STRUTTURA POLIFUNZIONALE | ALDO ANTONIO BRUNO

1
1 Love 619 Visits Published

L'archeologia tecnologica come continuità della rappresentazione è il tema di fondo affrontato in questo lavoro, nel quale la tecnologia è intesa come "costruzione tecnica di una memoria". L'archeologia scaturisce così, non come revival, ma come modo di pensare alla forma di continuità con l'antico.


Questo lavoro ha un impianto "organico" ed il suo "tessuto" in mimesi con il preesistente, coll'interpretare la vocazione morfologica del luogo in relazione alla natura orografica e la capacità di gravitare su elementi gerarchicamente emergenti quale il castello medioevale con la torre circolare, la piazza principale di Barrea con la magnifica pavimentazione a disegni geometrici, la chiesa parrocchiale e la sede municipale.


I volumi si presentano come un insieme di "contenitori" relazionati a un complesso sistema di percorsi e la loro forma esterna è da considerarsi l'ultimo "irraggiamento" delle funzioni interne.


La struttura esterna si articola su fasce orizzontali, sempre più leggere salendo verso l'alto.


Mentre la prima fascia di pietre è costituita da bugnato, ( fondazioni che affiorano ); la seconda è invece costituita da pietre disposte a listari sovrapposti (tipo murazioni medioevali) e l'ultima da materiali leggeri in ferro e vetro con le coperture in lamiera grecata ( opera di ingegneria dell' '800).


La struttura interna è quindi in calcestruzzo, ed organizza le funzioni in "strade" e "gallerie" sovrapposte che dilatandosi danno ospitalità alle funzioni. L'interno, così organizzato si presenta come elemento di sorpresa e gli spazi sono articolati in modo da presentarsi sempre in maniera  "inattesa" nella loro fruizione.


Non minore importanza assume poi la particolarità del luogo che presenta rocce affioranti modellate a mo' di scale e scalette oppure affioranti come basamento parziale delle costruzioni.


Questa particolarità non può non richiamare alla mente i disegni dell' "Architecture civile" di Lequeu: alberi e siepi che diventano muri, fontane, archi, timpani e frontoni.


Architettura cioè fatta di natura, di rocce e arbusti; natura fatta di finte architetture.


Infine in questo lavoro c'è la tensione di ad evocare le architetture della "classicità" come fossero parte di un patrimonio realmente nostro anche perduto.


 STORICITA' E STORICISMO DELL'ARCHITETTURA


Presentazione: Giovanni Di Domenico


Storicità è piena coscienza dello spessore del linguaggio, linguaggio che diviene  cosciente della sua storia, del suo essere storico, prodotto di una evoluzione storica; è linguaggio cosciente delle proprie radici, che le espliciti o non; è linguaggio che rivendica consapevolmente la propria libertà di fronte  al destino.


Storicismo è ismo della storia, particolarità, eccezione del linguaggio.


Non è garanzia di storicità: è, al massimo, segno di un suo essere problema; malattia dell'infanzia di un linguaggio o nefasto segno di morte. E' sintomo che compare nelle fasi finali di un linguaggio, a coprirne l'assoluta mancanza di storicità ( ecclettismo ottocentesco ), o nelle sue fasi di maturazione, come piena acquisizione, di coscienza della propria storia che fa seguito alla fase più propriamente eroica e propulsiva, tutta estroversa, della formazione di un nuovo linguaggio ( è il caso dell'Aliberti e di Kahn ).


La  Storicità è fattore indipendente dalla contingenza storica, dalle particolarità del tempo in cui il linguaggio si elabora, dalle cronache e dalle mode: essa si riferisce a ciò  che è costante nel tempo e comune alle varie epoche nella coscienza delle diversità  strutturali. Brunelleschi e Le Corbusier, Mondrian e Magritte, sono pienamente storici, sono tutti nella storia ( chi può dubitare della piena storicità di un quadro di Mondrian o Magritte, quintessenza dell'anima razionale e prospettica o di quella magica ed esoterica del Rinascimento? ), mentre il peggiore ecclettismo è tutto fuori della storia, svincolato come è da ogni strutturalità di rapporto con essa ( e quindi col mondo)


( Nulla ci affascina, forse, più delle prime architetture o pitture della storia dell'uomo- penso ai graffiti sulle rocce o ai cromlesh di Stonhenge: ché la mancanza quasi assoluta in essi di spessore storico, di precedenti, testimoniano dell'immensa energia creatice necessaria ad elaborarli, del loro enorme potere magico; dell'immensa forma magica che essi emanano, essendo, allo stato puro, doppio del mondo, sforzo ciclopico di creare un analogon del mondo ).


Questa premessa, volta da un lato a riaffermare il pieno legame tra l'arte e la storia  ( se linguaggio è il prodotto di un'evoluzione storica, è nel contempo stesso strumento di storia in quanto fattore indispensabile alla definizione - e alla crescita- delle cose), dall'altro ad esprimere il disinteresse per ogni esteriore ed effimero storicismo, vale da introduzione al lavoro di ricerca cui si accompagna: a significare  le motivazioni di una scelta didattica, la tensione culturale da cui il lavoro nasce, e in un certo senso a scusarlo, nel far rilevare come ogni ismo apparente sia spesso necessario viatico alla formazione di un linguaggio pienamente cosciente.


 Vale altresì a marcare le differenze verso ogni illusoria tendenza- pre o post-modernist che sia- volta alla affermazione di un'architettura che dimentichi il suo immediato passato, che rimuova questo così come il razionalismo ha rimosso la storia, che rifiuti il tronco- multiplo e complesso, pieno di nodi, escrescenze e potature- dell'architettura moderna, per rifarsi a lontane radici che senza il tronco non hanno più vita.


Chi ha compreso come l'architettura moderna abbia ben salde le proprie radici nel passato- da cui lo distinguono solo illusorie fratture- non può non rifiutare quanto è solo il colpo di coda di un razionalismo a-storico che, sentendosi privo di radici, maschera le proprie carenze attraverso un forsennato saccheggio della storia.


Cornici, timpani e frontoni, qua e là vagamente occhieggianti dalle riviste di architettura, ci ammoniscono sul pericolo che i prossimi anni siano all'insegna del più superficiale degli stori-ismi e della più assoluta della a-storicità, nel balbettio di un latino-maccheronico che si avvia a diventare sicuro viatico di successo; ma, come al solito, avrà ragione chi, contro ogni velleitarismo, saprà cogliere la strutturalità del raporto con la storia  ( con le proprie storie ), nello stupefatto candore di chi osserva il lento trascorrere del tempo ( come Paolo Uccello ci è vicini, come siamo ancora, tutti interi nel Rinascimento! ); chi, rifuggendo da ismi e mode di ogni tipo, lontane dalle cronache, saprà sentire la intatta meraviglia- sempre uguale a se stessa-del proprio essere nel mondo.  

1 users love this project
Comments
View previous comments
    comment
    user
    Enlarge image

    L'archeologia tecnologica come continuità della rappresentazione è il tema di fondo affrontato in questo lavoro, nel quale la tecnologia è intesa come "costruzione tecnica di una memoria". L'archeologia scaturisce così, non come revival, ma come modo di pensare alla forma di continuità con l'antico. Questo lavoro ha un impianto "organico" ed il suo "tessuto" in mimesi con il preesistente, coll'interpretare la vocazione morfologica del luogo in relazione alla...

    Project details
    • Year 1980
    • Status Research/Thesis
    • Type multi-purpose civic centres
    Archilovers On Instagram
    Lovers 1 users