MareDentro | Andrea Tocchini

Restauro e rifunzionalizzazione complesso edilizio della Dogana d'Acqua Livorno / Italy / 2009

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PRINCIPI GENERATORI DEL PROGETTO La riqualificazione non può essere fine a se stessa riproponendo una sterile ricostituzione filologica del passato che, pur risultando suggestiva porrebbe serie problematiche sulla possibilità di costituire una risorsa in mancanza di una soluzione in materia di gestione e conservazione o di una sua coerente utilizzazione. In questo senso ed interpretando il documento preliminare alla progettazione si è ricercata una soluzione dove prevalesse anche nelle previsioni di recupero delle volumetrie architettoniche l’azione di sottrazione ed alleggerimento del tessuto urbano circostante cui si ispira il piano urbanistico. Per quanto riguarda il progetto architettonico si è scelto di stare ben al di sotto del limite volumetrico di riferimento cercando di garantire in tal modo la massima permeabilità e trasparenza dei volumi e di riproporre la suggestione dei grandi vuoti che caratterizzavano il vecchio edificio, specialmente nella zona del controllo doganale; ciò che avveniva anche a fronte della imponente presenza volumetrica della palazzina e del capannone originario. Attualmente i resti della Dogana d’acqua stentano ad emergere all’attenzione: dopo averli liberati dall’accerchiamento delle infrastrutture viarie, la scelta operata è quindi quella di non colmare l’originario involucro con il nuovo progetto, ma di articolare in senso plastico i blocchi funzionali per raggiungere una composizione che esalti e non prevalga sulle strutture antiche; anche perché queste, pur significative, risultano in buona parte componenti secondarie dell’edificio originario, che soccomberebbero di fronte alla una riproposizione della sua dimensione volumetrica. Il recupero delle opere originarie assumono un’importanza prevalente: la valorizzazione dei tre fornici, i due percorsi dai canali, ed il centrale “dei delfini” e degli altri locali e passaggi rimasti, passa attraverso il loro completo recupero funzionale compatibilmente con le normative edilizie; non è prevista però la ricostruzione se non di alcune parti attraverso la ricomposizione di elementi presenti in loco, recuperabili e riconoscibili. Questo nuovo progetto quindi si radica idealmente in ciò che resta delle strutture storiche e vuole rappresentare l’innovazione architettonica e funzionale che nasce dalla tradizione rispettandone pienamente la testimonianza e reinterpretando lo spazio e le funzioni. È questo rapporto del nuovo con l’antico che fa emergere le problematiche più rilevanti nell’affrontare la progettazione della nuova Dogana; in particolar modo la ricerca di una soluzione strutturale per la nuova costruzione che salvaguardi gli elementi originari ed anzi possa eventualmente consolidarli; e ciò in presenza di una situazione geologica critica e di una collocazione singolare data dalla sua funzione che induce alla massima attenzione per poter mantenere inalterata la percezione delle parti storiche. LE DESTINAZIONI FUNZIONALI DEL NUOVO EDIFICIO E DELLE AREE CIRCOSTANTI Come richiesto dal Documento preliminare alla progettazione, il progetto della nuova dogana d’acqua è concepito per accogliere un centro di ricerca per la robotica, ma la soluzione proposta, per l’articolazione degli spazi e le dotazioni, non vincola ad una esclusiva disciplina. L’unico limite condizionante è quello dimensionale che fa presupporre che qui possa svolgersi autonomamente una ricerca di eccellenza condotta da un numero limitato di ricercatori; in alternativa la struttura può funzionare come centro servizi di un istituto di più vasta partecipazione e di aggregazione per attività più complesse che possono trovare spazi complementari anche in altri edifici del complessivo ambito di recupero urbano. A scala più ampia si prevede di dare forma e funzione all’ampio parco che sostituisce il vecchio bacino di attesa a nord di dogana ed al bacino a sud da riscoprire procedendo all’escavo dell’area interrata ad est e ad ovest del canale delle cateratte, quest’ultimo da destinare anche alle attività di supporto alla nautica che in maniera spontanea e disordinata è andata ad occupare i canali e gli specchi d’acqua della zona. Inoltre è essenziale, affinché la nuova Dogana possa costituire caposaldo della mobilità urbana sostenibile, che venga collocata, in adiacenza ad essa, un’area di scambio modale, parcheggio per auto private, terminal per trasporto pubblico su strada ed una fermata della linea di metropolitana di superficie nel caso che venga utilizzata la strada ferrata di collegamento con la stazione marittima attualmente