Neo Preistoria - 100 Verbi

Milan / Italy / 2016

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Neo Preistoria - 100 Verbi
La Triennale di Milano
2 aprile – 16 settembre 2016


La disseminazione casuale degli oggetti nello spazio espositivo è un modo di provocare sensazioni cercando di uscire dal senso della storia. Ciò che interessa dell’isolamento delle cose è far emergere la loro forza creativa più che la rappresentazione di una logica. Non è interessante la questione tecnica dei manufatti (riconducibile sempre a un fine), ma il senso di disperazione e mistero che gli oggetti nascondono. La tecnica è la messa in opera del rapporto tra mezzo e fine; l’organizzazione di mezzi in vista della produzione di scopi. La cosa interessante delle cose non è come riescono a svolgere le funzioni, ma che potenzialità hanno di creare nuovi eventi, come si inseriscono nel divenire, modificandolo e arricchendolo. Si tratta di invocare la sperimentazione in quanto procedura che si basa su un certo grado di incontrollabilità, il cui effetto è in gran parte imprevedibile, per questo libero ed esterno al nucleo della storia. Quello che interessa è l’irruzione di un divenire allo stato puro.


La successione degli oggetti esposti non segue una sequenza logica: sembra procedere per scosse, crisi. C’è dentro qualcosa di sismico. Si avverte l’odore della terra. L’accumulo degli oggetti sembra lambire qualcosa che è tipico del pensiero. Un’immagine segreta ispirata dalle sue mutazioni, biforcazioni, sviluppi. La necessità di creare sempre nuovi segni - che poi equivale a creare nuovi modi di vita -, non in funzione di una soluzione a un problema, ma in funzione di un divenire che implica i problemi stessi. La storia diventa un insieme eterogeneo, sconnesso e squilibrato. Le traiettorie che stanno dietro ogni oggetto appaiono nomadi, segmento di un divenire che non fa parte di alcuna storia. Sono nuovi tipi di eventi: eventi che non si spiegano attraverso gli stati di cose da cui scaturiscono, o nei quali ricadono.
In questo senso, l’insieme degli oggetti sembra un catalogo di problemi irrisolti, più che brillanti soluzioni di particolari problemi: e sembra che non solo siano destinati a restare aperti, ma vengano continuamente riaperti.


Dietro ogni oggetto selezionato, anche in quelli più recenti, si avverte il tremore di una primitiva paura: la paura di non riuscire a sopravvivere; la paura di essere costretti ad abbandonarsi e farsi risucchiare dal Nulla, dalla Morte.
Il buio in cui è calato l’ambiente evoca la paura; la stessa che induce al disperato gesto di smembrare la materia per creare le cose: la stessa che si ritrova nel suono del sasso che batte contro un osso, nell'odore di legna secca bruciata nel fuoco, nei crepitii di pietre sfregate, nel fetore del cuoio bagnato. E poi ancora: nell'odore della fiamma ossidrica, nel tanfo della lavorazione del petrolio, nei ronzii mortiferi della produzione dei microchip, nel fischio sordo delle incisioni delle stampanti 3D. Gesti che squartano la materia senza riuscire mai ad essere convincenti, ad essere decisivi. Ingenua e tragica appare l’attenzione estrema che c’è dietro ogni manufatto, così come la ricerca ossessiva di perfezione insuperabile. L’ossessione di creare l’oggetto perfetto nasconde, dietro un gesto umano di passione, la minaccia della morte. La serenità è come una frusta, una cinghia. L’umorismo e il comico coesistono con il serio e l’atroce.


Ogni oggetto appare isolato dagli altri e completamente chiuso in se stesso, senza alcun elemento capace di comunicare con l’esterno, e contiene l’intero mondo nel suo scurissimo fondo, e di questo mondo sembra rendere visibile una piccola porzione, una porzione che varia per ciascuno. Il mondo è quindi piegato in ogni oggetto, ma differentemente, perché solo una piccola zona di piega viene mostrata. Quello che è interessante non sono le cose in sé, ma l’incessante fluire degli eventi, che essendo costituiti da cose che contengono tutto al loro interno, diventa un unico evento, un unico destino. Avere fiducia nel mondo (cercare di sopravvivere) vuol dire anche suscitare eventi, pur piccoli che siano, che sfuggano al controllo, oppure dare vita a nuovi spazio-tempo, anche di superficie e volume ridotti. Questa fiducia significa resistere.


Ma l’uomo proseguirà fino a che avrà coraggio di vivere, e continuerà a creare fino al momento in cui la differenza tra natura e artificio sfumerà. Allora la creazione avrà sostituito la rappresentazione, facendo nascere nuovi modi di pensare, di vedere, di intendere, di provare.


Lapo Lani
Marzo 2016 


___________________

• A cura di:
Andrea Branzi e Kenya Hara

• Progetto di allestimento:
Andrea Branzi
Kenya Hara + Hara Design Institute (Nippon Design Center Inc.)

• Progetto esecutivo dell’allestimento e direzione dei lavori:
Lapo Lani

• Assistenza curatoriale:
Francesca Balena Arista

• Progetto Grafico:
Kenya Hara + Hara Design Institute (Nippon Design Center Inc.)

• Direzione:
Silvana Annicchiarico


• Fotografie:
Gianluca Di Ioia (Triennale di Milano)


 


 

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    Neo Preistoria - 100 VerbiLa Triennale di Milano2 aprile – 16 settembre 2016 La disseminazione casuale degli oggetti nello spazio espositivo è un modo di provocare sensazioni cercando di uscire dal senso della storia. Ciò che interessa dell’isolamento delle cose è far emergere la loro forza creativa più che la rappresentazione di una logica. Non è interessante la questione tecnica dei manufatti (riconducibile sempre a un fine), ma il senso di...

    Project details
    • Year 2016
    • Work started in 2016
    • Work finished in 2016
    • Client La Triennale di Milano
    • Contractor Eurostands
    • Status Completed works
    • Type Museums / Interior Design / Exhibitions /Installations / Tunnels
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