Progetto di Restauro per il polo Museale dell'abbazia di Santa Maria di Realvalle | Raffaella Forgione

Scafati / Italy / 2004

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1- DATI sui PROGETTI APPROVATI

a- Progetto Definitivo, Progetto Strutture ed Impianti, Computo Metrico Estimativo e preventivo di spesa particolareggiato, per Museo dell’Abbazia di Realvalle con Restauro Architettonico e Recupero Funzionale della “Sala a pilastri” e Restauro Conservativo del muro con monofore e del chiostro d’epoca angioina, Lotto II del Progetto di Restauro del Complesso Monumentale.
Pratica per Richiesta di Contributo a valere sulla quota dell’otto per mille a diretta gestione statale, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo), con parere favorevole per gli anni 2005 e 2006.
b- Progetto Definitivo, Progetto Strutture ed Impianti, Computo Metrico Estimativo e preventivo di spesa particolareggiato, per Polo Museale dotato di percorsi espositivi e di una mediateca sulle abbazie cistercensi medievali. Pratica per Richiesta di Contributo a valere sulla quota dell’otto per mille a diretta gestione statale, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo), con parere favorevole per l’anno 2004.
Importo lavori € 1.077.623,78
Stato d’attuazione Progettazione Definitiva, Progettazione Strutture ed Impianti, Computo Metrico eseguiti

2- STRAORDINARIETA’ del BENE MONUMENTALE
Il complesso di S. Maria di Realvalle fu fondato da Carlo I d’Angiò come abbazia dell’ordine cistercense e tale fu fino alla soppressione degli ordini religiosi operata dai Francesi ai principi dell’Ottocento. Dei complessi monastici cistercensi del basso-medioevo si deve considerare unico esempio superstite dell’Italia meridionale, essendo ubicati nella regione Lazio i complessi cistercensi sopravvissuti e ben conservati, più vicini a quello scafatese, ovvero S. Maria di Casamari e S. Maria di Fossanova. Dunque l’Abbazia di Realvalle possiede tre peculiarità, che si evincono dai documenti storici e che la rendono unica:
 Fu fondata dal re Carlo I d’Angiò come emblema della vittoria sul casato degli Svevi e possiede il valore di testimonianza d’eventi, che hanno mutato il corso della storia e che hanno condotto gli Angioini a regnare su Napoli, innalzandola a capitale del Regno delle Due Sicilie.
 Fu una delle Abbazie basso-medievali più imponenti, appartenente al sistema interconnesso dei complessi monastici dell’ordine cistercense, da ritenersi per importanza alla stregua dell’abbazia di Royalmont nell’Ile de France, di San Galgano in val di Merse nella provincia di Siena, di S. Maria di Casamari presso Veroli, in provincia di Frosinone, e di S. Maria di Fossanova in provincia di Latina.
 Fu edificata sotto la supervisione e direzione dei lavori dello stesso magister che condusse per volere di re Carlo I il cantiere di Castelnuovo, il celebre Maschio Angioino di Napoli.


