Bando di concorso per la realizzazione del secondo tempio SOCREM | daniele cucciniello

Pavia / Italy / 2015

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Le ragioni di una forma simbolo


 Se la vista di un qualsiasi visitatore si ponesse all’esterno, da un qualsiasi vertice di cui si compone la costruzione, guarderebbe quattro pareti quadrate di mattoni rossi a faccia vista, apparentemente impenetrabili e senza nessun segno particolare che lo contraddistingue.


Se la vista dello stesso visitatore si mettesse, invece, dall’alto, guarderebbe quattro quadrati distanziati e sfalsati inscritti in un altro quadrato più grande.


Infine, se la vista del visitatore si disponesse all’interno, percorrerebbe degli ambienti, sempre di numero quattro, dove la luce naturale rompe l’apparente impenetrabilità esterna.


Il quadrato è dunque la figura geometrica elementare cui si fonda l’intero progetto del nuovo Tempio Socrem. Il quadrato come forma-simbolo di un tempio che aspira a essere di tutti senza nessun discrimine di razza e di religione. Ecco, quindi, perché lo sguardo del visitatore posto all’esterno non nota nessun simbolo religioso, ma solo pareti lisce solcate da fasci di luce generati dai corpi illuminanti appesi alle pareti stesse.


Il quadrato, nelle più antiche culture, ha significato l’idea di recinto protetto, di casa, di campo; nelle architetture di vari popoli troviamo fin dai tempi remoti edifici di uso collettivo e/o religioso a pianta quadrata. Molti altari e templi, infine, sono stati progettati per mezzo del quadrato perché questa figura elementare geometrica significa lo spazio sacro per antonomasia.


Ancora, il quadrato diviso in quattro aree (nel nostro caso in quadrati uguali), assume altri interessanti significati simbolici: in filosofia, per esempio, rappresenta i quattro elementi (acqua, fuoco, terra, aria); nella tradizione cristiana, rappresenta l’uomo nell’intermedia posizione di strappato dalla terra ma ancora poggiante saldamente su di essa. Questo suo contatto con la terra, proseguente anche dopo il trapasso, è il ricordo sempre vivo dei suoi cari. Infine, il numero quattro come i lati del quadrato, simboleggiano le quattro fasi della vita umana (nascita, adolescenza, epoca adulta e morte).


 Il muro e la luce


Gli elementi di configurazione e di controllo dello spazio nell’idea progettuale qui proposta, oltre al carico simbolico di cui si è parlato nel paragrafo precedente, possono riassumersi in due componenti fondamentali: il muro e la luce.


Il muro nell’idea progettuale è trattato come struttura monolitica in mattoni a faccia vista. Esso è trattato nella sua semplicità, di struttura appena modellata nella superficie dal disegno spartitorio dei distanziatori posti a ritmi regolari. Risulta, così, una tessitura regolare, semplice e scarna, interrotta nel mezzo dalle aree di ombra che immaterialmente sui quattro prospetti disegnano le zone di passaggio e di penetrazione verso l’interno di un elemento che nel suo insieme si presenta, dall’esterno, impenetrabile.


La caratteristica, quindi, del progetto qui proposto è proprio quella deliberata volontà di trattare il tutto senza nessun particolare. Inoltre, questa singolarità del muro, a nostro parere, riesce a trasmettere una grande qualità espressiva all’intero edificio-tempio senza che, però, questi assumono quei significati e quelle gerarchie di valori che normalmente nelle altre opere sono presenti. 


La corrispondenza tra pareti in mattoni a faccia vista e il contenuto dei quattro elementi cubici, inoltre, costituisce quella deliberata volontà di conferire al Tempio la piena leggibilità dall’esterno delle funzioni in esso contenute. Le quattro sale superiori dove sono contenute le cellette sono massiccie e impenetrabili mentre gli spazi destinati all’uso, ai servizi e ai collegamenti orizzontali e verticali sono immateriali ed evidenti segni di sutura tra i quattro elementi cubici.


