Riqualificazione dell'area verde sita in via Aurelio Saffi

4° Classificato Santa Marinella / Italy / 2009

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L’architettura costruisce la città: attraverso il progetto essa include, anche nell’opporsi ad essi, gli spazi aperti della città che accolgono lo svolgersi delle pratiche dei soggetti. La progettazione in senso architettonico delle aree verdi urbane sta lentamente diventando una prassi adottata dalle amministrazioni locali accorte che intravedono nella gestione urbana e, in senso lato, nell’utilizzo saggio del suolo pubblico e di tutti gli strumenti urbanistici, il fulcro per incrementare la vivibilità delle nostre città: è un dato di fatto che non sia più sufficiente offrire, soprattutto in località turistiche, illusioni puntuali e momentanee, magari stagionali, bensì la lungimiranza impone di trovare soluzioni valevoli per chi utilizza la città in modo saltuario e per chi la vive quotidianamente. La riqualificazione dell’area verde sita tra via Saffi e via Etruria, considerata la sua posizione strategica all’interno dell’assetto urbano di Santa Marinella, non può prescindere da questo duplice obiettivo, pur dichiarando per il medesimo accenno la sua vocazione ad essere indubbiamente un parco urbano per i residenti piuttosto che un’oasi turistica incastonata nel tessuto della città. E’ di immediata evidenza come quest’area si possa configurare come luogo protetto nel quale rifugiarsi: la sua vicinanza all’abitato e la sua dislocazione sufficientemente lontana da arterie ad alto scorrimento demarcano immancabilmente questa condizione che va però agevolata affinché un banale suolo comunale brullo e non progettato possa effettivamente elevarsi alla condizione di parco pubblico. Il nostro team ha da subito intravisto nella creazione di un luogo protetto il tema principale da perseguire in tutte le sue variabili, inteso sia come protezione fisica dal traffico viario e quindi luogo sicuro dove anche i bambini possono muoversi in libertà, sia come protezione dal caos urbano, nel senso di isolamento dall’urbanità, come fosse un momento riflessivo e meditativo, oppure per il ritrovo e la socializzazione, o ancora per il gioco e lo svago in generale. La dimensione dell’area sulla quale intervenire non consente di “costruire” chissà quali fughe dalla città (a meno di cadere in anacronistici ed atopici esercizi di stile quasi sempre inservibili): proprio per via di questo limite, sono imposte delle scelte drastiche che consentono di ottenere senza troppi fronzoli il materializzarsi in brevi distanze di una condizione diversa da quella che ci offre il passeggiare su un marciapiede adagiato come un nastro che descrive un percorso senza capo né coda su un indistinto prato interpuntato da alberature; la progettualità proposta troverà quindi ogni giustificazione nel perseguimento di questo obiettivo, per noi indispensabile, che garantirà contemporaneamente funzionalità di utilizzo diversificate e sufficiente separazione dal contesto cittadino a modulazione di un luogo privilegiato, e che si mostrerà ai propri cittadini come autentica ed originale perla in cui lo spazio disegnato non sarà più materiale urbano semplice bensì rappresentazione della città nel senso più elevato che si possa immaginare. ALLA BASE DELL’IDEA DI PROGETTO L’area interessata dall’intervento riqualificativo si espone come un’area verde piuttosto degradata sulla quale insiste un percorso a quota suolo che descrive delle linee rette congiunte da tagli a 45°, una serie di alberature ed un’anfiteatro di recente costruzione per manifestazioni di varia natura completato da anelli a seduta digradante per l’eventuale pubblico; l’unica variabile di sostanza è rappresentata dal naturale andamento del terreno che scende in lieve pendenza verso il mare. Se di primo acchito l’intenzione di “conservare” questo percorso sembrava la cosa più ovvia, è di seguito maturata l’idea ben più interessante di aggredire quest’area in modo tale da conferirle un carattere fortemente simbolico affinché il parco potesse in futuro vivere ed essere vissuto. La trattazione