Concorso di idee per la riqualificazione del Sagrato e il restauro della facciata della Basilica Cattedrale di Sant'Agapito Martire in Palestrina

Progetto Finalista Palestrina / Italy / 2016

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Premessa


 La cattedrale dedicata a Sant’ Agapito, in data 16 dicembre 1117, come risulta dalla testimonianza epigrafica conservata all’interno dell’edificio, posta sul lato occidentale dell’attuale piazza Regina Margherita a Palestrina e dedicata al santo patrono della città, è da considerarsi più di un semplice monumento architettonico della città. È la testimonianza narrante dello sviluppo e della stratificazione storica e urbana della città stessa. È risaputo che centri urbani come l’attuale Palestrina, antica Praeneste, sono il risultato di una continua e costante frequentazione di secoli che ha permesso all’abitato moderno e attivo di istallarsi su testimonianze storiche e archeologiche, inglobandole e permettendo a queste ultime di continuare a “vivere” e ad essere fruite nel nuovo assetto che la città e le esigenze moderne hanno richiesto.


È giusto, quindi ipotizzare che ogni struttura privata e pubblica del centro storico di Palestrina conservi, inglobi e nasconda vestigia della storia dell’antica città. Ma nel caso della cattedrale questa storia è resa visibile e leggibile già nella facciata attuale, risultato di interventi che ad oggi espongono una colonna stratigrafica delle epoche che si sono susseguite. Non ultimo l’intervento di Fasolo, operato nella seconda metà del XX secolo, per quanto massiccio e invasivo ha messo in chiaro parte della struttura inerenti all’edificio sacro databile al finire del IV sec. a.C.  


Grazie alle ricerche iniziate dall’ archeologo Orazio Marucchi, la letteratura scientifica si è arricchita nel corso degli anni di interessanti e preziose deduzioni che hanno superato ampiamente le prime suggestioni operate dal Marucchi, fino ad approdare agli studi in corso della Dott.ssa Gatti che stanno per gettare nuova luce sulle strutture inerenti il foro, gli edifici ad esso connessi e la vita pubblica e amministrativa della città di Praeneste. Sulla scia delle ricerche archeologiche, storico-artistiche  e architettoniche, oggi la cattedrale viene ad identificarsi come un importante fuoco di interesse scientifico per ridisegnare uno spaccato della vita urbana. In occasione del IX centenario della dedicatio al santo, la riqualificazione del sagrato e il restauro della facciata della cattedrale, si presenta la possibilità di acquisire nuovi dati in merito alla fondazione delle strutture su cui insiste la cattedrale odierna e al consequenziale sviluppo.


L’idea proposta di seguito ha posto come fulcro del suo sviluppo il valore storico culturale che il monumento in se presenta. Seguendo linee di intendere uno spazio come un luogo, la progettazione dello spazio stesso senza l’edificazione non preclude l’essenza del costruire, in quanto quest’ultimo è un atto che può far a meno della presenza della materia, quindi quel venir meno da vita a uno spazio che se ragionato, pensato diviene un luogo abitato, che relazioni in un intimo rapporto la terra, il cielo, gli uomini e la divinità. Il potere ontologico della parola può così esprimere l’atto creativo umani mediante quello che erroneamente viene concepito come vuoto. Per abitare bisogna saper abitar, e spesso questo avviene in maniera quasi inconscia della società. Abitiamo strade piazze, larghi ed è facile vederne i segni, la caratteristica è la soglia, il ponte (non inteso come struttura ingegneristica), una dimensione di limite, linea che segna, definisce la differenza di essere di diversi ambienti di diversi “dove”, di diversi spazi. Se il dove, il luogo è circoscritto, esulato dal contesto in cui è posto, se manca di soglie, ponti, accessi, il luogo diviene uno spazio muto , una dimensione morta la cui putredine è l’accumulo di immondizie, e di esempi palesi e vicini ne conosciamo, e non passa molto tempo che la natura si riappropri di quei spazi strappandoli al cotesto urbano per “infestarle”, per ricollocarle in quel dove che era stato l‘origine. 


