Riconfigurazione della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia-2° classificato

Ischia / Italy / 2009

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Gli elementi naturali che definiscono l'unicità del contesto in cui si colloca un manufatto non costituiscono una condizione occasionale del sito ma la sua stessa esistenza e del suo percorso di trasformazione.

Gli equilibri spaziali risultano già definiti al momento dell'atto progettuale e come tali non consentono ulteriori alterazioni, se non compatibili con una storia scritta in armonia con l'esistente; l'addizione architettonica deve essere capace di denunciare l'interpretazione della fabbrica configurandosi in un'analisi “rispettosa” dello spazio messo “a nudo” dagli eventi e dal tempo.
Su tali basi il progetto non si configura in un unico nuovo corpo aggiunto all'esistente ma si “frammenta” in una serie di episodi che mirano ad esaltare e dare rilevanza alle parti che hanno perso l'unità volumetrica evidenziandone la loro “autonomia” dimensionale, un'autonomia acquisita nel tempo e impressa nella memoria del luogo.

Il progetto si concretizza in un'architettura intesa come “arte del racconto”; un racconto che partendo dalle vicissitudini e dalle trasformazioni del sito dell'antico edificio ridotto allo stato di rudere, memoria del luogo e degli eventi, assume valore di scrittura narrativa attraverso l'inserimento di nuove architetture così da proiettare il passato nel domani con ciò che viene aggiunto.

I fattori che più di altri hanno influenzato la definizione del progetto sono: la peculiarità dell'articolazione degli spazi dell'antico manufatto, intesa nella sua bivalenza tra le parti esistenti e le parti perdute, l'asimmetria planimetrica e la mancanza, in parte, di riferimenti sia altimetrici sia relativi alla natura architettonica delle antiche coperture. In riferimento a tali elementi, la ridefinizione della riconfigurazione dell'invaso spaziale si materializza attraverso strutture lignee seriali che, distinguendosi dalla preesistenza per forma e materiale, con essa dialogano poiché configuratesi come conseguenza dell'interpretazione, in chiave contemporanea, dell'antica Cattedrale.
L'intervento si identifica in un'architettura che non si limita solo ad assolvere esigenze pratiche legate al manufatto ma mira a definire un'unione-filtro tra gli elementi naturali che caratterizzano l'unicità del luogo quali: il mare, il costruito, il cielo. Una sorta di belvedere panoramico dal quale poter contemplare il contesto territoriale inquadrandolo, di volta in volta, secondo diverse prospettive e coni visivi.

I CRITERI DI INTERVENTO
La reversibilità dell'intervento, l'integrazione della compagine architettonica, la differenziazione degli elementi aggiunti.


La filosofia che ha guidato il progetto considera il “momento conservativo” e il “momento progettuale” non come fatti separati ma bensì come necessariamente allineati sulle stesse direttive critiche, che agiscono in contemporaneità più che in una cronologia metodologica, dove l'uno nutre e dirige l'altro e viceversa così da utilizzare tutte le potenzialità dei due approcci disciplinari; rifiutando, così “l'opportunità” che offre un intervento totalmente libero dai vincoli e dalle indicazioni che la comprensione storico-artistica stabilisce.

La chiave di lettura dell'idea progettuale ruota intorno a tre punti cardine che ne riassumo le linee guida: l'indipendenza della nuova struttura dalle murature esistenti, la reversibilità della struttura, la riconoscibilità del linguaggio architettonico impiegato per connotarla.

La volontà è quella di valorizzare il sito secondo due diversi livelli: quello ravvicinato, sottolineando la singolarità del manufatto all'interno del castello aragonese e la percezione a distanza, dalla spiaggia di Cartaromana, elevando una struttura che ristabilisca il rapporto tra costruito e territorio, tra spazio antropizzato e paesaggio naturale.

La copertura della chiesa è stata intesa più come evocazione che come recupero di una morfologia di cui non è pervenuta traccia, sempre nel massimo rispetto dell'autenticità della preesistenza come documento aperto a possibili future letture cui si affianca, di conseguenza, la distinguibilità e l'attualità espressiva al fine di evitare imitazioni in stile o falsificazioni storicistiche.

Il grande portale di ingresso, a guisa di boccascena, ricompone lo spazio senza, tuttavia, negare il rapporto percettivo tra natura e manufatto. Il progetto si traduce in un delicato congegno di equilibri tra l'interno e l'esterno, capace di tracciare precisi allineamenti tra frammenti di paesaggio costruito e naturale.

GLI ELEMENTI ARCHITETTONICI NUOVI
La nuova copertura della navata centrale dell'abside


L'obiettivo primario di proteggere decorazioni e stucchi ancora presenti, ad oggi, esposti agli agenti atmosferici, viene raggiunto mediante la creazione di un doppio “guscio” costituito da liste in legno lamellare, di larice che scandiscono lo spazio superiore e laterale delle vestigia della fabbrica. In sezione il doppio guscio corre parallelo lungo la zona absidale per poi rastremarsi verso libeccio così da sublimare il “quadro naturale” che si identifica nella controfacciata. Nello spazio di risulta tra le due fila di lamelle, allo scopo di garantire la protezione nei confronti degli agenti atmosferici, è previsto l'inserimento di un “velario” ripiegato (in tela traspirante, impermeabile) che, all'occorrenza, potrà essere issato a protezione delle superfici interne.

Nella zona absidale la serialità delle lamelle viene interrotta da una doppia calotta ellittica, concava e convessa, che evidenza, allo stesso tempo allude, alla mancanza della probabile cupola a sesto ribassato di copertura. Nello specifico, la soluzione architettonica definita per la copertura-protezione dell'area presbiteriale, si identifica in una sorta di rilettura in negativo-positivo della cupola perduta; l'effetto che deriva dall'accostamento dei due elementi consente alla luce di permeare all'interno dell'ambiente creando effetti chiaroscurali tali da esaltare l'ascensionalità del luogo, evocandone la sacralità perduta ed, al contempo, circoscrivendo lo spazio che deve fungere, all'occorrenza, da “palcoscenico” per manifestazioni musicali.

La nuova copertura dello spazio espositivo

Lateralmente alla navatella di destra ed in aderenza alla torre, già oggi luogo deputato ad accogliere piccole esposizioni, è stato individuato un ulteriore spazio espositivo coperto con un elemento analogo a quello impiegato per la navata centrale. Costituito anch'esso da un guscio composto da lamelle lignee che scandiscono, verticalmente ed orizzontalmente, l'entrata della luce.
La nuova copertura del vano scala di accesso alla cappella gentilizia
Il vano scala di collegamento dei due livelli presenti nel sito verrà coperto con una struttura inclinata nella parte superiore, che ripropone il motivo di progetto impiegato per la copertura della navata centrale e della zona espositiva.
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    Project details
    • Year 2009
    • Client Istituto per l’Architettura Mediterranea
    • Status Unrealised proposals
    • Type Churches
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