dei percorsi ha trovato, nel corso dell’evoluzione del concetto di parco urbano, disparate soluzioni ma quasi sempre le tecniche adottate si articolano sul linguaggio dei punti cardine di inizio e fine e, in casi più complessi, sul dialogo tra particolari emergenze rilevabili nel tragitto di percorrenza tra un punto e l’altro del percorso stesso; per il parco di via Saffi l’argomento è di impraticabile trattazione, sia per le dimensioni ridotte che per la sostanziale assenza di gerarchie tali per cui si possa realmente affrontare un approccio progettuale che insista sui temi del percorso classico. La soluzione proposta si palesa nel tratto grafico, quasi istintivo, che permea la planimetria di progetto: è di immediata evidenza come, nel suo configurarsi come nuovo percorso, un anello cinge il parco, lambisce ogni suo lato, anche solo in modo parziale. Il concetto di protezione dall’esterno, nostro caposaldo ideale, ben si sposa con questo gesto che però non deve limitarsi ad essere un banale distacco dal marciapiede (o, in generale, dalla linea di confine con le proprietà limitrofe) ma deve palesarsi come il vero manifesto del progetto. Ecco quindi che il percorso si piega, a tratti si allarga per poi stringersi più avanti: si scompone e si decostruisce il senso tradizionale del percorso e si sviluppa invece un’idea di casualità ordinata o, per meglio dire, progettata, secondo movimenti organici di linee naturali, mediante un approccio di dimensionamento che asseconda gli spigoli di pertinenza dell’area senza sottomettervisi, come un corso d’acqua ricerca la via più immediata per divincolarsi sul suolo. ELEVARE PER PROTEGGERE Ma un parco protetto non deve essere leggibile, in questa sua condizione, solo nel momento in cui viene fisicamente esperito dall’interno, anzi la sua condizione di luogo privilegiato deve essere manifesta, quasi come un’ostentazione, dall’esterno, nel nostro caso dalla strada: sicuramente un percorso organico, per quanto ben strutturato, non riesce in questo tentativo; delegare questo compito a filari di alberi è banale e peraltro nemmeno garanzia di successo perché molte strade sono affiancate da alberature senza che alle spalle ci sia un parco; meno ancora una recinzione intesa come semplice delimitazione fisica e/o visiva contribuirebbe a nobilitare lo spazio retrostante. Sembra quindi spontanea la risposta proposta nell’idea di riqualificazione presentata: un lieve e graduale movimento di terra si alza portando il percorso disegnato ad una quota più alta rispetto a quella del marciapiede (relativamente alla quota stradale calcolata s.l.m. di una sezione trasversale generica, il punto più alto raggiunge +1.10 mt). Il parco è quindi pensato definitivamente come una sequenza di filtri che al tempo stesso proteggono e accompagnano (escludono ed includono) fino al cuore pulsante in cui vivere il parco in libertà: l’altezza moderata ma sensibilmente percepibile del percorso in quota lascia intravedere che all’interno qualcosa avviene senza poter essere in immediato contatto con l’evento; dall’interno non c’è oppressione e senso di chiusura ma una ponderata membrana protettiva che, pur senza isolare completamente dal contesto, è in grado di lasciare assaporare il senso della protezione dal margine stradale. Contemporaneamente è stato ridefinito il margine a nord-est del parco, originariamente di forma arrotondata ad assecondare l’anfiteatro: si accentua in tal modo la forma rettangolare e il limite stesso del parco può dialogare così in una migliore relazione con il contesto. La sinuosità del nuovo percorso assume ora un’ulteriore moto ondulatorio che ne occupa la terza dimensione. DALL’ESCLUSIONE ALL’INCLUSIONE: GLI ACCESSI AL PARCO Sono stati scelti tre punti per l’accesso al parco protetto, uno sullo spigolo sud di via Saffi, il secondo nel punto più a nord su via Etruria e il terzo, l’unico baricentrico per via della sua posizione strategica utile a rinsaldare il rapporto tra il parco e il quartiere retrostante. Queste possibilità di accesso, due delle quali volutamente decentrate sugli assi principali, si presentano come lacerazioni