Nell’innalzare un muro bisogna sempre tener presente quello che si lascia fuori, quale discorso si interrompe tra due luoghi. Ad oggi l’area occidentale del sagrato risulta essere uno spazio silente, privato della possibilità di essere abitato, un ripostiglio che svilisce anche le statue poste ivi poste. Quindi per dare una nuova voce alla facciata della chiesa si propone l’asportazione del rivestimento ad intonaco moderno della parte occidentale e con essa si propone anche di abbassare l’attuale livello del sagrato così che possa collegarsi e dialogare con lo spazio della piazza e della strada, senza per questo confondersi o identificarsi con essi. In un ottica di un’architettura del venir meno al fine di progettare e costruire spazi abitabili.


Le abitazioni umane, intese come luoghi che gli uomini hanno, ricordando la lezione di Heidegger, sono in una relazione del tutto particolare con 4 elementi: la terra, il cielo, gli altri uomini, e la divinità. E questo perché gli uomini, a differenza degli animali, hanno una relazione del tutto particolare con la terra, il cielo, gli altri uomini e la divinità.


Il prospetto principale della Basilica di Sant’ Agapito, come già detto, è giunto ai nostri giorni come un complesso di stratificazioni e risultanze dovute alle diverse trasformazioni che hanno coinvolto l’edificio nei secoli.


Per le risultanze dell’epoca antica, grandi blocchi tufacei in opus quadratum rendono memoria degli apparati murari che probabilmente formavano l’antica cella templare. (tempio di giove).


 Come la descrive il Marucchi nelle sue memorie storiche “La cattedrale sorge in mezzo agli avanzi grandiosi del celeberrimo tempio della Fortuna Primigenia dove lo studio del monumento cristiano non può separasi da quello del santuario idolatrico, il più insigne dell’antico Lazio.


Che la cattedrale fosse un edificio antico fu riconosciuto con certezza solo nel 1860 quando Francesco Fontana, architetto della commissione di archeologia sacra, constatò insieme all’archeologo predestino Pietro Cicerchia, che il muro della facciata e la parte superiore del muro occidentale della nave di mezzo erano costruiti in opera quadrata con massi parallelepipedi di tufo; ed allora si riconobbe in esso un edificio non posteriore al sesto secolo di Roma. E si poté stabilire che questo antico edificio dovette far parte del gruppo inferiore del tempio della Fortuna.


si ha una conferma di ciò nel 1882 quando in fondo alla nave laterale a destra si trovò ad un metro circa sotto il pavimento il lastricato di un ‘ antica strada che passava dietro questo antico edificio ed andava verso il cosi detto antro delle sorti.


Nel 1906 dopo aver effettuato degli scavi sulla piazza Regina Margherita si scoprì il basamento del lato destro di questo grandioso edificio in opera quadrata di tufo con i gradini in travertivo che lo doveva circondare.”


 Le trasformazioni cononiane portarono all’ampliamento della fabbrica con l’addizione delle due navate laterali e l’ampliamente dell’area presbiteriale, che andò a occupare l’area dell’antica basilica civile romana disposta in direzione ortogonale.


La Cattedrale conserva ancor oggi ampie porzioni degli interventi cononiani, che quindi non sono andati distrutti con le devastazione occorse alla città per mano di Bonifacio VIII nel 1298, né con Eugenio IV nel 1436 a differenza di quanto supposto fino al secolo scorso.


Da una attenta analisi del corpo della cattedrale emergono ampie porzioni della cornice romanica sulle pareti laterali, in particolar modo vicino all’attuale zona absidale.


La decorazione del frontone è costituita da due cornici in laterizio parallele, a dente di sega. Le cornici hanno la parte sommitale costituita da laterizi disposti di piatto a formare una fascia superiore aggettante rispetto alla disposizione dei laterizi, a dente di sega, posti centralmente e incorniciati da una seconda fascia di laterizi. La cornice superiore è raccordata a quella inferiore attraverso delle mensole in marmo. Il timpano è composto da una muratura a tufelli con ricorsi orizzontali non omogenei di laterizio. Al centro una edicola con pilastrini in marmo.


Tutt’oggi non si hanno certezze su come poteva presentarsi la facciata prima della costruzione della loggia delle benedizioni terminata nel 1903 e poi demolita nel 1957 a causa di problemi di stabilità dovuti dai bombardamenti del 1944, questa era un corpo a se stante la quale ospitava la sagrestia che era collegata alla cattedrale tramite un apertura sulla attuale facciata che oggi non è visibile perché nascosta dall’intonaco.