3- PROGETTO di RESTAURO per il POLO MUSEALE
Il degrado e l’incuria hanno reso molte parti del complesso inabitabili, per cui allo stato attuale soltanto la masseria con alcuni ambienti dell’ala conversi, adattati ad uso d’opera sociale, e la chiesa settecentesca sono utilizzati dalle Terziarie Francescane Alcantarine, che hanno deciso d’iniziare proprio dal Centro S. Francesco il Restauro del Complesso Monumentale. L’Istituto delle Terziarie Francescane Alcantarine è, infatti, promotore da anni di un’azione di salvaguardia e conservazione del complesso abbaziale, volta al restauro architettonico e ad un recupero funzionale completo, compatibile con la sua straordinaria ricchezza di bene monumentale. Anzitutto gli ambienti meglio conservati dell’ala conversi e della masseria sette-ottocentesca, sono stati da subito destinati a luogo d’accoglienza ed opera sociale. Il Centro “S. Francesco d’Assisi” è situato, infatti, in alcuni locali dell’abbazia e funziona da circa quindici anni come centro d’aggregazione per giovani, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, provenienti da tutta la Campania. Allo stato attuale in questi ambienti sono stati realizzati lavori di restauro dei solai lignei, di sostituzione dei manti impermeabili sulle volte in estradosso, di realizzazione degli impianti, d’esecuzione di nuova pavimentazione in cotto e di tinteggiatura finale degli interni. Le opere già eseguite rientrano nel I Lotto di Restauro del complesso, ovvero Consolidamento statico delle strutture e Restauro funzionale dell’ala conversi. L’intervento di Restauro dell’Abbazia per la creazione del Polo Museale prevede il Recupero Funzionale di tutti gli ambienti indicati nelle tavole di progetto, ponendosi come II Lotto di Restauro del complesso, che si compone delle seguenti opere:
• Ripristino dell’originaria quota di livello del chiostro e della sala a pilastri.
La quota originaria é ben visibile in alcuni tratti del chiostro e della sala a pilastri, ma sarà necessario salvaguardare gli alberi del giardino ottocentesco e soprattutto i pilastri in pietrame. Il percorso espositivo si pone l’obiettivo di mostrare i livelli di calpestio d’epoca angioina, senza intaccare le successive stratificazioni, in considerazione dei risultati dello scavo condotto dalla Soprintendenza BB. Architettonici di Salerno negli anni Novanta, che ha portato alla luce la quota di calpestio ed anche il livello di fondazione del muretto in pietrame, che delimitava il porticato del chiostro, ormai scomparso. Lo scavo a sezione obbligata dell’area asporterà, infatti, soltanto il terreno di riporto e con i dati che si acquisiranno sarà possibile delineare con maggiore precisione l’area dell’antico porticato, che verrà pavimentata ed illuminata con riflettori direzionabili incassati nella pavimentazione.
• Restauro conservativo degli apparecchi murari.
Le murature sono composte da blocchi di pietra calcarea di Sarno e di tufo grigio tipo “nocerino”, risalenti all’epoca angioina, e sono rivestiti da intonaco in pochi tratti conservati. Gli interventi previsti sono: scarnitura delle malte degradate e ristilatura dei giunti, ripresa delle murature con tecnica “scuci-cuci”, sarcitura delle lesioni con impasti di schegge di tufo grigio e malta idraulica, consolidamento di tratti d’intonaco, asportazione di stratificazioni di microorganismi di varia natura con sabbiatura secca a bassissima pressione e trattamento idrorepellente protettivo della muratura esterna, mediante applicazione di impregnanti silossanici. In alcuni ambienti la cui immagine a rudere si é consolidata nei secoli, come la “sala a pilastri”, il chiostro, e parti del muro angioino con le monofore, si lasceranno a vista gli apparecchi murari, con i resti dell’intonaco originario, mentre in altri ambienti, che sono stati completamente privati dell’intonaco da interventi condotti non scientificamente e senza un’idea unitaria di progetto del restauro, si eseguiranno nuovi intonaci tradizionali e tinteggiature a calce. Tutti i materiali utilizzati devono essere compatibili con le malte e le murature originari, e la loro composizione dipenderà dai risultati delle analisi chimiche condotte sugli apparecchi murari in situ.
• Restauro Architettonico con Recupero Funzionale della sala a pilastri.
