Bundesarbeitsgericht - Tribunale del lavoro | Gesine Weinmiller
Erfurt / Germany / 1999
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Un grande parallelepipedo con due tagli laterali, che oltre a dare luce alla diretta ad alcuni ambienti, mettono in contatto la corte più grande, a livello della biblioteca, con il parco circostante dal quale, con lo sguardo, è possibile trapassare del tutto il palazzo scoprendo diverse profondità del corpo di fabbrica. Il volume compatto ed elementare viene messo in discussione dalla presenza di specchi d’acqua organizzati al suo intorno, traducendo la solidità e la fermezza della maglia in cemento armato in una figura più leggera.
Tutto lo schema planimetrico, per quanto rigoroso e regolare, gioca su improvvise compressioni e dilatazioni dello spazio suggerendo ora la stasi, ora il movimento, ora la contemplazione ora la partecipazione. Ne è un esempio la sequenza degli ambienti che dall’ingresso conduce fino alle aule di tribunale che si snoda attraverso la prima corte chiusa e prosegue verso la hall di ingresso con le scale, lungo una rampa di leggera discesa, fino ad una sorta di piazza coperta illuminata dall’alto.
Il modulo prefabbricato in cemento armato che organizza la trama di facciata è composto da due elementi montati secondo un ritmo che, con i suoi giunti perfettamente visibili, costruisce un ordine aggiunto che si sovrappone a quello dettato semplicemente dalle travi e dai pilastri.
La struttura presenta dei pannelli scorrevoli contenenti vetri smaltati che vengono utilizzati per modulare la luce all’interno. Tali vetri, con i quali è possibile governare il microclima interno, oltre a porsi come semplice congegno di controllo della qualità dell’ambiente di vita, sono uno strumento per modificare la percezione dell’esterno. La loro posizione si sovrappone, rompendola, alla statica scansione ritmica del modulo di facciata.
Il modulo di facciata, ripetuto sui quattro lati del puro parallelepipedo del volume generale, si dirada in corrispondenza dell’ingresso e di due tagli laterali che lasciano intravedere il secondo cortile interno.
L’edificio comunica un sottile equilibrio tra principi contrastanti, la compresenza armonica cioè di tensioni e suggestioni finemente dialettiche. La volontà è quella di contrapporre alla severità espressa dal nuovo manufatto un intorno più ameno e libero, progettato dal paesaggista Dieter Kienast, e un’organizzazione interna del tutto innovativa, ispirata ai nuovi riti processuali.
Il nuovo tribunale si pone come un oggetto che veicola principi compositivi e progettuali antichi, variandoli con suggestioni e incertezze.
Tutto lo schema planimetrico, per quanto rigoroso e regolare, gioca su improvvise compressioni e dilatazioni dello spazio suggerendo ora la stasi, ora il movimento, ora la contemplazione ora la partecipazione. Ne è un esempio la sequenza degli ambienti che dall’ingresso conduce fino alle aule di tribunale che si snoda attraverso la prima corte chiusa e prosegue verso la hall di ingresso con le scale, lungo una rampa di leggera discesa, fino ad una sorta di piazza coperta illuminata dall’alto.
Il modulo prefabbricato in cemento armato che organizza la trama di facciata è composto da due elementi montati secondo un ritmo che, con i suoi giunti perfettamente visibili, costruisce un ordine aggiunto che si sovrappone a quello dettato semplicemente dalle travi e dai pilastri.
La struttura presenta dei pannelli scorrevoli contenenti vetri smaltati che vengono utilizzati per modulare la luce all’interno. Tali vetri, con i quali è possibile governare il microclima interno, oltre a porsi come semplice congegno di controllo della qualità dell’ambiente di vita, sono uno strumento per modificare la percezione dell’esterno. La loro posizione si sovrappone, rompendola, alla statica scansione ritmica del modulo di facciata.
Il modulo di facciata, ripetuto sui quattro lati del puro parallelepipedo del volume generale, si dirada in corrispondenza dell’ingresso e di due tagli laterali che lasciano intravedere il secondo cortile interno.
L’edificio comunica un sottile equilibrio tra principi contrastanti, la compresenza armonica cioè di tensioni e suggestioni finemente dialettiche. La volontà è quella di contrapporre alla severità espressa dal nuovo manufatto un intorno più ameno e libero, progettato dal paesaggista Dieter Kienast, e un’organizzazione interna del tutto innovativa, ispirata ai nuovi riti processuali.
Il nuovo tribunale si pone come un oggetto che veicola principi compositivi e progettuali antichi, variandoli con suggestioni e incertezze.
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Un grande parallelepipedo con due tagli laterali, che oltre a dare luce alla diretta ad alcuni ambienti, mettono in contatto la corte più grande, a livello della biblioteca, con il parco circostante dal quale, con lo sguardo, è possibile trapassare del tutto il palazzo scoprendo diverse profondità del corpo di fabbrica. Il volume compatto ed elementare viene messo in discussione dalla presenza di specchi d’acqua organizzati al suo intorno, traducendo la solidità e la fermezza della maglia in...
- Year 1999
- Work finished in 1999
- Status Completed works
- Type Law Courts
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