La  Loggia delle Benedizioni, che di fatto costituiva un corpo autonomo aggiunto alla struttura originale della chiesa, veniva avanti rispetto alla facciata attuale ed allineava il prospetto della cattedrale agli altri edifici prospicienti su corso Pierluigi.


 Oggi la facciata presenta dei solchi più o meno regolari; l’archeologo Marucchi (1853-1931) ipotizzava la presenza sulla facciata dell’antico orologio solare della citta di praeneste, già menzionato dallo storico latino Varrone,  sui quali veniva proiettata l’ombra grazie ad uno gnomone contrapposto e in grado di segnane le ore principali della giornata. Tesi che ad oggi trova diverse opinioni  contrastanti.


 Al centro si trova una fornice che fino agli anni 70 conteneva una grande vetrata composta da infisso in ferro, che forse per le sue dimensioni causava dei problemi di umidità; successivamente, 


si decise di chiuderla lasciando la fornice vuota senza nessun tipo di rifinitura in facciata.


Dopo la demolizione della loggia delle benedizioni l’Arch. Fasolo andò a intervenire integrando il paramento antico con blocchi di peperino, forse questa scelta potrà pur essere discutibile ma aiuta a far riconoscere  a primo sguardo quale sia la parte originale e quale derivata da un consolidamento di epoca diversa.


A ricordare la loggia vi sono dei solchi in facciata ad arco che evidenziano l’ammorsatura dei solai a volta.


 Per quanto riguarda il sagrato, non si hanno notizie certe sulle motivazioni, ma si è optato per realizzarlo ad un livello superiore rispetto alla strada e alla piazza adiacente, creando però uno spazio difficilmente vivibile.


Lateralmente la facciata principale è stata intonacata così come la parte superiore al frontone romanico nella quale venne inserita una cornice che doveva contenere  il nome del Santo, ma che di fatto è rimasta sempre vuota.


A coprire la facciata oggi vi è un discusso sbalzo della copertura in cemento armato, che non restituisce il giusto onore alla cattedrale.


 La facciata laterale è rivestita con peperino rosso e vi sono state affisse delle sculture di età e materiali diversi.


  Facciata


 L’idea progettuale, per quel che riguarda la facciata della cattedrale, è quella di salvaguardare la storia scritta nella sua stratificazione cercando di eliminare quelle parti che oggi si ritengono non congrue nel suo complesso  andando a salvaguardare e dare risalto ai paramenti originale.


 Da qui l’idea di non intervenire sulle scelte fatte in passato e di mantenere anche i blocchi di peperino che identificano gli interventi successivi degli anni 50/60; allo stesso tempo anche per non essere troppo invasivi a livello strutturale.


 Successivamente si è pensato di demolire la parte a sbalzo della copertura in cemento armato e la parte d’intonaco subito sotto compresa la cornice bianca; opere realizzate presumibilmente negli anni ’80 che risultano prive di gusto e poco adatte alla storia della cattedrale, andandole a sostituire con una più decorosa e importante cornice in travertino e ridisegnando la zona fino al frontone romanico con intonaco a tinte chiare cosi da dare risalto alle murature antiche che compongono la facciata.


 All’interno della fornice si è pensato di ripristinare la finestra con dimensioni molto più ridotte avente un profilato in ferro e un vetro satinato opaco cosi da poter dare luce anche al suo interno e comunque al disopra dell’attuale organo.


Inoltre la scelta di ridurre la finestra ci da la possibilità di poter inserire una lastra in travertino con l’inserimento dell’iscrizione D.O.M. ET IN HONOREM S. AGAPITI M. PRAEN e della raffigurazione dello stemma della Cattedrale e  di Sant’ Agapito Martire.


 Lateralmente alla facciata principale si lavorerà per ridar alla luce la muratura originale che costituisce la parete perimetrale della navata laterale. Essendo  stata quest'ultima realizzata nella stessa epoca in cui è stato realizzato il campanile,  si deduce che sia dello lo stesso paramento murario ad oggi visibile sul campanile. L'unico punto in cui probabilmente non è presente la muratura antica è la parte corrispondente ad un' apertura che collegava la chiesa alla sagrestia prima della demolizione della loggia. Per tale motivo l’idea di decorare questa parte con un gioco di blocchi in tufo con superficie irregolare e di diverse dimensioni, a ricordare la muratura romana; gli stessi saranno posizionati in maniera quasi irregolare andando a disegnare, nei solchi volutamente lasciati, la croce Cristiana.


