Il colle | Angelica Ariano

Figline Valdarno / Italy

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“Considerando che la casa contadina Toscana è un organismo in continuo divenire,eppure apparentemente immutabile,stando almeno a quella che è la sua immagine più radicata”(1).
L’insediamento rurale tradizionale è infatti, sotto certi aspetti, espressione di un conservatorismo che non trova uguali negli altri insediamenti umani, riproducendosi nel tempo in forme e strutture che ogni volta ricalcano ciò che preesisteva in un efficace mimesi, o piuttosto sovrapponendo organicamente le nuove aggregazioni a quelle originarie senza creare separazione o contrapposizione.
Si tratta di un principio perfetto di CONSERVAZIONE, che nell’esasperata dinamica d’uso che talvolta determina lo sviluppo degli edifici componenti si perpetua nelle prassi costruttive.
Questa regola si rispecchia fedelmente proprio nelle modalità di aggregazione dell’architettura spontanea e dell’organizzazione sapiente, estremamente misurata ed economa, dell’ambiente rurale dell’intorno.
Dopo l’analisi relativa alla localizzazione dell’insediamento, lo studio dell’aggregazione degli edifici componenti assume un rilievo del tutto particolare e preliminare alla lettura della casa. Dall’esame di tale configurazione è possibile stabilire se l’insediamento, costituito o meno da un insieme semplice o articolato di edifici, talvolta formanti un aggregato complesso di case, abbia o meno avuto uno sviluppo istantaneo (“sincronico”) o continuo (“diacronico”).



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Nella casa in questione difficile è stato comprendere il grado di manomissione attuata. Alterazioni pesanti sono state fatte sulle preesistenze procedendo maldestramente, senza alcuna capacità interpretativa tenendo conto solo delle necessità immediate.
Lo scopo della ricerca è stato quello di comprendere, di dare un’ipotesi interpretativa sulla formazione e sullo sviluppo di questa particolare casa rurale al fine di recuperare nel progetto non solo le pietre, le pareti , i solai, i pavimenti… ma anche l’anima, lo spirito che l’opera dell’uomo ha guidato nella costruzione di tale sito.
Da qui l’interna tentazione di rifare col pensiero il processo attraverso il quale si è compiuto ciò che è oggetto della nostra osservazione, o di meditare sui motivi che hanno determinato, nel tempo, l’esistenza di quel dato espressivo.
Sono partita innanzitutto alla ricerca di caratteristiche peculiari di questo complesso rurale a prima vista così complicato.
La casa è posta in posizione di dominio rispetto ai campi e alle zone circostanti.
Il complesso in questione, di proporzioni notevoli, è costituito dalla giustapposizione di successivi edifici,ed è con probabilità derivato dalla torre posta in posizione centrale, che testimonia una funzione non specificatamente agricola.
Il metodo e la strategia di questo progetto sono dunque stati generati da un’analisi complessiva degli aggregati, attraverso la lettura stratigrafica delle murature, ovvero nell’individuazione dei rapporti di contemporaneità, successione od anteriorità intercorrenti tra porzioni di muratura di un aggregato rispetto all’altro, nelle tecniche murarie e nello studio delle aperture (delle loro dimensioni e posizioni rispetto all’intero corpo di fabbrica).
A mio parere la torre segnalata nella pianta, costituisce il nucleo centrale attorno a cui si è sviluppato il complesso rurale.


 


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A conferma di ciò sono i muri e il solaio del piano terra, la dimensione delle aperture del vano in questione e la tipologia (2) : “… si tratta di edifici monocellulari a tre piani (sequenza verticale di stalla-cucina-zona letto) con scala esterna dal livello terreno al primo piano e tetto a capanna, realizzati in pietrame rozzamente lavorato, con caratterizzazioni costruttive e architettoniche “povere”.
Poco rimane di una probabile torre: i segni rimangono nella zone del piano terra con le sue spesse murature, fino al piano primo.
Quindi nella ricostruzione storica dell’edificio, la zona suddetta risulta essere la più antica fungendo da polo di aggregazione per le successive aggiunte di volumi.
Inoltre la necessità di adattarsi all’orografia del luogo, in forte pendenza è divenuto spesso uno dei fattori determinanti della costruzione e dell’accrescimento di tutti gli edifici rurali. La forte pendenza nel nostro caso è stata superata adottando una volumetria frazionata. L’edificio infatti è caratterizzato da un’accentuata articolazione planivolumetrica.
L’intenzione progettuale è stata quella di prendere spunto dai valori storici e valorizzare questa caratteristica peculiare, mettendo in risalto la torre cercando a livello prospettico la distinzione rispetto alle altre parti aggregate in anni successivi.
In un successivo momento la volontà progettuale è stata quella di comprendere e ricostruire la vita di questa casa colonica. Sappiamo dallo studio di queste case, che gli spazi sono disposti ed orientati in maniera tale da garantire una corretta agibilità nel fruire delle migliori condizioni possibili d’esposizione:
-rispetto al soleggiamento, cioè sfruttando al meglio i limiti o le risorse, dell’orientamento e della latitudine
-rispetto all’esigenze dell’abitare e, soprattutto delle diverse attività umane, da compiersi giornalmente come nel ciclo delle stagioni:



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-come riparo dai venti impetuosi (zona giorno, portici ed entrata a sud),
-con porticati e loggiati (disimpegno funzionale),
-con finestre piccole (soprattutto nel prospetto nord inerzia termica).
Esiste quindi un inscindibile rapporto tra la caratterizzazione geofisica e ambientale del luogo e l’organizzazione e la distribuzione degli spazi d’ambito.
L’orografia e la morfologia del territorio (fascia altimetrica del sito, grado di acclività dei terreni, tipologia dei versanti collinari e densità di coltivi dell’intorno), i fattori climatici dell’area, la qualità dei suoli rispetto agli usi agricoli sono elementi che entrano direttamente in gioco nella caratterizzazione tipologica dell’insediamento al pari dell’impiego di materiali del luogo (pietre, legnami, calci e sabbie, laterizi disponibili…)


Una casa questa completamente alterata: da fonti orali sappiamo che la vita contadina nell’immediato dopoguerra era già spostata nella zona nord (ciò è visibile anche adesso) così l’entrata, la cucina, il camino, mentre la zona del portico a sud era stata completamente abbandonata.
Quindi la volontà progettuale è stata quella di riportare la vita (ovvero la zona giorno) a sud, dove con tutta probabilità si trovava l’entrata della casa colonica, addossata in un secondo momento alla torre posta ad est di essa. Il portico esistente sostituito in epoca recente sorge su uno preesistente già inserito nella cartografia Leopoldina.
L’intento è stato quello poi di ripercorrere con lo studio storico della casa rurale toscana la vita contadina dell’ottocento. Quindi, mantenendo l’ossatura planimetrica della casa antica abbiamo riportato la zona giorno là dove un tempo si sviluppava la vita dei coloni.



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Per quanto riguarda il piano primo è stato mantenuto il disegno della pianta originaria con le stanze che si sviluppano intorno a una zona centrale, che con tutta probabilità era la zona dove si trovava il soggiorno della casa colonica (sono state ritrovate tracce di un forno murato) e dalla quale si accedeva attraverso una scala di legno all’ultimo piano della torre.
Il fronte sud torna ad essere il fronte principale, dove sarà recuperata l’entrata (spostata verso ovest), e potremmo riappropriarci della zona prospiciente la casa, l’aia di cui non abbiamo traccia fisica.


L’ESTERNO
Considerando che, nella casa in questione, poco di quello che resta ci fa comprendere quello che era, siamo andati alla ricerca della posizione dell’aia attraverso lo studio del catasto Leopoldino dove sono riportati oltre alla sagoma della casa, la posizione dell’aia, dei terreni coltivati, degli orti, delle strade.
L’aia, ovvero l’agorà di ogni casa colonica, il fulcro della vita economica , sociale contadina sempre posta al riparo dai venti impetuosi, nel catasto generale dei terreni del 1800 è inserita nella zona sud.
Il progetto provvede a recuperare questa zona nella stessa posizione di un tempo con lo spostamento della strada esistente.
La strada di servizio alla casa viene posta esterna al resede su tracce preesistenti.
Vengono recuperati gli orti nella stessa posizione delle carte antiche, ovvero nella zona sud ovest ben soleggiata e riparata.





