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Diagrammi di una modernità con futuro a debito Località Folzoni / Italy / 2016

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«Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca».


(Martin Heidegger, “L’abbandono”, 1959.)


 


La modernità, radicalizzando il pensiero logico-razionale, ha piegato e distorto le categorie di pensiero della cultura occidentale, fino a costringere l’uomo a saper fare solo di calcolo. Martin Heidegger definiva questa inclinazione: “Denken und Rechnen”, “pensare come l’aritmetica”, pensiero come calcolo. Così non sappiamo più cosa è bello, buono, giusto, vero, ma ci orientiamo solo verso ciò che è utile, efficiente, funzionale, produttivo.  


I greci antichi identificano con una sola parola quello che è bello, buono e giusto: kalokagathìa (in greco antico, καλοκαγαθία). Per i cristiani, la virtù trascende da Dio.


Il processo nichilistico inaugurato con la modernità ha liberato il pensiero occidentale da ogni traccia di verità, quindi di senso.  


Tutto si è frantumato quando la scienza - insieme alla tecnica sono le due espressioni più rigorose della ragione - ha dichiarato di essere un sapere ipotetico, basato su logiche statistiche e probabilistiche, facendo così evaporare ogni aspirazione di certezza.


Stiamo quindi procedendo in assenza di un orizzonte visibile, prevedibile o annunciato, in cui il tempo ha lo stesso andamento circolare che aveva nella preistoria. L’assenza di Epistème (dal greco ἐπιστήμη, quel sapere incontrovertibile che si stabilisce su fondamenta inconfutabili) costringe a vivere fuori dalla storia, intesa come processo attraverso il quale la successione degli avvenimenti è inscritta in un destino annunciato.


Il nichilismo, di cui la contemporaneità è tracimante, è tanto più corrodente quanto riesce a penetrare in ciascuno di noi. Ed è proprio la nostra interiorità che dovrà elaborare un “pensiero meditante” capace di sostituire o eliminare i concetti di verità e senso.


Esiste un divario profondo tra gli scopi della Tecnica e quelli della Vita: la prima avanza per processi razionali (raggiungimento di un maggior numero possibile di scopi con il minor impiego di mezzi), mentre la seconda per processi irrazionali (impiego di un’enorme quantità, oltre l’eccesso, di energia e gesti per raggiungere un solo scopo: sopravvivere/riprodursi/difendere la prole). Nonostante il pensiero calcolante si sia imposto a livello planetario come cultura dominante, nell'uomo continuano ad essere presenti e vitali le componenti irrazionali: passione, amore, gioia, dolore, paura.


E così la società contemporanea sembra costretta a vivere nell'inquietudine (paura dell’imprevedibile) e nell'angoscia (paura del nulla). Ma perderemo la confidenza e l’intimità con la vita solo quando non proveremo più passioni per le persone o per le cose. Questo anche se siamo immersi, fino ormai a non rendercene più conto, in un mondo che è la messa in scena della copia dell’autentico (l’industria è nata con lo scopo di realizzare attraverso il minore impiego possibile di energie, mano d’opera e utilizzo di materie prime, la copia di ciò che l’artigianato realizzava con un grande impiego di energie), là dove l’autentico consiste in un rapporto originario, di giusta misura, tra l’uomo e la natura: katà métron, in greco arcaico κατὰ μέτρον, con misura, secondo misura.


Eschilo, nella tragedia “Prometeo incatenato” (460 a. C.) si chiedeva se la tecnica, donata agli uomini da Prometeo, potesse dominare la Necessità (“Ananke” in greco) della Natura.


Così Prometeo fu incatenato e punito per aver illuso gli uomini di poter sovrastare la natura: 


«Guardate il dio incatenato e doloroso, il nemico di Zeus, il detestato da tutti gli dèi, perché amò i mortali oltre misura».


Non sarà facile sbarazzarsi della tecnica e della scienza, tanto meno della capacità che hanno di contaminare e penetrare la nostra mente nella parte più recondita.