Si lasceranno inalterate le stratificazioni esistenti, risalenti all’epoca di fondazione, in cui era utilizzata come refettorio dei monaci cistercensi, e al secolo XVIII, in cui fu iniziato un intervento di ristrutturazione mai portato a termine, che prevedeva l’edificazione di un piano, sopra un sistema di volte, per alloggiare i monaci. Le prime due campate furono completate, coprendole con volte a vela, ed altre volte dovevano essere realizzate sui grossi pilastri di 1,30x1,30 m, oggi visibili in un’area di circa 300 m2 allo stato di rudere, che rappresenta il piano di fondazione d’ambienti mai realizzati al piano superiore. Il progetto prevede di coprire l’area come zona archeologica (trattandosi di una non meno significativa archeologia medievale), con una copertura composta di una struttura in legno lamellare a doppia orditura, con travi a “T” posizionate (non in aderenza, ma distaccate di pochi centimetri) sui possenti pilastri in pietrame di tufo, che danno la scansione allo spazio, e da travi secondarie a sezione rettangolare. La nuova copertura é volutamente posta al disopra del livello originario del muro nord e sud nella sala a pilastri, proprio per indicare inequivocabilmente il progetto del nuovo e distinguerlo dalle parti originarie. Inoltre non si è voluto pensare al sistema di volte di copertura, che era negli intenti dell’abate che nel Settecento iniziò la ristrutturazione di questi ambienti e non riuscì a terminarla, ma si vuole proporre un progetto moderno senza falsificazioni, che al contempo tuteli e valorizzi questo spazio antico, con i suoi splendidi pilastri in pietrame.
La “sala a pilastri” diventerà la sede di una mediateca aperta al pubblico per informare, attraverso una banca-dati da creare e diffondere in internet, sulla storia delle abbazie cistercensi, e che sarà dotata d’impianti adeguati alle normative vigenti (elettrico per illuminazione, trasmissione-dati e condizionamento aria) per locali soggetti ad affollamento.
• Demolizione delle superfetazioni.
La scala in cemento armato ed i pilastrini di sostegno di una struttura di copertura della “sala a pilastri”, realizzati nel corso del XX secolo, devono essere demoliti non solo perchè risultano pericolanti, ma perchè rappresentano un evidente superfetazione, che non ha alcun valore ne’ storico ne’ estetico.
• Restauro architettonico e Progetto di nuovi collegamenti verticali, tra ambienti rimaneggiati nel corso dei secoli, ubicati al piano terra e al primo piano dell’ala conversi, per la fruizione del percorso espositivo. Questi ambienti saranno semplicemente conservati nella loro disposizione attuale, con particolare attenzione agli apparecchi murari, di cui si è già detto, mentre i collegamenti verticali devono essere configurati attraverso la realizzazione di un corpo scala ed ascensore, nel rispetto delle normative vigenti, in materia di eliminazione delle barriere architettoniche (legge n. 13 del 9 gennaio 1989 e D.M. n. 236 del 14 giugno 1989). Il corpo-scala é formato da una struttura autoportante in legno lamellare, come pure il corpo-ascensore é composto da angolari di ferro zincato ad “L”, collegati da traverse orizzontali, su cui si ancoreranno le staffe, a sostegno del rivestimento in lastre di pietra calcarea.
• Realizzazione di nuovi impianti per illuminazione, trasmissione-dati e video-controllo, e d’impianti termo-idraulici, idro-sanitari e di condizionamento aria, in tutti gli ambienti del Polo Museale.
Gli impianti elettrici devono essere realizzati a pavimento e con risalite delle tubazioni lungo le pareti, senza effettuare tracciamenti, ma posizionandole in elementi di copertura, come boiserie di legno, o adottando sistemi d’illuminazione su palo e torrette protette per le prese di corrente. All’interno della sala a pilastri é stata studiata un’illuminazione adeguata alle esigenze d’esposizione su pannelli e di valorizzazione degli elementi architettonici: sui pannelli sono posizionati faretti direzionabili, alimentati da una cavatura a bassa tensione, mentre intorno ai pilastri sono posizionati riflettori incassati nella pavimentazione.
In generale, nell’intero complesso si adotteranno sempre soluzioni di tipo conservativo, ben sapendo che la realizzazione d’impianti in un edificio storico può sovente rivelarsi un vero e proprio trauma e comportare la distruzione di parti della muratura in elevazione, che non deve mai verificarsi in un intervento di restauro, quando si propone uno scopo conservativo.
Per poter accogliere il pubblico, gli ambienti saranno provvisti di condizionamento dell’aria, con bocchette a pavimento lungo i percorsi espositivi, e si realizzeranno bagni in numero adeguato, come indicato nelle tavole di progetto.
• Realizzazione di nuova pavimentazione in tutti gli ambienti del Polo Museale.
Non essendo pervenuta alcuna traccia di pavimentazione originaria, é necessario utilizzare un materiale compatibile con la struttura originaria e si é pensato ad una pietra calcarea, chiara e luminosa, che può esaltare le qualità architettoniche degli ambienti e al contempo avvicinarsi alla tipologia delle pavimentazioni scomparse, alternata alle piastrelle di cotto, che spesso si riscontrano in ambienti conventuali medievali.


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    Project details
    • Year 2004
    • Client Ente ecclesiastico
    • Status Current works
    • Type Churches
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