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E’ giusto puntualizzare che alla base del progetto non solo dell’esterno ma anche della casa stessa sta il fatto che: “ i motivi conduttori del paesaggio agrario sono molto importanti per comprendere il valore dell’architettura delle case coloniche, se è vero che queste accentuano e talvolta determinano la loro bellezza proprio attraverso il modo di porsi in relazione con l’ambiente”(3), e poiché questo modo di porsi è uno dei più difficili problemi che qualsiasi architettura abbia mai dovuto risolvere, il sottolinearne alcune costanti caratteristiche ci indica uno dei motivi di un grande risultato formale altrimenti apparentemente inspiegabile.
E’ per questo motivo che l’attenzione al recupero del verde, dei terrazzamenti esistiti diventa di fondamentale importanza; comprendere quindi tutto il lavorio che ha generato non solo l’organizzazione del resedio rurale ma anche le sistemazioni territoriali è alla base della nuova riorganizzazione esterna, tenendo sempre a mente che “il genius loci del paesaggio classico si manifesta soprattutto nei luoghi naturali ben definiti e ulteriormente sottolineati dalle amorose cure dell’uomo…e tra gli esempi italiani più famosi troviamo il Valdarno ove il paesaggio culturale esprime effettivamente la riconciliazione classica”(4).
Il forte dislivello della zona sud est (è probabile che il terreno nel tempo sia sceso, considerando anche il livello dell’entrata posta ad est accanto alla torre) viene ad essere colmato con l’inserimento di un terrazzamento a sostegno dell’aia inserita nella stessa posizione rintracciata nel catasto ottocentesco. Al fine di ricreare lo stesso effetto di un tempo, quando il rapporto instaurato tra il costruito ed il sito di appartenenza viene ad essere esaltato “nell’articolata costruzione geometrica dei terrazzamenti collinari del Chianti e del Valdarno”.(5)


 


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Dalla lettura della cartografia antica si rintraccia un’altra aia posta in posizione opposta alla suddetta, davanti al fienile e a nord della casa stessa; la sua posizione in questo caso è stata mantenuta.
La caratteristica peculiare del sito appare essere quella dell’incisiva e abbondante presenza di olivi, dovuta alla natura asciutta e rocciosa dei terreni intorno alla casa.
Si mantiene questa peculiarità che dona fascino e bellezza a tutta l’area oggetto dell’analisi e quindi del progetto.
E’ stata da guida la volontà di mantenere vivo, il connubio tra natura ed artificio, prodotto dalla cultura contadina toscana nel corso della sua storia, nella creazione di un paesaggio in cui niente è lasciato al caso, “un grande e mirabile artificio dell’uomo teso a modellare la natura e a conformarla alle sue necessità e ai suoi gusti”(6), un paesaggio in cui “le colline andavano modellate con sistemazioni del terreno, fosse e lavorazioni a “ritocchino”, oppure terrazzamenti a ciglioni”(7), in modo da poter arrivare a modellare la terra e a sistemare le colline e i pendii più fragili e scoscesi, a volte franosi e/o a volte rocciosi. L’uomo, nel caso della Toscana, seguendo le regole del paesaggio agrario ha prodotto in questo caso un valore aggiunto alla bellezza naturale dei luoghi, adattando e plasmando il territorio, ed è questo il motivo conduttore delle riorganizzazioni interne ed esterne di questo progetto.


IL FIENILE
Il fienile, come di consueto nelle case coloniche è posto a nord ovest della casa (nella zona retrostante). La zona centrale risulta essere quella più antica, dalla lettura del catasto Leopoldino, la porzione di edificio posta nella zona est risulta essere costruita in epoca successiva, così la scala esterna in muratura posta ad ovest (che nel progetto viene rimossa e sostituita da una scala interna).


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Analizzando infatti la scala sappiamo dalle fonti che l’accesso al fienile poteva essere esterno mediante scala d’appoggio e carrucola di carico, oppure “ interno dalla carraia, con scala fissa a rampa stretta attraverso soppalco per consentire l’abbarcatura del fieno direttamente dal piano del carro o del barroccio” (8)
Il fienile in oggetto possiede le caratteristiche tipologiche del suo genere: al piano terra troviamo la zona della carraia (destinata al ricovero dei carri) , riconoscibile per l’ampia archeggiatura d’accesso, e al piano superiore il fienile vero e proprio con la presenza della caratteristica superficie a graticcio (prospetto frontale) realizzata con mezzane di cotto disposte a lama di coltello, con “mandolata a castello di carte” (9).

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