del percorso in quota ed unico vero spiraglio per avere immediato riscontro della realtà celata all’interno: attraverso la sua pavimentazione lignea si avverte subito la transizione da uno spazio ad un altro, sensazione accentuata dalla texture pensata per questa pavimentazione, caratterizzata da una frammentazione in aumento verso l’interno, una rapida disgregazione del materiale componente che si dilegua nel continuum spaziale interno; ai lati degli ingressi partono in direzioni opposte le rampe del percorso che, alla lieve pendenza del 5%, raggiungono la quota (relativa alla quota naturale in quel punto) di più + 1,10 mt; di fronte invece si snoda il parco vero e proprio, con spazi articolati per il gioco e aiuole a raso camminamento. “NON” STRUTTURA INTERNA Il cuore del parco alterna aree più o meno costruite: la geometria di questi settori, apparentemente indefinita, delinea i percorsi che attraversano il parco alla quota 0.00, soluzione che, oltre ad essere in perfetta sintonia con il tema della naturalezza di un percorso organico, suggerisce una fruizione degli spazi libera, naturale, connaturata alla destrutturazione operata sul parco stesso. In questo senso forse si realizza appieno l’obiettivo della proposta di ristrutturazione del parco: elevare un percorso in quota con forme “slegate” dalla tradizione non è un grossolano tentativo di semplice inclusione od esclusione da qualcosa, ma realizzazione di un luogo prediletto in cui la forma del vuoto è progettata. All’interno del parco si trovano aree per il relax, semplici partèrre a prato ombreggiati da alberature, ma anche zone specificatamente attrezzate per il gioco; in questo spazio senza soluzione di continuità avvengono discontinue dilatazioni e contrazioni che si configurano come percezioni mai uguali dell’intorno e cambi continui della linea d’orizzonte. La scelta di mantenere l’anfiteatro esistente deriva dalle potenzialità di utilizzo per manifestazioni di vario tipo che lo stesso già offre pienamente, oltre al fatto che ben si integra con il percorso in quota: unico accorgimento consiste nella ridefinizione della pavimentazione, curata con lo stesso materiale dell’area di sosta antistante il chiosco. E’ bene sottolineare inoltre come gran parte degli esemplari vegetali attualmente insistenti sull’area del parco sono stati mantenuti, anzi il progetto si è talvolta adeguato alla loro posizione; sono state altresì integrate delle nuove piantumazioni, sempre effettuate con essenze autoctone. IL PERCORSO IN QUOTA Facilmente assimilabile ad un anello per atletica, il percorso in quota assume altre valenze oltre a quelle di concetto fin ora esposte: lo studio accorto delle linee di pendenza dei fianchi del percorso, talvolta di forte inclinazione e talvolta di flemmatica digradazione, consente di costruire un rapporto sempre mutevole con il contesto e diviene pretesto per la strutturazione di piazzole (sempre in quota) utili alla sosta su seduta, al dislocamento di attrezzature per un “percorso vita” oppure punti culminanti in cui, complici l’esser saliti in quota e il non avere ostacoli visivi di fronte, sia possibile il materializzarsi di una zona a “belvedere” con traguardo sul mare e sull’isola del Giglio. NON SOLO VOLUMI DI TERRA La richiesta di strutture minime di servizio viene affidata ad un semplice gesto architettonico, un piccolo chiosco di 25 mq che include al suo interno lo spazio per la gestione del bar con un servizio igienico dimensionato per disabili. I materiali utilizzati sono il mattone a vista per il tamponamento della struttura, il cemento armato a vista per la realizzazione delle strutture portanti e, nell’articolazione tra un incastro volumetrico e l’altro, grandi vetrate. Si delinea in questo modo un chiosco leggero, fluttuante su una pedana (che funge anche da seduta) e delimitato in elevazione dal forte aggetto di una pensilina di copertura: il mattone a vista si impone attraverso la sua materia in due volumi, uno incluso tra pedana e pensilina, ed uno che spicca al di sopra di tutto. Il chiosco è incastonato nel parco, come se in realtà uscisse da esso: il percorso