destinata solamente al trasporto merci. LA COMPOSIZIONE GEOMETRICA DEL PROGETTO Il progetto prevede la costruzione di quattro volumi geometricamente ben distinguibili, destinati a ciascuna delle attività individuate come costituenti il complesso funzionale del centro ricerca. I volumi sono messi in relazione spaziale e funzionale da superfici di connessione che nel contempo costituiscono al livello banchina ed al livello stradale l’ambito di relazione con l’esterno e sostanziano, rendendo possibile la fruizione e percezione pubblica del suo interno, la trasparenza e la condivisione della struttura operativa che l’intervento vuole significare. LE DESTINAZIONI FUNZIONALI Nella zona a sud che poggia sul basamento dell’antica palazzina e sulla sede dell’attuale strada che l’attraversa, sono collocati: ad ovest, un volume plasticamente allungato, (blocco A) funzionalmente suddiviso in due parti, una destinata ad auditorium ed uno all’aula didattica, e ad est due cubi di due piani, quello verso sud (blocco B) con destinazione laboratori ed uffici, quello verso nord est (blocco C) destinato a foresteria. Verso nord la sagoma degli antichi capannoni dell’ispezione doganale attraversati dai canali viene occupata solamente da un volume sospeso in posizione centrale sopra la banchina (blocco D): una stecca funzionale che lascia libera la superficie della banchina e lo spazio sovrastante i canali per ricondurre alla suggestiva vista dei canali coperti; sarà infatti riproposta la copertura delle vie d’acqua con una superficie modellata non oscurante. GLI ACCESSI E LA FRUIBILITA’ DELL’EDIFICIO Per la posizione stessa dell’edificio vi sono diverse modalità e percorsi per accedervi. L’attuale strada interrotta dall’edificio viene trasformata da arteria dorsale urbana (i cui flussi vengono deviati sulla nuova viabilità che perimetra l’area d’intervento) in viabilità pedonale con una sola corsia carrabile per l’approvvigionamento e per l’accesso di emergenza; i mezzi di trasporto dovranno fermarsi per sostare in aree adiacenti appositamente attrezzate come punto di scambio modale. La strada individua così due accessi contrapposti, uno ad est, tra i blocchi B e C, l’altro ad ovest attraverso un taglio trasversale al blocco A, che sta a rappresentare una ideale impronta della cinta muraria. Gli altri accessi all’edificio sono legati alla navigabilità e si trovano sull’asse nord sud dei canali che lo attraversano; sul fronte sud il prolungamento del tunnel centrale va a costituire il capolinea del trasporto pubblico del sistema dei fossi; i canali provenienti da nord veicolano l’accesso dalle imbarcazioni private e di trasporto leggero alle banchine. Le due quote di accesso all’edificio (piano banchine e piano strada) si uniscono attraverso il sistema di collega-mento verticale formato da un ascensore e due gruppi di scale (vengono recuperate le scale di collegamento tra il fornice centrale ed il piano superiore, ricostruita la scala elicoidale su disegno originario e realizzato un nuovo gruppo all’estremità nord dell’edificio) e vanno a costituire la superficie di connessione ed interfaccia tra le zone funzionali e la zona pubblica. Un ultimo accesso viene creato recuperando le due gradonate che mettono in comunicazione le banchine est ed ovest dell’invaso ricostruito con la terrazza posta sul basamento; questo percorso consente di arrivare all’ingresso tra i blocchi A e B oppure di passare da un lato all’altro del bacino senza attraversare l’edificio. LA SCELTA STILISTICA E L’IMPATTO AMBIENTALE Come già sottolineato il progetto aspira a raggiungere la massima leggerezza per costituire minor impatto visivo; se l’immagine della palazzina della vecchia Dogana trasmetteva, con la sua massa volumetrica e l’austerità architettonica, l’autorità che la funzione di controllo richiedeva, il nuovo edificio vuole creare un’attenzione positiva e costituirsi come nodo di convergenza di percorsi, una sorta di faro urbano che serva di orientamento fisico e culturale. Le parti restaurate della vecchia Dogana dovranno essere messe in evidenza dal contrasto con la trasparenza e morbidezza cromatica del nuovo che pertanto viene concepito con l’utilizzazione di componenti innovativi ma coerenti della loro natura materica con la tradizione costruttiva storica (pietra, laterizio, legno, vetro e acciaio).
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    Project details
    • Year 2009
    • Client Comune Di Livorno
    • Status Competition works
    • Type Parks, Public Gardens / Government and institutional buildings / Research Centres/Labs / Multi-purpose Cultural Centres / Concert Halls / Libraries / Bars/Cafés / Urban Renewal
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