Un ponte di bambù: ponte ciclo pedonale nella sede del "ponte Leopoldo II" | Edoardo De Cicco

Menzione speciale Poggio a Caiano / Italy / 2010

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 La proposta progettuale di un nuovo ponte ciclo-pedonale nella sede del “ponte Leopoldo II”, si sviluppa a partire da un’attenta analisi dell’area di progetto e delle zone limitrofe. Lo studio del contesto naturale, della tradizione storica e dell’attuale realtà del territorio sono stati all’interno del processo di analisi, elementi fondamentali per lo sviluppo progettuale. Se infatti il progetto rappresenta il momento di sintesi, non si può tuttavia prescindere, per una corretta comprensione, dal valutare l’iter che ha portato alla proposta di ponte. Il progetto ha pertanto mossi i passi a partire dalla ricerca di un dialogo con le testimonianze storiche e della contestualizzazione sociale e ambientale, nel rispetto della compatibilità, del minimo intervento e della reversibilità. 


 


Partendo dal concetto di natura quale entità condivisa, si è scelto il bambù quale materiale da costruzione. Ampiamente diffusa nella tradizione cinese, questa pianta é alla base di molti studi che partendo dalle esperienze asiatiche e latinoamericane indagano sulla possibilità di diffonderla nell’edilizia italiana. Alla base di queste ricerche é il recupero del rapporto tra territorio ed architettura, rendendo sistemico un modo di costruire architetture sostenibili in grado di garantire un consumo ridotto di risorse a vantaggio dei costi complessivi. Strettamente connesso a questo concetto vi é la ricerca di un’architettura che reperisce le sue risorse materiali ed energetiche nella realtà locale partendo da elementi semplici, facilmente assemblabili, così da coinvolgere sia i futuri utenti, quanto gli operatori del settore edilizio votati alla costruzione sostenibile. Recenti studi in questa direzione sono stati condotti proprio in Toscana, regione che vanta tra l’altro una delle coltivazioni di bambù più importanti in Italia.


 


La popolazione cinese rappresenta per la città di Prato la comunità straniera più importante, al terzo posto per grandezza in Europa, solo dopo quelle di Londra e Parigi. Si stimano complessivamente circa 10.000 cittadini cinesi corrispondenti al 10% degli abitanti pratesi. La comunità si è formata a Prato nel corso del biennio 1990-1991 crescendo rapidamente nel corso degli anni successivi. Conseguenza importante di una tale crescita demografica è stata la nascita di oltre 4.000 imprese cinesi regolarmente iscritte alla camera di commercio di Prato. Una crescita che sembra non conoscere arresto, neanche di fronte alla crisi economica che non spaventa affatto la comunità cinese che percepisce la scarsa conoscenza dell’italiano come il suo unico ostacolo. Sensibili alla tradizione tessile di Prato, i cinesi hanno destinato il 70% delle loro imprese all’abbigliamento. Sebbene l’alto tasso di illegalità, oggi la comunità cinese di Prato è protagonista di un’importante produzione di abiti di fattura rapida ed economica, esportata anche in tutt’Europa.


Il ponte si pone l’obiettivo di non essere esclusivamente un’opera di cucitura delle sponde dell’Ombrone ma anche di collegamento tra la comunità pratese e quella cinese, nel tentativo di superare le barriere sociale.


Il ponte è un manufatto immerso nella natura, costituito da elementi della natura. Suggerisce l’idea di essere cresciuto, spontaneamente, come i canneti sulle rive dell’Ombrone. L’inserimento nel contesto fluviale e tra le pietre del vecchio ponte Manetti, risulta essere per questo particolarmente armonico.  


Il ponte di progetto è costituito da una struttura di elementi di bambù, che inserendosi nelle arcate del Manetti si svincolano completamente dalle strutture originarie. L’intento è quello di realizzare un ponte che sappia dialogare con il precedente tramite il rispetto delle geometrie e la sua completa integrazione, ma da esso sia totalmente indipendente. La ricerca di un’assenza di pesantezza formale e strutturale è uno degli obiettivi progettuali. Ciò assicura l'armonia del paesaggio e il doveroso rispetto per il manufatto storico.


Le scelte progettuali consentono di risolvere allo stesso tempo diversi aspetti tecnici: non gravare con il peso del nuovo ponte sulle strutture del 1883, mantenere le imposte il più lontane possibile dall’alveo del fiume. La quota dell’estradosso inferiore del ponte rispetta i franchi di sicurezza di progetto.