Altro elemento caratterizzante del progetto qui proposto è la luce: essa è la vera generatrice degli spazi. Senza luce non vi è spazio.


La luce, all’interno degli spazi, penetra quasi come la brezza del vento. È una componente essenziale ma allo stesso tempo sottile, leggera, variabile e impalpabile che concorre, attraverso mutamenti continui, alla qualificazione degli spazi interni.


La luce naturale, entrando nel manufatto attraverso quelle zone che abbiamo chiamato di sutura dei massicci elementi cubici, è come se volesse alleggerirlo, smaterializzarlo, privarlo di quella naturale gravità che gli conferisce pesantezza.  Inoltre, permettendo alla luce di entrare e illuminare dall’alto le viscere della struttura – piano seminterrato –, attraverso i lucernari posti in copertura, è come se anche il solaio di cemento armato, per natura opaco, fosse trasparente da permettere alla luce del sole di illuminare quegli spazi che altrimenti sarebbero perennemente  al buio.


 Dimensioni e funzioni


Il quadrato in cui sono iscritti i volumi del progetto qui proposto presenta i lati di 19.80 metri, leggermente inferiore a quelli concessi dal Comune di Pavia alla Socrem (dim. sito Socrem 20x20 metri).


In questo quadrato emergono quattro elementi cubici di dimensioni ciascuno 7.20 metri di larghezza, 7.20 metri di lunghezza e 7.20+1.00 metri/o di altezza. In pianta si presentano distanziati e sfalsati ma comunque posti simmetricamente rispetto a una delle diagonali del quadrato in cui sono iscritti.


Questi quattro elementi cubici, esternamente completamente impenetrabili allo sguardo, costituiscono, funzionalmente, le quattro camere, dove sono alloggiate le cellette del Tempio.


 L’ermeticità dei quattro elementi è sola evidente dall’esterno. Un osservatore esterno, posto in qualsiasi vertice, non può accorgersi che in copertura sono presenti quattro lucernari che immettono luce diretta sia nelle camere superiori e sia in quelle inferiori.


Lo spazio centrale, quello che in precedenza abbiamo già denominato di sutura dei quattro elementi cubici, a causa del distanziamento degli stessi, assume una forma a croce greca ma che non è immediatamente percepibile a causa anche dello sfalsamento lungo una diagonale dei citati elementi cubici. L’osservatore realizza di trovarsi in uno spazio cruciforme solo quando si trova nel centro della stessa, nel punto di massima luminosità a causa di un grande lucernario posto sopra la sua testa. Tale spazio costituisce anche il baricentro, l’ombelico, l’omphalos dell’intero Tempio.  È il punto della convergenza ma anche della scelta e decisione; il punto, dove l’articolato spazio interno è interamente abbracciabile con lo sguardo senza muoversi.


Come prevede il bando della Socrem, il nuovo Tempio è composto di due piani. Il primo piano, posto a un’altezza dal suolo di +1.00 metro, costituisce il volume principale completamente visibile all’osservatore esterno; il secondo piano – seminterrato – posto a quota -5.50 metri costituisce il volume del Tempio nascosto ma non per questo avulso, separato, estraneo al primo.


La quasi perfetta disposizione funzionale dei due piani, la completa corrispondenza degli elementi verticali (scale di collegamento, ascensore, pozzi di luce), l’uniformità dei materiali utilizzati, fanno sì che i due piani, anche se posti a quote diverse, costituiscono un unico volume e ambiente.


Lo sfalsamento dei due elementi cubici contrapposti, inoltre, permette la collocazione sia della rampa esterna secondo il D.M. 236/89 e sia delle scale di collegamento tra i due piani.


Oltre alle funzioni proprie del tempio (camere per la collocazione di 3.000 cellette sia doppie che singole), il progetto ha ritenuto includere anche un ascensore (di dimensioni superiori a quelle prescritte dal citato D.M. 236/89) per completare il collegamento verticale tra i due piani costituenti il Tempio; una scala di sicurezza e di antincendio collocata in un apposito vano compatimentato e direttamente collegato con l’esterno; e due bagni, anch’essi posti nel piano seminterrato, di cui uno adeguato al D.M. 236/89.