 Sempre sulla facciata laterale,  il parapetto attuale subirà una modifica per quanto riguarda l'altezza che sarà  pari all'altezza del frontone romanico e verrà rifinita della stessa cornice in travertino della copertura.


 Saranno rimosse le statue presenti sul sagrato e sulla parete laterale, come sarà rimossa anche la colonna all’angolo tra le due facciate che ha puramente un aspetto decorativo; verrà inoltre rimosso tutto il rivestimento in pietra di peperino rosso presente; la parete risultante verrà intonacata e tinteggiata con colore chiaro, lo stesso che sarà utilizzato per la parte superiore del timpano romano.


 Sagrato


L'idea di riqualificazione del sagrato è stata dettata sia dalla volontà di uniformarlo alla piazza adiacente, rendendolo più accessibile da ogni lato, sia dall'esigenza di realizzare uno spazio più fluido e ampio che consenta alle persone di sostare soprattutto durante eventi e/o cerimonie religiose. Il progetto prevede un abbassamento del piano di calpestio del sagrato e la realizzazione di un'unica scala di accesso alla Cattedrale, che mantiene così la sua centralità prospettica. Questo abbassamento consente una migliore fruibilità sia dalla via Corso Pierluigi, sia e soprattutto dalla piazza; per tale motivo dovrà essere previsto un divieto di sosta nel punto di collegamento tra il sagrato e la piazza stessa.


Inoltre in questo modo è possibile portare alla luce e rendere visibile il proseguimento della muratura antica in corrispondenza della facciata che molto probabilmente è presente al di sotto dell'attuale sagrato.


Questa soluzione adottata per il sagrato, ci consentirà di effettuare uno scavo archeologico, dal quale si potrebbero rinvenire importanti ritrovamenti, come quelli laterali alla Cattedrale su Piazza Regina Margherita.


Proprio studiando la posizione di quest' ultimi rispetto alla cella del tempio antico e calcolando i blocchi di tufo presenti in prossimità del campanile su Piazza Regina Margherita, ipoteticamente è possibile che nella zona del sagrato sia presente il basamento del tempio.


 In questo caso si tenderà a riportare alla luce i resti archeologici rendendoli vivibili e fruibili, diventando parte integrante del sagrato.


Pur avendo avuto come finalità l'integrazione del sagrato con il resto (piazza e via adiacenti), lo stesso si distingue per i materiali utilizzati e per le differenti quote.


La pavimentazione è costituita da lastre in basato grigio, dimensioni 30x60 cm, e lastre in travertino, dimensioni 60x120 cm e 20x120 cm, che formano un disegno atto ad evidenziare la centralità della scala e della Cattedrale.


Il rivestimento della scala, sempre in travertino, poggia su una struttura in ferro che consente l'indipendenza della stessa dalla facciata. A protezione della scala un parapetto in ferro che riporta lo stesso disegno di quello che delimita i reperti archeologici su Piazza Regina Margherita, così da avere una continuità.


A definire il confine del sagrato due blocchi in travertino sono posizionati sull'angolo tra la Piazza Regina Margherita e Corso Pierluigi; su uno di essi sarà istallato un pannello didattico - informativo sulla storia della Cattedrale.

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    Premessa  La cattedrale dedicata a Sant’ Agapito, in data 16 dicembre 1117, come risulta dalla testimonianza epigrafica conservata all’interno dell’edificio, posta sul lato occidentale dell’attuale piazza Regina Margherita a Palestrina e dedicata al santo patrono della città, è da considerarsi più di un semplice monumento architettonico della città. È la testimonianza narrante dello sviluppo e della stratificazione storica e...

    Project details
    • Year 2016
    • Client Diocesi Suburbicaria di Palestrina
    • Status Competition works
    • Type Public Squares / Churches / Archaeological Areas / Monuments / Shrines and memorials / Restoration of Works of Art
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