LightHouse | Annalisa Capasso

Partendo dagli aspetti funzionali necessari per un’abitazione siamo arrivati a distaccarci da un modello di progettazione puramente razionalista. Esteticamente, il gesto non vuole ricondursi ad un precedente stile architettonico, piuttosto potrebbe rimandare a figure biomorfe.
Le forme nascono da un impulso interiore che vuole affermarsi nella violenta dinamica che assume la struttura: le curve non si completano armonicamente, vengono interrotte bruscamente da linee piane che denotano un andamento incompiuto. Il disegno non cerca di essere fluido, ma si avvicina a quello tipico delle xilografie ed è,quindi, preciso, netto, scultoreo.
Il nastro che si avvolge su sé stesso e tentando di inglobare la casa, non ha un vero e proprio punto di inizio, né una fine; esprime un movimento indefinito, che non si vuole concludere, come una vita in continuo mutamento, senza fine. Questo è il principio vorticoso che non esclude anche una sensazione di inquietudine. Esso si vuole imporre nello spazio circostante, vuole affermarsi, conquistare il suo spazio. Il punto più alto indica il futuro in ascesa, la volontà di crescita e di affrontare la realtà, mai di subirla. Proprio il continuo tentativo di proiettarsi nel futuro e di uscire dalla monotonia sono le chiavi di lettura per interpretare i forti aggetti che presenta in modo discontinuo la struttura.
L’ idea di progetto che vuole una materia translucida e cangiante in contrasto con la solidità delle costruzioni nasce dallo studio delle architetture di vetro del movimento espressionista ispirate dal pensiero di Paul Scheerbart. L’ effetto di illuminazione che crea la sottile materia sovrastante una costruzione in cemento andranno a stupure l’osservatore dall’esterno.