in quota, in una delle sue anse, lo cinge sul retro e lo coinvolge in questo fluire di spazi che sembra non avere sosta. Come uno degli spazi trattati a verde nel cuore del parco, l’area antistante il chiosco viene pavimentata ed attrezzata come una piazzola in cui l’utenza può usufruire comodamente del servizio bar e diventare così ideale contrappeso che riporta equilibrio nel dialogo con lo spazio anfiteatro al capo opposto del parco. Similmente, al centro del parco è stata pensata un’area di sosta particolare, con un piano orizzontale delle medesime proporzioni della pensilina del chiosco, sorretto da piloni rivestiti in cor-ten, come fossero dei tronchi di alberi spogli sui quali è stata appoggiata una struttura di copertura: una leggerissima e permeabile stanza urbana, aperta su tutti i lati ed ancorata al suolo con un basamento che ancora una volta ripropone lo stesso gesto stilizzato del basamento del chiosco. MATERIALI ED ECOSOSTENIBILITA’ La definizione planimetrica delle tre aree di accesso è realizzata con materiale ligneo a listoni da esterno, essenza Teak. Il continuum spaziale all’interno del parco è invece ottenuto mediante posa di un materiale tipo grevelit (o equivalente), graniglia monocomponente a base di resine modificate miscelato con inerti a varia granulometria: trattasi di un materiale economico, antisdrucciolo e resistente all’usura da calpestio frequente, compressione e flessione. La pavimentazione dell’anfiteatro e della piazzola chiosco è realizzata con formelle di cotto ad effetto antichizzato: il richiamo della matericità del cotto era inevitabile soprattutto in una terra ricca di elementi storici e culturali che fanno dei cromatismi du questo materiale una delle sue più forti peculiarità. Il percorso in quota viene realizzato con una pavimentazione in fibre polimeriche ed ossidi inorganici selezionati, prodotto specifico per le pavimentazioni su terra stabilizzata, perfettamente ecocompatibile considerata la sua composizione chimico-fisica di natura minerale (ossidi inorganici selezionati e fibre polimeriche inerti), si manifesta in modo molto simile al terreno stabilizzato. La realizzazione del percorso in quota viene effettuata mediante movimento e stabilizzazione di terra mediante tecnologia tenax o equivalente: perfezionato il volume e costipato a regola d’arte, viene fissata una rete di rinforzo con agganci di profondità sulla quale viene poi adagiato un tessuto anti-dilavamento dal quale il seminato sfiora ricompattando ulteriormente la struttura. Sono stati individuati specifici oggetti di arredo a completamento della logica del progetto di riqualificazione della struttura parco, tra cui in modo specifico i punti illuminanti e le attrezzature di seduta. Di particolare rilievo funzionale la recinzione assume valenza di arredo ponendosi con questa originale texture organica che sembra materializzarsi come una infilata di bambolo, sempre giocando nel linguaggio della decostruzione: realizzata in acciaio zincato, viene fornita in moduli da 1,50 mt e il fissaggio a terra avviene su cordolo a raso con tasselli d’acciaio; la stessa texture serve per la realizzazione su telaio per i cancelli scorrevoli automatizzati posti agli accessi. Vengono inoltre sfruttate le due coperture realizzate (quella del chiosco e la pensilina a centro parco) per l’inserimento di impianto fotovoltaico. INTERVENTI LIMITROFI Una ridefinizione progettuale così radicata e radicale non può sorvolare su alcuni accorgimenti che si consiglia vivamente di adottare nelle immediate vicinanze dell’area di interesse del progetto: si propone contestualmente un rafforzamento dell’alberatura lungo il fronte strada di via Saffi (così come peraltro avviene già nei parchi limitrofi di medesima importanza di quello in oggetto) a protezione e schermatura ulteriore del parco
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    Project details
    • Year 2009
    • Client Comune di Santa Marinella
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Urban Furniture / Landscape/territorial planning / Leisure Centres
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