 Uso dei materiali


Mattoni a faccia vista, pietra serena, colore bianco degli infissi e delle coperture in metallo e vetro, questi sono i materiali utilizzati nel progetto qui proposto.


I mattoni a faccia vista sono stati utilizzati esclusivamente per gli elementi cubici. Le ragioni di questa scelta sono state riportate nel paragrafo interamente dedicato al muro e alla luce. Vogliamo, dunque, solo aggiungere che:


Le murature di laterizio costituiscono il tipo di muratura in pietra artificiale più diffuso e più antico; nella stessa città di Pavia, l’utilizzo delle murature in laterizio è molto diffuso.


Qua e là spiccano episodi dal grande valore monumentale, inseriti in una fitta rete di edifici dalle porporine ed eleganti facciate, dove la geometria dei mattoni diventa segno dell’inconfondibile impronta longobarda questa breve descrizione fa capire l’importanza che il laterizio ha nella storia della città di Pavia.


L’uso della pietra artificiale – il cotto purpureo – anziché della pietra naturale - limitata solo al lastrico delle strade – nella città di Pavia è motivata essenzialmente dalle formazioni geologiche dell’Appennino che non hanno fornito pietre di notevole qualità ma solo una pietra arenaria dal colore giallastro, grana fine e scarsa durevolezza le cui cave, però, sono tutte di modeste dimensioni.


Nella città di Pavia, dunque, fin dall’epoca longobarda, l'impiego della pietra naturale (arenaria) è stata utilizzata solo per piccoli episodi architettonici ma mai intere partiture murarie alla quale si preferì, invece, la pietra artificiale (laterizio). Esempi sono le chiese romaniche di San Michele, San Pietro in Ciel d'Oro, Santa Maria in Betlem e Santo Stefano.


L’uso del laterizio, oltre alla motivazione storica argomentata in precedenza, è giustificato anche per la velocità di esecuzione delle pareti murarie senza l’utilizzo di particolari maestranze. La disposizione dei blocchi a filari sfalsati, inoltre, riduce notevolmente i tempi e i costi di costruzione ottenendo, allo stesso tempo, anche un vantaggio economico. Dalla stima dei costi è emerso che l’incidenza delle murature a faccia vista su l’intero costo di costruzione dell’opera è pari a circa al 3.6 per cento.


Infine, l’ultimo vantaggio, è quello manutentivo poiché le pareti a faccia vista non richiedono costi di manutenzione (ordinaria e straordinaria) elevati.


L’uso della pietra arenaria, come in precedenza evidenziato, nella città di Pavia, è stato limitato solo a piccoli episodi architettonici a causa sia per la sua scarsa durevolezza e sia per le modeste dimensioni delle cave dove si estrae la pietra stessa.  Sia per gli effetti cromatici (colore giallastro) e sia per la scarsità di approvvigionamento ma anche per le limitate lavorazioni superficiali (levigatura e lucidatura) cui si può sottoporre la pietra arenaria, è stata preferita alla Pietra serena, anche se quest’ultima è di provenienza della regione Toscana.


La Pietra Serena è una pietra naturale di grana finissima e compatta, dalla sostanza omogenea e uniforme, di colore grigio con tono tendente all’azzurro. La sua peculiare versatilità estetica, derivante da un aspetto neutro e naturalmente elegante, minimale ma pieno, la rende ideale nell’abbinamento con altri materiali dalle cromie e corposità differenti (cotto, legno, maiolica, marmo, mattone, metallo, vetro), prestandosi per opere raffinate di architettura e design in interni e/o esterni, lavori di restauro, interventi in spazi pubblici.


