Mille Galassie Studio | Zanaroli Architects

Bologna / Italy / 2017

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Gli spazi preesistenti erano ricavati in una porzione di capannone industriale degli anni 70 alla periferia di Bologna, una classica zona industriale fatta di strade tutte uguali e di capannoni prefabbricati in serie, l’uno attaccato all’altro e tutti con la stessa facciata ordinaria e anonima rivolta verso il cortile, utilizzato come parcheggio o per il carico e scarico delle merci.


I nuovi spazi avrebbero dovuto completare e integrare quelli esistenti, tipicamente destinati alla produzione musicale, quali la regia - con i mixer, i monitor, i processori di segnale, i registratori multitraccia e la tecnologia più sofisticata per modificare e miscelare i segnali audio -  e la "live room” o sala di ripresa dove il suono viene creato e la musica prende vita. Ambienti caratterizzati da un alto contenuto tecnologico ma, proprio per questo, asettici e spesso privi di estetica.


Il progetto, quindi, oltre a rispondere ai nuovi bisogni, avrebbe dovuto anche “identificare” il luogo, ovvero dotarlo di quell’identità e personalità che gli mancava.


La sola possibilità di ampliamento, non potendosi realizzare in altre direzioni, era quella di addossare alla facciata - larga appena 8 metri - un nuovo volume che potesse contenere la nuova dimensione di cui lo studio aveva bisogno: quella di poter vivere non più e non solo in uno spazio dedicato alla “produzione” sonora vera e propria - necessariamente all’interno di ambienti protetti, ovattati e privi di luce naturale - quanto piuttosto in un “luogo” aperto e luminoso, e tuttavia intimo e “filtrato” dal mondo esterno.


La decisione è stata quella di separare dall’esterno il nuovo volume con una grande vetrata completamente trasparente - così da fare entrate la luce anche in profondità verso la parte interna - e di filtrare la luce del sole e la vista realizzando, alla distanza di un metro dalla facciata in vetro, una quinta metallica “vegetale”, una sorta di prolungamento verticale del giardino realizzato all’ingresso dell’edificio al posto del cortile in asfalto e cemento.


La parete vegetale è costituita da una struttura di montanti e traversi in acciaio verniciato di colore nero opaco che reggono pannelli di lamiera stirata. Nel traverso superiore, in sommità, è stata collocata una grande fioriera collegata a un impianto d’irrigazione automatico, nella quale sono state messe a dimora piante con portamento ricalante; mentre a terra sono state inserite piante rampicanti che si allungano verso l’alto sui montanti e sui pannelli di lamiera stirata.


Per la scelta delle specie vegetali sono stati tenuti in considerazione precisi parametri: alcuni più rilevanti da un punto di vista funzionale come il portamento, la dimensione, la velocità di accrescimento, il ciclo vegetativo e la tipologia delle foglie; altri, come la gradazione cromatica delle foglie e le peculiarità dei frutti, riguardano prettamente i tratti ornamentali e dunque le caratteristiche estetico formali che si sono volute ottenere.


Dal punto di vista della qualità architettonica - soprattutto in contesti di questo tipo in cui l’edilizia industriale degli anni del secondo dopoguerra e oltre, fino alla fine degli anni settanta, è caratterizzata da uno scarso valore estetico e prestazionale sotto il profilo energetico - la facciata vegetale ha rappresentato una valida soluzione per la riqualificazione formale e funzionale dell’edificio, e ha inoltre consentito un miglior controllo delle variazioni microclimatiche sull’edificio stesso.


Per l’interno sono stati scelti colori vivi per le pareti e gli imbottiti che richiamano i colori cangianti delle foglie e dei frutti delle piante del giardino all’esterno, mentre i pavimenti e i soffitti sono in colore nero opaco per assorbire la luce evitando riflessi fastidiosi e consentire una vista netta e contrastata, quasi “cinematografica”, del verde presente all’esterno.


Gli arredi sono in parte realizzati su disegno dell’architetto, come il tavolo riunioni circolare realizzato in ferro con piano in resina riproducente il vinile dello storico “Sgt, Pepper” dei Beatles, o il tavolo e la libreria sempre in ferro naturale nero dello studio del produttore. Mentre le sedute sono le Eames Plastic Chair di Vitra

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    Project details
    • Year 2017
    • Work finished in 2017
    • Status Completed works
    • Type Offices/studios / Interior Design / Refurbishment of apartments
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