L’intervento, totalmente reversibile, mira ad una ottimizzazione dei costi prediligendo materiali di facile assemblaggio e sostituibilità, economici e reperibili a livello locale come la pietra serena, il legno e lo stesso bambù che caratterizza diverse coltivazioni della regione.


La struttura è risolta per mezzo di due grandi archi che corrono parallelamente all’asse longitudinale, costituiti ciascuno da una coppia di 6 canne di bambù solidali tra loro. Ad essi vengono collegati il tubo composto da anelli chiusi incrociati, con funzione di controventamento e sostegno del piano di calpestio. Le imposte degli archi strutturali sono risolte per mezzo di ancoraggi al suolo che evitano il contatto diretto con il terreno.


Attraversando il ponte da entrambe le direzioni, il fruitore può assistere ad una graduale evoluzione del percorso che concede sensazioni visive dinamiche. L’imbocco al ponte, mediato da piccole piazze/gradonate in pietra serena e legno, avviene gradualmente e consente di apprezzare le strutture originarie mentre intrecci irregolari di bambù preannunciano l’imminente trasformazione. L’osservatore può ancora godere di una visione a 360 gradi cielo-terra e sostare sulle sedute che offrono un momento di ristoro tra le piste ciclabili. Varcato l’arco del Manetti, l’intreccio di bambù avvolge totalmente il fruitore con piacevoli risvegli sensoriali. Il profumo del bambù pervade dolcemente l’aria in un gioco di luci ed ombre, tra visioni sul paesaggio mediate dalle nodose canne di bambù. La copertura tessile filtra la luce offrendo riparo dal sole e dalla pioggia mentre l’intreccio gradualmente si dirada verso il centro del ponte, dove gli scorci visivi si fanno più generosi, prima di infittirsi nuovamente. La sensazione d’insieme è quella di un nido protetto nell’aperta campagna, tra mutazione e smaterializzazione in un processo pienamente inclusivo.


La tradizione del bambù é fortemente radicata nella comunità cinese a tal punto che l'ideogramma del "bambù" rientra nei caratteri radice della scrittura cinese, accanto a "uomo" e "albero". Il bambù é per i cinesi simbolo di lunga vita grazie alla sua durabilità: l'"amico del popolo" al quale affidare affidato la trasmissione dei classici. Da più di 4000 anni, questa pianta continua ad essere utilizzata in Cina per i più svariati usi: dagli accessori per la casa: tazze, sedie, etc., fino all’edilizia: ponteggi, edifici, ponti e pareti.


 


Nella pluralità delle realtà sociali in continuo mutamento, l’architettura si interroga sulla fattibilità di trovare punti di incontro facendosi portavoce di possibili nuovi stili di vita. In questa ottica la natura, quale entità condivisa da tutte le culture, si é sempre dimostrata un valido ponte di collegamento sociale. L’architettura, intesa come espressione della natura, si offre quale possibile approccio per coniugare ambiente e società. Un’architettura inclusiva dove l’uomo guarda alla natura non più come una risorsa da sfruttare ma come un’opportunità per andare avanti.


 Il bambù é un materiale che presenta elevate qualità meccaniche tali da renderlo adatto in campo strutturale. I valori della tensione ammissibile dimostrano una resistenza alla trazione superiore a quella del legno e paragonabile a molti metalli, e una resistenza alla compressione prossima a quella del cls. I caratteristici nodi conferiscono al bambù elasticità consentendone la curvatura senza arrivare a rottura e ne fanno così un materiale adatto per le costruzioni antisismiche. Il pretensionamento delle canne per mezzo della loro inflessione, accompagnato dall’impiego di tipologie strutturali resistenti per forma, consentono di utilizzare bambù anche di diametro ridotto, facilmente reperibile in Italia. L’impiego di questa tecnologia può essere considerata totalmente sostenibile dato che il bambù è una pianta in grado di rigenerarsi velocemente, la sua lavorazione è ecocompatibile con l’ambiente, la forma e la sua sezione circolare e cava gli conferiscono leggerezza, facilitandone il trasporto e lo stoccaggio. Trattamenti specifici applicati al bambù, affiancati da buone fondazioni ed altri accorgimenti di dettaglio, quale la sostituibilità degli elementi, garantiscono al bambù una lunga durabilità.


 


 

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    Project details
    • Year 2010
    • Main structure Wood
    • Client Provincia di Prato
    • Status Competition works
    • Type Bridges and Walkways
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