NON+FUMO

Il quartiere Libertà presenta un tessuto estremamente denso in cui le occasioni di pausa sono minime e i luoghi di aggregazione sono una risorsa carente; è un quartiere che domanda a gran voce “spazio”, interruzioni della maglia urbana.
La Manifattura dei Tabacchi, macroisolato dotato di grandi vuoti in attesa di destinazione, offre la soluzione a questi bisogni.

La risposta è l’apertura della corte della Manifattura su via Ravanas, che diventa il giardino del quartiere, simmetrico e analogo a piazza Cesare Battisti.
L’intenzione è quella di creare un dialogo a distanza, realizzando un giardino completamente offerto alla cittadinanza, ingresso del nuovo polo della Manifattura, zona di rallentamento e di sosta in un quartiere senza pause. E’ così che si ratifica per sempre l’apertura del recinto produttivo.

La Manifattura è, con l’Università, il solo isolato delle dimensioni del piano Murattiano d’origine, con insulae dense all’esterno, piantumate all’interno, pubbliche verso la strada e comunitarie verso il giardino. La proposta di ri/vegetalizzazione dell’isolato consente di ammirare una scala intermedia della città irrealizzata e scoprire “come sarebbe stata Bari”.
Ma il paradosso di questo ritorno è dato dall’inversione d’uso: non più un interno semi pubblico, ma uno spazio iper-pubblico.

Il nuovo giardino su via Ravanas introduce allo spazio centrale della Manifattura, ridisegnato per accogliere una nuova Arena: un giro di bagolari, una superficie in calcestre e 400 sedie da disporre secondo l’uso, per teatro, musica, danza e cinema.

All’interno del complesso ci sono ulteriori spazi collettivi con diverse funzioni.
I vuoti lungo i bracci est-ovest, un tempo anonimi, sono convertiti in passages a servizio dei manufatti dedicati allo street food market, coperti da un sistema con vetri a tessere fotovoltaiche, distanziato dalle facciate per garantire la ventilazione.
Le corti tra i corpi est-ovest e la testata su via Libertà ospitano un giardino privato, cuore del CNR, a copertura di un parcheggio interrato a disposizione degli utenti.

La serra per l’ingresso centrale, in posizione baricentrica tra le due corti, completa l’operazione.
Si configura così un sistema di vuoti tra loro connessi e accessibili da tutti i fronti, fruibili da utenti eterogenei, spazi collettivi dotati di diverse funzioni.
I luoghi della manifattura saranno accessibili giorno e notte, fungeranno da nuovo polo attrattore, saranno un’occasione per la riqualificazione del quartiere.

Il progetto si compone di micro-costruzioni, piccole architetture autonome collocate entro la struttura ereditata, in grado di rispondere alle richieste che derivano dalle funzioni assegnate.

Tra tutti i “pezzi” il più complesso è il repertorio/laboratori per il CNR.
Abbiamo seguito il criterio della “pre-disposizione”, sapendo che tutti gli organigrammi forniti variano nel tempo e che occorre fornire la stessa prestazione ad ogni piano, garantendo la totale flessibilità degli spazi.

L’ intervento non perde di vista i principali obbiettivi propri della edilizia sostenibile e dell’efficienza energetica obbiettivi che saranno raggiunti con le più nuove tecnologie ed il ricorso a fonti energetiche rinnovabili affiancati a sistemi di Building Automation e Domotica per la gestione efficiente di tutto il sistema edificio impianti ed in grado di far fronte alle più svariate esigenze funzionali degli utilizzatori.
Non vogliamo una microcittà, ma un edificio urbano con spazi pubblici analoghi alla città. Un completamento di ciò che “fuori” manca.