Potremo però imparare ad evitare di radicalizzare il “Principio di non contraddizione” della ragione, per cui “ogni cosa è se stessa e non altro”. Sappiamo bene che tutte le cose sono anche altro: la madre è madre, ma allo stesso tempo è anche figlia (di un’altra madre).


Fino a quando l’uomo non inizierà a confrontarsi con la sacralità delle cose (oscillazione della loro identità) e le potenze misteriose del mondo - la vita, l’amore, il dolore, la morte, la natura -, non riuscirà ad essere in sintonia con la parte più profonda della propria interiorità - con il proprio “dèmone”, dicevano i greci antichi [•]. E solo quando riuscirà a farlo, il bello si libererà dell’autorità del vero, del giusto e del buono, e riuscirà a contenere il brulichio multiforme dell’esistenza.


Il nuovo pensiero meditante dovrà ascoltare la voce della nostra parte irrazionale (follia, come viene definita in psicologia), in cui tutti i significati sono contaminati, in cui tutto convive nell'indifferenziato. Così il vero e il senso non saranno più le idee regolatrici del nostro modo di pensare e di agire. 


Bisogna iniziare a sentire attraverso il nostro corpo (recuperando il concetto originario di “estetica” [••]), l’unico strumento a nostra disposizione, avendo il coraggio di vivere per affetti, intensità, esperienze, sperimentazioni; di penetrare fino alla parte più profonda i meccanismi delle passioni, sapendo relazionare la componente egoistica dell’interiorità con tutto quello che è fuori di noi, con la vita, con il mondo, con gli altri. Bisogna imparare a trattare il pensiero come un flusso (come avviene nei sogni, territori lontani dalla ragione), non come un codice, e bisogna utilizzarlo in quanto sistema aperto, riferito a circostanze, non più a essenze. Non esistono strutture, simboli, significati, significanti, senso. Esiste solo l’intensità, regolata dalla giusta misura e caratterizzata da un proprio clima, da un proprio tono, da un proprio timbro. Il pensiero meditante dovrà procedere per antisistemi, sfuggire ai codici attraverso flussi, linee di fuga, segmenti di decodificazione, processi di dissipazione.


Finalmente, lontani dalla mortificante semplificazione inflitta dalla ragione, potremo smettere di guardare il mondo con i pochi colori della tricromia (RGB) o quadricromia (CMYK), messi a disposizione dalla modernità. Le passioni avranno gli aromi delle più rare e complesse gradazioni di colore, come avveniva nel modo arcaico: glauco, pervinca, cinabro, zaffiro, cremisi, fulvo, tenné, bistro, biondo, citrino, ceruleo, vermiglio, eliotropo, carminio, malva, scarlatto, ametista, indaco…


E il futuro riuscirà ad articolarsi con il solo scopo di compiacere alle molteplici sfumature dei sentimenti (affetto, gelosia, amicizia, invidia, tenerezza, ostilità, premura, risentimento, pietà, rancore, rispetto, astio, acredine, sussiego, insicurezza, collera…) e delle passioni (amore, odio, terrore…).


 


Epilogo:


Quando immaginate il tempo venturo, fatelo come se doveste condividerlo con una donna, la più bella che sia mai apparsa sotto la volta celeste, quella di cui siete profondamente innamorati.


Lapo Lani


Ottobre 2016


 


Note:


[•] - Dal greco antico δαίμων, “essere divino”; nella cultura religiosa e nella filosofia greca è un essere che si pone tra ciò che è divino e ciò che è umano, con la funzione di mediatore tra le due dimensioni.


[••] - La parola "aesthetica" ha origine dalla parola greca αἴσθησις, che significa "sensazione", e dal verbo αἰσθάνομαι, che significa "percepire attraverso la mediazione del senso". Originariamente l'estetica è l'aspetto della conoscenza che riguarda l'uso dei sensi; successivamente è diventata un settore della filosofia.

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    Project details
    • Year 2016
    • Work started in 2016
    • Work finished in 2016
    • Main structure Reinforced concrete
    • Client BTicino S.r.L.
    • Contractor I.T.B. S.r.L.
    • Status Completed works
    • Type Recovery of industrial buildings
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