Coro di pietre | luca colomban

Concorso per il recupero della Vedetta di Opicina Opicina / Italy / 2008

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Per secoli le popolazioni del Carso hanno fatto i conti con i danni provocati dal diboscamento e dal pascolo incontrollati, che già nel Medioevo riducevano vaste distese del Carso ad una landa brulla e pietrosa. La ricostruzione della vedetta Ortensia ci spinge a perpetrare l'antico gesto di raccogliere le pietre per liberare la terra, depositarle, accumularle, innalzare muretti di demarcazione o case intere, un continuo e vitale lavoro di ricostruzione che si contrappone all'inesorabile abbassamento del Carso verso il mare, con l’ambiziosa intenzione di dirigere un Coro di Pietre.
La vedetta non si pone l’obiettivo della vista verso il mare, ma la possibilità di sollevare l'osservatore sopra gli alberi per fargli vedere l'entroterra. Non pretendiamo di innalzarci nettamente, vogliamo lambire il limite superiore delle chiome dei pini per consentire degli scorci verso il Carso montano, lasciando che lo sguardo del visitatore si scontri con l'altezza contenuta della boscaglia carsica - unica formazione boschiva autoctona – e quella più sostenuta dei pini e soprattutto di robinie ed ailanti, specie invasive che non dovrebbero esserci e che, si spera, verranno soppiantate dalla boscaglia.
L’intero percorso delle vedette è concepito per mettere il visitatore in ascolto di un paesaggio eloquente, predisponendo solo pochi essenziali elementi che aiutino a soffermarsi, isolare e studiare i fenomeni più evidenti di una natura complessa: i pannelli in lamiera traforati, che portano in sé la traccia grafica della muratura a secco, si combinano in diverse forme (pannello esplicativo - cornice paesaggistica – panca – muretto segnavia - sala didattica etc.) mantenendo la riconoscibilità del cammino.
Penetrando nel guscio di pietra, pervasi dall’odore della terra e del calcare, si scopre che l’aspetto monolitico e compatto della vedetta nasconde una natura spugnosa attraverso cui si insinua lo sguardo e filtrano i raggi di luce, scivola l’acqua e sibila il vento, rivelandoci l’essenza geologica carsica e facendoci assaporare con tutti i sensi l’asprezza del suo clima, stimolando una osservazione curiosa, coinvolgente e non solo contemplativa. La struttura metallica e i gabbioni di pietre, così come il volume metallico della piccola sala didattica, tutti realizzati in officina e montati in situ, snelliscono i tempi e le modalità di costruzione. All’esterno un nuovo accumulo di pietre e ghiaie tra i ruderi dei vecchi edifici dichiara la rinuncia ad una anacronistica ricostruzione architettonica o ecologica, aprendosi alla colonizzazione della natura circostante, in attesa che tra le rocce fiorisca la clematide, che nelle fessure si arrampichino l'edera e il caprifoglio, caratterizzando la nuova architettura con una variabilità di colori, scorci e profumi che la fanno oscillare lungo le stagioni come il paesaggio che la circonda.
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    Project details
    • Year 2008
    • Client Comitato per la gestione separata degli usi civici della frazione di Opicina
    • Status Competition works
    • Type Landscape/territorial planning / Tourist Facilities / Leisure Centres
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