Forum Des Halles

Paris / France / 2009

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Si tratta di un'operazione complessa, una vera ricostruzione del cuore di Parigi. Al di sopra della RER e del metrò e al di sotto tutto sarà demolito e ricostruito.

Come centro di gravità di Parigi e dei suoi sobborghi, il quartiere di Les Halles è sempre stato un luogo di incontro e di interscambio. Nato nel XII secolo come mercato in continua espansione, divenne sede di una stazione della metropolitana nel 1977 e del Forum des Halles nel 1986 con negozi e servizi su 5 livelli. Un hub di trasporto multimodale, un grande centro commerciale e strutture culturali convergono nei piani sotterranei. In superficie vi corrisponde una vasta area a verde di oltre 4 ettari.

Con la sua posizione centrale, tra la Chiesa di Saint Eustache e il Beaubourg, il sito si trova a dialogare strettamente con la storia. Come parte dell'operazione di ristrutturazione del quartiere di Les Halles, nell’ottobre 2006 è stato lanciato un concorso internazionale per costruire un nuovo spazio per il Forum des Halles, il cui obiettivo era quello di garantire la continuità con il parco, gli spazi pubblici e i monumenti. Patrick Berger e Jacques Anziutti sono stati i vincitori e la progettazione definitiva è stata avviata nel novembre 2007.

La morfologia dell’architettura da loro proposta è il risultato dell’attento esame di tutte le dinamiche del luogo: aree pubbliche circostanti, traffico pedonale, la dinamica del Forum, e, elemento non meno importante, l'impressione lasciata da Les Halles nella memoria di questo quartiere. La complessità di queste diverse geometrie è organizzata e bilanciata nel progetto secondo un modello unico. Sebbene possa ricordare motivi vegetali, a parere dei progettisti non possiede un aspetto veramente rappresentativo.

Per il nuovo Forum, da qualcuno paragonato ad una sorta di sandwich di 37 m di spessore (di cui 23 di metropolitana), è stata progettata una copertura, la cui forma e i cui colori l’hanno fatta battezzare come "canopée", il nome della calotta arborea delle foreste tropicali. Il tetto ha una forma organica, verde o gialla a seconda dei modelli che sono stati presentati dai progettisti. Alcuni l’hanno paragonato ad un “lenzuolo timidamente posato sul disordine del sottosuolo”, altri ad una manta, una piovra, e addirittura a uno squalo.

La copertura proposta si estende fino al limite del Parco. Il progetto prende forma con questa sorta di “calotta architettonica” a continuazione di quella degli alberi, amplificando il loro valore agli occhi del pubblico. Il Parco è così visivamente esteso fino a rue Lescot. La sua natura penetra nel patio e lo abbraccia fino in fondo. Il progetto architettonico consente così la continuità tra i due «attuali spazi di vita» della città, uno sopra e uno sotto terra.

Al di là del patio il concetto di spazio è accentuato: la luce è tranquillizzante, vi si trova riparo dalle intemperie e i suoni sono attenuati. La sensazione resta, comunque, di uno spazio all'aria aperta che alterna fasce di protezione ad altre ventilate. Il concetto semplice alla base è lo stesso dalla vecchia copertura di Les Halles. La sensazione è quella di guardare attraverso la chioma di un albero. Il cielo si distingue bene da sotto, la vita urbana è chiara al di sopra e le prospettive urbane di delineano davanti allo spettatore. Ogni attività viene percepita come tremolante, qualunque sia la prospettiva da cui vi si assista. L'aspetto materico complessivo è di un vetro composito sfumato dalla semplice varietà dei suoi elementi trasparenti, traslucidi o opachi, che si ampliano in base alle attività al di sotto. Non si tratta di un tetto di vetro. C'è una profondità visiva nella vibrazione della materia che consente di percepire ogni giorno il tempo come risorsa e come spettacolo: la pioggia che scorre lungo il tetto prima di essere raccolta, i riflessi del sole risultano ammorbiditi. Di notte, la fotosintesi restituisce luce al patio. Acqua, luce, aria danno corpo alle nervature curvilinee del tetto.

Il lavori di realizzazione sono stati organizzati in modo da non interrompere la vita del sito e del forum. Il cuore di Parigi non cesserà di battere e si arricchirà giorno dopo giorno fino alla metamorfosi finale.


SHAPE IN EQUILIBRIUM
The morphology of the architecture is the result of balancing all the dynamics of the location. There are the dynamics of all the public areas surrounding the project, the dynamics of the pedestrian through traffic, the dynamics of the Forum, of the «outside fi eld» of the Park and that, no less alive, of the impression left by Les Halles on the memory of this neighbourhood. The complexity of these different geometries is organised and balanced in the project according to a unique pattern. Although it may recall plant motifs, it is not truly representational architecture. Indeed, the Model here is Nature’s optimisation of each of the shapes she engenders in a given environment.

A CANOPY
In the art of the garden, «canopy» refers as much to the upper volume of the trees as to the natural setting it provides for human beings. The Park is enlarged by a cover reaching over its entire area. The project takes shape with an architectural canopy that continues that of the trees and extends their value to the public: a place to take shelter from heat or the elements. The Park is visually extended to the rue Lescot. Its nature penetrates the patio and embraces its depths. From below, one is invited toward the perspective of the Park, the Commodities Exchange and the Church of Saint Eustache. The project’s layout and architectural design allow for continuity between the city’s two current «living spaces» one above and one below ground.

BELOW
Space is accentuated beyond the patio. The light is soothing, there is shelter from the elements, and sound is softened. But the sensation is one of open air as the cover has a clear openwork design alternating lines marking protective and ventilation features. It is the simplicity of the principle developed by the old cover of Les Halles. It is like looking through a tree canopy. The sky stands out below, urban life is clear above, and urban perspectives outlined ahead. Activity is perceived as a trembling, whatever one’s visual perspective at the moment.

ABOVE : GLASS, WATER AND LIGHT
The overall material aspect is a glass composite nuanced by the sheer variety of arrangements among its transparent, translucent or opaque elements which multiply out according to the activities they shelter. This is not a glass roof. There is a visual depth in the vibration of matter. It lets time take hold each day as a resource and as a show: the fl owing rain plays along the roof, irrigating the matrix before it is collected. The sun deposits the softened reflections of the sky. At night, photosynthesis restores light to the patio. Water, light, and air give body to the curvilinear ribs of the roof. Natural and urban energies follow the same paths. They create architectural unity appearing by day in the morphology and by night in the lighting.

DURING TRANSITION : FORMS OF TRANSITION
If architecture is a living shape that arises from the ground, construction also invents the idea of growth. There is not a before and after but rather forms of transition. Each phase of construction has a defi nite shape, just as in every appearance and progression of a natural shape. Work has been arranged so as not to interrupt the life of the Site and the Forum. The heart of Paris does not stop beating, it is enriched day after day until its final metamorphosis. This is a deductive, and not inductive, architecture for the Centre of Paris.

Patrick Berger
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