La sua lavorabilità, inoltre, associata alle caratteristiche intrinseche, ne assicura l’utilizzo in ogni tipo di ambiente; potendo essere modellata a piacere secondo stili classici o moderni, rustici o essenziali, declinandole per usi residenziali, commerciali o pubblici. Una materia universale. Per queste qualità, la pietra Serena è oggi una delle pietre nobili più ricercate dai progettisti contemporanei di tutto il mondo.


L’uso di tale Pietra naturale, quindi, non può che impreziosire l’intera costruzione oggetto della presente relazione.


Nel progetto, l’uso della Pietra Serena, è adoperata per il basamento esterno, la rampa esterna (sia per il rivestimento dei cordoli laterali e sia per pavimento della rampa stessa), la pavimentazione interna e, infine, il rivestimento delle cellette.


Infine, la pietra serena è stata utilizzata nelle tre forme di lavorazione: levigata, lucidata e sabbiata. La pietra serena levigata è stata utilizzata per i rivestimenti orizzontali (pavimento e pedate) poiché permette di garantire allo stesso tempo sicurezza (antiscivolo) e facilità di pulizia delle superfici. La pietra serena lucidata, invece, è stata utilizzata per quei rivestimenti verticali come il basamento esterno, i cordoli della rampa esterna, le alzate dei gradini esterni e interni, gli zoccolini delle scale e, infine, i rivestimenti delle cellette. La pietra serena sabbiata, infine, è stata utilizzata per le pavimentazioni esterne. 


 Tecnologie utilizzate


Per volumi di sutura, così in precedenza denominati, è stata ipotizzata una diversa tecnologia rispetto a quella dei quattro elementi monolitici. La copertura, impostata a quota +6.40 metri, è realizzata interamente in acciaio.


Travi reticolari di acciaio a interasse di circa 1.80 metri collegano, a due a due, gli elementi intelaiati in c.a. degli elementi monolitici. Queste travi reticolari convergono tutte verso il centro della costruzione formano il grande lucernario centrale di forma, in pianta, romboidale molto allungato su di un asse.


Lo scheletro formato dalle travi reticolari sopra descritte, è ricoperto da pannelli in lega di alluminio a profilo spessore 7/10 mm preverniciate di colore bianco, accoppiate a uno strato di polietilene espanso anticondensa e antirumore (isolamento termico e acustico).


Si giustifica questa scelta per i seguenti motivi:


Architettonico. L’idea progettuale qui proposta ha intenzionalmente ricercato una soluzione tecnologica che fungesse da sutura dei quattro elementi monolitici. Si è cercata, dunque, una soluzione tecnologica capace di coniugare, al tempo stesso, leggerezza, facilità di montaggio in cantiere, economica ma anche completamente differente per cromatismo, per materiale utilizzato e sistema costruttivo. Lo spazio di sutura, a forma di una croce greca, è dunque, in questo modo, completamente diverso sia dal punto di vista percettivo (interno ed esterno) rispetto ai quattro elementi monolitici.


Cantieristico. La struttura di copertura è formata essenzialmente da elementi semilavorati ovvero realizzati in officina e montati in cantiere. Il tutto a vantaggio della buona esecuzione a regola d’arte, facilità di montaggio in cantiere e sui tempi di esecuzione dell’intera costruzione.


Manutenzione. È quasi assente per tutta la durata di vita dell’opera. I semilavorati utilizzati (travi reticolari e pannelli in lega di alluminio preverniciato) hanno una durata abbastanza lunga poiché resistenti alle intemperie. Inoltre, sono formati da singoli elementi che se hanno bisogno di riparazione e/o di sostituzione possono essere facilmente smontati e riparati e/o sostituiti senza la necessità di intervenire sull’intera copertura.


Altri elementi caratteristici del progetto sono le tre vetrate d’ingresso completamente realizzate in profilati in lega di alluminio e vetro stratificato di sicurezza 12 mm (5+12+5). I profilati in lega di alluminio sono preverniciati di colore bianco.


I vantaggi di una simile scelta sono del tipo: architettonico, cantieristico e di manutenzione ordinaria e straordinaria.


