltre che ambientali, del vecchio impianto;
o Un contributo in conto capitale ragguagliato al 30% nei limiti dei preesistenti mq 69,30, oltre le snr e pm, relativo all’unità U3 ubicata nella parte interna del fabbricato, con tipologia duplex, non soggetta a vincoli particolari
DEPOSITI
Il progetto prevede la realizzazione di 7 locali adibiti ad uso non residenziale così caratterizzati:
o I depositi individuati dalla sigla da D1 a D5, tutti di proprietà Annibali Corona, saranno adibiti a pertinenze agricole a servizio dei terreni, della stessa proprietaria, siti in c.da Civita Superiore così come erano originariamente destinati; per essi viene richiesto un contributo in conto capitale ragguagliato all’80% nel limite di mq 207,80; quest’ultima superficie, come quella complessiva prevista (mq 210,80), rappresenta l’accorpamento di tutti i locali in un'unica unità convenzionale per semplicità di raffronto con le superfici preesistenti che erano diversamente distribuite (compresa parte insistente nell’area ceduta del comparto B12) nel fabbricato originario;
o Il locale individuato dalla sigla D6, di proprietà germane Liloia, sarà adibito ad attività commerciale e per esso si richiede un contributo in conto capitale ragguagliato al 25% nel limite di mq 34,25; esso sarà ubicato al Corso Plebiscito nella sua originaria posizione;
o Il locale individuato dalla sigla D7, di proprietà Liloia Gerardo, sarà adibito a pertinenza agricola a servizio dei terreni dello stesso proprietario siti in c.da La vanghe del Poeta; per esso si richiede un contributo in conto capitale ragguagliato al 80% nel limite di mq 34,25 e sarà ubicato al Corso Plebiscito nella sua originaria posizione, a confine con la proprietà Masini.
Nonostante lo stato dei luoghi, i vincoli e le imposizioni di Piano, vengono rispettate le norme per il superamento delle barriere architettoniche al momento in vigore e ciascun alloggio è stato dimensionato in modo da garantire sia la visitabilità che l’accessibilità a persone con ridotta o impedita capacità motoria, non si è resa necessaria la previsione di ascensori in quanto non si superano i tre livelli dal piano di accesso del vano scale; in ogni caso in quest’ultimo è possibile l’istallazione di un ascensore delle dimensioni regolamentari.

Volumetrie
I volumi che si prevedono rientrano nella volumetria preesistente, anzi il fabbricato nella parte riguardante il corpo posteriore risulterà meno emergente sia rispetto alla preesistenza che rispetto al progetto approvato ai precedenti proprietari. Nell’impostazione delle presenti previsioni si è preferito uniformare le quote di calpestio dei livelli abitativi e adattare le quote di ingresso al fabbricato a quelle esterne già realizzate; di conseguenza, adottando le quote 0,00 e +1,40, si è preferito incassare ad una maggiore profondità il piano interrato il cui accesso sarà garantito dal vano scala. Si è preferito, inoltre, adottare per la copertura del corpo posteriore la soluzione del terrazzo perché in tal modo si eviteranno strutture di tetti complesse. Il terrazzo, inoltre, riduce l’impatto volumetrico del corpo posteriore dell’edificio rapportandosi meglio all’area archeologica su cui affaccia.
L’area di sedime del fabbricato risulta pari a mq 452,60. Di questa una parte corrispondente a mq 32,08 è stata assoggettata ad esproprio per consentire l’allineamento dei fronti lungo il Corso Plebiscito e la Piazza XX Settembre.
Dei rimanenti mq 420,52 il fabbricato sfrutta una superficie di mq 387,38; i rimanenti mq 33,14 sono stati lasciati come franco con le proprietà confinanti nella parte posteriore e laterale del complesso edilizio per consentire compensazioni derivanti dall’eventuale susseguirsi di approssimazioni sul posizionamento dei fabbricati già edificati che possono aver compresso le reali superfici dei lotti terminali, rappresentati proprio dal Palazzo Corona.
Le altezze di progetto sono quelle della preesistenza con il primo livello sulla piazza a quota +4,50 (piano nobile) ed il secondo, arretrato di m 1,50, a quota + 8,00.
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    Project details
    • Year 2010
    • Work started in 2001
    • Work finished in 2010
    • Client antonio annibali corona
    • Status Completed works
    • Type Single-family residence
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