Restauro architettonico del chiostro, Abbazia di Santa Croce, loc. Sassovivo

Foligno / Italy / 2016

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La complessità architettonica degli elementi componenti il chiostro di Sassovivo e le vicissitudini che lo stesso ha subito nel tempo hanno fatto sì che questo gioiello dell’architettura medievale si trasformasse nei secoli fino a presentarsi oggi non solo dissestato ma anche depauperato nella sua ricchezza e vivacità cromatica.


La storia, più dettagliata nella relazione storica, ci dice che esso fu iniziato nel 1222: dapprima si costruì il basamento in conci di pietra ben squadrati di maiolica bianca con copertina in pietra a lastre di rosso ammonitico; successivamente e per gradi fino al 1229 vennero montate le colonnine in marmo bianco e la trabeazione, rivestita in lastre di rosso ammonitico, arricchita da tre ordini di mosaico.


La copertura doveva essere in legno giustificata dalle tracce degli appoggi delle travi sulla parete a confine con la chiesa,  nascoste dentro le attuali volte.


Nel 1314 il lato uno (nord) del chiostro viene sopraelevato con una elegante “galleria” che presentava ben cinque grandi affacci sul chiostro due dei quali ancora si vedono tra gli altri più recenti.


Nel 1623 gli Olivetani impongono una profonda trasformazione dell’ambulacro del chiostro, demolendo le coperture lignee e realizzando una copertura voltata. Nel contempo sopraelevano la trabeazione ricavando tra l’estradosso delle volte e la copertura in legno alcuni vani (ripostigli?) molto angusti con accesso dalla stessa citata galleria attraverso l’apertura di due piccoli varchi posti all’estremità della stessa galleria e che oggi sono piccole finestre. In quell’epoca le colonnine e la trabeazione si presentano ancora in buono stato di conservazione.  Il chiostro resiste ai terremoti, anche a quello del 1832 che causa il crollo della chiesa: e forse cominciano a manifestarsi i primi dissesti; ma l’impianto fondale, basato sulla roccia viva, non ne è la causa. La vera causa sicuramente sono le spinte della copertura. Il chiostro non era nato per sostenere la doppia spinta delle volte e della copertura e la manomissione dei tiranti ritrovati sotto le volte del lato uno (tagliati e alzati nella parte centrale per far posto alle volte stesse) non hanno garantito l’eliminazione delle spinte.


Il drastico intervento di demolizione di tutte le volte dei lati due, tre e quattro nel 1966, insieme alla demolizione della sopraelevazione della trabeazione, porta a una repentina modifica della statica del complesso. La nuova copertura con struttura portante in puntoni spingenti in legno senza catene di ritegno (le catene saranno messe  solo nel 1995) spinge in fuori tutte le colonnine che, imperniate su esili ferri incastrati nel marmo con una colata di piombo, ruotando riescono ad espellere le parti marmoree adiacenti.


Il chiostro, in mancanza di ritegni a compressione sul lato tre, si inclina anche verso tale lato ingenerando nelle colonnine una doppia rotazione.


Nel XVII secolo il chiostro di Sassovivo si doveva presentare ai monaci e ai passanti non certo anonimo e monocolore come la gran parte di opere simili che, sebbene l’importanza spirituale e decorativa, non certo presentano i decori e gli sfarzi del nostro.


Due sono i colori prevalenti degli elementi lapidei: il bianco della maiolica e il rosso ammonitico delle lastre di rivestimento della trabeazione. A questi si aggiungono il bruno del travertino romano delle lesene d’angolo e forse un grigio pallido degli archetti che segnano il passo dell’ambulacro.


Gli interventi proposti ed illustrati negli elaborati grafici mirano al restauro conservativo, essendo stato completato nel cantiere 2002-2003 l’intervento di consolidamento strutturale comprensivo del completo rifacimento della copertura: tale intervento ha mirato a “bloccare” la situazione di dissesto attuale (evidente dal fuori piombo del colonnato) per lasciare testimonianza anche della storia “strutturale” del manufatto architettonico; a tal fine anche la conservazione prevista dei capochiave a vista posti sulla trabeazione in pietra rossa ammonitica mira al mantenimento di dettagli costruttivi che, pur non integrati esteticamente nel contesto decorativo, “raccontano” le vicende costruttive del chiostro.


Le operazioni di restauro conservativo e del ripristino delle condizioni originali avverrà attraverso operazioni di lavaggio delle superfici marmoree con particolare attenzione all’asportazione di incrostazioni, guano, ecc., senza rimuovere la “patina” che nel tempo si è depositata ed ha aderito sulle superfici lapidee.  Stuccature con resine e polveri di marmo, piccole integrazioni e ripristini  unitamente al fissaggio di parti pericolanti e dei mosaici completeranno l’intervento.


Nel complesso si prevede il mantenimento e la conservazione delle strutture esistenti, con la eccezione di alcune colonnine tortili (n. 9 in totale) che risultano sostituite (in epoca non precisata) con colonnine semplificate; si prevede la rimozione dell’elemento estraneo al contesto originale e sostituzione con colonnina nuovo identica a quella presistente originale.


 


 

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    Project details
    • Year 2016
    • Work started in 2014
    • Work finished in 2016
    • Main structure Masonry
    • Client Diocesi di Foligno
    • Contractor Morettini Giorgio (OG2 opere edili), Flussacqua Nuova s.r.l. (OG11 impianti), Estia s.r.l. (OS2 beni artistici)
    • Status Completed works
    • Type Archaeological Areas / Monuments / Monasteries / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of Works of Art / Structural Consolidation
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