Infine, la vetrata continua collocata nell’angolo nord-est del Tempio. Questa vetrata continua serve a proteggere la scala di collegamento tra il piano terra e quello seminterrato (vds. elaborati grafici). Si è scelto un tipo a fissaggi puntuali.


Le lastre di vetro di dimensioni 90x90 cm sono ancorate mediante vincoli strutturali (rotules) che hanno il compito di trasferire i carichi alla struttura secondaria, costituita da componenti cosiddetti ragni.


Le componenti principali del sistema di facciata a fissaggi puntuali sono:


ü Le lastre in vetro;


ü La struttura controventante;


ü Il sistema di aggancio delle lastre al sistema controventante;


ü La sigillatura tra le lastre di vetro.


Anche in questo caso le motivazioni sono del tipo architettonico, cantieristico e di manutenzione ordinaria e straordinaria.


 Sistemi d’illuminazione


Il sistema d’illuminazione che si è avvantaggiato nel progetto è quello naturale. Le grandi vetrate e il lucernario centrale sono le soluzioni architettoniche-tecnologiche per immettere nel Tempio una grande quantità di luce naturale e, quindi, di evitare anche nelle ore diurne l’utilizzo di luce artificiale.


Il piano terra, attraverso le grandi vetrate e il lucernario centrale, è un piano luminoso dove la luce naturale penetra all’interno dello stesso senza creare problematiche di soleggiamento diretto e di effetto serra all’interno degli ambienti. Quest’ultima criticità è stata superata dal progetto qui proposto per mezzo dell’altezza del piano abbastanza spinta (5.50 metri) e un sistema di ventilazione naturale – attraverso sia le vetrate stesse che con i lucernari dotati di aperture automatizzate - che sono in grado di dissipare il calore interno accumulato durante la giornata.


La criticità di mancanza di luce naturale è emersa per il piano seminterrato. In questo piano è stata scelta una soluzione architettonica in modo da evitare l’utilizzo massiccio, all’interno delle sale, della luce artificiale. Questa soluzione architettonica è quella dei due Pozzi di luce. La luce naturale penetra nei lucernari, attraversa i vani verticali per tutta l’altezza del piano terra e illumina, dall’alto, le sale poste al piano seminterrato.  Questi Pozzi di luce hanno anche il vantaggio di creare una discreta ventilazione interna al piano seminterrato e fungendo da effetto camino in caso di emergenza.


 Conclusioni


Quattro elementi monolitici di cotto purpureo che emergono dal terreno. Una costruzione – forma che non ha bisogno di nulla per esprimere l’idea di sacro, di tempio, di spazio dedicato al ricordo.  Esternamente un volume compatto, ordinato quasi, leggibile nelle funzioni contenute; internamente, la lucentezza dello spazio contorto e labirintico, mai completamente disvelato. Solo in un punto, in quello centrale, dove in altezza penetra la mutevole luce del sole dalle vetrate del lucernario centrale, ci si accorge di trovarsi in uno spazio-corridoio cruciforme. Solo in quel punto, lo sguardo può abbracciare i circa 400 metri quadri del piano, dove sono collocate le 1500 cellette (le altre 1500 cellette richieste dal bando solo collocate nel piano seminterrato).  Senza luce non vi è spazio. Nel nuovo Tempio qui proposto, la luce entra di nascosto generando spazi mutevoli come i raggi del sole. Penetra negli elementi monolitici attraverso quelle assenze della materia – pozzi di luce – portando tutto quello che è gradevole e benefico dei raggi solari in quegli spazi del tempio destinati altrimenti a rimanere nel buio completo.  Non è una luce diretta ma invisibile, un impalpabile e immateriale tendaggio luminoso che sembra cadere lentamente dal soffitto per poi adagiarsi sul pavimento.


 


 


 


 


 

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    Project details
    • Year 2015
    • Client SOCREM
    • Status Competition works
    • Type Cemeteries and cemetery chapels / Temples
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