Museo della Luce

2° posto nel concorso a partecipazione ristretta Aspre sur Buech / France / 2006

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La « linea della luce»
Il progetto della Maison de la lumière prende inizio dal paesaggio: dal paesaggio naturale si sviluppa un paesaggio artificiale, un percorso che attraversando la piattaforma naturale del sito « du Chevalet », à Aspre sur Buech, da ovest a est, disegna la linea di un nuovo orizzonte.

Il nuovo progetto , che ospita uno Spazio espositivo il cui tema è la luce, in tutte le sue diverse manifestazioni e fenomeni e una Sala Conferenze e proiezioni, va ad integrare l’edificio esistente, la piramide, attuale sede dell’esposizione sulla luce.

I visitatori che iniziano il percorso dal lato ovest del sito per arrivare all’entrata della “Maison der la lumière”, seguono questa linea che incidendo il terreno, scavandolo, si immerge nel sottosuolo progressivamente per poi riemergerne, attraverso un gioco di scavi e movimenti di superfici che definiscono il volume della “Maison de la lumière” da un lato del sito e della “Maison de l’air” dall’altro.

Poiché l’area du Chevalet è caratterizzata, per la presenza di una scuola di volo, da un turismo a vocazione aeronautica, il progetto è pensato anche per essere visto dal cielo, dall’aereo, dal quale il percorso diviene un segno nel terreno che, come una nervatura, incide il paesaggio dal quale sembra essere generato.

La «Maison de la lumière»
Il percorso, che inizialmente è solo un segno di pavimentazione, diviene via più denso, compatto, fino a divenire superficie e poi forma, sollevandosi dal terreno per costituire il volume della Maison de la lumière che, sviluppandosi come un tubo, un tunnel, non è concepita come un semplice edificio ma piuttosto come la percezione stessa della luce che diventa materia, un percorso che integra architettura, esperienza e visitatore in un unico sistema di scoperta.

La prima porzione del tunnel è aperta, la luce de sole entra attraverso i tagli illuminando questo spazio filtro, ancora esterno ma già interno, dove la luce entra attraverso i tagli che ne incidono il volume,dando inizio a un passaggio quasi iniziatico del visitatore prima di immergerlo in un universo sconosciuto e affascinante.

Il sistema di tagli, prima aperti poi vetrati, girando intorno alla superficie del tunnel della Maison de la lumière, permette un ingresso controllato della luce naturale e poi, all’interno dell’esposizione, la gestione della luce artificiale, definendone l’intensità e la gradazione per ottenere l’effetto di un passaggio modulato dalla luce al buio e poi dal buio alla luce.

I tagli sono più numerosi e con superficie maggiore all’inizio del tunnel per avere più luce, poi si riducono in numero e superficie verso la metà, là dove è posizionata l’esposizione, per garantire uno spazio quasi completamente buio illuminato solo dalla luce prodotta dai i differenti esperimenti ed scenografie luminose allestite. I tagli ritornano ad essere più ampi e fitti verso la fine dell’esposizione e di conseguenza la luce aumenta di intensità fino ad arrivare alla luce naturale.

La «piramide»
Il progetto si sviluppa attorno alla preesistenza, un edificio a impianto piramidale che, diviene un elemento forte del nuovo progetto, grazie al trattamento « paesaggistico », un rivestimento costituito da una semplice rete metallica che avvolge interamente l’edificio seguendone il profilo, e sulla quale la vegetazione è libera di crescere e che trasforma questa banale costruzione in un volume verde attorno al quale si sviluppa la Maison de la lumière.

All’interno trovano posto l’Accoglienza, le Informazioni, la Biglietteria, la Libreria e, in continuità con la Sala Conferenze, lo Spazio Animazione. Nelle fasi successive di valorizzazione del sito, la piramide sarà demolita, la Biglietteria sarà integrata nella hall d’ingresso della Maison de la lumière e, al posto dell’attuale edificio ne sarà realizzato uno nuovo, a due o tre piani, dove troveranno posto nuove funzioni quali la Galleria commerciale e la Documentazione.

Esposizione e concezione museografica
Il progetto si inscrive nello spessore del suolo, una rampa in leggera pendenza fa lentamente scivolare i visitatori nel sottosuolo, il sistema di tagli, correndo dalle pareti al soffitto al pavimento e poi di nuovo al soffitto, genera un vortice fatto di luce naturale e artificiale, la cui energia attira i visitatori, li risucchia all’interno con forza e velocità.

Poi l’ambiente diviene sempre più buio, quasi nero, il tempo sembra rallentare, è il tempo dell’esposizione, il tempo del viaggio nello straordinario di un universo sconosciuto e affascinante. Poi la luce riprende gradatamente di intensità, il viaggio è sul finire, il vortice riprende forza, velocità, i visitatori sono ora sospinti, con la stessa energia con la quale ne erano stati attirati, al di fuori del tunnel, verso l’uscita, verso la luce del sole.

La concezione museografica vuole far perdere completamente al visitatore l’idea di parete, soffitto e pavimento per immergerlo in uno spazio/tempo fatto di luce, generato dalla luce, dalla sua presenza, dalla sua assenza, dalle sue diverse manifestazioni, gradazioni e colori.

Il visitatore scivola da un esperienza all’altra, da un fenomeno all’altro, non è più un semplice osservatore ma diventa parte dell’esperienza che non sta semplicemente guardando ma vivendo.

Il sistema espositivo è costituito da pannelli che, posizionati a differenti altezze, definiscono lo spazio della successione di installazioni e scenografie luminose allestite secondo le esigenze di ogni esperimento rappresentato.
Tale sistema è interamente flessibile poiché la posizione dei pannelli fissati a pavimento, a soffitto o a parete, può essere modificata per rispondere a nuove esigenze allestitive o per allestimenti temporanei.

Un intercapedine è posizionata lungo l’esposizione, tra il percorso espositivo e il muro contro terra, a costituire o un vano tecnico per il posizionamento di impianti o strumenti speciali, o un’ulteriore spazio espositivo (nicchie o schermi)

Al termine dell’esposizione i visitatori possono attraverso pochi gradini salire sulla copertura, là dove prosegue il percorso espositivo con il percorso pedagogico all’aperto, o se preferiscono possono visitare la libreria, lo spazio animazione, …e poi uscire dalla « piramide » e attraverso una rampa esterna arrivare alla copertura e quindi al percorso pedagogico.


PROGETTISTI:
n! studio SUSANNA FERRINI, ANTONELLO STELLA CON BERNARD BELLION-JOURDAN, ETECH INGENIERIE, BETECH INGENIERIE

COLLABORATORI: MARIA ANGELA CORSI, SARA FERRAZZOLI, TERESA ZANARIA,STEFANO BATTAGLIA, PAOLO ROSSI
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    Project details
    • Year 2006
    • Client Conseil General Aménagement et Developpement di Gap
    • Status Competition works
    • Type Multi-purpose Cultural Centres / Museums
    • Websitehttp://www.nstudio.it
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