PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DI PARCO GIOCHI COMUNALE | Luca S. Sisinni

Spesso con interventi di riqualificazione si intendono una serie di operazioni a scala urbana o architettonica che portano a manufatti o spazi la cui destinazione d’uso finale nulla ha a che vedere con quella precedente gli interventi stessi. Altre volte, pur mantenendo la destinazione d’uso originale, diventano necessarie operazioni quali l’adeguamento normativo o il ripristino di migliori condizioni di utilizzo. Mentre per il primo caso raramente ci si sofferma a riflettere sulle motivazioni che hanno portato una qualunque società ad abbandonare spazi precedentemente illustri, con una stretta vocazione tra la loro forma, struttura e funzione, per trasformarli, sulla spinta di operazioni finanziarie, in tutt’altro (trapiantando in essi funzioni sicuramente più redditizie, ma per le quali gli spazi stessi non erano stati pensati), nel secondo caso l’immane confronto tra un’opera appena terminata – luccicante dai materiali nuovi, a norma (se proprio tutto va bene) – e l’immagine consolidata dell’edificio abbandonato o dello spazio obsoleto e degradato, fanno si che ci si dimentichi con piacere di pensare anche solo un attimo alle motivazioni che hanno portato al preesistente degrado o all’abbandono. Quasi sempre, per spazi urbani a funzione ludica o ricreativa, queste motivazioni non sono materiche, né, meno che meno, normative. Forse anche nel caso di questo parco giochi il degrado e l’abbandono, non sono venuti dalla pavimentazione inadeguata o dalle giostre pur divenute ad un tratto pericolose. Si ritiene, con convinzione – ma senza di questo voler convincere nessuno – che gli spazi, come gli edifici, oltre che divenire inadeguati, possano già nascere tali: in un caso e nell’altro, le motivazioni che portano all’abbandono o che comportano il rigetto da parte dei fruitori, sono sicuramente molto più sociologiche che non materiche. E la magnitudo con cui tali fenomeni di distacco si riveleranno è inversamente proporzionale allo studio, all’attenzione ed alla partecipazione dedicate in fase pre-progettuale non solo dai responsabili del processo decisionale-realizzativo, bensì anche dai futuri fruitori. Ciò per dire quanto si ritenga importante, per la riuscita del progetto, oltre che per una sua corretta analisi, comprendere le dinamiche che hanno portato all’attuale stato dei luoghi piuttosto che affidare all’estetica speranze di successo di un intervento casuale. Il comportamento inconscio del fruitore finale è giudizio inesorabile per un progettista e dipende sicuramente dall’attenzione dedicata in fase di progettazione; ed ancor più arduo risulta il compito, quando si affronta uno spazio dedicato in prevalenza ai bambini: ad un bambino una cosa o interessa o non c’è modo di fargliela accettare. Il progetto indica, nel coinvolgimento di alcuni spazi urbani di carattere collettivo (adiacenti al sito) ed ancor più nell’obiettivo di riannodare la funzione urbana del parco giochi ad eventi di importanza fondamentale per l’identità del paese (che in precise date dell’anno ricorrono interessando marginalmente proprio gli spazi del parco), una strategia percorribile che, integrando le parti urbane e la loro fruizione (quotidiana o sporadica che sia) riduca di molto il rischio di obsolescenza che esse spesso corrono.